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Capitolo 2: I modelli di microsimulazione in Italia e all’estero

2.1 Una rapida panoramica

I modelli di microsimulazione, come già visto nel capitolo precedente, sono stati introdotti per la prima volta da G.Orcutt, verso la fine degli anni ’50, ma hanno iniziato a proliferare solo negli anni successivi, in particolare negli anni ’80, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti (Ghezzi e Sciclone. 2009:188).

Attualmente, quasi tutti i paesi dell’Unione Europea possiedono già o stanno mettendo a punto dei modelli di microsimulazione statici, che sono utilizzati nelle relative realtà nazionali. Ovviamente, i vari modelli esistenti in Europa, si differenziano tra loro per tutta una molteplicità di aspetti, come le banche dati di riferimento, le unità d’analisi, le regole di aggiornamento e di aggiustamento dei dati, le strutture dei vari moduli, i linguaggi di programmazione, i criteri utilizzati per validare i risultati, la copertura delle politiche pubbliche ecc. Tale presenza di eterogeneità, rende difficile eseguire un confronto dei risultati ottenuti dai vari modelli; ecco perché, per superare questo problema e per rendere possibili le analisi anche a livello sovranazionale, è stato creato un particolare modello di microsimulazione, Euromod, che sarà presentato in uno dei prossimi paragrafi. Alcuni centri di ricerca europei, coordinati dalla Microsimulation Unit dell’ISER dell’University of Essex, hanno collaborato alla costruzione di Euromod; tale modello studia gli effetti distributivi delle politiche tributarie e di trasferimento di tutti i paesi europei, rendendo possibile l’esecuzione di simulazioni che hanno come riferimento un campo di applicazione corrispondente a tutti i cittadini dell’Unione Europea (Baldini e Toso. 2009:226-227).

In Europa, i modelli di microsimulazione statici sono utilizzati principalmente dalle agenzie governative, per studiare i problemi fiscali in materia d’imposta sul reddito personale. Tuttavia, alcuni paesi dell’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (in inglese OECD – Organization for Economic Co-operation and Development), hanno lavorato per istituire un modello di microsimulazione per le imposte societarie nel settore del commercio. Diversi paesi europei come Finlandia, Francia, Germania, Danimarca, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, possiedono modelli di microsimulazione per la tassazione del reddito personale a

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disposizione, mentre Gran Bretagna, Francia e Norvegia ne possiedono anche per simulare la tassazione delle imprese (Merz. 1991:87-95).

I modelli di microsimulazione italiani sono relativamente recenti, infatti, i primi tentativi di costruzione di modelli statici risalgono alla metà degli anni ’80, poiché, in quel periodo, furono finalmente rese disponibili le principali banche dati microeconomiche anche agli utenti esterni ai centri di rilevazione, e anche perché, l’interesse per gli effetti distributivi provocati da interventi di modifica, stava vivendo un’interessante crescita. Si è iniziato analizzando la distribuzione del carico tributario complessivo, successive analisi sono state dedicate all’approfondimento di specifici aspetti del sistema tributario (IRPEF, IVA, contributi sociali) e allo studio di possibili ristrutturazioni del sistema vigente e ai loro effetti. Le recenti analisi si sono concentrate sulla possibilità di studiare in un solo modello omogeneo, sia le imposte dirette che indirette, l’inclusione dei trasferimenti sia in denaro che in natura e l’introduzione di possibili effetti di reazione comportamentale (Baldini e Toso. 2009:229). I modelli di microsimulazione statici sono sviluppati da enti di ricerca e istituzioni pubbliche come il CAPP (Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche) di Modena, l’ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica), ente pubblico di ricerca che svolge principalmente analisi e studi a supporto delle decisioni di politica economica e sociale del Governo, del Parlamento e delle Pubbliche Amministrazioni, l’ISTAT l’istituto nazionale di ricerca, il CER (Centro Europa Ricerche) e il SECIT (Servizio Centrale degli Ispettori Tributari). I più noti modelli statici italiani sono Itaxmod dell’ISAE, Mastrict dell’ISTAT, Mapp del CAPP, MicroReg e MicroTre dell’IRPET e anche Econlavdel Ministero del Lavoro e dell’Istruzione. Per quanto riguarda i modelli dinamici, non si registra un’ampia proliferazione, ma abbiamo comunque esempi come Mird (a popolazione dinamica), sviluppato nelle Università di Parma e Pisa per simulare le riforme previdenziali e fiscali italiane, Capp_Dyn, un modello di microsimulazione dinamico per il sistema di sicurezza sociale italiano dell’Università di Modena e Bologna (Ghezzi e Sciclone. 2009:189).

In Europa, ma non solo, anche in altri paesi extra-europei, i modelli di microsimulazione statici sono numerosi. Nel Regno Unito, per esempio, sono utilizzati Polimod e Taxben dell’IFS (Institute for Fiscal Studies), mentre negli Stati Uniti Trim dell’Urban Institute e Math dell’MPR (Mathematica Policy Research). Anche i modelli

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di microsimulazione dinamici sono numerosi e molto sviluppati, soprattutto nei paesi anglosassoni. A livello internazionale, i principali modelli di microsimulazione dinamici a popolazione dinamica sono: Dynasim dell’Urban Institute, che valuta gli effetti dell’invecchiamento sul sistema pensionistico e sul benessere degli individui; Corsim di Strategic Forecasting, che simula l’evoluzione demografica della popolazione degli Stati Uniti e le conseguenze sull’istruzione, sul mercato del lavoro, sui redditi e la sicurezza sociale; Sage della London School of Economics, che prevede i bisogni della popolazione e il futuro delle politiche sociali nel Regno Unito. Per quanto riguarda invece i modelli a coorte dinamica ci sono: Demogen sviluppato in Canada, Lifemod nel Regno Unito, creato dalla London School of Economics all’interno del progetto di ricerca “Welfare State Programme”, per analizzare gli effetti sulla distribuzione personale del reddito vitale disponibile indotti dalle modifiche nel sistema fiscale e SFB3 sviluppato nell’Università di Francoforte (Lugaresi. 1990:192).

Nei successivi paragrafi, saranno presentati alcuni modelli di microsimulazione tra quelli sopra elencati, sia per quanto riguarda l’Italia che l’estero. Nel prossimo paragrafo, si forniscono degli spunti sulla situazione dei modelli di microsimulazione delle politiche fiscali e previdenziali, utilizzati nell’Europa Orientale.

2.1.1 Modelli di microsimulazione delle politiche fiscali e previdenziali dell’Europa orientale

Lelkes, nell’articolo “Tax-Benefit microsimulation models in eastern europe”, pubblicato nella rivista “International Journal of Microsimulation”, fornisce una breve ma efficace panoramica sulla situazione dei modelli di microsimulazione delle politiche fiscali e previdenziali utilizzati in dieci Stati aderenti all’Unione Europea dal 2004 in poi.

Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia, Slovenia hanno già costruito modelli di microsimulazione a livello nazionale, mentre Polonia e Lituania sono attualmente impegnate nella costruzione di un modello; gli esperti ritengono che, in paesi come Cipro, Lettonia e Slovacchia, possano essere costruiti modelli simili a quelli utilizzati negli altri paesi.

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L’autore ha riscontrato che, la maggior parte dei modelli esistenti è di tipo statico e che molti analizzano solo gli effetti diretti del cambiamento, cioè quelli che si manifestano il giorno dopo l’introduzione del cambiamento stesso, anche se, in Estonia, è presente un modello che include già le risposte comportamentali e pertanto, può essere considerato appartenente alla categoria “behavioural“. Inoltre, in Polonia e in Lituania sono attualmente in costruzione dei modelli e si sta pensando di includere risposte comportamentali con riferimento alla disponibilità di manodopera.

Un tipico modello di microsimulazione nazionale delle politiche fiscali e previdenziali di un paese dell’Europa dell’est, simula le imposte dirette, i crediti d’imposta, i benefici di stato e le prestazioni di sicurezza sociale che dipendono dal reddito corrente. Ci sono anche delle funzionalità aggiuntive che possono essere introdotte, come ad esempio la simulazione delle imposte indirette presente nei modelli estoni e ungheresi, oppure la simulazione dei benefici locali come nel modello ceco. Anche questi modelli di microsimulazione, come altri esistenti, sono limitati nella possibilità di simulare la sicurezza sociale, i pagamenti non statali e i contributi, le tasse e i benefici locali; il motivo sta nel vincolo presente relativo ai dati: le indagini sulle famiglie, rappresentative a livello nazionale, non comprendono la maggior parte di queste informazioni o il numero delle osservazioni è troppo piccolo per sostenere un procedimento di simulazione. In proposito, Lelkes (2007) sostiene:”No model can be better than the underlying dataset”.

I dieci paesi considerati, in una certa misura, sono spinti da motivazioni diverse per quanto riguarda la costruzione dei modelli. È stato riscontrato, che tutti i modelli analizzano gli effetti redistributivi delle tasse e dei benefici, cioè cercano la risposta alla domanda “Chi guadagna e chi perde?”. I modelli presenti in Repubblica Ceca, Estonia, Polonia e Slovenia, sono stati utilizzati per analizzare gli effetti d’incentivazione per quanto riguarda il lavoro e per analizzare l’interazione di tutti gli strumenti politici specifici; in particolare, in Estonia, il modello è stato utilizzato per preparare una riforma fiscale.

L’autore (Lelkes. 2007) ha rilevato che la costruzione di questi modelli è stata finanziata principalmente da organi di governo, tra cui i ministeri delle finanze, sociali, del lavoro, dell’ambiente e della banca nazionale. Solo i modelli estone e sloveno hanno ricevuto un sostegno finanziario dai fondi nazionali di ricerca e comunque, si è riuscita

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a coprire solo una quota dei costi totali. C’è incertezza per quanto riguarda l’aggiornamento e lo sviluppo futuri di tutti i modelli descritti, soprattutto a causa dell’insicurezza dei finanziamenti, dovuta, in particolare, alla mancanza di consapevolezza dei vantaggi che le tecniche di microsimulazione possono offrire per informare sulle decisioni politiche di governo. La conseguenza è che, quasi tutti i modelli di microsimulazione dell’Europa orientale, al contrario di quelli dell’Europa occidentale, sono finanziati come progetti di ricerca a breve termine e costruiti da ricercatori esterni al governo. Probabilmente, l’Ungheria è il paese che presenta la più lunga esperienza di microsimulazione, se si considera solo la parte orientale dell’Europa.

Lelkes (2007) rileva il fondamentale compito che hanno i costruttori dei modelli, e cioè permettere il superamento delle barriere al loro utilizzo, per questo i costruttori mirano a preparare un’interfaccia di facile utilizzo, a organizzare corsi di formazione per gli utenti, a dare lezioni sui risultati dei criteri e a pubblicare i risultati delle analisi.

Nei prossimi paragrafi, si descriveranno alcuni modelli di microsimulazione delle diverse tipologie, statici, a popolazione e a coorte dinamica, sia italiani che stranieri. L’intento è di far comprendere al meglio il funzionamento di questi modelli e in proposito, si ritiene che il modo più adatto ed efficace sia la presentazione e descrizione di modelli reali e concreti.

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