28 ARM XXVI/2: 638
2.5. Le strategie di sussistenza nella regione della grande ansa dell’Eufrate
2.5.1. I modelli tradizionali e moderni di sfruttamento del territorio
In seguito alla riforma agraria avvenuta nel corso della metà degli anni Sessanta del secolo scorso, finalizzata alla ridistribuzione fondiaria ed alla realizzazione di un vasto piano di sviluppo e di modernizzazione della produttività agricola171, il governo siriano stabilì, tramite un decreto ad hoc, la suddivisione del territorio in sei unità territoriali denominate Agricultural settlement zones (ASZ)172. Le ASZ vennero
171 Keilani 1980: 208-224.
172 Zone di insediamento agricolo, classificazione poi ripresa anche dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), agenzia ONU per il monitoraggio e lo sfruttamento delle risorse agricole nei paesi in via di sviluppo. Uno schema simile venne formulato anche da Walcholtz 1996; (cf. anche Cocks et al. 1988; Jones 1993: fig.3 e 129-144.) e in termini ecologici di economia agricola tradizionale la Siria settentrionale può essere suddivisa in “zone di coltivazione” come segue:
Zona 1b: con precipitazioni medie annue comprese tra i 350 e i 600 mm e mai inferiori ai 300 nei cicli di siccità: grano, legumi (piselli e lenticchie), frutta, verdura e colture estive non irrigate.
Zona 2: tra i 250-300mm, e superiore ai 250 mm anche nei cicli di siccità. Le colture comprendono orzo, grano, alcune tipologie di legumi, raccoltii integrati coi proventi dell’allevamento caprovino.
Zona 3: precipitazioni che si attestano sui 250 mm annui. Si coltiva orzo e si allevano greggi di caprovini. Scarse le colture complementari, riservate unicamente ad alcune specie di leguminose.
78
classificate in base alle variabili agro-ecologiche di ciascuna, tra cui la media delle precipitazioni annue e le specifiche geomorfologiche del territorio. La regione della grande ansa del fiume Eufrate comprende cinque di queste unità (Fig.2.7):
ASZ 1b: area che riceve precipitazioni medie annue di 350-600
mm, e mai inferiori ai 300 mm in due anni su tre. Le colture principali sono il grano, i legumi e le colture stagionali estive (per lo più ortaggi, ma anche erbe officinali.).
ASZ 2: area con precipitazioni medie annue di 300-350 mm e, solitamente, non inferiori ai 250 mm di media calcolate in archi temporali di due e tre anni. E’ qui preferibile la coltivazione dell’orzo, ma può comunque sostenere grano, legumi, cumino e le colture stagionali estive (come gli ortaggi), possibili solo se le precipitazioni invernali sono sufficienti e adeguate, altrimenti il terreno può essere lasciato a maggese.
ASZ 3: la piovosità media dell’area è di 250-300 mm annui ed è adatta alla coltivazione dell’orzo che costituisce il raccolto principale, e, a rotazione, di legumi. Talvolta viene lasciata a maggese.
Zona 4: media di precipitazioni tra i 200 e i 250 mm e non meno di 200 mm durante gli anni di siccità. Colture possibili: orzo. Diffuso l’allevamento caprovino.
Zona 5: al di sotto dei 200 mm, in assenza di irrigazione l'area può essere usata a pascolo in un sistema di pastorizia semi-nomade.
79
ASZ 4: si tratta di terreni in aree con precipitazioni di 200-250 mm e non inferiori ai 200 mm. I terreni in questa zona vengono parzialmente utilizzati per la coltivazione di orzo con irrigazione artificiale (anche se particolarmente rischiosa in caso di siccità eccezionale) e per lo più lasciati a pascolo.
ASZ 5: area di steppa semi-arida (definita per l’appunto “badiah” o steppa) con precipitazioni medie annue inferiori ai 200 mm (con esclusione delle terre irrigate) lasciata a pascolo naturale per pecore e cammelli, dove è vietata la pratica dell’agricoltura173.
Questa suddivisione del territorio evidenzia come il tratto più meridionale della grande ansa dell’Eufrate rappresenti un’area climaticamente marginale per la pratica dell’agricoltura seccagna dal momento che si succedono ciclicamente anni di siccità conseguenti a scarsità di precipitazioni174. Si tratta di una zona tendenzialmente arida, dove, al di là dell’orzo, non pare sia possibile coltivare altro con
173 Ngaido, Shomo e Arab 2001: 1-3; Rae, Arab, Nordblom, Jani e Gintzburger 2002. Nel 1994 il governo siriano ha definitivamente vietato la coltivazione delle aree adibite al pascolo e comprese nelle ASZ 4 e ASZ 5. Il divieto di coltivazione è stato uno strumento importante per il governo per riaffermare il proprio controllo sulle aree di steppa storicamente destinate al pascolo, con la premessa che un loro utilizzo secondo strategie tradizionali di allevamento ovino ne avrebbe fermato il degrado dovuto ad agricoltura intensiva ed uso improprio (rapporto ICARDA 2006).
80 sicurezza di raccolto certo.
In base a osservazioni fatte sulle strategie di produzione agricola tradizionali (non basate cioè su metodi intensivi e meccanici di coltivazione), è stato possibile notare come, non appena le medie delle precipitazioni diminuiscano dai 350 mm ai 250 mm all'anno, il grano venga gradualmente sostituito dall’orzo come principale coltura cerealicola. Inoltre, le varietà di altre possibili colture diminuiscono significativamente175. L’isoieta dei 250 mm segna un sorta di confine a partire dal quale l'agricoltura comincia gradualmente a essere integrata dalla pastorizia fino a esserne sostituita176.
Alcune considerazioni a parte meritano le strategie di produzione agricola recenti. Attualmente gran parte della Jezirah settentrionale è coltivata a cereali, che costituiscono la coltura principale, seguita da quella del cotone177. Buona parte di questa produzione è possibile grazie all’impiego dell'irrigazione artificiale, praticata sia a livello locale che regionale con reti di canali che pescano da serbatoi idrici alimentati da Eufrate e Khabur178 e da pozzi che vanno a toccare la falda freatica (che di conseguenza si è notevolmente abbassata negli ultimi decenni), e pompe idrauliche179.
175 Wilkinson 2004: fig. 3.3.
176 Ibidem: 43.
177 Lévêque 2008: 11–13.
178 Hole e Zaitchik 2007: fig. 4
179 Ngaido 1997. Grazie all’impiego dell’irrigazione, il raccolto estivo nella Jezirah settentrionale, che richiede un ingente apporto idrico, è aumentato notevolmente negli ultimi decenni, ma l’attuale regime di produzione agricola è causa di problemi di salinizzazione del suolo e di degrado della qualità delle
81
L’allevamento, fondamentalmente quello caprovino180, rimane uno dei perni economici tradizionali della steppa della Badiah, della Jezirah e nelle regioni aride a sud dell’Eufrate181, sebbene attualmente presenti caratteristiche decisamente differenti rispetto alla sua pratica tradizionale. La progressiva introduzione, nel corso della metà del secolo scorso, di mangimi per l’alimentazione delle greggi e di mezzi meccanici per il loro trasporto tra aree anche molto distanti tra loro in tempi relativamente brevi (transumanza “meccanizzata”), ha comportato una vera rivoluzione nell’assetto agro-pastorale dell’area, mutando i tempi ed i modi dell’allevamento tradizionale, svincolando parzialmente la sua pratica dalla disponibilità immediata di risorse idriche sufficienti ad abbeverare le greggi e dall’accessibilità a pascoli adeguati al loro sostentamento182.
acque sotterranee (Hole and Zaitchik 2007: 142-144). Inoltre la pratica della coltivazione meccanizzata generalizzata ed il pascolo intensivo nella steppa semi-arida stanno progressivamente deteriorando l’intera area, con effetti disastrosi sulle condizioni ambientali locali, depauperando le risorse naturali ed indebolendo l’ecosistema (Rapporto FAO 1973; Rae et al. 1999; Jaubert 1991:10-13; Wachholtz 1996.).
180 Il cammello è stato introdotto in Mesopotamia settentrionale e il Levante alla fine del II millennio a.C. (Köhler-Rollefson 1996). I bovini sono utilizzati nelle economie locali soprattutto come animali da fatica e soma, più che da latte e carne. L’ allevamento bovino è stato tradizionalmente praticato su piccola scala e con un numero ridotto di capi, ma limitato alle valli fluviali e in ambienti che potessero soddisfare il fabbisogno alimentare e idrico delle mandrie decisamente superiore rispetto a quello dei caprovini (Stol 1995: 184-186). E’ probabile l’allevamento di bovini sia da associarsi ad economie fondate più sull’attività agricola che pastorale (Redding 1993: 86).
181 Lewis 1988.
82
Fino alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, la pratica dell’allevamento specializzato nella Badiah e nella Jezirah era appannaggio di pastori semi-nomadi183, per lo più Beduini184, il cui sistema tradizionale di pastorizia, o Hema, si integrava perfettamente ai fattori ambientali e climatici circostanti. Esso prevede una rotazione periodica nella scelta delle aree di pascolo, permettendo così alla vegetazione di rigenerarsi dopo il passaggio delle greggi, evitando processi di depauperamento e di degrado del terreno causati dall’eccesivo sfruttamento dei pascoli185.
Gli schemi della transumanza prevedevano che le greggi si spostassero all’inizio delle piogge alla fine dell’estate verso aree della steppa al di sotto dell’isoieta dei 200 mm, attraverso grandi aree e con spostamenti a lungo raggio186. Con la fine delle precipitazioni e l’inizio dell’arsura estiva, alla fine della primavera, le greggi tornavano indietro verso le aree al di sopra dell’isoieta per potersi abbeverare facilmente durante i mesi più caldi187. Questo permetteva ai pascoli di rigenerarsi progressivamente tra una stagione e l’altra188. In seguito, durante il ventennio del mandato francese in Siria, che comportò un riassetto
183 Abdi 2003: 398.
184 Leybourne et al. 1993a; Leybourne, Jaubert e Tutwiler 1993b: 20.
185 Draz 1978: 100–103.
186 Louhaichi e Tastad 2010: 3.
187 Leybourne, Jaubert e Tutwiler 1993b: 3-6.
83
sociopolitico dell’area189, alcuni tra i pastori nomadi modificarono le attività di transumanza dedicandosi ad esse solo per un periodo dell’anno ed integrando la pratica dell’allevamento caprovino con l’agricoltura190. E’ stato inoltre possibile ricostruire che, nel corso del XIX secolo, nella valle del Balikh coloro che, tra i nomadi, risiedevano negli accampamenti lungo il fiume, erano soliti spostarsi alla fine dell’estate con le greggi verso i pascoli della steppa localizzati a est ed a ovest della valle del Balikh e a sud di quella dell’Eufrate191.
Le informazioni ricavate dallo studio dei modelli tradizionali di pratica della pastorizia sopra descritti - tenuti in considerazione la natura diacronica del confronto192 e i limiti legati ai paradigmi analogici tra etnografia e archeologia193 - possono fornire utili elementi alla ricostruzione di alcuni aspetti della pratica della pastorizia nell’area della grande ansa dell’Eufrate in epoca antica. Tale attività è altrimenti difficilmente riscontrabile nei contesti archeologici.