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Monaci P.: Metodologia statistica in Biologia e Medicina, UTET, Torino, 1993, 275

RUMORS: programma di calcolo computerizzato del Lep,d – Previsioni d’innalzamento della soglia uditiva – Valutazioni del danno – Basato sulla Norma Internazionale ISO 1999/90.

Realizzato dall’ing. S. Casini.

ESAW: EUROPA E PREVENZIONE INFORTUNI A. Iotti*, G. Ortolani**

* INAIL - Direzione Generale - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

** INAIL - Direzione Centrale Prevenzione

RIASSUNTO

Fino a pochi anni fa le statistiche degli infortuni sul lavoro elaborate dai diversi Paesi Europei erano (in realtà lo sono tutt’ora) sostanzialmente non confrontabili, perché figlie quasi sempre di regole assicurative differenti che rendono i dati profondamente diversi, difformi tra loro nella sostanza, se non nella forma.

Il progetto di armonizzazione ESAW (European Statistics on Accidents at Work) nasce all’inizio degli anni 90 e deve la sua fortuna all’incontro di diversi fattori ma soprattutto alla pragmatica e saggia conduzione da parte delle autorità centrali di EUROSTAT, l’organismo statistico europeo.

I Paesi europei sono venuti costruendo ESAW sulla base di un “accordo fra gentiluomini”, senza vere coercizioni di tipo normativo, rifacendosi prevalentemente ai modelli delle nazioni scandi-nave ed in particolare a quello danese.

L’Italia, in pochi anni, si è trovata ad essere una delle più strenue assertrici della necessità di giun-gere, in tempi brevi, alla normalizzazione del sistema statistico infortunistico, processo avvenuto a tappe a partire dalle variabili più semplici per giungere alle più complesse con riguardo agli infor-tuni sul lavoro (esclusi perciò quelli in itinere) con abbandono del lavoro superiore a tre giorni.

Esaurita le fasi 1 e 2 del progetto, si è oggi giunti alle soglie dell’avvio della terza fase che, agli albori del progetto l’Italia aveva sostenuto di non voler affrontare. In realtà il nostro Paese, insie-me a Danimarca, Francia e Germania e sotto il coordinainsie-mento di EUROGIP, ha poi creato il “siste-ma europeo di registrazione e codifica delle modalità di accadimento”, in applicazione dal 2001.

La terza fase di ESAW riguarda le modalità di accadimento ed articola l’evento lesivo accaduto in otto variabili.

Poiché il sistema è di notevole complessità, l’Italia ha capitanato, per conto di EUROSTAT, un gruppo di lavoro per produrre un programma informatico multilingue (HELPER), utile a rendere la codifica sufficientemente unitaria e meno difficoltosa.

L’Inail si è trovato a coordinare il gruppo di lavoro per la realizzazione di questo programma ed ha pertanto deciso di costruire la base dati a partire dal proprio patrimonio, cioè dall’attuale archivio denominato Thesaurus.

Ottimi risultati sono stati raggiunti non solo in ordine al programma informatico e ai risultati conseguiti ma anche alla sperimentazione di un sistema di collaborazione assai poco burocra-tizzato e molto aderente alla concretezza delle cose da fare.

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Fino a pochi anni fa di fronte alla consueta, reiterata apparizione sulla stampa di statistiche che ponevano a confronto la situazione infortunistica dei diversi Paesi europei non c’era, nei fatti, difesa.

Si aveva un bel dire: attenzione! Le statistiche infortunistiche a livello internazionale non sono confrontabili! Si trattava di una flebile protesta che, come tutte le proteste a posteriori, non aveva alcuna presa sull’opinione pubblica.

Ma perché le statistiche degli infortuni sul lavoro elaborate dai diversi Paesi erano, e sono, sostanzialmente non cconfrontabili? Perché tali statistiche erano, e sono, figlie quasi sempre di regole assicurative (o di sicurezza sociale) differenti da Paese a Paese e ciò rendeva e rende i loro dati profondamente diversi, difformi tra loro nella sostanza, se non nella forma.

Si pensi solo, a puro titolo esemplificativo, ad un possibile confronto tra dati francesi e italia-ni: in Francia sono assicurati e quindi denunciati, indennizzati e conteggiati nelle statistiche tutti i casi di infortunio dal primo giorno di lavoro perduto in poi, mentre in Italia tale limite inferiore è invece situato al quarto giorno di lavoro perduto. Le statistiche che scaturiscono da tali differenti regole assicurative non potranno di certo essere messe a confronto diretto e que-sto non è che uno tra gli esempi più piccoli ed evidenti!

La diversità normativa si insinua infatti in ogni piega del possibile confronto, al punto che nep-pure la morte che, a questo mondo sembra essere uno degli eventi più certi, appare davvero

“uguale” nei confronti internazionali. In un Paese entrano infatti nelle statistiche solo i casi in cui la morte ha avuto luogo immediatamente, nello stesso luogo di lavoro; in altri si considera-no tutte le morti entro la settimana dall’evento lesivo; in altri ancora quelle avvenute entro l’an-no solare, e così via.

Storicamente, il discorso sulla normalizzazione delle statistiche infortunistiche prese le mosse dal 1967 anno in cui, per la prima volta, EUROSTAT (o, come si chiamava a quel tempo, l’Istituto Statistico delle Comunità Europee) si pose con chiarezza tale problema.

Il primo tentativo di soluzione puntò all’effettuazione diretta da parte delle autorità statistiche europee della raccolta dei dati, saltando a piè pari le statistiche elaborate dagli Stati membri.

Tale soluzione si dimostrò immediatamente impraticabile per l’intera rosa delle attività lavorative a causa dell’alto costo dell’operazione e fu perciò utilizzata con riferimento alla sola siderurgia, fino quasi ai nostri giorni. Le statistiche normalizzate sulla siderurgia sono infatti state per più d’un ventennio l’unica ancora sicura a cui aggrapparsi in mezzo alla nebbia dell’inconfrontabilità.

Fallito sostanzialmente il primo approccio, si passò ad un secondo tentativo metodologico.

Partendo dalle statistiche prodotte dai diversi Paesi e, grazie a vari algoritmi opportunamente studiati sulla base di dati e informazioni collaterali, si tentò di arrivare a dati confrontabili o sufficientemente tali.

Questo tentativo, a prima vista assolutamente razionale e, sulla carta, destinato ad un rapido successo, si rivelò un fallimento di dimensioni colossali e in tentativi più o meno sterili si con-sumarono gli anni Settanta e Ottanta finché all’alba dell’ultimo decennio del secolo apparve all’orizzonte il progetto EESAW.

Innanzitutto il nome: ESAW è l’acronimo di European SStatistics oon AAccidents aat WWork e la sua fortuna è dovuta all’incontro di diversi fattori, ma soprattutto alla saggezza ed al pragmatismo di cui è stata lastricata la conduzione del progetto da parte delle autorità centrali di EUROSTAT.

Il primo fattore di successo è senz’altro individuabile nella aumentata autorevolezza della Unione Europea fin dai tempi di Délors, mentre l’avvento prepotente dell’informatica ha reso tecnicamente abbordabile e risolvibile un gran numero di problemi di raccolta dati e di calcolo praticamente senza soluzione appena un decennio prima.

A tutto ciò va aggiunto che EUROSTAT ha in questo caso mostrato di aver fatto tesoro degli erro-ri del passato. Infatti l’impostazione del progetto è stata fondata su una concretezza assai spin-ta che ha consentito di aggirare finché possibile i famigerati “problemi di principio” su cui la navicella della normalizzazione si era infranta in passato, a favore dei problemi pratici. In real-tà, i Paesi europei sono venuti costruendo ESAW sulla base di un puro e semplice “accordo fra gentiluomini”, senza vere coercizioni di tipo normativo.

I modelli cui EUROSTAT si è rifatta per impostare il progetto ESAW sono stati prevalentemente quelli delle nazioni scandinave ed in particolare quello danese.

L’assunto è stato quello di una normalizzazione a tappe che affrontasse preliminarmente le variabili più semplici per giungere alle più complesse con riguardo agli infortuni sul lavoro

(esclusi pperciò qquelli iin iitinere) con abbandono del lavoro superiore a tre ggiorni.

Di fronte a tale progetto, in un primo momento i Paesi europei hanno mostrato una certa fred-dezza mista a fastidio: un sistema normalizzato continentale avrebbe comportato inevitabil-mente per tutti delle modifiche nei sistemi in uso e quindi, in definitiva, degli esborsi econo-mici e dei problemi organizzativi altrimenti evitabili.

Inoltre, tale approccio rendeva per tutti più vicino il giorno in cui sarebbe emerso chiaramente chi fosse il primo e chi l’ultimo nella graduatoria dei rischi lavorativi e una simile prospettiva non sembrava, a molti, troppo piacevole

L’Italia e la Germania, in particolare, in un famoso convegno tenutosi a Firenze nel 1991 dal titolo “Costruire l’Europa”, fecero sapere ufficialmente che, pur essendo disponibili per le prime fasi del progetto (quelle più semplici e meno impegnative), non avrebbero aderito alla terza che prevedeva la modifica dei sistemi nazionali di registrazione e codifica delle modalità di accadi-mento degli infortuni sul lavoro a favore di un sistema unitario europeo disegnato sulla falsa-riga di quello in uso in Danimarca.

La motivazione di tale posizione non era, a dire il vero, del tutto infondata. Essa partiva dalla con-statazione che le regole assicurative erano ancora troppo divaricate tra Paese e Paese e che quin-di confrontare dati provenienti da tali regole era un puro esercizio senza alcun fondamento certo.

In realtà, la posizione EUROSTAT era ed è assolutamente speculare e mira ad “avvicinare” le regole assicurative grazie a statistiche che pongono a confronto i dati di ciascun Paese con quel-li degquel-li altri: in tempi non lunghissimi si dovrebbe così giungere a regole sufficientemente con-simili e, di conseguenza, a statistiche davvero confrontabili.

Su questa base, hanno cominciato ad apparire, dapprima timidamente, poi con sempre maggior ampiezza e autorevolezza le statistiche EEUROSTAT sul fenomeno infortunistico elaborate ssecon-do EESAW e l’effetto sembra per ora dar ragione alla visione dell’Istituto statistico europeo.

Nella realtà dei fatti poi, l’Italia, in pochi anni, si è trovata, per gradi, ad essere una delle più strenue assertrici della necessità di giungere, in tempi brevi, alla normalizzazione del sistema statistico infortunistico e ad essere una delle nazione su cui EUROSTAT può più sinceramente contare per portare avanti i propri programmi.

Infatti, esaurita la prima e la seconda fase del progetto ESAW, si è oggi giunti alle soglie del-l’avvio della terza ffase e cioè proprio di quella fase che agli albori del progetto l’Italia aveva sostenuto di non voler affrontare.

In realtà il nostro Paese, insieme a Danimarca, Francia e Germania e sotto il coordinamento di EUROGIP, ha creato il “sistema europeo di registrazione e codifica delle modalità di accadimen-to degli infortuni”.

Tale sistema poi, testato dagli altri partner europei, è in attuazione dal 1.1.2001; inoltre, poi-ché il sistema, come si vedrà tra poco, è di notevole complessità e prevede nella sua applica-zione una certa quota di soggettività dell’operatore addetto alla codifica, l’Italia ha accettato l’incarico di capitanare, per conto di EUROSTAT, un gruppo di lavoro con portoghesi e francesi per produrre un programma informatico, multilingue, utile a rendere la codifica sufficiente-mente univoca e, comunque, meno difficoltosa.

Tale programma, che ha avuto il nome di HELPER, è stato rilasciato nel mese di novembre 2000, e ad esso, internamente all’Istituto, hanno collaborato strettamente vari organi ed in partico-lare la DCPrev, la DCSIT e la CONTARP, con ottimi risultati non solo in ordine al programma infor-matico e ai risultati conseguiti, ma anche alla sperimentazione di un sistema di collaborazione assai poco burocratizzato e molto aderente alla concretezza delle cose da fare.

Con riguardo alle modalità di accadimento, ESAW/3 (e cioè la terza fase di ESAW) articola l’even-to lesivo accadul’even-to in otl’even-to vvariabili tra loro collegate e che qui vengono rapidamente elencate:

- il TIPO DI LUOGO: esprime l’ambito (cantiere edile, luogo di produzione, ospedale, strada, aereo, ecc.) in cui l’infortunio è avvenuto,

- il TIPO DI LAVORO: rappresenta l’attività concreta, a grandi linee, cui la vittima si stava dedi-cando (coltivazione del suolo, manutenzione, guida di mezzi, ecc.)

- l’ATTIVITA’ FISICA SPECIFICA e il suo AGENTE MATERIALE (2 variabili): rappresenta l’azione (e lo strumento/oggetto relativo) che la vittima stava concretamente eseguendo nell’attimo precedente l’infortunio (maneggiare - barra di ferro; adoperare - cacciavite; camminare;

avviare - fresatrice, ecc.),

- la DEVIAZIONE e il suo AGENTE MATERIALE (2 variabili): delinea ciò che è avvenuto di anor-male, ciò che è andato storto, ciò che ha deviato il processo in corso dalla sua normalità.

Tale concetto è articolato in due variabili, deviazione ed agente materiale associato, come, ad esempio, (rottura - fune; caduta - carico sospeso; fuoruscita - acido cianidrico).

- il CONTATTO e il suo AGENTE MATERIALE (2 variabili): tale coppia di variabili coincide ssostan-zialmente - ma non nelle codifiche - con lle vvariabili ttuttora iin uuso iin IItalia e cioè con le attua-li FORMA e AGENTE MATERIALE. Esso esprime il contatto appunto tra la vittima e un agente materiale (urto contro - muro; schiacciamento sotto - trattore; violenza da parte di - uomi-ni esteruomi-ni all’impresa).

Le ultime 3 coppie di variabili sono pertanto costituite, in realtà, da una variabile-azione e da una variabile-agente mmateriale.

L’insieme di tali elementi dovrebbe fornire un quadro sufficientemente eloquente, a fini pre-venzionali, dell’infortunio nelle sue motivazioni causali più immediate.

Vediamo ora a grandi linee come funziona HELPER e quali sono i suoi contenuti.

Nel costruire questo programma ci si è trovati di fronte a molti problemi, alcuni di base, come il trovare un modo per utilizzare i dati finora in nostro possesso, altri invece legati al carattere multilingue, certamente non risolvibili con semplici traduzioni, tutti problemi difficili da spie-gare in questa sede.

Per ottenere uno strumento che si dimostrasse effettivamente utile nella codifica degli infortu-ni occorreva realizzare una banca dati di agenti materiali già ricondotti al giusto codice ESAW, cioè già codificati.

L’INAIL si è trovata a coordinare il gruppo di lavoro per la realizzazione di questo programma e si è deciso pertanto di partire da quello che era disponibile internamente all’Istituto, cioè dal-l’attuale archivio denominato Thesaurus.

Da tale banca dati sono stati estratti i 1000 agenti materiali individuati come principale causa di infortunio nel biennio 97-98, sono stati esaminati singolarmente e codificati ed è stato per-tanto costruito un nuovo Thesaurus ad hoc, cioè la banca dati dove Helper attinge le sue infor-mazioni.

In pratica l’operatore che utilizzerà Helper partirà da una descrizione dell’infortunio, interro-gherà il programma, questo risponderà andando a prendere le singole informazioni nel proprio Thesaurus, elaborandole e fornendo una codifica completa dell’evento secondo il nuovo siste-ma. Il tutto ovviamente esportabile su supporto informatico e stampabile.

Senza entrare nei dettagli tecnici dell’applicazione informatica che prevede varie funzioni di aiuto nella codifica e che viene corredata di Manuale d’uso e Linee guida per la codifica, occor-re sottolineaoccor-re che esiste sempoccor-re un certo margine di soggettività, il programma non codifica da solo, è sempre l’operatore che sceglie e decide. L’importante è che questi non decida a caso ma che al contrario segua i criteri logici che sono stati convenuti e condivisi e che regolano l’ap-plicazione del sistema di codifica. Tali criteri vengono ben illustrati, con abbondanza di esem-pi, all’interno del software stesso ed anche nella documentazione cartacea che deriva dai documenti Eurostat. Risulta in ogni caso fondamentale la formazione degli operatori, così che si possa arrivare al maggior grado di uniformità possibile, ed in tal senso è altrettanto impor-tante la conoscenza della struttura del programma e della base dati contenuta nello stesso.

Il programma è stato riconosciuto come uno strumento effettivamente molto valido

dall’unani-mità dei Paesi riunitisi presso Eurostat nel mese di ottobre 2000; anche chi, come Germania, Svezia e Olanda, non aveva mostrato da principio grande interesse, si è dovuto ricredere ed alla fine ha ufficialmente chiesto che ne vengano realizzate le versioni nelle proprie lingue madri.

E’ poi importante sottolineare il fatto che si tratta di un sistema dinamico, in continua evolu-zione: sono possibili modifiche, che verranno proposte dagli Stati membri, discusse collegial-mente anche attraverso un sito web, denominato CIRCA, appositacollegial-mente realizzato da Eurostat, dove gli esperti potranno mettere a confronto e discutere i casi di infortunio più difficili o pro-blematici che certamente emergeranno, soprattutto nel primo periodo di avvio del sistema.

VALUTAZIONE, AI FINI ASSICURATIVI, DEL RISCHIO FISICO DA RUMORE