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1. Spiritualità e valorizzazione dei cammini e dei luoghi santi

Dopo aver descritto nel precedente capitolo le varie proposte di cammini religiosi che si sono realizzati nella regione e che hanno come meta santuari mariani, basiliche o pievi, qui si riportano le principali riflessioni fatte dai responsabili o testimoni qualificati di questi cammini e luoghi santi durante le interviste svolte nell’estate del 2016, in concomitanza con il Giubileo della Misericordia1.

Per i cammini religiosi sono richiamate le risposte di don Giordano Cra-cina, responsabile dell’associazione Arciconfraternita dello Spirito Santo di San Pietro Pieres Vives (Cammino delle Pievi); Aurelio Pantanali, presi-dente del circolo culturale Navarca di Aiello del Friuli (Cammino Celeste); don Raimondo Sinibaldi, direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza (Cammino della Romea Strata) e, per la novità che la struttura ospitaliera giovannita rappresenta lungo la Via del Tagliamento, anche Ma-ria Teresa Garzitto, presidente dell’associazione Amici dell’Hospitale di San Giovanni di Gerusalemme a San Tomaso di Majano.

Per i luoghi della fede che avevano una Porta santa, sono riportate le ri-sposte di Arnaldo Becci, direttore e legale rappresentante della Fondazione

Società per la conservazione della basilica di Aquileia; padre Agostino

Bonato, responsabile in seconda del santuario Beata Vergine delle Grazie di Udine; padre Antonio Fregona, direttore del bollettino del santuario La

Madonna di Castelmonte (santuario Beata Vergine di Castelmonte); frate

1 Le interviste sono state raccolte dal dott. Nicolò Tonazzi all’interno del corso di Socio-logia del Turismo e parzialmente elaborate e pubblicate in Baldin, Zago (2017). Le intervi-ste riportate sono parte di un corpus più ampio (21 in totale) che includeva anche i referenti delle manifestazioni religiose, delle organizzazioni dedite alla promozione e all’accoglienza turistiche e delle associazioni culturali.

Stefano Gallinaro, guardiano rettore del santuario Santa Maria di Barbana; padre Luigi Moro, rettore del tempio nazionale Maria Madre e Regina di Monte Grisa; mons. Giancarlo Stival, Abate dell’abbazia di Sesto al Re-ghena. Per il Monte Santo di Lussari è stato possibile intervistare unica-mente Giorgio ‘Jure’ Preschern, gestore del rifugio-locanda al Convento.

In premessa, si segnala che, dalle risposte sia dei referenti per i cammini e sia di quelli per i luoghi sacri, emerge una certa diffidenza verso il termi-ne di turismo religioso, sottolitermi-neando il carattere prevalentemente spirituale delle attività svolte.

Noi non ci occupiamo direttamente di turismo. Al nostro santuario, però, fanno capo molti gruppi che desiderano venire sia per motivi religiosi, sia per motivi turistici (seppure i secondi siano più limitati rispetto ai primi). La grande maggioranza delle persone è costituita da devoti che vengono per la messa, la confessione e anche per un momento di distensione psicologica, poiché l’ambiente tranquillo e isolato si presta. Non abbiamo nessun ufficio che si occupa di turismo, ma siamo a disposizione se qualcuno vuole venire (padre Fregona, santuario di Castelmonte).

Noi non siamo nel settore del turismo religioso; siamo qui come presenza francescana: siamo una presenza per l’accoglienza dei pellegrini, anzitutto. Il turismo è un capitolo a sé stante (frate Gallinaro, santuario di Barbana). Noi non abbiamo un’organizzazione turistica. Il nostro personale, gestendo questa basilica, deve avere relazioni con chiunque arrivi anche se conside-riamo principalmente la basilica come chiesa e non come museo (Becci,

ba-silica di Aquileia).

Noi non ci occupiamo di turismo religioso, nel senso che questo riguarda la gente che vuole andare alla riscoperta di luoghi religiosi significativi per il loro valore artistico, culturale e storico. Il pellegrinaggio, invece, andando in questi luoghi, tiene sicuramente presente il loro valore artistico, culturale e storico, ma per coglierne la valenza religiosa, la valenza spirituale, la va-lenza biblica e la vava-lenza ecclesiale (il significato del luogo all’interno della vita della Chiesa). Il turismo religioso, potremmo dire, sta alla base dell’esperienza del pellegrinaggio (don Sinibaldi, Cammino della Romea

Strata).

Noi ci occupiamo di pellegrinaggi perché crediamo che il pellegrinaggio sia una forma semplice di ritiro spirituale per il popolo, per la gente, per recu-perare il cuore dell’uomo smarrito dalla confusione della nostra epoca che è relativista e avulsa da un cammino di vera spiritualità. La cultura di oggi è centrifuga; noi, invece, offriamo un cammino centripeto. Ci dedichiamo, quindi, ai pellegrinaggi nei santuari maggiori d’Italia e del mondo (Fatima,

spartiacque naturale che si chiama altopiano Carsico, cerniera che unisce le due anime dell’Europa: la Mitteleuropa e l’Europa dell’ovest. Ci troviamo in un contesto culturale dove la posizione esprime molto bene il carisma di questo tempio che ci è stato consegnato dal papa (oggi santo) Giovanni Pao-lo II. Il papa, venendo qui il primo maggio del 1992, ha precisato il volto del tempio con queste parole: “Questo tempio mariano deve essere foriero di pace, portatore di pace per le genti del nord, del sud, dell’est e dell’ovest”. Ha dato al tempio una spiritualità comunionale, che è molto importante nel luogo dove ci troviamo per far convergere anche tutti i paesi che fanno parte della macroregione Alpe Adria. All’interno di questa, tante anime, varie regioni di Stati sono presenti con le loro culture, tradizioni e con l’importante devozione alla Madonna (padre Moro, tempio di Monte

Grisa).

Gli intervistati non escludono, però, che vi possano essere delle sinergie tra la dimensione strettamente più spirituale e quella più turistica.

L’obiettivo del cammino è duplice: il primo, più prettamente religioso, con-siste nel proporre, alle persone che vengono a fare quest’esperienza come pellegrini, un cammino che abbia dei contenuti più spirituali, con sussidi, guide e animatori; il secondo è di offrire a tutti i turisti, indistintamente, la possibilità di conoscere il patrimonio artistico-culturale delle pievi e a tutti gli amanti della natura la possibilità di conoscere l’ambiente. Si portano così a conoscenza alcune realtà della montagna, alcuni centri ormai quasi disabi-tati, con una finalità sociale e con una presa di coscienza della necessità di farsi carico del problema montagna che, in pratica, è un po’ abbandonata a se stessa (don Cracina, Cammino delle Pievi).

La gente (soprattutto i giovani) ama la natura di più rispetto ad alcuni anni fa e il turismo lento (a piedi o in bicicletta) avrà uno sviluppo non indiffe-rente; sarà un turismo su cui tutti punteranno per avere un’offerta di qualità sui propri territori. Ci sarà molto da lavorare: la nostra associazione cultura-le è attiva nel promuovere il cammino con conferenze, pubblicazione di guide e dvd che presentiamo nelle varie serate, mostre, tanti articoli a livello locale e nazionale, un sito web molto visitato, ecc. Tutto questo ci permette di raggiungere, a piccoli passi, dei risultati che ci auguriamo, tra qualche anno, di vedere incrementarsi notevolmente (Pantanali, Cammino Celeste). A chi arriva qui, noi raccontiamo la storia dell’abbazia che nasce da una scelta di una famiglia che opera una conversione, che vuole vivere la fede pubblicamente e fare delle scelte sociali, tanto è vero che i fondatori dell’abbazia daranno la libertà a tutti gli schiavi e a tutti i servitori. A chi viene per il turismo religioso si propone una visita sottolineando il valore sacro-simbolico, ma anche catechistico di alcune cose: ad esempio, nel si-gnificato dell’albero della vita, dell’urna di Sant’Anastasia, del trionfo della croce come albero vivo, di alcuni affreschi c’è una concezione religiosa del

valore della vita e, quindi, di cosa siano il bene e il male (mons. Stival,

Ab-bazia di Sesto al Reghena).

L’associazione organizza ogni anno a giugno un cammino di quattro giorni che parte indifferentemente o dal Passo di Monte Croce Carnico o dal Lus-sari e arriva all’hospitale: i pellegrini e i camminatori percorrono il Cammi-no rimanendo fuori a dormire in accoglienza presso le parrocchie o i centri scout. Il turismo con cui entriamo in contatto non è puramente religioso: chi partecipa ai nostri incontri o ai cammini partecipa perché ha piacere di camminare o perché vuole fare un’esperienza naturalistica e poi c’è chi lo fa per pellegrinaggio vero e proprio. Quindi c’è anche del turismo religioso, ma non solo (Garzitto, Associazione Amici dell’Hospitale).

La parrocchia di Camporosso invia ogni anno delle lettere ai vari parroci della regione e fuori regione per invitarli a proporre ai loro parrocchiani l’escursione sul Monte Lussari. Noi, come locanda, ospitiamo anche pelle-grini che percorrono il Cammino Celeste o l’Alpe Adria Trail o anche altri pellegrini dato che qui passa anche il Cammino di San Giacomo (Preschern,

locanda al Convento, Monte Santo Lussari).

2. Le risposte dei referenti per i cammini religiosi

Un primo tema affrontato è stato la percezione del sacro e del religioso nella modernità. Negli anni Sessanta, il sociologo Acquaviva aveva scritto “L’eclissi del sacro nella civiltà industriale: dissacrazione e secolarizzazio-ne secolarizzazio-nella società industriale e postindustriale” secolarizzazio-nel quale affermava che il sa-cro, un po’ alla volta, stava scomparendo dalla vita quotidiana a causa delle utopie, delle ideologie, del consumismo. Don Sinibaldi (Cammino della

Romea Strata) ritiene invece che, oggi:

Si può parlare di un ritorno al sacro perché l’uomo ha compreso che non ba-sta solo avere, bisogna anche essere. Essere vuol dire capacità di introspe-zione, consapevolezza delle cose, avere buone relazioni e buon intendimen-to con gli altri; i soldi non bastano per essere felici. C’è, quindi, una risco-perta del valore dell’interiorità e di se stessi e di far riferimento alla presen-za di Dio. Tanti che fanno il Cammino di Santiago di Compostela vogliono ritrovare loro stessi, rivedere e riorganizzare la propria vita e, al contempo, lungo il percorso, riscoprono il senso della religione.

Se don Sinibaldi esalta l’aspetto interiore, altri due intervistati rimarcano la sacralità che si trova negli artefatti umani e nel paesaggio.

Per sacro si intendono le bellezze in primis architettoniche e, poi, anche quello che è contenuto all’interno delle chiese e, in particolar modo, vengo-no apprezzati dalle persone gli affreschi perché sanvengo-no che hanvengo-no rappresen-tato un impegno anche economico per la loro realizzazione. Chi percorre i cammini è un po’ portato a scoprire e ad approfondire queste peculiarità che, in fondo, ogni paese ha. Anche le persone non legate al mondo della fede osservano e approfondiscono perché sanno che quello che è giunto a noi è merito dell’impegno e del sacrificio di tante persone delle varie comu-nità che hanno fatto sì che si potesse ammirare riportando a noi delle bellez-ze costruite anche molti secoli fa (Pantanali, Cammino Celeste).