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di Chiara Zanetti

1. Viaggio e turismo religioso

La metafora del viaggio nasce dal desiderio ancestrale dell’uomo di con-frontarsi con ciò che è altro da sé, muovendosi alla scoperta di nuove realtà che permettano di superare il limite della quotidianità. Tra le motivazioni più antiche che hanno spinto gli individui e i gruppi ad attraversare gli spazi geografici, il desiderio di osservare le diverse manifestazioni della cultura – siano esse materiali o immateriali – costituisce certamente un elemento co-stante. A ben vedere, inoltre, tra le manifestazioni della cultura che mag-giormente hanno spinto le civiltà alla mobilità, la motivazione devozionale è una di quelle più antiche (Jackowski, Smith 1992), che induce da tempi immemori a compiere percorsi rituali verso le mete considerate sacre. Rien-trano sempre nella sfera culturale, che nelle sue varie sfaccettature com-prende tra l’altro le manifestazioni della tradizione nonché quelle artistico-architettoniche, anche elementi quali l’accrescimento e l’arricchimento spi-rituale dell’individuo: infatti, il viaggio come ben rappresentato dalla tradi-zione mitologica greca è spesso stato associato a una volontà di conoscenza introspettiva del proprio io che si definisce e ridefinisce attraverso il con-fronto con l’alterità. La dimensione del viaggio è quindi tradizionalmente radicata nelle pratiche e nelle narrazioni religiose del mondo occidentale: il cristianesimo, infatti, vede nella propria mistica numerose vicende incentra-te su viaggi, visiincentra-te, esodi, che in realtà altro non sono che una continua ri-cerca della propria autenticità grazie alla relazione con il trascendente e, at-traverso esso, con l’umanità.

Parlando di turismo religioso, i suoi prodromi storici si riscontrano nel pellegrinaggio, di cui si trovano esempi antichissimi risalenti anche all’epoca pre-cristiana, basti pensare, ad esempio, allo sviluppo della città di Delfi e del suo oracolo nel mondo classico. Nel cristianesimo, il

pelle-grinaggio trova la sua prima origine nelle visite alle tombe dei protomartiri nel I secolo dopo Cristo: successivamente, nell’Alto medioevo, la costruzio-ne di edifici di culto attorno a questi luoghi ha comportato il loro riconosci-mento come meta devozionale con un sempre maggiore increriconosci-mento di pelle-grini (Motterle 2014). In queste epoche storiche, la dimensione della scoperta e dell’incertezza dell’esito del viaggio religioso erano aspetti centrali.

Nel tempo, questo paradigma del viaggiatore-esploratore di nuovi mon-di (interni ed esterni) si è mon-diversificato e raffinato a fronte mon-di una molteplici-tà di tipologie di viaggi, mossi da diverse motivazioni. Storicamente, come evidenziano Guidicini e Savelli (1988), con la nascita del grand tour, ad appannaggio delle classi agiate, vengono gettate le basi per trasformare il viaggio in un fenomeno di massa in cui si riconoscono milioni di persone che condividono una fuga collettiva dalla vita quotidiana alla ricerca di un tempo e di uno spazio liberati dal lavoro. L’aggettivo turistico accostato al viaggio fa sì che esso possa essere assimilabile a un bene di consumo di massa, caratterizzato da un proprio settore economico di riferimento con specifiche regole e attori. Dal momento in cui il viaggio diviene elemento definibile al pari di un’industria (l’industria turistica), i significati attribuiti al viaggio risultano incrementati e ampliati rispetto alla sua concezione mi-tica, in quanto rispondono a un’esigenza di specializzazione e segmenta-zione del mercato. Al viaggio turistico vengono quindi attribuiti significati articolati e compositi quali, ad esempio, il divertimento, lo svago, la cultu-ra, l’ambiente, lo sport, la tecnologia, la socialità, l’autenticità, ecc. A que-sti corrisponde una suddivisione del turismo in diversi tipi più o meno con-trapposti: il turismo di piacere e di lavoro; il turismo marittimo, montano, lacustre; il turismo enogastronomico; il turismo urbano e rurale; il turismo culturale e quello religioso, ecc.

L’industria turistica è divenuta negli anni di primaria importanza per l’economia occidentale: infatti, nel corso degli ultimi decenni ha visto una continua espansione su scala mondiale sia in termini di presenze sia in ter-mini di valore aggiunto1. Tra i vari tipi di turismo, quello religioso viene tradizionalmente ascritto al turismo culturale. Infatti, la definizione del turi-smo religioso ha confini poco delineati che si articolano tra due poli assimi-labili a due esperienze di visita differenti (Smith 1992; Griffiths 2011). Da

1 Come evidenzia Bravi (2019: 187): «nel 2018, secondo dati elaborati dall’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto) vi sono stati 1 miliardo e 403 milioni di arrivi turistici, con un in-cremento del 6% (circa 74 milioni di arrivi turistici in più rispetto all’anno precedente), che con-ferma il dato sorprendente (7%) dell’anno precedente, come pure la tendenza di crescita nel de-cennio 2010-2020, che si stima in una media del 3-4%. La crescita ha riguardato tutte le regioni del mondo».

un lato, viene richiamato un interesse secolare del turista per i luoghi sacri (santuari, chiese, templi, conventi, eremi) e per le forme di culto religiose (riti, tradizioni, testimonianze); dall’altro si evidenzia come assuma rile-vanza l’esperienza religiosa in sé, che si declina in elementi devozionali e spirituali (Bravi 2019). Il turismo religioso racchiude quindi al suo interno molteplici fattispecie che si muovono lungo i due poli dell’interesse per le manifestazioni materiali e immateriali della religione e della motivazione devozionale e spirituale, dovuta all’adesione confessionale a un credo reli-gioso. Data questa complessità, anche le forme di valorizzazione del territo-rio in funzione della promozione del turismo religioso assumono una natura ibrida, valorizzandone molteplici aspetti, che possono essere di natura arti-stica, architettonica, tradizionale, identitaria, ambientale e spirituale (Gil de Arriba 2006).

In generale, inoltre, la crescita dei numeri del turismo ha messo in luce numerose esternalità negative, dovute principalmente all’eccessivo sfrutta-mento delle attrattive turistiche maggiormente conosciute, sul bene turisti-co, ma anche sul contesto sociale del luogo frequentato dai turisti. Questo fenomeno di massificazione delle mete turistiche riguarda trasversalmente diverse destinazioni, siano esse attrattive per motivi culturali (ad es. Vene-zia) o naturalistici (ad es. alcune località dolomitiche). In questo quadro, anche dal punto di vista delle mete della spiritualità, si riscontrano luoghi particolarmente attrattivi (ad es. Medjugorje o la stessa Roma). Nonostante la continua crescita del turismo di massa, nella concezione contemporanea del viaggio non sono completamente scomparse l’idea dell’esplorazione e della scoperta. Infatti, l’industria turistica, rispondendo all’istanza post-fordista di personalizzazione dei prodotti e dei servizi, sta sviluppando delle modalità di intendere la vacanza in modo esperienziale, individualizzando la fruizione del bene turistico (turismo esperienziale) e rendendola in un certo qual modo più sostenibile. In molti casi anche le modalità di vacanza attuate dal turismo religioso (cammini, accoglienza presso comunità e gruppi, campi di lavoro) si avvicinano alla definizione di turismo sostenibi-le fornita dall’Organizzazione mondiasostenibi-le del turismo (1988), laddove esso viene identificato con il turista che, attraverso la vacanza, mira a costruire un’alleanza con il territorio visitato, in modo da preservarlo e mantenerlo vitale: «un’area turistica per un tempo illimitato, non alterando l’ambiente (naturale, sociale e artistico) e non ostacolando o inibendone lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche».

Il turismo religioso, nel corso degli anni, ha quindi seguito le evoluzioni che hanno caratterizzato più in generale il settore turistico. Infatti, accanto alle destinazioni che storicamente richiamano un numero elevato di turisti,

si sono affiancate destinazioni minori. Anche il modo di vivere l’esperienza del turismo religioso si è diversificata ampliandosi verso una fruizione maggiormente sostenibile, intima e autentica. In questa direzione, si sotto-linea, ad esempio, il fiorire di cammini che trovano il loro capostipite nel Cammino di Santiago, ma che negli anni si sono sviluppati in molti altri contesti lungo antichi sentieri devozionali. In quello italiano, si sottolinea la nascita della Consulta nazionale degli itinerari culturali e lo sviluppo di di-versi itinerari a partire dalla Via Francigena per poi svilupparsi ampiamente attraverso una molteplicità di percorsi da attraversare in modalità slow (Baldin, Zago 2017).