di Chiara Zanetti
2. Il turismo religioso in Italia
Il turismo verso luoghi di culto o caratterizzati da una forte spiritualità viene formalmente riconosciuto nel 1987 quando, a Santiago di Composte-la, il Consiglio d’Europa dichiara l’importanza dei percorsi religiosi e del loro valore culturale e spirituale. Anche il mercato turistico ha riconosciuto il valore del turismo religioso: l’Organizzazione mondiale del turismo stima che nel 2017 il segmento del turismo religioso abbia coinvolto nel mondo circa 350 milioni di visitatori. In Italia, i turisti religiosi sarebbero circa 3 milioni, per un totale di 8,6 milioni di presenze (Becheri et al. 2018).
I dati Istat (cfr. tab. 1) stimano che, nel 2018, i viaggi per motivi religio-si religio-siano stati circa l’1,1% del totale dei viaggi effettuati per motivi di va-canza. La percentuale di turisti religiosi che ha soggiornato per 1-3 notti è stata dell’1,8%, mentre quella per più di 4 notti dello 0,4%, rispetto al totale dei viaggi per vacanza effettuati in Italia. Attualmente, quindi, si evince una prevalenza dei viaggi brevi su quelli lunghi. Osservando nel corso degli an-ni le rilevazioan-ni Istat, si evince che il turismo religioso costituisce una an- nic-chia di mercato consolidata che si assesta tra l’1% e il 2% dei viaggi fatti dagli italiani. Si sottolinea che tali dati derivano dall’indagine campionaria
Viaggi e vacanze2 e, pertanto, costituiscono una stima del numero di turisti religiosi: questa stima è particolarmente complessa e probabilmente
sotto-2 Tra il 2013 e il 2014 si riscontra uno scarto nella serie storica dei viaggi per motivi re-ligiosi e di pellegrinaggio. Ciò è dovuto a un cambiamento nella rilevazione Istat denomina-ta Viaggi e vacanze: infatti, dal 1997 al 2013 l’indagine è sdenomina-tadenomina-ta condotdenomina-ta trimestralmente con tecnica Cati su un campione nazionale annuo di circa 14.000 famiglie (circa 3.500 per trime-stre per un totale annuo di circa 32.000 individui). Dal 2014 è diventata un focus incluso nell’intervista iniziale/finale dell’Indagine sulle spese delle famiglie; viene condotta men-silmente con tecnica Capi su un campione teorico nazionale di 28.000 famiglie (pari a 7.000 famiglie per trimestre).
stimata, in quanto sfuggono alle rilevazioni, ad esempio, le escursioni gior-naliere3 o quelle realizzate informalmente presso realtà religiose/sociali non deputate all’ospitalità (Mantovani 2011). Inoltre, come sarà specificato an-che successivamente, risulta difficile isolare la motivazione religiosa dalle altre di natura culturale.
Tab. 1 – Viaggi di vacanza per durata e motivo prevalente (%, 2018)
Motivi delle vacanze Durata delle vacanze 1-3 notti 4 o più notti Totale
Piacere, svago 71,0 69,7 70,3
Visita a parenti o amici 25,6 28,7 27,1
Motivi religiosi, pellegrinaggio 1,8 0,4 1,1
Trattamenti di salute, cure termali 1,6 1,2 1,4 Totale vacanze (valori in migliaia) 33.295 36.709 70.004 Fonte: Istat, Indagine Viaggi e vacanze (http://dati.istat.it).
Nell’affermazione del turismo religioso come nicchia di mercato, sicu-ramente le celebrazioni del Giubileo hanno avuto un ruolo trainante4. A ti-tolo esemplificativo, Bruzzechesse et al. (2019) sottolineano come il trend dei visitatori del Cammino di Santiago de Compostela, che è in continua crescita dagli anni Ottanta, abbia registrato picchi di visitatori negli anni giubilari o in corrispondenza dell’uscita di libri o film che ne raccontano la storia. Questa considerazione generale merita una precisazione per quanto riguarda il Giubileo della Misericordia.
Infatti, il Giubileo celebrato nel 2016 non ha portato un incremento così rilevante di turisti, specie a Roma, da sempre luogo privilegiato del pelle-grinaggio dell’Anno santo. Ciò è dovuto sicuramente alla sua impostazione di Giubileo “diffuso”, con cattedrali e santuari giubilari presenti in ogni diocesi del mondo.
Bruzzechesse et al. richiamano, inoltre, altri due elementi che hanno contribuito a rendere meno trainante dal punto di vista delle presenze turi-stiche l’anno giubilare. Vi sono stati, infatti, due fattori contingenti: il
timo-3 A tal proposito Zollo (2014: 93) afferma: «il “pellegrino escursionista” visita la località nell’arco di una giornata e non soggiorna nelle strutture ricettive; il “pellegrino turista” vi soggiorna e di conseguenza è classificato come un “turista”».
4 Un altro elemento rilevante nella crescita del turismo connesso ai luoghi della religiosi-tà è l’attenzione che la letteratura e filmografia hanno riservato a narrazioni intrise di ele-menti religiosi: le saghe a sfondo religioso di Dan Brown hanno portato un incremento di turisti nei luoghi toccati dai protagonisti della serie di romanzi e della loro trasposizione ci-nematografica. Si cita, ad esempio, un’agenzia turistica fiorentina che in uno dei maggiori portali di riferimento per il turismo religioso (www.turismo-celeste.it) offre un tour “Inferno di Dan Brown” (Corinto 2017).
re generato dal terrorismo internazionale (nel 2015, l’attentato terroristico di matrice islamica di Parigi ha preceduto di un mese l’apertura dell’Anno santo, dando un forte freno alle celebrazioni); il perdurare di uno sciame sismico in centro Italia che ha di fatto bloccato i viaggi verso un quest’area geografica ricca di attrattive turistico-religiose (emblematica la basilica di San Benedetto di Norcia di cui è rimasta intatta solo la facciata).
Nel contesto italiano, il tema del turismo religioso è particolarmente ri-levante a causa della forte integrazione esistente tra il patrimonio culturale e la Chiesa cattolica: la Cei (2018: 9) stima che circa il 70% del patrimonio artistico italiano sia di carattere religioso. «Su circa 95.000 chiese, ben 85.000 sono ritenute un bene culturale così come 1.535 monasteri, 3.000 complessi monumentali, 5.500 biblioteche, 26.000 archivi, 700 collezioni e musei ecclesiastici e migliaia di opere pittoriche e scultoree». Questi ele-menti sono un fattore estremamente attrattivo, richiamando flussi turistici motivati da ampi interessi, che spaziano dalla spiritualità, all’arte, alla sto-ria e alla cultura italiana. Il mondo ecclesiastico non è insensibile rispetto a questo tema, tant’è che negli anni si riscontra anche una strutturazione del patrimonio ricettivo ecclesiastico finalizzata ad accogliere viaggiatori mossi da motivi più propriamente spirituali/devozionali, ma non solo.
Più in generale, l’attenzione del settore turistico per questo segmento di mercato è rilevabile analizzando, ad esempio, i risultati di un’indagine ef-fettuata dal portale Vaticano.com sul potenziale impatto del turismo reli-gioso: sono stati intervistati, attraverso un questionario, circa 500 operatori del settore. L’83% di chi ha aderito alla rilevazione ha affermato che gli ospiti della propria struttura visitano dei luoghi religiosi durante la perma-nenza turistica (per il 74% in modo accessorio alla vacanza, mentre per il 9% si tratta del motivo principale del soggiorno). Altro elemento interes-sante è che per quasi il 70% degli operatori intervistati le feste religiose co-stituiscono un fattore molto (30%) o in parte (38,9%) attrattivo per i turisti: solo per circa un terzo dei soggetti intervistati non lo sono per nulla (30,9%). Prendendo in considerazione le attività praticate da tutti i turisti durante il soggiorno in Italia, i dati Isnart (2018) evidenziano che il 3,5% ha assistito a eventi religiosi nelle mete di vacanza e il 29,3% ha visitato luo-ghi sacri. Bruzzechesse et al. (ivi: 17), analizzando i dati dell’Isnart e, in particolare, il rapporto Italia destinazione turistica 2017, delineano le prin-cipali caratteristiche socio-demografiche del turista religioso nel contesto italiano: il 59% è di nazionalità italiana con un’età media di 45 anni, mentre il 41% è straniero con un’età media di 30 anni; prevale leggermente il gene-re maschile (51,2% uomini contro 48,8% donne). Gli stessi autori, richia-mando il Rapporto sul turismo dell’Osservatorio nazionale del turismo,
pubblicato fino al 2012, forniscono un identikit del turista religioso che conferma la prevalenza della componente maschile. Si nota, inoltre, una di-stribuzione dal punto di vista dell’età anagrafica abbastanza omogenea, con un calo rilevante nella fascia d’età 50-60 anni5 e un incremento in quella immediatamente successiva (28,8% ha più di sessant’anni). Si evidenzia, infine, una buona scolarizzazione del turista religioso (il 68% è in possesso di un diploma di scuola media superiore e il 18% di una laurea).
I dati fin qui riportati forniscono una prima idea delle dimensioni del tu-rismo religioso. È stato messo in luce un interesse da parte degli operatori turistici per questa nicchia di mercato, particolarmente rilevante in quanto si tratta di una potenziale forma di turismo diffusa su tutto il territorio, che presenta dei margini di sostenibilità economica e ambientale, specie in al-cune declinazioni legate ad esempio ai cammini religiosi. Al tempo stesso, rimangono poco definiti il concetto stesso di turismo religioso e le motiva-zioni del turista religioso, temi che saranno approfonditi nei paragrafi 3 e 4.