2.1 POSIZIONE DEL PROBLEMA
Nel capitolo precedente si è discusso come la dispersione scolastica e formativa abbia ricevuto in anni recenti un’attenzione crescente nell’ambito delle policy educative europee, a partire dal Concilio di Lisbona, in funzione del ruolo significativo riconosciuto all’educazione all’interno delle strategie di sviluppo economico e di competitività del mercato del lavoro (Commissione Europea, 2011, 2013).
Gli organismi europei hanno rilevato che la dispersione scolastica precoce riduce le opportunità di entrare nel mondo del lavoro, si accompagna a livelli più alti di disoccupazione, di povertà, di problemi di salute, e di contro a una minore partecipazione nelle attività politiche, sociali e culturali, con il risultato di marginalizzare una parte attiva della popolazione (Commissione Europea et al., 2014).
Il fattore tempo incide negativamente in queste situazioni: più è lontano il momento in cui si è fuoriusciti dal sistema formativo e più è difficile che vi si faccia ritorno (Black et al., 2011). Interventi tempestivi e mirati sono l’unico modo per arginare i rischi di della dispersione e per impedire che situazioni temporanee di criticità possano diventare una condizione permanente di fallimento formativo.
Si è visto come il drop out scolastico, che è alla base della dispersione, sia un fenomeno multiproblematico con una molteplicità e stratificazione di concause, che la ricerca interdisciplinare ha contribuito a circoscrivere e descrivere nel suo svolgersi. Problemi di ordine socioculturale ed economico, familiari, personali o scolastico-educativi contribuiscono a creare il substrato in cui il disagio formativo prende forma e si manifesta.
Numerose sono le ricerche e i report che indicano le prassi di intervento che negli anni si sono rivelate maggiormente efficaci. Queste spesso hanno preso forma in contesti estranei alle istituzioni scolastiche, come è stato per le Second Chance School, o ancora al di fuori del Sistema Istruzione, come per la Formazione Vocazionale di base e, nella sua versione italiana, le IeFP.
La scuola ad oggi non è in grado di porre un freno a questo fenomeno e fatica a mettere in atto quei cambiamenti in termini di struttura, organizzazione, professionalità e metodologie di lavoro necessari ad affrontare in maniera sistematica e verificabile il problema e a dargli soluzione (TuttoScuola, 2014).
I tentativi di adottare una strategia onnicomprensiva che coinvolga tutti gli ambiti e gli stakeholders interessati, che copra tutti i livelli educativi e che promuova in maniera bilanciata approcci di
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prevenzione, intervento e compensazione, come la Raccomandazione del Consiglio Europeo per l’Educazione (2011) ha suggerito, non hanno ancora trovato una loro realizzazione riuscita.
Come si è potuto evidenziare nell’excursus sulle politiche e le azioni di contrasto maggiormente diffuse nel contesto europeo, la FP ha finito col rivestire un ruolo di primo piano tra le azioni di prevenzione e compensazione, in quanto identificata come capace di attrarre, integrare e reintegrare i ragazzi in difficoltà (CEDEFOP, 2012; Commissione Europea, 2013; Parlamento Europeo, 2011).
Si è anche visto come, pur in queste sue potenzialità, la FP stessa produce drop-out, da un lato, ed è, dall’altro, attraversata internamente dalla necessità di un rinnovo e di un ripensamento che ne innalzino la qualità e l’attrattività, per farne un’alternativa al canale dell’istruzione con piena dignità formativa (Commissione Europea et al., 2014).
Le ricerche di questi anni, come abbiamo visto, hanno messo in evidenza che per molti di coloro che hanno scelto la FP come seconda occasione, dopo l’abbandono della scuola secondaria, le caratteristiche peculiari della FP, come i laboratori, gli stage nelle aziende, la possibilità di apprendere un mestiere, hanno un forte effetto motivante e vengono vissuti dai giovani come momenti autoformativi, utili per comprendere le proprie attitudini e mettere in pratica quanto appreso nel lavoro (ISFOL, 2011, 2013).
Si tratta di un bacino importante di giovani che può aiutare a comprendere gli elementi che entrano in gioco tanto nel fallimento quanto nel reingaggio e nel successo formativo e può dare indicazioni utili per implementare l’azione di prevenzione e più in generale il rafforzamento di quei dispositivi che favoriscono il successo formativo.
Si evince la necessità di allargare il campo di indagine.
In prima battuta per la mancanza di un monitoraggio sistematico delle esperienze di recupero nella FP, non essendo ancora a regime un’anagrafe nazionale integrata tra Stato e Regioni che tracci i percorsi scolastici e formativi dei ragazzi dall’ingresso nella scuola alla sua uscita definitiva.
In seconda battuta per approfondire se e quanto questa via di recupero si configuri come successo formativo, ovvero come sviluppo integrale dei ragazzi.
Parlare di successo formativo, secondo un idea di sviluppo, implica il superamento dell’idea di reingaggio come assolvimento del diritto-dovere di istruzione e coinvolge in maniera più ampia i ragazzi nella loro totalità di persona e nel loro diritto ad essere riconosciuti come portatori di bisogni e di plurime domande di riconoscimento.
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Il successo formativo è cioè “il raggiungimento di un insieme di capacità che concorrono a fornire
potenzialità di agire per scoprire, scegliere, formare e direzionare in modo efficace i propri talenti. In tal senso operare per raggiungere il successo formativo significa investire energie affinché ognuno possa raggiungere un adeguato sviluppo di capitale umano, una formazione di competenze per la vita, di empowerment, di riuscita scolastica, di capacità di scelta, di capacità di apprendimento permanente, di senso di iniziativa” (Ellerani, 2014:42).
Non bisogna sottovalutare che la vulnerabilità progressiva a cui vanno incontro i ragazzi che hanno alle spalle uno o più fallimenti formativi può diminuire il ventaglio delle opportunità e delle chances di questi ultimi. Prevenire e contrastare la dispersione si configura, n questa prospettiva, come quell’insieme di policy e di interventi educativi volti a garantire equità e giustizia sociale per una fetta di ragazzi che a vario titolo si configura come debole.
Si tratta allora di focalizzare gli sforzi di indagine in direzione della raccolta di evidenze su come si intersecano le risorse e le caratteristiche di ciascun giovane e le risorse educative in funzione del successo di un percorso formativo.
2.2 DOMANDE DI RICERCA
A partire dal problema di ricerca appena circoscritto e dalle riflessioni che ci offre la letteratura sul recupero della dispersione scolastica sono emerse le domande di ricerca che seguono.
In primo luogo ci si è chiesti se alla capacità dei ragazzi di assumere su di sé il recupero formativo, di esserne protagonisti attivi, sia in relazione con il successo scolastico e formativo.
In altre parole la prima domanda di ricerca è:
1. C’è una relazione tra agency e successo scolastico? E nelle esperienze di re-engagement? E in
che modo?
In secondo luogo ci si è chiesti se e in che modo la FP, con la sua specificità di formazione orientata al lavoro, in cui sono presenti in maniera determinante forme di apprendimento pratico ed esperienziale, sappia catturare i bisogni dei ragazzi con percorsi a rischio e con precedente drop out. A partire da ciò sono state formulate le seguenti ulteriori domande di ricerca:
2. I percorsi di FP sono una misura efficace per il recupero del drop out? E i percorsi pensati specificatamente per il recupero?
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2.3 OBIETTIVO DELLA RICERCA
L’obiettivo generale della ricerca è comprendere in quale modo i ragazzi con precedente dropout scolastico riprendano l’esperienza formativa nella FP e in che modo le dimensioni che esprimono l’agency sono presenti in questi e si associano alle esperienze di re-engagement in funzione del successo formativo.
La ricerca analizzerà i dati di un gruppo di 740 studenti frequentanti le classi primo e terze di 8 Centri di Formazione Professionale tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, suddivisi tra coloro che si sono iscritti al termine della scuola media inferiore e coloro che vi sono giunti in seguito ad un precedente in seguito a fallimenti, bocciature e abbandoni precedenti.
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