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Capitolo V Il contesto della ricerca

5.1 Una formazione professionale, tanti sistemi regionali

La Formazione Professionale iniziale si è sviluppata in maniera molto diversificata sul territorio nazionale.

Tra le Regioni italiane esiste un ampio spettro di disomogeneità, che si riflette e condiziona la

governance dei sistemi formativi regionali, da un punto di vista gestionale-organizzativo e nella

tipologia ed erogazione dell’offerta formativa. A questa complessità, interna alle strutture organizzative e funzionali delle Regioni, si aggiunge anche quella ulteriore, legata alle sollecitazioni territoriali nella domanda di formazione, sia dei fruitori diretti della formazione (i giovani) che del tessuto imprenditoriale (le aziende), nonché ai rapidi mutamenti che la crisi economica di questi anni ha portato in ambito occupazionale.

Si delinea così l’esistenza di una “diversificata governance multilivello” che caratterizza i modelli di intervento regionali con cui le regioni programmano e realizzano i piani per la gestione delle policy formative e soprattutto l’attenzione con cui vengono seguite le fasi salienti delle attività formative: la qualità complessiva dell’offerta, l’accreditamento delle strutture, l’analisi dei fabbisogni formativi e professionali, il monitoraggio dei percorsi, la valutazione globale delle azioni e dei loro effetti, il rapporto con le imprese (Angotti, Del Cimmuto, & Filosa, 2014).

Complessivamente, sul territorio italiano, la IeFP in Italia attraversa grandi difficoltà e la crisi ha esacerbato e ne ha messo in evidenza ulteriormente i limiti: ancora oggi i percorsi non sono disponibili allo stesso modo per tutte le regioni, c’è un’ineguaglianza di accesso ai percorsi professionali per i giovani; continua ad esserci un mismatch tra i bisogni delle aziende e l’offerta formativa dei corsi professionali, e i giovani hanno difficoltà a spendere le qualifiche raggiunte nel mercato del lavoro, solo per citare i più rilevanti (ISFOL, 2015).

La formazione professionale iniziale viene svolta secondo tre tipi di interventi formativi: percorsi realizzati dalle agenzie formative accreditate e quelli svolti dagli istituti professionali in sussidiarietà integrativa e in sussidiarietà complementare.

La sussidiarietà integrativa consente agli studenti, che sono iscritti ai corsi quinquennali degli istituti professionali di Stato riformati, di acquisire al termine del terzo anno i titoli di qualifica professionale corrispondente, all’interno di un percorso non terminale. In questo caso gli IPS possono utilizzare le quote di autonomia e flessibilità previste dalla normativa vigente per “curvare” nel triennio il percorso quinquennale, articolato in base all’ordinamento statale, rispetto alla specifica disciplina regionale di IeFP.

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La sussidiarietà complementare prevede che possano essere attivati da parte degli IPS unicamente dei percorsi triennali, alla stessa stregua dei percorsi realizzati dagli enti di formazione professionale. A tal fine gli IPS, secondo quanto previsto dalla citata Intesa sancita dalla C.U. nella seduta del 16 dicembre 2010 “attivano classi che assumono gli standard formativi e la regolamentazione

dell’ordinamento dei percorsi di IeFP determinati da ciascuna Regione nel rispetto dei livelli essenziali di cui al Capo III del d.lgs. 226/2005.”

Non ci soffermeremo sulle differenze che pure sono state rilevate tra l’offerta formativa realizzata dalle istituzioni accreditate e quella realizzata in regime di sussidiarietà, la cui necessità è stata determinata dall’esigenza di garantire il più possibile un’offerta formativa su tutto il territorio nazionale. L’attuazione della sussidiarietà rappresenta infatti un punto di attenzione assai importante per comprendere l’efficacia degli istituti professionali di sapersi ripensare in termini di quella capacità e flessibilità legate alla domanda del territorio e del mercato del lavoro e capacità di intervento con una tipologia di target giovanile, che trova gli enti accreditati con una più lunga esperienza e capacità di successo23.

Il quadro è in continua evoluzione e non è possibile trarre conclusioni che non possono che essere provvisorie. Quello che va evidenziato è che ci sono alcune tendenze in atto, nel tentativo di connettere, integrare e dare maggiore equilibrio al Sistema di Istruzione ed Istruzione e Formazione Professionale.

Da un lato si sono rafforzate le connessioni in orizzontale tra la IeFP la scuola secondaria di II grado, si è garantito la possibilità di conseguire la qualifica triennale o il diploma quadriennale attraverso l’apprendistato di I livello, ma si è anche cercato di garantire la possibilità di uno sviluppo verticale per quei giovani che vogliono proseguire un grado di professionalizzazione sempre più elevato, attraverso i percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) e i corsi (ITS). Questo sviluppo verticale passa però attraverso la realizzazione su tutto il territorio nazionale del IV anno24,

che al momento è erogato prevalentemente al Nord, e anche qui, non in maniera omogenea né per tutte le regioni, né per tutte le Province, né per tutti i profili professionali e per le istituzioni

23 Dall’ultima rilevazione nazionale dell’ISFOL sui dati regionali e provinciali (Crispolti, 2016), il tasso di successo

formativo per i qualificati nell’anno 2014-2015 si attestava per il 70,6% per i ragazzi delle Istituzioni Formative, per il 60% per quelli provenienti da percorsi realizzati in sussidiarietà complementare e per il 54% per coloro che provenivano da percorsi realizzati in sussidiarietà integrativa.

24 Sempre dall’ultima rilevazione ISFOL (ibidem, 2016) il IV anno risulta essere stato avviato in 9 tra Regioni e Province

Autonome (Piemonte, Trento, Bolzano, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Molise, Calabria e Sicilia). La partecipazione al IV anno cresce nella sussidiarietà complementare, arrivando a 2.490 allievi (+633), contro i 10.298 delle Istituzioni formative (per un totale di 12.788 iscritti).

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formative coinvolte, determinando notevoli vincoli nell’accesso, come anche nella nostra ricerca è emerso25.

Un’altra tendenza in atto è quella relativa alla necessità di creare condizioni di omogeneità tra il sistema di istruzione e quello di istruzione e formazione professionale in materia di linguaggi, saperi, metodi e strumenti con cui sostenere i processi di apprendimento basati sugli assi culturali e sull’apprendimento in alternanza.

Nel momento in cui si realizza la stesura definitiva di questo lavoro, a seguito della Riforma sulla Buona Scuola (L. 107/205) promossa dal Governo Renzi e dalle novità legate al dispositivo dell’Alternanza Scuola-Lavoro, è stato siglato nel Gennaio di quest’anno un protocollo (13/1/2016) tra le Regioni e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la sperimentazione del “sistema duale”, cioè percorsi di istruzione e formazione professionale che abbinano lezioni in classe ed esperienza diretta in azienda.

Questo protocollo prevede che i Cfp attiveranno a partire dall’anno scolastico 2016-17 percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o di quarto anno, nei quali l’esperienza in azienda diventerà una componente essenziale e paritetica rispetto alla formazione in classe. Il modello formativo del sistema duale prevede, infatti, che i giovani svolgano in azienda metà delle ore del percorso formativo annuale, o in forma di apprendistato o con la formula dell’alternanza scuola- lavoro, con l’obiettivo di verificare concretamente le nozioni apprese sul lavoro, e di approfondire nella teoria i processi che hanno impiegato lavorando.

Infine, bisogna rilevare anche il bisogno sentito di pervenire a pratiche e procedure comuni in materia di accertamento, valutazione e certificazione finale degli standard formativi nazionali e regionali dei percorsi di IeFP, che ha visto, ad esempio nell’Accordo in Conferenza delle Regioni del 20 febbraio 2014, le diverse amministrazioni confrontarsi con l’indicazione di elementi comuni minimi per lo svolgimento degli esami di qualifica e di diploma in merito ai criteri di ammissione, alla composizione delle Commissioni, alle tipologie di prova, format e periodo di svolgimento. Anche questa situazione in evoluzione trova riscontro nella nostra ricerca, che ha rilevato differenze all’interno dei singoli enti formativi e tra gli enti delle due regioni coinvolte. Sul fronte degli indicatori di risultato presi in considerazione, solo per citare un esempio, è stato necessario fare un lavoro

25 Non tutti i ragazzi della nostra ricerca partecipavano a percorsi triennali per i quali era attivato anche un quarto anno

e, in alcuni casi, quando il quarto anno era presente, si trovava in una sede diversa dello stesso ente di formazione, in un altro ente o addirittura in un’altra città.

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aggiuntivo per il confronto di questi ultimi al termine dell’anno formativo, che non sono rilevati allo stesso modo da tutti i soggetti coinvolti26.

In via generale si può affermare che i sistemi formativi del Centronord sono più solidi, hanno un’offerta più articolata e una maggiore capacità di rispondere alle complessità in atto e, anche se lo fanno con modalità diverse tra loro.

Questi vedono inoltre il numero maggiore di iscritti nelle IeFP e offrono dunque un serbatoio ricco e articolato per attingere e indagare i temi della nostra ricerca.

26 Ad esempio, qui solo per evidenziare un aspetto, di cui diremo più ampiamente nel capitolo di analisi e descrizione

dei dati, la valutazione dello stage per i ragazzi che frequentano lo stesso anno di corso, non avviene allo stesso modo in tutti i Centri coinvolti (in alcuni casi è una valutazione in decimi, in altri in centesimi, in altri rimane una valutazione qualitativa che viene tradotta in un gradazione espressa in lettere dalla A alla D, o ancora in via di sperimentazione).

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