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CAPITOLO IV La Human Agency

4.2 Aprire la black box dell’agency: verso una definizione delle dimension

4.2.3 Il tempo

Un concetto di agency non può non tenere conto dell’evidenza che questa prende corpo nel tempo, che quest’ultimo è costitutivo dell’esperienza di agency stessa in quanto essa è temporalmente situata (Emirbayer & Mische, 1998; Hitlin & Elder, 2006).

Ma cosa comporta questa prima evidenza di temporalità? Indubbiamente quando prendiamo in considerazione il tempo una prima osservazione riguarda la sua distinzione interna tra passato, presente e futuro e il peso che ognuno di questi può avere nell’orientamento dell’agency di un soggetto.

L’esperienza passata può orientare gli individui, attraverso le norme, le abitudini, le rappresentazioni sociali, gli schemi pregressi, come con diversa coloritura pressoché tutte le scienze umane e sociali hanno messo in evidenza.

Asserire che una situazione può indirizzare la prospettiva temporale di un individuo comporta anche considerare che c’è una capacità individuale di spostarsi tra le diverse prospettive temporali, che alcuni individui riescono a cambiare prospettiva, mentre altri sono maggiormente focalizzati sul passato, sul presente o sul futuro. Gli studi sulla prospettiva temporale aiutano a mettere in luce questo aspetto.

Ma, la definizione di agency, così come è emerso nella discussione teorica precedente, può richiedere solo una considerazione del presente e dell’orientamento futuro dell'individuo.

Lo stesso Sen parla di agency in riferimento a valori e obiettivi che il soggetto valuta o ha ragione di valutare. Tuttavia la qualità agentica dell’azione, così come ha via via preso corpo nel nostro discorso a partire dalla stessa concezione seniana, implica una scelta volontaria, consapevole, ragionata e responsabile, in cui l’aspetto di anticipazione del futuro è la nota qualificante.

In quest’accezione di agency il passato trova uno spazio assai limitato, perché prevede un elemento di routinarietà (tanto in un’idea di determinismo sociologico che psicologico) che non comprende gli elementi appena menzionati.

Il futuro, come capacità di pianificare obiettivi di vita, è la dimensione maggiormente connaturata al concetto di agency (Emirbayer & Mische, 1998; Hitlin & Elder, 2006) e, considerata come

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traiettoria anticipata del corso delle azioni, influisce sul comportamento presente di una persona, che li formula nei termini di un presente immaginato (Bandura, 1997, 2001, 2006).

Alcune persone sono capaci di prevedere le future implicazioni del proprio comportamento presente. Essi comprendono come il proprio investimento verso una attività è significativamente collegato agli obiettivi desiderati futuri e come il proprio comportamento presente è utile al raggiungimento dei propri obiettivi futuri. Altri vivono piuttosto nel presente, non anticipano in maniera forte le conseguenze future del comportamento presente. Il grado con cui le persone sono capaci di guardare al futuro e così prevedere l’utilità del proprio comportamento presente differisce da una persona ad un’altra. La lunghezza o profondità della prospettiva del tempo futuro ha una forte importanza motivazionale (Lens, 1986; Nuttin & Lens, 1985).

I primi studi sulla FTP hanno mostrato che risultati positivi sono più probabili quando le persone prevedono le conseguenze future del loro comportamento e quando il contesto orienta verso queste future conseguenze (De Volder & Lens, 1982; Nuttin & Lens, 1985).

Così una strumentalità percepita è associata con un più ottimale funzionamento sia riguardo a risultati quantitativi (la persistenza, l’intensità del coinvolgimento e la motivazione) che qualitativi (un più profondo livello di apprendimento, la motivazione intrinseca e l’orientamento al compito). Quando si svolge un’attività, un individuo è spesso motivato dagli obiettivi immediati da quelli futuri. La distanza temporale verso i sotto-obiettivi e quelli finali può variare dal veramente breve al lungo. Gli obiettivi finali possono anche estendersi oltre il tempo di vita individuale. Definendo gli obiettivi motivazionali in futuro piuttosto lontano e attraverso lo sviluppo di progetti di comportamento a lungo raggio per raggiungere questi obiettivi, si crea una prospettiva temporale futura lungo o esteso.

La FTP è definita come l’anticipazione presente degli obiettivi futuri. Le persone che hanno una FTP corta collocano la maggioranza dei propri obiettivi nel futuro prossimo; di contro, le persone con una FTP lunga collocano e tendono verso obiettivi che sono situati in un futuro distante.

La FTP è un concetto cognitivo-motivazionale perché è il risultato di obiettivi motivazionali (Nuttin, 1980) e perché ci sono effetti motivazionali che sono legati alle differenze individuali nell’estensione della FTP. Per spiegare gli effetti dell’avere una FTP estesa De Volder e Lens (De Volder & Lens, 1982) hanno proposto una distinzione tra aspetti cognitivi e aspetti dinamici della FTP.

Gli aspetti cognitivi della FTP rendono possibile anticipare il più distante futuro, disporre di intervalli di tempo più lunghi nei quali situare obiettivi motivazionali, piani e progetti e dirigere azioni presenti

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verso obiettivi nel più distante futuro e di conseguenza, queste azioni acquistano un più alto valore di utilità (Eccles & Wigfield, 2002).

Gli aspetti dinamici si riferiscono al fatto di ascrivere un’alta valenza a obiettivi, anche se questi obiettivi possono essere raggiunti in un futuro distante. In generale, il valore incentivante anticipato decresce quanto più l’obiettivo futuro è dilazionato nel tempo.

Tuttavia, poiché la distanza psicologica verso gli obiettivi in un futuro distante è più breve per gli individui con una FTP lunga piuttosto che per quelli con una FTP breve, la decrescita nel valore anticipato come funzione della dilazione temporale è meno precipitosa per questi. Di conseguenza, l’impegno presente è percepito come di maggior valore perché legato a obiettivi futuri valutati maggiormente.

Le persone con una FTP estesa percepiscono il proprio comportamento presente come maggiormente strumentale perché li aiuta a raggiungere un più ampio range di obiettivi immediati e futuri (aspetto cognitivo) e valutano il loro impegno presente più fortemente perché anticipano il valore dei propri obiettivi futuri (aspetto dinamico).

Gli aspetti cognitivi e dinamici nella FTP di ciascuno giocano un ruolo importante nel comprendere gli effetti motivazionali positivi della FTP (De Volder & Lens, 1982).

La percezione di strumentalità non sempre è associata con risultati positivi per ciascuno, ma solo per quelli che hanno una visione ottimistica sul loro futuro o in contesti dove l’attenzione dei partecipanti è orientata all’importanza futura del proprio comportamento presente.

In alcuni contesti interpersonali, l’attenzione al futuro ha un peso maggiore, mentre in altri contesti non viene posto un accento su come il coinvolgimento in determinate attività è strumentale per raggiungere obiettivi futuri; vi sono implicazioni motivazionali nel riferirsi o meno all’importanza futura delle attività presenti (Simons, Vansteenkiste, Lens, & Lacante, 2004)

Alcuni studiosi hanno cercato di integrare le distinzioni concettuali della SD theory nelle proprie teorizzazioni sull’impatto motivazionale del futuro (Vansteenkiste, Simons, Lens, Sheldon, & Deci, 2004). Nello specifico questi studi hanno investigato se il contenuto dell’obiettivo futuro previsto (intrinseco vs estrinseco) e il contesto nel quale questo obiettivo futuro è formulato (autonomo- supportivo vs controllante) può influenzare in maniera differenziata la motivazione delle persone, la loro persistenza e le loro performance.

Gli studi che hanno approfondito la relazione tra obiettivi futuri intrinseci vs estrinseci e motivazione hanno messo in luce che il tipo di obiettivi considerato gioca un ruolo importante nel predire il funzionamento accademico dei ragazzi: fare riferimento a un obiettivo intrinseco futuro comporta

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una regolazione e un orientamento al compito, migliori prestazioni e una maggiore persistenza nelle attività piuttosto che un obiettivo estrinseco.

Lo stesso approfondimento è avvenuto riguardo al contesto in cui gli obiettivi futuri sono considerati e ha portato ad evidenziare il ruolo giocato da un contesto controllante vs uno supportivo e autonomizzante.

L’importanza della FTP nella ricerca educativa è sostenuta da un numero corposo di ricerche: gli studenti più motivati attribuiscono più valore agli obiettivi in un lontano futuro e attribuiscono un maggior valore strumentale al proprio lavoro scolastico per raggiungere gli obiettivi nel breve e nel distante futuro di coloro che sono meno motivati (De Volder & Lens, 1982; Lens, Simons, & Siegfried, 2002).

Il successo formativo è in stretta relazione con la comprensione dei benefici futuri dell’apprendimento presente da parte dei ragazzi, più che le abilità cognitive ed intellettuali (Simons et al., 2004; Zimbardo & Boyd, 1999). L’orientamento al futuro nei primi anni delle scuole superiori agisce come forza che consente ai ragazzi di rimanere ancorati al sistema scolastico e indirettamente ne influenza i risultati (Peetsma & van der Veen, 2011).

Gli obiettivi futuri a cui i ragazzi danno valore li aiuterebbero a rendere rilevante ciò che essi fanno nel presente e li sosterrebbe di fronte alle difficoltà incontrate. Educare al futuro, nel senso di aiutare i ragazzi a comprendere il ruolo strumentale di ciò che si fa nel presente in funzione dei propri scopi futuri, ed anche aiutarli ad immaginare un futuro, ha una funzione educativa rilevante (McInerney, 2004).

La percezione della strumentalità, sebbene importante per creare motivazione in classe, può però non supportare una propensione positiva in tutti i casi. La propensione verso il futuro modera l’effetto positivo del percepire l’importanza futura del proprio impegno scolastico: la strumentalità percepita aumenta la motivazione per gli studenti che hanno una propensione positiva verso il proprio futuro, mentre ha l’effetto opposto sulla motivazione e sulla performance di quegli studenti che hanno una visione negativa del proprio futuro (Van Calster, Lens, & Nuttin, 1987).

In condizioni di svantaggio e marginalità socioculturale si può assistere all’assenza di futuro, reale e percepito, sul piano formativo che si aggancia a una fragilità quando non a una assenza di motivazione all’investimento verso la propria formazione, non più ancorata a una progettualità tanto nei termini di motivazione intrinseca che di accomodamento alle richieste esterne (Vitale, 2015).

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Quando si guarda alle categorie maggiormente vulnerabili, quando cioè siamo di fronte al drop out frutto di ineguaglianze sociali e opportunità reali mancate, lavorare sull’aspetto immaginifico dell’educare al futuro è necessario ma non sufficiente, poiché i ragazzi percepiscono lo iato esistente tra ciò e le discriminazioni a cui andranno incontro in termini di future opportunità (Phalet, Andriessen, & Lens, 2004).

In molti casi, come gli studi in ambito di CA hanno evidenziato, lo svantaggio cumulativo agisce sul piano delle aspirazioni educative e del futuro lavoro, al punto che queste ultime divengono preferenze adattive verso il basso, frutto di una dinamica perversa in cui la percezione dell’impossibilità di aspirare ad obiettivi più alti può rendere apprezzabile e soddisfacente obiettivi molto limitati (Burchardt, 2009).

Può venir meno cioè la capacità stessa di immaginare obiettivi futuri più elevati, anche in presenza di capacità cognitive e abilità che potrebbero sostenerle.

Appadurai (2004, 2011) ha messo in luce che la capability to aspire degli individui si esprime a ridosso della materialità concreta dell’esistenza e si misura con i vincoli materiali, con le regole e i contesti con i quali ogni giorno essi vengono a contatto. Appadurai sottolinea che l’espressione della capacità di aspirare permette l’ancoraggio dell’immaginazione, di quell’immaginare il futuro che altrimenti rimane un vuoto esercizio: lavorare sulle aspirazioni al futuro si può ancorando queste alla possibilità di azione, inserendole cioè nella cornice dell’agency delle persone.

Alkire (2008 in Walker & Mkwananzi, 2015) argomenta come individui che hanno alti livelli di agency sono coinvolti in azioni che corrispondono a ciò che per essi ha valore e che ciò non è così evidente in molti giovani ragazzi, i quali spesso manifestano una speranza ma non agiscono verso il raggiungimento dei propri obiettivi.

Dimensione cognitiva e dinamica della FTP si intrecciano, dunque, secondo modi differenti portando a risultati molto diversi negli individui rispetto alla forza e la persistenza agentiva nel perseguire obiettivi futuri, a seconda di quanto questi siano nutriti da una base valoriale ricca e profonda. Questa capacità agentiva di proiettarsi verso il futuro può essere coltivata e sviluppata, proprio laddove vi siano le condizioni per i ragazzi di porre in atto un esercizio di progettualità verificabile, in cui l’ideazione e la volizione, come spinte propulsive all’agire, trovano un terreno fertile nella sperimentazione concreta dell’autodeterminazione, proprio come gli studi congiunti tra FTP e SDT hanno messo in evidenza (Vansteenkiste et al., 2004) e a patto che vengano garantite le condizioni tanto di accesso quanto di fruizione di un sistema formativo.

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Quest’ultimo fronte ci porta ad esplorare la dimensione partecipativa dell’agency che, come discuteremo nel prossimo paragrafo, non può che essere l’unica accezione di fruizione della formazione che abbia caratteristiche agentive e che rimette i ragazzi al centro della propria formazione, come decisori autonomi del proprio progetto formativo, secondo i propri bisogni e i propri desideri.