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Dal 1963 iniziò a svilupparsi una nuova corrente all’interno del movimento degli afroamericani denominata “nazionalismo nero” che respingeva i valori della so- cietà bianca e faceva emergere un orgoglio nero che intendeva spostare la lotta verso nuovi obiettivi tra cui quello di poter vivere distaccati dai bianchi facendo emergere le origini africane che erano rimaste nascoste per troppo tempo per far esaltare invece i valori dei bianchi. La rivolta di Harlem durò dal 18 al 22 giugno 1964 e fu contrassegnata da scontri con la polizia che prevedevano l’utilizzo di bottiglie molotov inoltre ci furono saccheggi nei negozi appartenenti ai bianchi; solamente pochi giorni dopo la legge sul diritto di voto scoppiò un’altra gigantesca rivolta a Watts, nel distretto di Los Angeles, esattamente l’11 agosto 1965 dopo che un ragazzo di colore venne arrestato ingiustamente con l’accusa di aver guidato troppo veloce: era l’ennesimo tentativo da parte degli agenti di incastrare gli afroa- mericani e di ledere i loro diritti solo perché erano neri; nei sobborghi adiacenti, la ribellione della comunità nera provocò danni economici enormi per milioni di dol- lari a causa di saccheggi e incendi; intanto, l’inaudita violenza che fu trasmessa in televisione durò ben sei giorni e si concluse con l’intervento della guardia nazio- nale: ci furono morti e feriti112. Appena vennero a conoscenza del terrore che si stava sgominando per le strade di Watts, Martin Luther King ed il CORE si preci- pitarono sul luogo delle proteste cercando di mettere fine agli scontri ma non fu- rono ascoltati dalla comunità nera perché chi sferrava gli attacchi contro la polizia

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pensava che la violenza fosse il giusto metodo da adottare contro le continue per- cosse; l’azione non violenta di King si era rivelata un fallimento e non sarebbe mai riuscita a cambiare il sentimento d’odio e di disprezzo che la società bianca pro- vava nei confronti dei neri, quest’ultimi non volevano più essere sottomessi dai bianchi e continuare a vivere in condizioni di povertà e discriminazione: era arri- vato il momento di agire con tutti i mezzi possibili. Anche se si intravedeva la fine dell’azione non violenta, il movimento nero doveva continuare a lottare attuando nuove strategie e nuovi obiettivi. Allo stesso tempo, gli afroamericani avevano la necessità di focalizzare l’attenzione sulla possibilità di autocontrollo della comu- nità nera e sui bisogni primari: il diritto di avere una casa, poter usufruire di qual- siasi scuola ed apportare un miglioramento delle condizioni di vita dei neri che vivevano nelle grandi città del Nord del paese. Il Black Power voleva esaltare le origini africane, la cultura, il jazz, il soul: elementi importanti che rappresentavano l’identità del popolo nero; gli scontri di Watts dimostrarono che l’uguaglianza con i bianchi sia per quanto riguarda l’ambito sociale che economico non si sarebbe raggiunta di lì a poco infatti la grande maggioranza degli afroamericani aveva un basso reddito e viveva nei ghetti delle città: molti erano disoccupati e non avevano le stesse opportunità dei bianchi. Nonostante i piccoli progressi ottenuti con alcuni provvedimenti attuati dal Presidente Johnson la situazione della comunità di colore era molto grave in tutti i settori che li riguardavano; oltre a tutto questo, le genera- zioni più giovani provavano verso i bianchi un forte risentimento che sfociava a sua volta nel razzismo. Le rivolte aumentarono di numero nel 1966 e nel 1967: interi quartieri furono distrutti e la passività dei neri apparteneva ormai al passato; la corrente del Black Power113nacque grazie a Malcolm X e dopo la sua morte venne idealizzata e propagandata da Stokely Carmichael: un attivista del movi- mento dei diritti civili che divenne presidente del SNCC; anche se inizialmente le organizzazioni legate alla Nuova Sinistra come ad esempio il movimento degli

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studenti collaborò con l’SNCC, in seguito, il movimento del Black Power man- tenne un atteggiamento di diffidenza verso le organizzazioni bianche soprattutto a causa del nuovo credo dell’organizzazione che esaltava la cultura nera114. I ragazzi di colore che vivevano nel quartiere di Harlem a New York trovarono la loro ispi- razione in Malcolm X, leader della Nation of Islam (un’organizzazione che esal- tava il nazionalismo nero e considerava i bianchi come esseri inferiori) che riuscì a far interessare alla politica i ragazzi del ghetto; oltre ad essere il massimo espo- nente del nazionalismo, a differenza di Martin Luther King, non credeva inizial- mente nella possibilità di integrazione dei neri nella società bianca e pensava che gli afroamericani dovessero riscoprire le proprie radici, la propria storia, la propria cultura e dovessero battersi per i diritti umani di tutta la comunità nera dislocata nei vari paesi del mondo. Malcolm Little conosciuto come Malcolm X nacque il 19 maggio del 1925 a Omaha in Nebraska e fu il settimo di otto fratelli; fin dalla nascita la sua vita non fu affatto facile perché la sua famiglia fu perseguitata dai bianchi che incendiarono l’abitazione dove viveva insieme ai genitori nel 1929; suo padre (un pastore battista) venne assassinato nel 1931 da un’associazione raz- zista denominata “legione nera” che era legata al Ku Klux Klan. Dopo la morte del padre, la situazione economica della famiglia si fece sempre più drammatica così fin da piccolo fu costretto a vivere in collegio e poi durante l’adolescenza si trasferì con sua sorella nel ghetto di Boston dove iniziò a guadagnarsi dei soldi al limite della legalità e per questo finì in carcere; Malcolm X mentre scontava la sua pena si convertì al particolare islamismo predicato dalla Nation of Islam guidata da Eli- jah Muhammad: una sorta di religione che dichiarava la necessità per l’uomo di colore di separarsi dall’uomo bianco se voleva sopravvivere. Durante il periodo che passò in prigione Malcolm X lesse tantissimi libri che iniziarono a formare il suo pensiero ed appena uscì dal carcere nel 1952 si recò a Chicago dove incontrò per la prima volta Elijah Muhammad che lo fece entrare nella Nation of Islam; dal

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momento che gli venne offerta quell’opportunità decise di coglierla al volo soprat- tutto perché la sua adesione al gruppo gli avrebbe permesso di migliorare la sua vita sia dal punto di vista psicologico dato che era rimasto isolato dalla società per tanto tempo ma anche dal punto di vista economico perché gli avrebbe permesso di garantire un futuro alla sua famiglia. Fin da subito, Malcolm X divenne molto apprezzato nella Nation of Islam e grazie ai suoi discorsi molto diretti riuscì a con- quistare e trascinare la massa delle persone: da quel momento in poi divenne il leader della setta islamica denominata anche “movimento dei Black Muslim” e si occupò di farla conoscere a tutto il paese115. Il 1963 fu un anno importante perché le proteste del movimento nero iniziarono a coinvolgere anche le città del Nord dove i Black Muslim avevano tantissimi proseliti; gli aderenti alla setta però deci- sero di non partecipare alla lotta della comunità nera perché non sentivano la ne- cessità di unirsi a coloro che non facevano parte della Nation of Islam; durante il 1964 si consumò la rottura di Malcolm X con Elijah Muhammad a causa di vedute diverse e del cambiamento di Malcolm che non voleva più sottomettersi ad un capo e credeva, a differenza dell’organizzazione, nella collaborazione positiva tra atti- visti bianchi e neri in modo da far nascere nuove idee e capire meglio i punti deboli, solo così sarebbero potute aumentare le possibilità di una rivincita del movimento nero116. Durante l’ultimo periodo della sua vita ebbe modo di ripensare al rifiuto della razza bianca e si convinse che avere la pelle chiara non significava solamente essere razzisti ma poteva includere anche delle qualità positive; iniziò a credere che non tutti gli uomini bianchi fossero uguali e proprio per questo c’era ancora speranza per una futura integrazione tra le due razze. Durante quell’anno, Malcolm X capì che non era più quello il suo posto perché i Black Muslim non erano inte- ressati alla politica mentre lui voleva dare il suo contributo per qualcosa di impor- tante: si convinse che il movimento nero avesse bisogno di un cambiamento e che era giunto il momento di passare all’azione senza mezzi termini cercando di cam- biare la società e migliorare la situazione della comunità nera. Nel 1964 Malcolm

115 GEORGE BREITMAN, Malcolm X, L’uomo e le idee, Roma, Erre Emme, 1992, pp. 8-12. 116 Ivi, pp. 15-16.

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X partì per compiere il pellegrinaggio alla Mecca ed al suo ritorno divenne il capro espiatorio della stampa bianca che lo accusò di essere l’ideatore delle rivolte nei ghetti che si stavano allargando a macchia d’olio in tutto il paese; le sue idee erano molto chiare e manifestavano la necessità di un cambiamento di strategia: il movi- mento nero doveva scegliere i propri leader, contare essenzialmente sulle proprie forze e lottare per conquistare la libertà nonostante il razzismo della comunità bianca e del governo; il movimento grazie anche ad elementi più radicali avrebbe dovuto combattere senza mai arrendersi. Oltre al cambiamento dal punto di vista politico, Malcolm X dopo il suo ritorno dalla Mecca attuò un cambiamento spiri- tuale e decise di convertirsi alla fede islamica ufficiale; fin dalla formazione del suo pensiero politico affermò l’importanza dell’autodifesa: i neri avrebbero dovuto difendersi dalla rabbia di folle razziste e dall’aggressività della polizia, a suo av- viso la comunità di colore non doveva più subire passivamente le violenze ma creare gruppi di difesa armati; il leader del nazionalismo nero era contrario alla violenza ma la riteneva necessaria in caso di attacco: se gli afroamericani avessero iniziato a non subire passivamente le aggressioni anche i razzisti avrebbero pian piano cambiato metodo dato che le percosse non sarebbero più state efficaci117. La stampa americana ha sempre screditato ed attaccato Malcolm X facendo credere che fosse un fanatico che aveva l’obiettivo di incitare alla violenza la comunità di colore senza mai soffermarsi a comprendere il significato delle sue parole, delle sue idee e soprattutto il motivo della sua battaglia; dai giornali si poteva scorgere un pensiero xenofobo che rendeva i leader del movimento nero delle pedine da poter calpestare per non deludere il pensiero di milioni di americani che solo a causa della razza volevano schiacciare i diritti di milioni di cittadini di colore. Ri- guardo la questione della “razza”, Malcolm X ripudiò le idee di superiorità ed in- feriorità predicate dalla Nation of Islam e si convinse che le persone dovevano essere giudicate per le loro azioni e non per il colore della loro pelle; al ritorno dai suoi viaggi in Medio Oriente ed in Africa appoggiò le rivoluzioni indipendentiste

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di tutti quei paesi che erano stati sottomessi da troppo tempo all’imperialismo bianco e che adesso volevano ottenere la loro libertà. Malcolm X desiderava che tutti gli africani si mobilitassero all’interno dell’Onu in modo da portare l’atten- zione sulle discriminazioni che milioni di afroamericani dovevano subire ogni giorno in patria a causa del razzismo che era fortemente radicato nella società ame- ricana e nelle sue istituzioni118. Riguardo il problema delle alleanze tra i bianchi ed il movimento nero, il leader del Black Power aveva idee molto chiare: pensava che gli attivisti bianchi avrebbero potuto dare il loro contributo esterno ma senza raggiungere un’alleanza vera e propria con il movimento nero che doveva in un primo momento trovare una sua coesione interna e solo successivamente avrebbe potuto essere pronto per una collaborazione119. Due concetti erano di fondamentale importanza per Malcolm X: il nazionalismo nero ed il separatismo; il primo riguar- dava l’unione dei neri come gruppo, le organizzazioni dovevano essere guidate e controllate da persone di colore così come l’intera vita economica e politica per far fronte agli interessi della comunità nera; se inizialmente, la sua idea di nazionali- smo si riferiva a quanto detto fino ad ora in seguito decise di non utilizzare più il termine specifico perché stava cercando una definizione più appropriata per ciò che aveva in mente di realizzare: il nazionalismo era diventato solo un mezzo per raggiungere i suoi obiettivi che prevedevano l’urgenza di una mobilitazione col- lettiva della comunità in modo da abbattere una volta per tutte le discriminazioni economiche e sociali dell’essere nero. Grazie ai suoi studi ed ai viaggi in Africa capì che per migliorare la situazione degli afroamericani non sarebbe bastato es- sere nazionalista ma serviva una profonda riforma della società americana che ri- voluzionasse l’intero sistema economico, politico e sociale degli Stati Uniti; tutto questo avrebbe permesso di estirpare il razzismo ed in seguito avrebbe dato la pos- sibilità agli afroamericani di migliorare le proprie condizioni di vita. Per quanto riguarda il separatismo Malcolm X, inizialmente, quando entrò a far parte della Nation of Islam credeva nella necessità di indipendenza dai bianchi e nell’idea di

118 Ivi, pp. 25-26. 119 Ivi, p. 29.

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andare a vivere in un territorio dove abitavano solamente persone di colore; in seguito quando maturò le sue idee politiche cambiò idea perché pensava che ci fosse ancora speranza e che un giorno la “razza” bianca e quella nera avrebbero potuto convivere pacificamente120. Durante l’ultimo anno di vita cercò di creare un movimento nero che grazie all’unione della comunità di colore potesse battersi per i bisogni primari degli afroamericani come la necessità di trovare un lavoro, avere una casa, poter andare a scuola…Anche se prima di essere ucciso non ebbe il tempo di definire il tipo di movimento nero che aveva in mente in base al suo pensiero sarebbe stato nazionalista, rivoluzionario e socialista; le sue idee non an- darono perdute ma furono il punto di partenza per la creazione delle Pantere Nere. Il 13 febbraio 1965 la casa di Malcolm X a New York venne fatta esplodere ma non ci furono feriti; solamente una settimana dopo, durante una conferenza nella Audubon Ballroom di Harlem venne spenta la miccia della rivoluzione del movi- mento nero: Malcolm X venne ucciso. Se esaminiamo la lotta del movimento dei diritti civili ci accorgiamo che Martin Luther King era riuscito con il suo carisma e con il suo coraggio a raggiungere obiettivi importanti utilizzando il metodo della “non violenza”: il primo traguardo fu senz’altro quello di far capire alle persone che dovevano superare la paura e che era arrivato il momento di lottare per i propri diritti. Il sistema scelto da King era “pacifista” ed anche se aveva dei limiti in pri- mis mostrò alle persone di tutto il mondo che gli attivisti per i diritti civili combat- tevano per raggiungere i loro ideali ma che al tempo stesso erano indifesi dalla violenza che subivano dalla polizia, dalla società bianca e dal Ku Klux Klan. King si convinse che se il movimento di diritti civili avesse coinvolto il maggior numero di persone alla propria causa tutto sarebbe stato possibile. Le persone dopo che assistettero alle scene di violenza riprese dalle troupes televisive di tutto il mondo non avrebbero potuto continuare a far finta di niente e la marcia di Washington che radunò 250.000 persone compresi molti bianchi ne è la prova. Il secondo obiettivo di King fu il raggiungimento delle leggi emanate dal Presidente Johnson nel 1964

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e nel 1965 nonostante questo però la situazione non riuscì a migliorare moltissimo perché il problema non era solo di tipo legale ma proveniva ancora una volta dalla mente delle persone: il razzismo e la complicità del sistema resero ancora una volta i neri ai margini della società: discriminati e senza lavoro. I continui massacri da parte della polizia nei confronti degli afroamericani fecero considerare al movi- mento nero che doveva esserci un cambiamento e che questa volta bisognava es- sere pronti ad usare la violenza se necessaria: non era giusto che ogni giorno le persone di colore fossero uccise anche se innocenti. Dal momento che si affermò il Black Power si cominciò a pensare che forse l’integrazione non sarebbe stata la soluzione ma che il popolo nero doveva riuscire a vivere separato dai bianchi esal- tando però la cultura e l’orgoglio nero. Malcolm X con le sue idee riuscì a gettare le basi per un cambiamento che venne in seguito portato avanti dal Partito delle Pantere Nere, quest’ultimo trovò molti ostacoli sulla sua strada ma ebbe comunque il coraggio di provarci.

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