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Il Black Panther Party: una scintilla di speranza nella morsa della repressione.

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN STORIA E CIVILTÀ

Tesi di Laurea Magistrale

Il Black Panther Party:

una scintilla di speranza nella morsa della repressione.

Relatori: Candidato:

Vinzia Fiorino Alessandra Mazzei

Gianluca Fulvetti

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Indice

Introduzione ... 1

I ... 5

La fine dello schiavismo e leggi Jim Crow ... 5

Il movimento dei diritti civili di Martin Luther King ... 46

Malcolm X ed il nazionalismo nero... 57

II ... 65

Nascita ed evoluzione del Black Panther Party ... 65

I programmi sociali del Black Panther Party ... 102

Il rapporto di genere all’interno del partito e la storia di Elaine Brown: una donna alla presidenza del Black Panther Party ... 120

Il partito negli anni Settanta ... 131

III ... 141

La repressione dello stato contro il Black Panther Party: il programma COINTELPRO ... 141

Intervista a William O’Neal: una spia all’interno del Partito ... 191

La vita dei leader del Black Panther Party... 211

IV ... 227

La violenza nei confronti delle Pantere Nere riportata sul New York Times e sui quotidiani europei ed italiani ... 227

Bibliografia ... 268

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Introduzione

La presente indagine ha come oggetto lo studio del partito delle Pantere Nere che si sviluppò verso la fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti d’America in un pe-riodo di grande cambiamento all’interno del movimento nero. La scelta di questo argomento è dovuta al mio interesse per la storia degli Stati Uniti ed in particolar modo per il periodo che riguarda il lasso di tempo tra gli anni Sessanta e gli Ot-tanta. Inizialmente ho deciso di focalizzare la mia attenzione sul periodo succes-sivo alla fine della Guerra Civile Americana addentrandomi in particolar modo sulle condizioni di vita, sulle discriminazioni e sulle violenze a cui erano soggetti gli ex schiavi dopo che Abraham Lincoln abolì definitivamente la schiavitù nel 1865. Dopo essermi soffermata sulle leggi Jim Crow ho voluto ripercorrere le tappe fondamentali che hanno portato alla nascita del movimento per i diritti civili ed al conseguimento di alcuni obiettivi importanti per la comunità di colore come la legge sui diritti civili del 1964 (Civil Rights Act) che aboliva legalmente qual-siasi forma di segregazione e discriminazione sulla base dell’etnia, del credo reli-gioso, della nazionalità e del sesso favorendo invece l’integrazione. Con la legge del 1965 (Voting Rights Act) veniva concesso legalmente il diritto al voto a tutti gli afroamericani. Anche se l’azione non violenta di Martin Luther King aveva raggiunto traguardi importanti dal punto di vista legale, la comunità nera era an-cora lontana dal raggiungere la parità dei diritti e la fine reale delle discriminazioni; in seguito a ciò, ho cercato di comprendere il cambiamento di strategia e d’azione all’interno del movimento nero per capire su quali basi si fosse costituito il Black Panther Party e quali fossero i suoi obiettivi. Successivamente mi sono concentrata sull’organizzazione per poi approfondire alcuni aspetti che mi interessavano par-ticolarmente come i “programmi sociali” denominati anche “programmi di soprav-vivenza” attraverso i quali il partito cercò di soddisfare i bisogni primari della co-munità nera ed al tempo stesso riuscì a renderla consapevole della necessità di un cambiamento del sistema per porre fine alle disuguaglianze ed alle discriminazioni

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nonché creare una società più equa per le persone. In seguito, ho ritenuto oppor-tuno analizzare il rapporto di genere all’interno del Black Panther Party basandomi sull’esperienza di Elaine Brown divenuta presidente dopo l’espulsione di Bobby Seale dal partito nel 1974. Nell’ultima parte del mio lavoro ho voluto esaminare a fondo la repressione da parte dello stato e dell’FBI nei confronti dei militanti delle Pantere Nere attraverso il programma segreto denominato “COINTELPRO” che aveva lo scopo di far sgretolare il partito in mille pezzi ricorrendo a qualsiasi me-todo illegale pur di debellare la minaccia costituita dal Black Panther Party. Per comprendere meglio i vari mezzi a disposizione del Bureau ed i suoi obiettivi mi sono soffermata sull’intervista rivolta da Blackside Inc. per conto dell’Università di Washington a William O’Neal: un infiltrato nella sede di Chicago per compren-dere quali fossero gli obiettivi reali dell’agenzia investigativa. Come ultima parte della mia indagine ho analizzato il tema della violenza riportata dai quotidiani dell’epoca basando la mia ricerca sugli archivi storici online del New York Times, di alcuni giornali europei ed italiani. Per portare a termine un’analisi di questo tipo mi sono concentrata inizialmente sugli episodi più efferati riguardanti la repres-sione nei confronti del Black Panther Party per poi ampliare la mia ricerca verso qualsiasi evento di violenza nei confronti dei militanti del partito. Fin dall’inizio ho potuto notare che la maggioranza degli archivi storici online è a pagamento ed il prezzo di un abbonamento, necessario per la consultazione, può variare moltis-simo in base alle testate giornalistiche. Oltre a questo, molti quotidiani soprattutto quelli europei ed americani non sono disponibili online per quel che riguarda il decennio 1960-1970. Per la mia indagine ho deciso di consultare il New York Ti-mes, la stampa spagnola, alcuni quotidiani svizzeri: l’Impartial, l’Express, La Li-berté, il giornale francese Le Monde ed i quotidiani italiani della Stampa e dell’Unità. Per quanto riguarda quest’ultimo ho potuto consultarlo solamente gra-zie ad un articolo che indicava l’indirizzo esatto dell’archivio storico online sul deep web, perché dal 2017 il sito del giornale è stato rimosso da internet: trovo che questo sia un grave danno per la conoscenza del nostro patrimonio storico e

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cultu-3

rale. Dopo aver analizzato i quotidiani ho potuto comprendere meglio la proble-maticità delle fonti storiche e posso confermare che per attuare una ampia ricerca è necessario utilizzare non solo i servizi presenti online ma anche gli archivi locali e nazionali in loco. Oltre alle testate giornalistiche, durante il mio lavoro ho con-sultato molti testi in lingua inglese ed alcuni in lingua italiana. A proposito di que-sto, ho riscontrato una certa difficoltà nel reperire il materiale anche perché ho dovuto ordinare molti libri nel Regno Unito e negli Stati Uniti a causa delle limitate pubblicazioni italiane sulle Pantere Nere di cui la maggior parte risale agli anni Settanta. Grazie alla mia indagine sono riuscita a sfatare molti degli stereotipi ri-guardanti il partito, innanzitutto per comprendere i vari aspetti dell’organizzazione non possiamo basarci solo sull’immagine pubblicizzata dai mezzi di comunica-zione che mettevano in risalto l’apparenza dei membri del partito con le loro uni-formi nere e le loro armi in pugno facendo apparire l’organizzazione come estre-mista, razzista ed incline alla violenza. Analizzando i quotidiani ho potuto ren-dermi conto che anche i giornalisti avevano un ruolo fondamentale nel contribuire all’immagine positiva o negativa delle Pantere: molto spesso alcuni reporter cer-cavano di attirare l’attenzione dei propri lettori spingendo proprio sul tasto della violenza senza analizzare bene i fatti e senza capire le motivazioni che spinsero i militanti a compiere determinate azioni, oltre a ciò la gente comune non poteva neanche immaginare la repressione fisica e psicologica che travolgeva letteral-mente i militanti. In realtà, il Black Panther Party non era un partito violento ma aveva degli ideali di tutto rispetto: cercava di difendere la propria comunità dalle aggressioni razziste da parte delle autorità e dallo stato. Fin dalla sua costituzione, l’organizzazione si occupava del benessere delle persone di colore che nonostante avessero ottenuto dei diritti dal punto di vista legale vivevano ancora ai margini della società a causa della disoccupazione e della mancanza dei requisiti essenziali che permettessero ai neri di vivere una vita dignitosa. Le Pantere Nere riuscirono ad organizzare moltissimi servizi per la comunità ma a causa della repressione dello stato dovettero mettere fine alla rete di solidarietà che si era solidificata negli anni grazie all’aiuto di tutte quelle persone che offrirono al partito un contributo

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finanziario ma anche personale per portare avanti tutti i progetti che erano messi a disposizione della popolazione di colore gratuitamente come i centri della salute, il programma di colazioni per bambini, il centro di assistenza legale gratuita, il servizio di capi d’abbigliamento, l’assistenza per gli anziani, il servizio di ambu-lanza e molto altro…L’FBI cercò di usare qualsiasi mezzo per screditare il Black Panther Party e pian piano riuscì ad annientare l’aiuto economico che derivava da tantissime organizzazioni ma anche da personaggi importanti che credettero fin da subito nella causa del partito; molti volontari tra cui medici ed assistenti che col-laboravano nei centri per la salute furono arrestati dalla polizia. Con il passare del tempo lo stato riuscì a smantellare il partito ed a spengere la fiamma della rivolu-zione che avrebbe dato una speranza per una società che ancora oggi possiamo solamente immaginare.

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I

La fine dello schiavismo e leggi Jim Crow

Lo schiavismo negli Stati Uniti d’America si affermò nel XVII secolo d.C. quando migliaia di schiavi arrivarono in questi territori per essere utilizzati come manodo-pera nell’agricoltura o come domestici; con la nascita degli Stati Uniti il 4 luglio 1776, gli schiavi divennero indispensabili per far crescere l’economia americana ed iniziarono ad essere impiegati dai propri padroni, una minoranza di persone, al lavoro nelle piantagioni del Sud del paese dove raggiunsero la cifra di quasi quattro milioni di persone. Fu proprio nel Profondo Sud che iniziò a diffondersi l’odio verso gli schiavi, infatti la classe bianca meno abbiente vedeva in loro una sorta di concorrenza lavorativa gratuita; per giustificare lo schiavismo nel Nuovo Mondo, fin dal XVIII secolo d.C., le persone di colore vennero descritte come dei selvaggi ed inferiori dal punto di vista intellettuale1. Questi appellativi si sarebbero traman-dati grazie alle teorie scientifiche ed antropologiche del XIX secolo ed attraverso generazioni di bianchi fino ai giorni nostri: il razzismo fu lo strumento ideale per mantenere intatta la supremazia bianca anglosassone. Durante la prima metà del XIX secolo d.C., gli schiavi presenti negli Stati Uniti aumentarono rispetto a quelli di altri paesi perché riuscirono a riprodursi maggiormente e vennero impiegati so-prattutto nei campi di cotone, infatti il commercio di questo prodotto, aveva un grande giro d’affari che doveva soddisfare una grande richiesta, dato che il filato veniva impiegato nell’industria tessile di tutta Europa2; i piantatori del Sud che possedevano gli schiavi, erano molto ricchi ed usufruivano di una manodopera di cui non potevano fare a meno se volevano abbattere i costi ed aumentare gli utili. Secondo gli studi sullo schiavismo negli Stati Uniti di Ullrich Bonnell Phillips e

1 GUIDO CALDIRON, Wasp, l’America razzista dal Ku Klux Klan a Donald Trump, Roma,

Fandango, 2016, pp. 34-36.

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di Eugene D. Genovese3 poco prima della Guerra Civile i rapporti personali fra bianchi e neri erano maggiori di quanto possiamo immaginare: il legame tra il pa-drone e lo schiavo era basato su una certa intimità in particolar modo tra i domestici ed i padroni bianchi che frequentavano la stessa chiesa e condividevano la casa che si trovava all’interno della piantagione inoltre non dobbiamo dimenticare an-che l’alto numero di braccianti di colore ed una minoranza di neri liberi an-che viveva nelle città. In ogni centro del Sud, nelle ore di svago, bianchi e neri erano soliti frequentare gli stessi bar ed anche i rapporti sessuali erano liberi: l’alta percentuale di mulatti presenti nelle metropoli nella seconda metà dell’Ottocento ne è un esem-pio; in quel periodo, le persone di colore che vivevano libere nelle città avevano una limitazione per quel che riguarda la fruizione dei servizi ma non esisteva una legge vera e propria e variava a seconda delle zone; la vita urbana era una partico-larità, infatti la popolazione era stimata al di sotto delle diecimila persone. L’am-biente urbano rappresentava un pericolo per la schiavitù perché indeboliva il suo spessore e rendeva più difficile il suo controllo4: la libertà che si poteva percepire non poteva essere la stessa delle campagne del Sud dove viveva la maggior parte degli schiavi e dove le abitudini e lo stile di vita era completamente diverso da quello urbano. Durante lo schiavismo, gli afroamericani avevano ogni tipo di pri-vazione e coloro che volevano imparare a leggere e scrivere dovevano acquisire queste competenze di nascosto in scuole clandestine; sia gli schiavisti che i tribu-nali ritenevano essenziale che gli schiavi non fossero alfabetizzati in modo da man-tenere la sicurezza nel Sud: alla vigilia dell’emancipazione la loro maggioranza era analfabeta. Le radici della segregazione5 nacquero durante il periodo della schiavitù ma si solidificarono, stranamente a quanto si possa credere, negli stati del Nord dove lo schiavismo venne abolito nel 1830 e gli ex schiavi iniziarono ad ottenere dei diritti come quello di poter lavorare dietro un compenso e poter pre-sentare petizioni contro le discriminazioni; nonostante questo, gli schiavi appena

3 STEFANO LUCONI, Gli afro-americani dalla guerra civile alla presidenza di Barack Obama,

Padova, Cleup, 2011, pp. 57-58.

4 C.VANN WOODWARD, La strana carriera di Jim Crow, Firenze, Sansoni, 1966, pp. 9-10. 5 Ivi, pp. 13-14.

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liberati dovevano fare i conti con la realtà ed accettare la loro posizione di inferio-rità rispetto ai bianchi: non avrebbero potuto integrarsi nella società, ma dal 1860, grazie ad un’apposita legislazione potevano vivere distaccati dai bianchi e sotto-stare a speciali settori denominati Jim Crow che potevano essere violati solamente per motivi importanti con dei permessi speciali. Già prima della Guerra Civile, gli ex schiavi che vivevano al Nord riuscirono a desegregare i treni del Massachussetts e le scuole nella città di Boston ma non riuscirono ad unire i quartieri perché non potevano risiedere nella stessa zona dei bianchi ma erano costretti a vivere in altre aree; negli stati del Nord Ovest, la segregazione era ancora molto accentuata ed in alcuni casi le persone di colore non potevano neanche superare i confini di alcuni stati a causa dei preconcetti che la popolazione di quei luoghi aveva sulla “razza” nera. I neri venivano esclusi dalla giuria nei tribunali e dal ruolo di testimoni nei processi e nonostante la libertà al Nord sia stata concessa prima di tutti gli altri stati, gli ex schiavi erano costretti a rispettare il modo di vita che venne scelto per loro. Il leader del partito repubblicano Abramo Lincoln credeva che non ci potesse essere una parità tra bianchi e neri anche perché bisognava rispettare il pensiero ed i sentimenti della maggioranza della popolazione bianca che sentiva di appartenere ad una “razza” superiore; all’inizio della Guerra Civile, il Presidente Lincoln non sembrava interessato ad abolire la schiavitù nonostante ci fosse un gran dibattito riguardo questo tema ed avesse ricevuto numerose petizioni che chiedevano di mettere fine a questa pratica6. Durante la guerra il suo credo iniziò a cambiare quando molti schiavi approfittarono dei combattimenti per fuggire dai propri pa-droni e si diressero verso Nord dove si trovavano le truppe dell’Unione: gli schiavi erano pronti a combattere contro la Confederazione del Sud perché pensavano che la guerra potesse essere una valida opportunità per conquistare la libertà. I coman-danti delle truppe furono molto sorpresi e non sapevano quale fosse il giusto com-portamento da attuare in questa situazione infatti inizialmente non fecero combat-tere gli schiavi ma li restituirono ai loro proprietari. Con il passare del tempo e

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soprattutto dopo la prima sconfitta nella battaglia di Bull Run7, il 21 luglio 1861, il

Presidente Lincoln iniziò a cambiare opinione ed a valutare seriamente la possibi-lità di far combattere gli schiavi per riuscire a vincere la guerra; con la legge

Con-fiscation Act del 1861 venne deciso che gli schiavi che venivano utilizzati a scopo

bellico dalla Confederazione del Sud potevano essere requisiti ed usati a vantaggio delle truppe dell’Unione mentre con una legge del 1864 venne introdotta la coscri-zione obbligatoria per tutti gli uomini di colore ma allo stesso tempo venne garan-tita la libertà a tutti gli schiavi che si fossero arruolati volontariamente. Tutti gli schiavi presenti nel paese si batterono per l’Unione ed il loro aiuto riuscì a rappre-sentare un grande vantaggio sia per quanto riguarda un aumento considerevole di uomini nelle truppe nordiste ma anche per l’attività di spionaggio; il primo reggi-mento formato esclusivamente da schiavi venne formato nel 1862 e fu comandato da un colonnello bianco; da quel momento in poi, gli schiavi vennero divisi in varie unità segregate comandate da ufficiali bianchi che erano a favore dell’abolizione della schiavitù. Il partito repubblicano riconobbe all’epoca l’importanza dell’aiuto mostrato dagli uomini di colore all’esercito dell’Unione così il 1 gennaio 1863, complice il movimento abolizionista che stava ottenendo sempre più consensi nel partito, Abraham Lincoln proclamò la libertà agli schiavi che si trovavano negli stati confederati; da quel momento in poi, sempre più fuggiaschi volevano schie-rarsi tra le file dell’Unione ed alla fine della guerra furono circa duecentomila per-sone. Il XIII emendamento della Costituzione americana abolì definitivamente la schiavitù nel 1865, subito dopo, altri due emendamenti riconobbero la cittadinanza ed i diritti politici agli ex schiavi.8 Se confrontiamo gli studi di Phillips e di Geno-vese con il saggio di Woodward possiamo intanto comprendere vari aspetti dello schiavismo; Phillips e Genovese presentano la teoria di una relazione piuttosto in-tima tra i domestici e la famiglia bianca per cui lavoravano ed anche se la superio-rità di “razza” da parte dei proprietari si può far sentire è probabile che il loro

7 La battaglia di Bull Run fu la prima grande battaglia della Guerra Civile americana che fu

combattuta tra gli stati dell’Unione e gli stati della Confederazione del Sud.

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rapporto potesse essere considerato quasi come un legame di amicizia regolato da regole fisiche e psicologiche di comportamento. Woodward nel saggio La strana

carriera di Jim Crow invece presenta un diverso tipo di relazione tra il padrone ed

i contadini che venivano sfruttati nelle piantagioni: in questo caso sembra non es-sere presente il legame descritto da Phillips e da Genovese ma è probabile che il bracciante fosse considerato solamente una “proprietà” e quindi doveva eseguire gli ordini ed attuare un comportamento di tipo esclusivamente servile. Per quanto riguarda i migliaia di neri liberi presenti nelle città del Nord dovevano sottostare a delle regole che cambiavano in base alle zone e rappresentavano una sorta di anti-cipazione della segregazione: anche se indipendenti erano comunque considerati inferiori e non potevano neanche immaginare di avere gli stessi diritti dei bianchi. Gli schiavi dopo aver combattuto per l’Unione ed aver ottenuto la libertà speravano di iniziare una nuova vita e di essere sulla buona strada per la parità dei diritti ma purtroppo non potevano sapere cosa gli sarebbe accaduto. Durante la ricerca di testi sullo schiavismo ho trovato alcune difficoltà nel reperire fonti storiche che potessero argomentare meglio questo periodo, mi sarebbe piaciuto approfondire il tema del rapporto tra lo schiavo ed il padrone ma purtroppo non sono stata in grado di farlo con il materiale che avevo a disposizione.

Il periodo che va dal 1865 al 1877 viene denominato “Ricostruzione”. Gli ex schiavi appena emancipati speravano di aver lasciato nel passato le loro peggiori sofferenze e nutrivano la fiducia di un futuro in cui potevano essere finalmente liberi ed avere gli stessi diritti dei bianchi9; l’uomo di colore che si trovava per la prima volta ad assaporare la libertà era una persona non istruita, molto povera che aveva vissuto una vita dura e costantemente controllata dal proprio padrone: questa esperienza di vita era come un marchio, riflesso nel comportamento dell’ex schiavo che anche dopo aver ottenuto dei diritti viveva comunque una vita di sot-tomissione in presenza dei bianchi. Grazie alle teorie evoluzionistiche che si

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lupparono intorno alla metà del XIX secolo d.C., anche negli Stati Uniti, il razzi-smo iniziò pian piano a contaminare il pensiero di una parte della società bianca nel momento in cui gli schiavi divennero uomini liberi. La teoria che legittima il razzismo è stata elaborata dal Conte di Gobineau nel Saggio sulla disuguaglianza

delle razze umane (1856) in cui le diversifica in base ai principi della biologia e

della natura facendo riferimento alla bellezza del corpo ed ai tratti somatici dell’et-nia bianca che secondo il suo pensiero vengono messi in pericolo dalla “contami-nazione delle razze” che sembravano impoverire il patrimonio genetico10. Per quanto riguarda la teoria dell’evoluzionismo, il suo capostipite è Charles Darwin di cui possiamo citare L’origine della specie (1859) e L’origine dell’uomo (1871), queste due opere tendono in un certo senso a sviluppare il concetto di superiorità ed inferiorità perché in base ai suoi studi sulla selezione naturale solo il “più forte” in un gruppo può riuscire ad adattarsi all’ambiente circostante, in base a questo concetto venne sviluppata l’idea che colui che riesce a resistere ed a dominare gli altri può ritenersi superiore. Darwin considera l’evoluzione dei popoli come con-tinuativa ma al tempo stesso presenta vari stadi di sviluppo: in questo senso si possono suddividere i popoli più evoluti da quelli cosiddetti “primitivi” o “sel-vaggi”. In sintesi, si può portare il paragone con la “popolazione bianca”: dato che è riuscita a dominare gli altri popoli può essere considerata superiore rispetto alle altre etnie. La “razza” nera veniva descritta come inferiore ed aveva delle peculia-rità: le persone di colore erano considerate rozze, incivili ed intellettualmente in-feriori mentre i bianchi erano individui civili e superiori: proprio per questa ra-gione, i neri dovevano continuare ad essere schiavi dato che non erano neanche in grado di badare a loro stessi11. Fin dall’emancipazione degli ex schiavi, coloro che non accettavano i diritti delle persone di colore divennero membri di un’organiz-zazione segreta che venne fondata nel 1866 dal generale Nathan Bedford Forrest: il Ku Klux Klan; lo scopo di questo gruppo era quello di ripristinare il potere dei bianchi tramite la violenza ed i linciaggi in modo da farli tornare di nuovo alla

10 FABIO DEI, Antropologia culturale, Bologna, Il Mulino, 2012, pp. 29-30. 11 LINDSAY, Il commercio degli schiavi cit., pp. 171-172.

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subordinazione; questa pratica si diffuse tra i razzisti convinti sia nel Nord che nel Sud del paese già prima del 186012. Tra gli anni 1868 e 1870 vennero prese delle misure per salvaguardare la vita della comunità nera e furono emanate due leggi: il XIV emendamento della Costituzione stabiliva la parità dei diritti per tutte le persone nate nel territorio americano mentre il XV emendamento garantiva il di-ritto di voto per tutti i cittadini senza distinzione di razza. Il governatore Hampton della Carolina del Sud, si impegnò molto a favore dei diritti della comunità nera e durante la sua amministrazione, affidò ottantasei cariche a persone di colore che diventarono giudici, commissari di giuria ed entrarono a far parte delle commis-sioni di stato, di contea e delle liste che dovevano eleggere dei candidati per l’as-semblea legislativa; anche il governatore Francis T. Nicholls della Louisiana affidò molti incarichi ai neri soprattutto all’interno dei consigli; il suo scopo era quello di creare una sorta di pacificazione tra la comunità bianca e quella nera. Alla fine della Guerra Civile, gli ex schiavi lavoravano nelle piantagioni di cotone, tabacco, canna da zucchero e riso situate nel Profondo Sud; in questo periodo, il governo federale decise di costituire un ente che doveva provvedere alle necessità di base di queste persone in modo da garantirli un’istruzione. In base allo studio di Charles E. Wynes13 che riguardava le relazioni tra le razze nello stato della Virginia veniva avvalorata la tesi che non esistesse ancora un modello di comportamento a cui i neri dovevano attenersi verso la fine dell’Ottocento ed affermò che la maggior parte della popolazione bianca era tollerante verso i diritti conquistati dalla comu-nità di colore. Nel Nord degli Stati Uniti, si iniziò a sospettare che in qualche modo gli stati del Sud potessero invece non aver accettato la libertà dei neri così nel 1878 il colonnello Thomas Wentwort che era stato in passato un convinto abolizionista decise di recarsi personalmente in Virginia, nella Carolina del Sud ed in Florida per capire come stavano realmente le cose; il colonnello non assistette a compor-tamenti discriminatori nei confronti delle persone di colore durante il viaggio in-trapreso in questi stati e la realtà sembrava essere del tutto positiva; sei anni dopo

12 LUCONI, Gli afro-americani dalla guerra civile alla presidenza di Barack Obama cit., p. 62. 13 WOODWARD, La strana carriera di Jim Crow cit., p. 26.

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Wentwort ritornò ad esaminare nuovamente la situazione che rimase immutata ri-spetto al 187014. Altre testimonianze sembrano confermare la stessa versione, George Campbell: un deputato al Parlamento decise di intraprendere un viaggio nel Sud e rimase colpito dall’interazione tra le due razze, dalla partecipazione degli afroamericani alla politica e dall’uguaglianza di trattamento tra neri e bianchi sui mezzi di trasporto15; nel 1885 anche George Washington Cable testimoniò che in Virginia la popolazione di colore poteva viaggiare senza discriminazioni sui ser-vizi pubblici. Una dichiarazione importante fu quella del giornalista nero T. McCants Stewart che nel 1885 intraprese un viaggio in treno da Boston fino al suo luogo d’origine: la Carolina del Sud; inizialmente era molto scettico ma constatò come tutto si svolgesse nel migliore dei modi nonostante la carrozza fosse molto affollata; T. McCants Stewart decise di mangiare nel ristorante del treno in modo da capire realmente come stavano le cose così decise di occupare l’unico posto libero in un tavolo dove erano seduti dei bianchi e rimase molto stupito dai modi gentili con cui venne servito dal cameriere e si meravigliò anche dal comporta-mento delle altre persone successivamente si recò in altri ristoranti del Sud ed an-che qui non fu oggetto di discriminazioni e notò come l’accoglienza fu addirittura migliore se paragonata al Nord; un’altra cosa che colpì molto Stewart fu la facilità con cui i bianchi iniziarono una conversazione con lui nonostante fosse nero e si meravigliò del fatto che il biglietto di prima classe era valido anche per un passeg-gero dalla pelle scura. Bisogna tener conto, leggendo questa testimonianza, che gli articoli scritti da T. McCants Stewart si riferiscono al clima di tranquillità succes-sivo all’insediamento del Presidente democratico Grover Cleveland; in prece-denza, il giornale di Stewart redasse alcuni articoli che riflettevano l’incertezza e la paura da parte della comunità di colore per l’elezione di un presidente democra-tico16. Stewart durante il suo viaggio non riuscì a trovare dei segni che potessero rivelare paura e preoccupazione per il futuro dei neri. Bisogna constatare però il

14 Ivi, pp. 28-29 15 Ibid.

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diverso trattamento riservato alle persone di colore che vivevano negli stati della costa orientale degli Stati Uniti: fu proprio in quest’area che iniziò la discrimina-zione prima che le leggi Jim Crow diventassero legali e che si estendessero a mac-chia d’olio in tutti gli stati del Sud17. Precedentemente all’affermazione del razzi-smo, ogni partito apportò tre proposte per gestire meglio i rapporti tra la comunità bianca e quella di colore: la proposta conservatrice fu quella che ottenne la mag-gioranza dei consensi, quella radicale conquistò una parte della popolazione men-tre quella liberale non ebbe seguito perché fu respinta poco dopo; tutte e men-tre co-munque avevano origini sudiste e rifiutavano l’estremismo. La posizione dei con-servatori non era ben definita ma perseguiva degli scopi di rilievo: da una parte c’erano le persone che volevano concedere diritti alla comunità di colore per far ottenere un vantaggio al partito oppure utili personali mentre dall’altra si trovavano coloro che desideravano negare i diritti ai neri ed umiliarli; l’obiettivo primario dei conservatori consisteva nel mantenere lo status quo ed i privilegi che esso com-portava: credevano che le persone di colore appartenessero ad una “razza” infe-riore e perciò dovevano essere guidati nella via da percorrere18. Solitamente, le migliori famiglie bianche concedevano più importanza alla classe sociale rispetto al colore della pelle proprio per questo erano favorevoli al miglioramento sociale e personale dei neri: preferivano un uomo di colore ben educato rispetto ad un bianco incivile; le classi sociali inferiori avevano idee diverse dall’élite bianca e tendevano a manifestare la loro ottusità riversando l’odio verso le persone di co-lore. La comunità nera percepiva questa differenza e nel 1890 quando iniziò la segregazione sui mezzi pubblici, molti editori neri pensarono di scrivere articoli che potessero in qualche modo far leva sulla classe agiata dei bianchi in modo da far annullare il provvedimento19. La proposta dei populisti radicali poteva essere un’alternativa a quella conservatrice: i membri del partito cercarono di integrare al suo interno la comunità di colore con l’obiettivo di convincerla a battersi per una

17 Ivi p. 33. 18 Ivi, pp. 35-39. 19 Ivi, pp. 40-41.

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causa che potesse unire le due razze invece di separarle, lo scopo proposto dai radicali fu quello di sconfiggere la povertà ed allo stesso tempo adottare il sistema di votazione australiano per le elezioni. Il partito populista radicale fece una pro-messa:

“Se voi difenderete i vostri diritti e la vostra qualità di uomini, se rimarrete spalla a spalla con noi nella lotta […] Il partito del po-polo cancellerà la linea del colore e indipendentemente dal colore metterà ogni uomo nel suo stato di cittadino”.20

I radicali promisero agli uomini di colore incarichi importanti come la possi-bilità di diventare membri di comitati esecutivi statali o di delegazioni che parte-cipavano alle convenzioni nazionali; la comunità nera rispose positivamente a ciò che veniva proposto dal partito radicale ma non i bianchi: lo sbaglio dei populisti radicali fu quello di voler ambire all’unione dei poveri di entrambe le razze. I con-servatori invece intendevano offrire la protezione ai bianchi poveri dai neri perché non erano affatto favorevoli all’aumento dei diritti per le persone di colore e non volevano avere nessun contatto con questa comunità; nonostante le promesse fatte alla popolazione bianca del Sud, il gruppo conservatore non riuscì a mantenere ciò che aveva promesso a causa della crisi agricola e della depressione economica di fine secolo, esse furono la causa della perdita del potere economico di questa classe sociale; anche nei confronti dei neri gli impegni non furono rispettati, i conserva-tori decisero pian piano di cancellare la politica di integrazione razziale ed i diritti che le persone di colore avevano conquistato fino a quel momento: la comunità nera era stata solamente una pedina per raggiungere uno scopo molto ambito cioè togliere voti al partito radicale populista. Per molto tempo, i neri del Sud si

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rono presi in giro e decisero di boicottare le votazioni finché poi non arrivò il mo-mento in cui non potevano più esercitare questo diritto legalmente a causa della discriminazione21.

La comunità nera divenne il capro espiatorio che serviva per riconciliare la razza bianca del Sud dopo il periodo di accuse tra conservatori e radicali; succes-sivamente, la società bianca divenne nuovamente unita grazie alla valorizzazione della superiorità assoluta della “razza”; a questo proposito, il giornale di Charle-ston “News and Courier” scrisse un articolo contro gli estremisti elencando tutte le conseguenze che avrebbe portato la dottrina di separazione dei servizi:

Se ci debbono essere vetture Jim Crow nelle ferrovie, ci dovreb-bero essere anche vetture Jim Crow nelle tranvie. E così pure nei battelli per passeggeri […] Se ci devono essere vetture Jim Crow, inoltre, ci dovrebbero essere sale d’attesa Jim Crow in tutte le sta-zioni e ristoranti Jim Crow…22

L’esempio fornito dal giornale non riuscì a trasmettere gli aspetti negativi di un provvedimento del genere ma fece esattamente l’opposto: intraprese una pro-posta concreta di come poteva essere affrontata la situazione della razza e così fu deciso di metterla in pratica dato che sembrava essere la soluzione migliore per risolvere il problema; l’indebolimento dell’opposizione che fino a quel momento era riuscita a tenere sotto controllo la situazione fece prevalere la paura, l’odio e l’estremismo della comunità bianca del Sud23. Il primo passo verso la sottomis-sione dei neri fu l’abolizione del diritto di voto: in questo modo non si sarebbero schierati più da una parte all’altra e soprattutto non avrebbero più rappresentato un ostacolo per i bianchi; il provvedimento legale che avrebbe negato questo diritto

21 Ivi, p. 48. 22 Ivi, p. 54. 23 Ivi, p. 55.

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alla comunità di colore fu elaborato dallo stato del Mississippi, gli altri stati pote-vano eventualmente aggiungervi delle piccole modifiche; vennero introdotti dei requisiti come saper leggere e scrivere, avere delle proprietà ma anche la “clausola del nonno” ed un’imposta pubblica; questi marchingegni fecero diminuire drasti-camente il voto della comunità nera ma per abolire totalmente questo diritto fu espressa l’indicazione che solo i bianchi potevano votare alle primarie: le elezioni considerate più importanti. In alcuni stati data la forte opposizione lo scopo dei bianchi fu raggiunto con la frode; per allontanare i sospetti dai bianchi poveri che non dovevano perdere il loro diritto di voto si ricorse ad un’intensa propaganda che elevava la superiorità della “razza” bianca ed innalzava la paura verso gli afroamericani che erano accusati di essere criminali, stupratori e di avere un com-portamento poco consono e irrispettoso verso la comunità bianca24. Tom Watson che faceva parte del partito populista si convinse che la propria parte politica avrebbe potuto vincere solamente dopo che alle persone di colore fosse stato tolto il diritto di voto così decise di unirsi alla causa progressista per poter ottenere un maggiore punteggio con cui Tom Watson avrebbe fatto eleggere Hoke Smith: can-didato democratico progressista che correva per la carica a governatore della Geor-gia. I bianchi si sarebbero uniti per dar vita ad un programma che aveva l’obiettivo di far perdere i diritti politici ai neri in questo stato e di attuare riforme populiste; dopo questa decisione, Tom Watson divenne un leader importante che contribuì a far aumentare a dismisura l’odio e la paura per gli afroamericani in Georgia, nel frattempo però il partito populista iniziò la sua discesa verso l’oblio e si affermò al suo posto il progressismo del Sud che riversava le sue radici nel razzismo verso i neri25. In Georgia, nel 1871 venne introdotta una tassa per iscriversi nelle liste elet-torali, questa novità fece scoraggiare molte persone di colore che decisero di ri-nunciare ad esercitare il proprio diritto di voto; il numero dei neri registrati nello stato della Louisiana alla fine del XIX secolo d.C. contava più di centotrentamila persone mentre nel 1904 il loro numero si era ridotto a 1342. Nella Carolina del

24 Ivi, pp. 68-69.

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Sud, l’adozione delle schede multiple mise in difficoltà tutte le persone analfabete e proprio per questo decisero di non andare a votare; nello stato del Tennessee fu introdotto l’Australian ballot nel 1889 che prevedeva una sola scheda mista con molti nomi di candidati sia democratici che repubblicani per ogni carica: questo metodo riuscì a confondere molti neri che non sapevano come votare; alle prece-denti elezioni invece le persone di colore non si trovavano in difficoltà: bastava che scegliessero la scheda che aveva un colore particolare a seconda del partito26. Lo stato del Mississippi invece decise di inserire la lettura della Costituzione in-sieme a prove di cultura generale come requisito per poter esercitare il diritto di voto. L’introduzione di molte competenze proposte dai singoli stati come criteri: ostacolarono anche i bianchi nelle votazioni così venne deciso dalla Louisiana di introdurre nel 1898 la cosiddetta “clausola del nonno” che escludeva dal voto so-lamente la comunità di colore: prevedeva che potessero recarsi alle urne soso-lamente coloro che avevano diritto di voto prima del 1867. Questo provvedimento esclu-deva la totalità degli afroamericani dato che prima di questa data la comunità nera non poteva votare perché era schiava e sottomessa al potere bianco quindi non poteva neanche aspirare al diritto di voto27. Una perdita di incisività per la lotta contro il razzismo venne agevolata da alcune decisioni prese dalla Corte Suprema tra il 1873 ed il 1898; la sentenza sui “Processi circa i diritti civili” del 1883 per esempio modificava la legge sui diritti civili e stabiliva che il XIV emendamento evitava le discriminazioni e le segregazioni a causa della razza da parte di uno stato ma non poteva punire le discriminazioni da parte degli individui, un altro decreto fu quello del 1890 con cui la Corte Suprema stabilì che uno stato poteva costitu-zionalmente richiedere la segregazione dei trasporti pubblici. Il provvedimento più importante fu “Plessy contro Ferguson”28: Homer Plessy era un cittadino di colore che nel 1892 decise di comprare un biglietto del treno da New Orleans a Coving-ton: appena salì si mise a sedere in un posto vuoto nella carrozza per bianchi e

26 LUCONI, Gli afro-americani dalla guerra civile alla presidenza di Barack Obama cit., pp.

82-83.

27 Ivi, pp. 83-84. 28 Ivi, p. 88.

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anche se gli venne detto di alzarsi e trovare un posto in una carrozza per persone di colore fece finta di niente; il suo comportamento gli causò il trasferimento nella prigione di New Orleans e fu accusato di aver violato la legge. In seguito, Homer Plessy durante il processo a suo carico disse apertamente che la compagnia ferro-viaria aveva negato i suoi diritti costituzionali; il giudice Ferguson non la pensò esattamente allo stesso modo ed affermò che lo stato della Louisiana aveva tutti i diritti per decidere quali provvedimenti adottare in base alle leggi interne dello stato. Nel 1896 Homer Plessy si appellò al XIV emendamento29 che stabiliva il diritto di cittadinanza a tutti gli ex schiavi ed a tutti coloro che erano nati negli Stati Uniti poi fece causa alla compagnia ferroviaria che gli aveva impedito di ri-manere in uno scompartimento per bianchi e lo aveva relegato in quello riservato per persone di colore; la Corte Suprema, una volta esaminato il caso, confermò la decisione del giudice Ferguson e respinse la causa dell’imputato: affermò che i suoi diritti non erano stati lesi perché il trattamento era paritario anche se vigeva la regola del “separato ma uguale”; questa sentenza sancì definitivamente la legit-timità della segregazione razziale sostenendo questa tesi. Nel 1898 durante la po-litica di imperialismo degli Stati Uniti furono assoggettati circa otto milioni di per-sone di colore e questo fatto, insieme all’influenza dei teorici che propagandavano la superiorità della “razza” caucasica o anglosassone fece in modo che i cittadini bianchi che rappresentavano gli Stati Uniti nel mondo potessero avere il predomi-nio sulla comunità nera che viveva nel loro paese; i personaggi chiave del movi-mento suprematista bianco del Sud furono convinti che alla fine i repubblicani non avrebbero contrastato la politica di segregazione, soprattutto in base alle recenti affermazioni di vari esponenti del partito che erano convinti che la loro fosse la razza superiore e che quindi aveva tutto il diritto di assoggettare quelle considerate inferiori. Nel 1900, il Times della città di Richmond chiedeva di attuare la separa-zione dei neri del Sud ed era supportato dal News & Courier di Charleston che vedeva nella segregazione l’unica soluzione per risolvere il problema della “razza”

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nera; fino all’inizio del XX secolo d.C., l’unica legge che attuava il principio co-mune della segregazione nella maggioranza di tutti gli stati era quella che si rife-riva alla separazione degli scompartimenti sui treni30; nella città di Montgomery, in Alabama, venne organizzato un trasporto pubblico per soli neri mentre nelle città situate sulla costa, la segregazione venne messa in atto anche sui battelli a vapore. La maggior parte delle insegne discriminatorie che indicavano i vari settori riservati alle persone di colore nei luoghi pubblici furono applicate all’inizio del Novecento in molte città e rappresentavano la decisione delle singole amministra-zioni cittadine che volevano in qualche modo evidenziare il cambiamento delle regole per i cittadini dalla pelle scura; la segregazione venne realizzata pian piano in tutti i settori compreso quello lavorativo dove le persone di razza nera dovevano lavorare in stanze separate dai bianchi ed avevano servizi separati31; le uniche ec-cezioni riguardavano lavori particolari come quello dei pompieri dove in caso di emergenza i neri potevano unirsi ai lavoratori bianchi. Tredici stati del Sud impo-nevano la separazione nei manicomi mentre molti stati attuavano misure più spe-cifiche per quanto riguarda la permanenza in carcere; la segregazione residenziale, prevedeva modelli diversi da zona a zona: a Baltimora, la linea del colore veniva divisa in base agli isolati; in Virginia le aree residenziali venivano distribuite in base ai distretti segregati che venivano decisi dai consigli comunali mentre nella città di Richmond veniva stabilita l’area in cui potevano vivere i bianchi oppure i neri in base alle persone che già vivevano nel quartiere, il metodo di New Orleans invece richiedeva il consenso della maggioranza della popolazione per vivere in una certa zona; le diverse aree residenziali divennero legge dal 1917 quando venne stabilito anche un limite per la vendita di case alla comunità di colore in una certa zona a causa di un provvedimento legale basato esclusivamente sulla “razza”32, le persone di colore furono costrette ad affollare i ghetti tranne quelli di alcune città del Texas, dell’Oklahoma e dell’Alabama dove ai neri era vietato l’accesso. La

30 WOODWARD, La strana carriera di Jim Crow cit., pp. 79-80. 31 Ivi, pp. 81-82.

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discriminazione riguardava ogni singolo aspetto della vita di ogni giorno ed anche il libro sacro: la Bibbia doveva essere solo per i neri in modo da essere usata esclu-sivamente dai testimoni di colore nei tribunali; perfino gli ascensori dovevano es-sere separati ed anche se non esistevano leggi in merito ad ogni singola discrimi-nazione venivano applicate direttamente nella vita reale33; le leggi Jim Crow giu-stificavano le aggressioni contro la comunità nera in quanto la regola del “separato ma uguale” faceva intendere che le persone di colore non erano nella realtà consi-derate uguali ma erano sottomesse all’autorità ed al volere della razza bianca pro-prio per questo potevano essere anche oggetto di violenza e persecuzione34. Anche se il provvedimento di fine Ottocento dichiarava la stessa protezione senza discri-minazioni di razza, in realtà non era così ed anche i processi non favorivano le persone di colore: i giudici e le giurie con i loro verdetti tendevano sempre a ma-nifestare il volere e la superiorità della “razza” bianca; per mantenere questa su-premazia escludevano dalla giuria gli afroamericani che non potevano essere chia-mati come testimoni: in questo modo il potere era in mano ad una giuria bianca influenzata dal razzismo. I neri durante un processo non potevano neanche far as-sumere la loro difesa da un avvocato di colore perché erano un numero molto ri-dotto e non avevano studiato al college: in molte zone del paese non gli era neanche permesso di esercitare. Dove l’odio verso gli afroamericani era ancora più pro-fondo, i legali di colore non potevano neanche entrare all’interno della Corte di Giustizia a causa della segregazione35; in alcune regioni del Sud, un giovane che desiderava diventare avvocato doveva conoscere la legge ma era essenziale che avesse appreso in base alla sua esperienza gli insegnamenti basilari su che cosa volesse effettivamente dire essere nero cioè conoscere sulla propria pelle le discri-minazioni in modo da poter difendere nel migliore dei modi i suoi clienti nei con-fronti dei codici vigenti nel Sud degli Stati Uniti36. La legge prevedeva che se un

33 Ivi, pp. 84-85. 34 Ivi, p. 90.

35 LEON F. LITWACK, Trouble in Mind, Black Southerness in the Age of Jim Crow, New

York, Knopf, 1998, pp. 248-250.

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uomo di colore uccideva un uomo bianco fosse condannato a morte e la sua ese-cuzione veniva decisa dallo sceriffo della città e dalla famiglia della vittima. Non soltanto, la giustizia dei bianchi prevedeva pesanti condanne nei confronti di un afroamericano se uccideva un bianco ma venivano completamente ignorati i cri-mini che riguardavano la violenza fra neri o veniva data una pena irrisoria37; il disprezzo e la paura della comunità nera nei confronti della polizia fu una conse-guenza del comportamento dei bianchi: “Se un nero uccide un uomo bianco, è omicidio. Se un uomo bianco uccide un nero, è un omicidio giustificabile. Se un nero uccide un altro nero, è un nero in meno.”38 Per sottrarsi alle regole della se-gregazione ed alle violenze presenti nel Profondo Sud ai neri non restava altra spe-ranza che fuggire negli stati del Nord dove la segregazione non venne applicata in questo periodo, molte persone di colore cercarono lavoro nelle fabbriche delle grandi città mentre coloro che desideravano rimanere nell’agricoltura desidera-vano diventare proprietari di un piccolo appezzamento di terra o di una piccola azienda agricola39. Purtroppo, le aspettative non furono realizzate da tutti: una parte di questi uomini decise di dirigersi in Kansas attraversando il Profondo Sud per poi prendere un battello fino a Saint Louis ed arrivare alla meta; tanti di coloro che avevano intrapreso questa migrazione rimasero però bloccati nel Mississippi dato che non furono accettati sul battello40. Altri neri invece nel 1879 lasciarono il Texas, la Louisiana, il Mississippi ed il Tennessee per cercare di cambiare la pro-pria vita, fuggire dai debiti che avevano accumulato con i proprietari nel corso del tempo con lo scopo di poter essere più indipendenti. Con fatica, tra il 1880 ed il 1920 si sviluppò una classe media rurale negli stati centrali dove dal 1890 alla Seconda Guerra Mondiale, più della metà delle fattorie erano state prese in affitto dagli afroamericani41; per sopravvivere, gli affittuari ed i mezzadri avevano biso-gno del credito che gli veniva prestato da un commerciante locale perché il loro

37 Ivi, pp. 258-264. 38 Ivi, p. 265. 39 Ivi, p. 483. 40 Ivi, pp. 484-485. 41 Ivi, pp. 117-122.

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lavoro prevedeva di disporre di contanti per comprare le attrezzature per piantare il cotone. Con il passare degli anni, gli affittuari ed i mezzadri si impoverirono sempre di più ed i soldi che ricevevano per il raccolto non bastavano neanche per pagare i debiti42. Le condizioni di vita degli agricoltori che decidevano di restare nella parte più meridionale degli Stati Uniti erano intollerabili sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale; dopo l’emancipazione, le aspettative de-gli ex schiavi che lavoravano nei campi erano altissime soprattutto perché spera-vano di diventare economicamente indipendenti mentre gli ex proprietari bianchi nonostante lo schiavismo fosse stato abolito si aspettavano che mantenessero il proprio posto di lavoro con la stessa disponibilità ed il rispetto che gli era dovuto in precedenza43. Nel 1907 il Dipartimento di Giustizia constatò che in Alabama, in Georgia e nel Mississippi, un terzo dei proprietari delle piantagioni praticava lo schiavismo sui propri lavoratori minacciandoli di farli arrestare fino a che non avrebbero estinto il proprio debito; anche se questa pratica era stata resa illegale dal 1867, la povertà e l’analfabetismo costringeva i lavoratori ad ubbidire ai pro-prietari; nel frattempo l’autorità locale invece di contrastare lo sfruttamento lo in-centivava44. La percentuale delle donne che lavorava nei campi aumentò tantis-simo con il passare del tempo soprattutto a causa del fabbisogno delle famiglie: era indispensabile che ogni membro della famiglia lavorasse in modo da garantire il minimo indispensabile per sopravvivere, l’attività della donna era molto pesante perché oltre al lavoro nei campi doveva sbrigare tutte le incombenze domestiche e riusciva a dormire solamente un’ora o due per notte poi si alzava alle prime luci dell’alba per preparare la colazione alla famiglia e tutti insieme compresi i bambini si recavano nei campi per iniziare la giornata di duro lavoro. Con l’emancipazione, quando le condizioni erano favorevoli, le donne che lavoravano come domestiche o nei campi cercavano di sfruttare la loro libertà andando a vivere al di fuori della casa in cui prestavano servizio per sentire meno la pressione; ogni giorno durante

42 Ivi, pp. 135-136. 43 Ivi, p. 131. 44 Ivi, pp. 140-141.

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lo svolgimento del proprio lavoro le domestiche ed i bambini che svolgevano al-cune attività presso i bianchi dovevano attenersi a severe norme di comportamento che prevedevano di usufruire di servizi appositi per persone di colore come un bagno e piatti e bicchieri messi da parte per loro: i bambini potevano stare sola-mente nella cucina45. Coloro che decidevano di abbandonare l’agricoltura tenta-vano la fortuna nelle città per migliorare la propria vita e quella della famiglia, nell’area urbana infatti si respirava un clima diverso e svolgendo un’attività ma-nuale si evitava l’indebitamento a cui si era soggetti se si lavorava nei campi; molto spesso, le aspettative erano molto alte rispetto alla realtà ed il lavoro che riuscivano a trovare in città era comunque sottopagato; un aspetto positivo consisteva nell’avere un accesso più facile alle scuole ed ai luoghi di culto46. Dal 1890, il numero dei neri che parteciparono alla Grande Migrazione per raggiungere il Nord degli Stati Uniti aumentò tantissimo, ma soprattutto ci fu un vero e proprio boom dopo la Prima Guerra Mondiale; molti furono coloro che si diressero nelle città industriali del Nord Est sperando di assaporare quella libertà che non esisteva al Sud: non fu una scelta facile ed una volta arrivati a destinazione le persone che avevano scelto di cambiare la propria vita si sentivano sole ma custodivano dentro di sé una speranza per il futuro47. Richard Wright aveva diciannove anni quando decise di abbandonare le terre del Mississippi, dell’Arkansas e del Tennessee dove era cresciuto:

La faccia del Sud che io ho conosciuto era ostile e minacciosa, e ancora fuori da tutti i conflitti e gli incantesimi, la tensione ed il terrore, io ho in qualche modo avuto l’idea che la vita potrebbe essere differente, potrebbe essere vissuta in un modo più pieno e

45 Ivi, pp. 124-126. 46 Ivi, p. 483. 47 Ivi, p. 487.

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più ricco […] il mio umore era: io sono scappato; io non posso stare qui.48

Per sentirsi più al sicuro, Wright decise di fuggire dalla sua casa dopo la pro-paganda che venne fatta contro la comunità di colore: la paura dei neri raggiunse i massimi livelli e la società bianca del Sud ricorse alle brutalità; tra il 1890 ed il 1917 per far rispettare la regola della sottomissione ai bianchi, molti afroamericani del Sud vennero uccisi nel silenzio della società sudista, solitamente le vittime erano i figli o le figlie degli ex schiavi. Dal 1890 le torture fisiche ed i linciaggi nei confronti della comunità di colore divennero una pratica abituale nel Sud: i bianchi consideravano l’omicidio come una punizione esemplare per chi non si atteneva alle regole di una società segregata; questa pratica divenne una sorta di rituale col-lettivo in cui la vittima subiva per ore ogni genere di tortura e mutilazione: i gior-nali riportavano le notizie riguardanti i linciaggi raccontando in dettaglio l’agonia e la morte delle vittime. La loro sofferenza veniva testimoniata anche grazie alle foto che immortalavano l’esecuzione di un vero e proprio rito dove i bianchi pre-ferivano prendervi parte piuttosto che leggere l’episodio sui giornali, solitamente molti editori annunciavano in anticipo l’evento in modo da far partecipare una folla numerosa. Alcuni linciaggi erano raccontati dai giornali in maniera più incisiva ma normalmente la stampa sudista si limitava a dare la notizia; durante l’esecuzione sommaria, le dita della vittima venivano mutilate e la folla se ne appropriava come se fossero un souvenir dell’evento, oltretutto la polizia del Sud non interveniva per impedire le atrocità ma occasionalmente si divertiva a partecipare all’esecuzione49. Molte volte le persone che avevano preso parte all’evento venivano sottoposte al giudizio di una giuria ma il loro comportamento non veniva condannato grazie alla

48 Ibid.

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solidarietà che vigeva tra i bianchi ed il Dipartimento di Giustizia che era al cor-rente della situazione50. Anche il Ku klux Klan nel 1898 agì indisturbato nella con-tea di Greenwood dove massacrò una parte della comunità di colore; proprio nello stesso anno ci fu un episodio a Lonoke County che vide i neri difendersi da soli da un linciaggio collettivo dal momento che i bianchi erano determinati a cacciarli dalla loro città, in quell’occasione la comunità di colore uccise venticinque bian-chi. Successivamente, i giornali diedero notizia di altri episodi come questo in altre città del Sud: le persone di colore volevano difendere le vittime del razzismo e dell’odio appartenenti al proprio gruppo nonostante avessero paura così iniziarono a cambiare il proprio pensiero e da quel momento, se proprio dovevano morire, anche i bianchi avrebbero versato le lacrime per i loro cari. Nonostante questo, l’autodifesa degli afroamericani in questo periodo rimase un fenomeno marginale: gli episodi in questione provocarono un certo stupore fra la comunità bianca ed anche delle perdite di vite umane. Il periodo della segregazione rivelava la preca-rietà e la vulnerabilità della vita dei neri che era privata della sua essenza e dalla possibilità di essere vissuta come un essere umano; fu proprio per questo che le persone di colore cercavano di evitare qualsiasi contatto sia verbale che fisico con i bianchi. Se prendiamo in esame tremila casi di linciaggio avvenuti tra il 1889 ed il 1918 ci accorgiamo che solamente una piccola parte di essi furono commessi a causa dell’accusa di stupro: la maggior parte riguardava il comportamento degli afroamericani che era considerato dai bianchi irrispettoso come per esempio un sorriso sarcastico, un silenzio non richiesto etc…Questi atteggiamenti non erano conformi alle regole e per questo dovevano essere puniti: in Georgia, Charles Jones venne linciato per aver rubato un paio di scarpe mentre Jeff Brown venne massa-crato per essere caduto addosso ad una ragazza bianca che correva per prendere il treno; gli investigatori che si occuparono di far luce sulle cause dei linciaggi sco-prirono che tra i motivi che spingevano una folla a compiere quei crimini c’era il

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bisogno di rompere la routine: l’esecuzione sommaria era vista come una cosa di-vertente a cui bisognava assolutamente partecipare. Nel 1898 a Wilmington, nella Carolina del Nord ci fu un vero e proprio massacro della comunità nera che fin dal periodo della Ricostruzione era riuscita ad insediarsi nella città; durante gli episodi di violenza che durarono diversi giorni non solo vennero bruciati tantissimi edifici tra cui l’ufficio della stampa e tutte le case delle persone di colore ma si voleva cancellare ogni traccia della comunità nera; questo episodio può essere paragonato alle violenze avvenute il 22 settembre 1906 ad Atlanta dove più di duemila bianchi saccheggiarono e bruciarono case e negozi; nello stesso momento in cui avvennero i linciaggi, i beni della comunità vennero distrutti e la polizia si preoccupò di di-sarmare tutte le persone di colore in modo che i bianchi potessero compiere le loro brutalità più facilmente; sempre nello stesso frangente anche i soldati dell’esercito di stato invece di aiutare i neri si preoccuparono di incitare e supportare la folla inferocita; la comunità nera di Atlanta non dimenticò mai quello che successe alla sua gente e capì che un miglior tenore di vita non gli avrebbe mai garantito il ri-spetto dei diritti umani. Il linciaggio ed il rogo di Sam Hose avvenne in Georgia nel 1899 e rimase impresso nella mente di tutta la comunità nera per molto tempo, la notizia si diffuse velocemente in giro per il mondo. Sam Hose fu accusato di aver ucciso Alfred Cranford che lo aveva minacciato con una pistola; Hose riuscì a difendersi solo grazie ad un’ascia che aveva lì vicino perché gli serviva per il suo lavoro, anche se fu legittima difesa Cranford morì; una folla di duemila persone partecipò allo spettacolo dello smembramento di Hose ed ognuna di loro portò a casa un pezzo del suo cadavere51. Un’altra storia che non ebbe un epilogo felice fu quella di Robert Charles. Dopo l’uccisione di Sam Hose, Robert iniziò a pensare che gli afroamericani dovevano difendersi da tutta quella violenza e per farlo do-vevano possedere una pistola; Robert Charles decise di fuggire da Copiah County in Mississippi per cercare di fare fortuna a New Orleans dove arrivò nel 1894 ed iniziò a fare diversi lavori per mantenersi. Il 23 luglio 1900 Charles ed un suo

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amico stavano aspettando due ragazze per un appuntamento; nell’attesa, alcune persone chiamarono la polizia perché li videro davanti ad una casa: per i bianchi sembravano dei sospetti in attesa di commettere un crimine; appena giunsero i po-liziotti, uno di loro iniziò a colpire Robert Charles con un manganello e quando arrivarono i rinforzi Robert tirò fuori la sua pistola per difendersi; nel frattempo, una folla di bianchi arrivò sul posto e circondò lui ed il suo amico che vennero in seguito colpiti dalla polizia: Robert morì a causa dei colpi inflitti dalla folla che trascinò il suo cadavere per la strada finché divenne irriconoscibile. Le aggressioni che venivano praticate sulle persone di colore manifestavano la paura inconscia ed incontrollabile della comunità bianca verso la prima generazione di neri cresciuti liberi: essi non dipendevano più da un padrone e liberi rappresentavano un peri-colo; i due episodi citati sopra, anche se non hanno un lieto fine mettono in luce un nuovo elemento: la voglia di difendersi e di ribellarsi sia alle torture che agli omicidi; nei giornali, Robert Charles non venne ritratto come una persona che vo-leva solamente difendere la propria vita e quella dell’amico ma venne rappresen-tato come un mostro: un nuovo nero ribelle che era cresciuto durante il periodo della Ricostruzione. Secondo i sudisti, la ribellione di Charles incitava tutta la co-munità nera a difendersi e questo rappresentava un pericolo: i bianchi del Sud pen-sarono che ci fosse bisogno di un maggior controllo per sottomettere nuovamente la razza inferiore al loro dominio52; le persone di colore che erano state testimoni dei linciaggi e dei roghi oppure avevano vissuto una tragedia del genere in famiglia capirono che tutto il sistema era corrotto e per questo non riuscivano a rispettare l’autorità che invece di difenderli riusciva solamente ad accelerare la loro con-danna a morte53. Nel 1902, il governatore James K. Vardaman del Mississippi dopo aver assistito ad un rogo di un uomo di colore disse che questa forma di giustizia dei bianchi li avrebbe privati di una moralità ma allo stesso tempo dovevano pur fare qualcosa, le fiamme erano una giusta punizione per chi era accusato dello

52 Ivi, pp. 406-408. 53 Ivi, p. 411.

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pro di una donna bianca. Nell’immaginario del Sud, il maschio di colore non riu-sciva a controllare i propri impulsi sessuali e questo secondo la società sudista metteva in pericolo le donne bianche: la comunità si sentiva in dovere di proteg-gerle; questo stereotipo fu discusso al Senato degli Stati Uniti nel 1907 e fu soste-nuto anche dal senatore Ben Tilman che manifestò la sua opinione durante i suoi comizi che si tennero in tutto il paese ricevendo approvazione in qualsiasi stato del Sud; lo stereotipo che riguardava la sessualità dei maschi di colore produceva una serie di storie e fantasie che inducevano un terrore estremo per ogni accusa di stu-pro che anche se falsa si riversava direttamente sulla vita dell’uomo in questione causandogli una violenza gratuita per un reato di cui non aveva neanche colpa54. William Van Amberg Sullivan, senatore del Mississippi, si vantò nel 1908 di aver incitato la folla durante l’esecuzione del linciaggio di Nelse Patton ma non fu il solo a decantare un atteggiamento del genere, molte persone rispettabili della so-cietà sudista come gli editori di testate giornalistiche importanti si sentirono fieri di partecipare al rituale ed erano soliti farsi ritrarre nelle foto con lo sceriffo del posto e la vittima che veniva considerata come se fosse una sorta di trofeo. Nel XX secolo d.C., il figlio di James Farmer era molto orgoglioso di suo padre perché fu il primo uomo di colore che riuscì a portare a termine un dottorato all’università, allo stesso tempo però gli rimproverò di essere stato troppo accomodante nei con-fronti della “razza” bianca; nel sentimento del figlio si può scorgere un impulso diverso rispetto alla totale obbedienza del padre: la stessa emozione veniva provata dalla nuova generazione di neri che manifestavano una nuova consapevolezza di fronte alla situazione intollerabile che stavano vivendo a causa del colore della loro pelle. Una parte delle violenze che venivano inflitte agli afroamericani erano messe in pratica dal Ku Klux Klan: quest’organizzazione segreta era formata da borghesi sudisti ed aveva lo scopo di preservare la superiorità della “razza” bianca anglo-sassone; gli adepti indossavano una toga bianca con un cappuccio e poco prima di compiere un’aggressione erano soliti incendiare una croce di legno che si trovava

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poco distante dall’abitazione della presunta vittima; la bandiera dell’associazione intendeva simboleggiare con il colore bianco la purezza e con il rosso il sangue delle loro vittime ma voleva anche porgere omaggio alla bandiera della Confede-razione sudista55. Il Ku Klux Klan trovò molti seguaci anche in altri stati, questo diede l’opportunità all’organizzazione di espandersi in tutto il Sud in modo da in-cutere terrore alle persone di colore che non dovevano neanche pensare di poter aspirare ad una vita migliore ma potevano solamente soffrire in silenzio; l’orga-nizzazione aveva fin dalla sua nascita potenti legami con il partito democratico infatti al suo interno si trovavano esponenti di spicco. Non ci sono dati precisi riguardanti gli omicidi e le violenze compiuti dal Ku Klux Klan ma in soli nove anni dalla data di fondazione gli omicidi dei neri furono circa duemilacinquecento; verso la fine del XIX secolo d.C., l’associazione si sciolse dato che aveva raggiunto l’importante obiettivo di riportare in auge il partito democratico in tutti gli stati del Sud, questo fatto diede la garanzia per il mantenimento dell’egemonia della “razza” bianca56. Gli episodi di violenza sulle persone di colore erano difficili da spiegare e soprattutto non potevano essere capiti dai bambini e dai ragazzi; Eunice Rivers ad esempio non si capacitava delle brutalità che aveva dovuto subire un suo familiare senza aver commesso nessun reato oppure una provocazione; lo sbaglio del padre fu quello di aver sfidato i bianchi uscendo fuori dalla linea del colore: decise di comprare una casa per la sua famiglia senza avere il diritto di farlo così dopo aver passato molte notti insonni ed in preda alla paura, la famiglia di Eunice Rivers fu costretta a traslocare57. Tra la fine del XIX secolo d.C. e l’inizio del XX secolo d.C., nelle città del Profondo Sud si formò una nuova classe media di im-prenditori di colore tra cui uomini d’affari, professionisti, insegnanti ed editori; questi ultimi rappresentavano un numero ridotto e dirigevano testate giornalistiche nere: Jesse C. Duke, Eugene N. Bryant e Ida B. Wells. Jesse C. Duke editore del

55 CALDIRON, Wasp cit., pp. 38-39. 56 Ivi, pp. 41-42.

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Montgomery Herald raccontava nei suoi articoli gli episodi di violenza che veni-vano inflitti alla comunità di colore; Eugene N. Bryant editore del Brookhaven People’s Relief si occupava dell’odio di razza, delle discriminazioni e di politica; i bianchi per intimidirlo bruciarono il suo ufficio stampa, la sua casa e venne anche arrestato per calunnie; Ida B. Wells dirigeva il Memphis Free Speech ed i suoi scritti furono un mezzo essenziale per far luce sulle discriminazioni, sulle brutalità e su tutte le privazioni dei neri del Sud58. La comunità di colore in quel periodo era composta da professionisti e da un numero maggioritario di persone non istruite e spesso disoccupate; nelle aree rurali invece molti afroamericani erano mezzadri e contadini; la violenza dei bianchi si riversava su tutte le persone di colore ma era molto più intensa soprattutto verso coloro che come il padre di Eunice Rivers erano riusciti a cambiare la sua situazione familiare, ad ottenere una posizione lavorativa migliore oppure avevano avuto un buon raccolto. Una testimonianza del Missis-sippi ci fa capire come, ancora una volta, il successo portò una persona di colore a perdere tutto a causa dell’intolleranza di un bianco: solamente perché un nero era riuscito a comprare alcuni carri per cavalli, dei nuovi attrezzi ed alcuni muli per migliorare il suo lavoro, un bianco decise di rovinare l’attività del nero avvele-nando tutti i suoi muli così fu costretto ad andarsene. L’avvento dell’automobile comportò altre discriminazioni per gli afroamericani infatti i bianchi non accetta-vano che i neri potessero essere proprietari di una macchina così anche quei pochi che potevano permettersela come Henry Watson: un agricoltore della Georgia do-vettero subire ingiustizie; nel suo caso, un gruppo di bianchi lo minacciarono con una pistola mentre insultarono lui e sua figlia affermando che l’unica cosa che si poteva permettere un nero era camminare oppure andare in giro con un mulo do-podiché Watson fu costretto a bruciare l’automobile che aveva appena comprato. Nel Sud, ogni bambino doveva tenere a freno il proprio comportamento in pre-senza dei bianchi: questa era l’unica possibilità di sopravvivere e la famiglia era costretta ad impartire alcune regole per garantire l’incolumità del proprio figlio;

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durante l’infanzia, poteva capitare che i bambini di colore giocassero con i bambini bianchi ma molto presto questa amicizia veniva interrotta dai genitori di quest’ul-timo a causa del colore della pelle. La prima volta che il ragazzino dalla pelle scura veniva a conoscenza del problema della “razza” subiva un trauma perché si sentiva diverso a causa del comportamento dei suoi coetanei ma anche per tutte le regole che doveva rispettare: spostarsi con i mezzi pubblici comportava per i bambini un shock con la realtà ed anche se bianchi e neri vivevano in mondi separati i contatti erano frequenti soprattutto per le strade; spesso, i giovani di colore venivano deni-grati e chiamati con la denominazione di “negro”: dopo la prima volta si chiesero come mai venissero chiamati in quel modo e si interrogarono sul significato di quel termine; anche se, una volta arrivati a casa chiedevano spiegazioni alla propria famiglia non riuscivano bene a capire che cosa potesse voler dire realmente: questa parola poteva voler dire molte cose infatti comprendeva in sé molti significati e spesso indicava la classe sociale della persona e non propriamente la “razza”; la parola “negro” entrò nell’uso comune degli afroamericani anche per identificare gli immigrati italiani, gli ebrei ed i cinesi. Dopo l’emancipazione, all’interno della comunità il termine nero o negro venne accantonato perché risultava offensivo dato che durante lo schiavismo i proprietari terrieri chiamavano i loro schiavi con questo appellativo; alla fine del XIX secolo d.C., l’espressione “Negro” o “nuovo Negro” veniva usata dalla comunità nera per indicare l’appartenenza ad una nuova generazione che era orgogliosa delle proprie radici. Sia Booker T. Washington che William E. B. Du Bois erano soliti ricorrere al vocabolo “Negro” scritto con la lettera maiuscola; all’inizio del XX secolo d.C. non fu semplice identificare la co-munità con un nome preciso infatti ci furono delle divergenze di opinione al suo interno per scegliere il nome più appropriato: persone di colore, neri, afroamericani o Negri, sembra però che in questo periodo, quello che andava per la maggiore fosse americano di colore; il termine “africano” invece sembrava essere quello meno adatto anche perché si soffermava solamente sulle origini della persona59.

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