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Il rapporto di genere all’interno del partito e la storia di Elaine Brown: una donna alla presidenza del Black Panther Party

Fin dalla costituzione dell’organizzazione si avvertì la necessità di imporre delle regole per quanto riguarda il rapporto di genere, anche se i leader del Black Panther Party credevano nell’uguaglianza tra uomo e donna, molti membri del partito non riuscivano ad abbandonare il comportamento maschilista e identificavano le donne come controrivoluzionarie solamente perché non accettavano le loro avances. Dopo l’arresto di Erica Huggins che avvenne dopo la sparatoria di Los Angeles, gli iscritti al partito capirono che anche il gentil sesso era un bersaglio del sistema; ai vertici si cercò di mettere fine alle discriminazioni di genere cercando di far capire che non era giusto che le donne venissero definite controrivoluzionarie dopo tutti i sacrifici che correvano ogni giorno per apportare un miglioramento ed una speranza per la vita della comunità di colore. All’interno del Black Panther Party ogni donna doveva comportarsi come tutti gli altri infatti ogni membro del partito doveva essere in grado di sparare e destreggiarsi in molte altre attività; il sociali- smo veniva applicato anche in questo aspetto: non esistevano mansioni femminili e maschili come invece prevedeva la società capitalista o il nazionalismo culturale. Dal momento che gli iscritti furono inquadrati nella lotta politica attraverso dei corsi mirati si delinearono i ruoli all’interno del BPP: tutti combattevano per la stessa causa e se una compagna dava un ordine gli altri dovevano ascoltarla proprio come fosse un uomo212. Nel giornale del partito del 13 settembre 1969 venne af- frontato il tema del genere all’interno del Black Panther Party: una donna raccontò che durante i primi mesi della sua entrata nel partito il gentil sesso era relegato ai margini mentre con l’entrata nel gruppo di Ericka Huggins la situazione sembrò migliorare213. Le sue esperienze di lotta furono da esempio per tutti gli uomini che

212 SEALE, Cogliere l’occasione cit., pp. 309-316.

213 Le fonti si contraddicono sulla reale situazione del rapporto di genere all’interno del partito e

sembra che solamente alcune donne hanno potuto svolgere mansioni importanti, inoltre la testi- monianza di una militante è contraddittoria perché in base alla sua affermazione Erica Huggins

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continuavano a sottovalutare le donne all’interno dell’organizzazione. Con il pas- sare del tempo, molte militanti divennero più consapevoli della loro lotta politica e vennero affidati loro ruoli diversi e più impegnativi: dovettero organizzare e par- tecipare ai dibattiti, scrivere articoli sul giornale e potevano occuparsi attivamente delle scuole di liberazione; la lotta delle Pantere Nere comprendeva un sacrificio paritario sia degli uomini che delle donne e l’obiettivo primario consisteva nella rivoluzione e nel rovesciamento del sistema. Le donne del partito avevano dei tratti in comune, ognuna di loro aveva un carattere forte ed aveva avuto una vita difficile. Erica Huggins fu la prima donna che entrò a far parte del Black Panther Party: si era iscritta insieme al marito John Huggins ed era pronta a sacrificare qualsiasi cosa per il bene comune e per i suoi ideali. Dopo la morte del suo compagno decise di creare una nuova sede a New Haven e fu costretta a subire la violenta repressione della polizia e dell’FBI che la accusò di cospirazione e la costrinse a due anni di isolamento in carcere, solamente la sua forza d’animo e la sua determinazione riu- scirono a farle superare quel periodo terribile. Quando fu di nuovo libera ed Elaine Brown divenne presidente del Black Panther Party, Ericka si occupò della scuola del partito e collaborò attivamente nello svolgimento dei programmi sociali. Altre attiviste del BPP furono: Gwen Fountaine e Pat Hilliard, la prima fece parte del partito e dedicò tutte le sue energie per rendere migliore il giornale fino a che non si trasferì a Cuba insieme a Huey Newton; la moglie di David Hilliard invece pre- stò le sue competenze a favore del partito e fino alla sua espulsione gestì la conta- bilità. Un personaggio di rilievo per quanto riguarda il gentil sesso fu Angela Da- vis: assistente di filosofia all’Università della California finché nel 1970 perse il posto a causa della sua ideologia comunista e della sua franchezza nel denunciare l’oppressione del sistema sugli individui, ebbe un ruolo molto importante nella lotta del movimento nero come attivista del Black Panther Party e si dedicò com- pletamente alla campagna per la liberazione dei prigionieri politici. Angela Davis svolse un ruolo di primo piano nel sensibilizzare le persone sulla repressione del

sembra che sia entrata in seguito nel partito mentre invece dovrebbe essere stata la prima attivi- sta donna a farne parte.

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governo nei tribunali e nelle carceri, inoltre grazie alla sua professione diede visi- bilità al processo di Bobby Seale ed Ericka Huggins. Dedicò molto tempo per riu- scire a scagionare i cosiddetti “fratelli di Soledad” che rischiavano il massimo della pena per qualcosa che non avevano commesso: da quel momento divenne molto conosciuta in tutta la comunità. Angela Davis prese la decisione di aderire al co- munismo perché credeva che fosse l’unica soluzione per soppiantare il capitalismo e costruire una società dove tutte le persone potessero godere di pari diritti inoltre si convinse dell’importanza di trovare degli alleati che condividessero gli stessi principi in modo da aumentare le possibilità della liberazione del popolo nero214. In un’intervista Angela Davis afferma:

Nessuno può negare che la nascita del capitalismo americano è strettamente legata allo sfruttamento del lavoro schiavistico. I neri crearono le basi di tutta la ricchezza e questa finì per accumularsi nelle mani di poche famiglie potenti del paese di oggi. Noi perciò abbiamo diritto a questa ricchezza. Perciò la nostra strategia prin- cipale dovrebbe condurci non alla distruzione di questa ricchezza ma alle distruzioni dei rapporti di proprietà che consentono a quei pochi di godere della ricchezza mentre la massa dei neri conduce la sua esistenza a un livello economico miserevole. Dobbiamo di- struggere le istituzioni in cui si sono cristallizzati razzismo e sfrut- tamento e progettare contemporaneamente le nuove istituzioni che ci permetteranno di essere liberi…La nostra posizione dovrà cercare una strategia politica in cui le tattiche militari potranno avere una parte secondaria insieme ad altre tattiche che dovremo usare per andare avanti fino alla vittoria…La cosa importante è di rendersi conto che dobbiamo fare tutto quanto è in nostro potere per consolidare un movimento di massa che si dedichi alla lotta

214 ANGELA DAVIS, Ho fatto un sogno, cambiare il mondo, la rivolta delle Pantere Nere, Mi-

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non solo contro la repressione, ma con l’ideale positivo del socia- lismo come suo scopo finale.215

Le donne del Black Panther Party avevano come punto di riferimento le loro compagne vietnamite, esse avevano combattuto a fianco degli uomini fin dall’ini- zio per portare avanti la rivoluzione: il gentil sesso che faceva parte delle Pantere Nere avrebbe dovuto fare lo stesso per ottenere la liberazione di tutti i fratelli e le sorelle di colore senza pensare agli atteggiamenti dei propri compagni, purtroppo a volte non fu così facile e quando una violenza premeditata colpì una donna che aveva rischiato tutto per il partito come Regina Davis, Elaine Brown decise di ab- bandonare il suo posto da presidente del Black Panther Party. Riguardo la presenza delle donne nel partito Elaine Brown afferma:

Una donna nel movimento del potere nero fu considerata al me- glio, irrilevante…Se una donna assumeva un ruolo di leadership, si diceva che stesse erodendo la virilità nera e che ostacolava il progresso della razza nera. Lei era un nemico delle persone di co- lore. Io sapevo che avrei dovuto raccogliere qualcosa di possente per gestire il partito delle Pantere Nere. La mia veloce decisione di ottenere da Huey Larry Henson come nuovo capo del personale era stato il più importante passo in quella direzione…Lui era ca- pace di sollevarmi al di sopra il campo di battaglia degli uomini che potevano resistere al cambiamento o sfidare la mia leader- ship.216

215 DAVIS, Ho fatto un sogno, cambiare il mondo cit., pp. 197-199.

216 ELAINE BROWN, A taste of power. A black woman’s story, New York, Anchor Books,

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Elaine Brown visse la sua infanzia nel ghetto di Filadelfia insieme a sua ma- dre che nonostante la povertà cercò di offrirgli una buona istruzione in una scuola sperimentale e cercò di iscriverla ad attività ricreative in modo da distrarla dalla realtà della sua vita; a scuola conobbe molte amiche ma non potevano capire quali problemi doveva affrontare ogni giorno perché non vivevano nel ghetto e non co- noscevano cosa fosse la povertà dato che appartenevano a famiglie bianche bene- stanti. Quando aveva sei o sette anni, sua madre decise di mandarla a lezione di piano e di danza classica, Elaine stava assomigliando sempre di più alle sue coeta- nee bianche ma una cosa era diversa: la sua casa ed il suo quartiere non poteva essere paragonato a quello delle sue amiche e la cosa che odiava maggiormente e la spaventava a morte era proprio ritornare nella sua abitazione. Nel ghetto dove abitava fin da piccola doveva fare i conti con molti problemi tra cui il pericolo delle gang del quartiere che si dedicavano a comportamenti illeciti, alla violenza ed ai combattimenti tra gruppi; molte persone facevano parte di una gang e rappre- sentavano una fonte di pericolo, Elaine e le sue amiche cercavano di tenersi a de- bita distanza dalle bande e di non parlare con i loro membri ma purtroppo a volte il contatto era inevitabile. Fino ad una certa età Elaine cercava in tutti i modi di poter essere bianca: frequentava amiche bianche e si vestiva come se fosse una di loro, tutta quell’apparenza non riusciva a farla sentire bene ed in pace con sé stessa infatti non sembrava accettare il colore della sua pelle perché la sua carnagione le rendeva la vita infelice e le causava tutti quei problemi con cui i neri dovevano fare i conti; un giorno venne allontanata da una sua amica con cui prendeva lezioni di piano per colpa della sua famiglia che con una scusa la escluse dal gruppo, il colore della sua pelle iniziò ad essere più evidente per gli altri e la sua diversità la faceva sentire ancora più sola. Qualche tempo dopo, la madre di Elaine riuscì a mettere in pratica la promessa che aveva fatto alla figlia molto tempo prima così si trasferirono a Nord di Filadelfia in un’area chiamata Tioga, finalmente non vi- vevano più in una casa piena di ratti e scarafaggi ma anche se non aveva più paura, Elaine iniziò a sentirsi molto sola senza le sue amiche e con il passare del tempo la situazione continuò a peggiorare. Un giorno, sua madre tornò a casa stanca e giù

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di morale così iniziarono casualmente una discussione, fu proprio in quel frangente che scoprì l’identità del padre che non aveva mai conosciuto: Horace Scott era sposato con un’altra donna ed era un dottore, Elaine rimase molto colpita da questo fatto e la curiosità sulla sua vita prese il sopravvento fino a quando sua madre le disse che lui non voleva condividere niente con lei. Nonostante suo padre fosse benestante non le dava dei soldi per il mantenimento, il suo contributo ammontava solamente a cinquanta dollari al mese; Scott e sua moglie non potevano avere figli così decisero di adottare una bambina che aveva più o meno la stessa età di Elaine. Il sentimento che provava Elaine dopo aver scoperto tutte quelle novità era un forte risentimento verso suo padre che l’aveva abbandonata e che si era preso cura di un’altra bambina come se lei non esistesse. Elaine cercò di accantonare l’idea di conoscerlo ma un giorno volle incontrarla così decise di soddisfare la sua curiosità sperando che da quel momento in poi lui avrebbe potuto far parte della sua vita, purtroppo si sbagliava ed infatti a causa di incomprensioni vide suo padre solo due volte: era talmente delusa da quell’esperienza che decise di non volerlo più rive- dere. Durante l’adolescenza, Elaine provò molte delusioni a causa del colore della sua pelle e subì delle discriminazioni per questo motivo così iniziò a comprendere che non avrebbe mai potuto essere bianca: doveva cercare in tutti i modi di miglio- rare la sua vita ed uscire dalla povertà. Dopo il diploma decise di studiare in un’uni- versità vicino a casa ma dopo un po’di tempo prese la decisione di fare nuove esperienze e di trasferirsi a Los Angeles. Appena arrivò in California nell’aprile del 1965 dovette cercare di adattarsi ed iniziò a fare diversi lavori per mantenersi finché non riuscì a trovare un impiego come cameriera in uno strip club, anche se non era il lavoro dei suoi sogni riusciva a farle guadagnare un buono stipendio e le diede l’opportunità di conoscere l’editore Jay Kennedy: un uomo sposato molto più grande di lei di cui poco dopo se ne innamorò. Anche se lui passava sempre molto tempo con Elaine appena era in città e non le faceva mancare niente dal punto di vista economico, al punto di farle lasciare il suo lavoro, lei si accorse che la relazione non aveva futuro e con il tempo desiderò contare solamente sulle sue forze senza dipendere da lui: doveva distaccarsi da una vita che la faceva sentire

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in bilico, nell’incertezza e che non gli faceva trovare la sua strada. Un giorno, nel condominio dove abitava conobbe una ragazza di colore di nome Beverlee con cui instaurò fin da subito un’amicizia e fu solo grazie a lei venne a conoscenza del nazionalismo nero, delle idee di Malcolm X e del movimento che si stava svilup- pando. Un giorno, la sua nuova amica gli propose di partecipare ad un progetto che avrebbe realizzato a breve con l’università, se avesse accettato Elaine avrebbe do- vuto occuparsi di insegnare il piano ad alcune ragazze nel ghetto di Watts. Nel corso dell’estate del 1967, si sentì subito coinvolta da quella iniziativa ma quando arrivò a Watts si ritrovò davanti agli occhi una situazione che già aveva sperimen- tato sulla sua pelle e proprio nel momento in cui incontrò le ragazze riconobbe se stessa in loro e comprese subito quel dolore che nascondevano dentro: era lo stesso sentimento di tante altre persone di colore che erano costrette a vivere nel ghetto e che conoscevano bene cosa volesse dire una vita di stenti, di povertà e di priva- zioni. Grazie a Beverlee, Elaine riuscì a conoscere Tommy Jacquette che era a capo della commissione del festival estivo di Watts e confidando nelle sue capacità le dette l’opportunità di fare volontariato per il giornale del Congresso nero. Durante la gran parte della settimana, Elaine lavorava in un ufficio presso l’università della California mentre alcune sere ed i weekend dedicava il suo tempo al giornale del Congresso nero chiamato Harambee ma svolgeva anche altri servizi utili come scrivere a macchina, rispondere al telefono etc…Durante quell’anno nel movi- mento nero si discuteva della lotta: al giornale conobbe molte persone che deside- ravano un cambiamento per la comunità nera ed ognuno di loro cercava di dare un contributo, tutti credevano che la rivoluzione sarebbe arrivata a breve e l’afferma- zione della nuova corrente del black power era quasi completata. Un professore di sociologia che lavorava per il movimento di nome Harry Truly iniziò a concepire che la rivoluzione sarebbe stata possibile grazie agli studenti perché la loro ribel- lione verso l’autorità era lo strumento in grado di smuovere il cambiamento e pro- prio per questo motivo cercò di fare in modo che la totalità dei ragazzi di colore potessero iniziare la lotta. Elaine era d’accordo con le idee di Harry e giorno dopo giorno trascorreva molto tempo con l’Alleanza degli studenti di colore ed anche se

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non era una studentessa ne condivideva comunque gli ideali. Alle riunioni del Con- gresso partecipavano di solito una decina di organizzazioni; nel novembre del 1967 Elaine vide per la prima volta Earl Anthony, un “militante” delle Pantere Nere che partecipò al Black Congress che fu convocato quel giorno per discutere di un evento in particolare: diede la notizia che Huey Newton era stato arrestato dalla polizia dopo un conflitto a fuoco per legittima difesa e che in quell’episodio un poliziotto era morto: Anthony cercava un supporto da parte del Congresso per do- nare dei soldi a favore della sua causa. Elaine accompagnò Earl Anthony a parlare con altre organizzazioni e pian piano iniziò a far parte del suo ambiente; alla fine del 1967, un’amica di Elaine, Sandra Scott iniziò a leggere insieme a lei Soul on

Ice: l’autobiografia di Eldridge Cleaver in cui si soffermava sul razzismo e su tutti

i problemi della comunità nera, ne rimasero talmente affascinate che volevano as- solutamente incontrarlo. Durante le riunioni dell’Alleanza degli studenti neri, Elaine sentì ancora parlare del partito delle Pantere Nere e quando poco tempo dopo incontrò nuovamente Earl Anthony la convinse a partecipare insieme alla sua amica ad un rally che si sarebbe svolto il giorno del compleanno di Newton con lo scopo di sensibilizzare le persone alla causa dei neri ed allo stesso tempo racco- gliere fondi per la liberazione di Huey Newton. La corsa automobilistica fu un grande successo ed Elaine e la sua amica Sandra si convinsero dopo quell’espe- rienza che fosse arrivato il momento di fare un passo successivo così decisero di incontrare Eldridge Cleaver che si trovava di fronte all’ufficio dell’SNCC. Elaine dopo aver parlato con lui ed essersi complimentata per il suo libro riuscì a rivederlo la sera stessa, quella notte parlarono moltissimo del partito e della rivoluzione. Il 4 aprile 1968 Martin Luther King venne ucciso: migliaia di afroamericani si river- sarono nelle strade di tutto il paese e decisero che il periodo della non violenza doveva essere abbandonato; solamente due giorni dopo, il 6 aprile 1968 anche Bobby Hutton, uno dei membri del partito delle Pantere Nere perse la vita in uno scontro con la polizia e Cleaver rimase ferito. Successivamente, Elaine prese la decisione di entrare a far parte del Black Panther Party così si presentò ad una riunione nella sede del partito di Los Angeles dove conobbe John Huggins che le

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spiegò molte cose che avrebbe dovuto conoscere sul BPP ed in seguito la mandò a parlare con sua moglie Erica Huggins che le disse che doveva occuparsi di vendere il giornale del partito e che doveva seguire le istruzioni del caposquadra. Nel giro di pochissimo tempo stava finalmente trovando la sua strada ma un giorno sembrò perdersi di nuovo sul suo sentiero: un attacco di panico la spaventò a tal punto da decidere di rivolgersi ad una clinica dove uno psichiatra le prescrisse delle pillole per calmarsi. Elaine capì che il suo problema era dovuto alle sue esperienze e si accorse che dentro di sé aveva un grande vuoto che le era stato causato dalla sua infanzia, dalla vita nel ghetto, dalla mancanza di una figura paterna ed anche se l’essere parte del movimento all’interno del Black Panther Party la faceva stare bene sentiva che ancora non aveva uno scopo nella vita. Il periodo seguente fu difficile per Elaine anche perché iniziò ad avere una dipendenza dai medicinali che