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NINIŠANKUWA

Nel documento La frontiera orientale dell'impero ittita (pagine 133-139)

Questo è il luogo dove Gaššu deve portare le truppe di Karaḫna, Išḫupita e del monte Šak(u)tunuwa secondo gli ordini del comandante dei guerrieri su carro, probabilmente Ḫulla, che nel frattempo sembra aver guidato le truppe del Paese Alto nello stesso luogo. Apprendiamo ciò dall'unico testo dal ductus m.h. in cui è presente il toponimo, HKM 71.

Ritroviamo il nome dell'insediamento nel testo di KBo I 58465 (CTH 238,

ductus n.h.), una lista di città che presenta dodici righe suddivise in due paragrafi.

È importante sottolineare questa separazione perché il tentativo di vedere un ordine geografico nell'elenco è stato fatto, separatamente, sia per il primo466 che per il 464 http://www.hethport.uni-wuerzburg.de/hetonom/ONOMASTIdata.html. Il Répertoire

Onomastique del portale di Mainz lo considera completo.

465 "Nenišankuwa, Atunuwa, Apzišna, Šariša, Šamuḫa / Ḫanḫana, Tapa GAL TUR, Ḫatina, Ḫapataḫa, Ḫakm/piš, []-išna"

secondo467 segmento.

Seguendo le informazioni suggeriteci dai testi KUB VI 45 e KUB VI 46, afferenti al CTH 381 (ductus n.h.) – la preghiera di Muwatalli II all'assemblea degli dei – dove, tra le numerose divinità elencate, troviamo le divinità Pirwa di Ninišankuwa, di Turuwaturuwa e di Ikšuna, precedute dalle divinità di Ankuwa e seguita da quelle di Šulama, Ḫatra ed Išuwa, M. Forlanini468 ha proposto di dover collocare questa città nei pressi della moderna Gemerek, capoluogo del distretto omonimo che si sviluppa attorno al corso del Kızılırmak all'estremo occidentale della provincia di Sivas.

È possibile immaginare che anche il frammento delle "Gesta" di Šuppiluliuma I, KUB XXVI 84 (CTH 40.II.1.A, ductus n.h.)469, che menziona la località di [Ni]ništankuwa, possa fare riferimento allo stesso insediamento, che si troverebbe quindi al di fuori del nostro ambito di indagine.

PALḪIŠNA

Abbiamo notizia di questo toponimo solamente in HKM 48, un testo che sembra avere come argomento una spedizione di caccia ad alcuni animali selvatici per conto del sovrano.

La città è in qualche modo collegata al più noto toponimo Tiwalija, che M. Forlanini470 considera però attribuibile a più di un insediamento.

I mittenti della lettera sono Marija e Ḫapiri; il primo nome è già conosciuto da una donazione di terre del periodo di Arnuwanda I471 (CTH 222.91, ductus m.h.) e come antroponimo ḫajašeo in varie versioni del trattato tra Šuppiluliuma I e Ḫukkana (CTH 42, k.A.). A queste attestazioni crediamo sia utile aggiungere quella dell'antroponimo Marija[.]a presente nella donazione di terre dei tempi di Tutḫalija

Case of the Cilician (Kizzuwatnean) Road System", in "KASKAL 10", Firenze 2013, p. 22.

467 Forlanini M., "The central province of Hatti: an updating", in "Eothen 16. New Perspectives on the Historical Geography and Topography of Anatolia in the II and I Millennium B.C.", Firenze 2008, p. 166.

468 Forlanini M., "On the Middle Kızılırmak, II", in "Central-North Anatolia in the Hittite Period – New Perspectives in Light of Recent Research. Acts of the International Conference Held at the Uiversity of Florence 7-9 February 2007 (Studia Asiana 5)", Roma 2009, p. 39.

469 Del Monte G., "Le Gesta di Suppiluliuma", in "L'opera Storiografica di Mursili II Re di Hattusa vol. I", Pisa 2009, p. 12; 26-27

470 Forlanini M., "La prima lista di VBoT 68 e la provincia di Arinna", in "SMEA XXII", Roma 1980, p. 76.

471 Rüster C., Wilhelm G., "Landschenkungsurkunden hethitischer Könige", in "StBoTB 4", Wiesbaden 2012, p. 231-239.

IV (CTH 225, ductus n.h.)472; il secondo non è attestato altrove, ma dobbiamo riconoscere che il Ḫapilu di CTH 222.91 presenta analogie interessanti.

Dalla lettera ricaviamo anche l'informazione che i due insediamenti coinvolti potrebbero essere vicini ad un bosco, indizio che purtroppo non ci aiuta in alcun modo ad individuare un'area geografica di riferimento.

Siamo informati inoltre che al tempo della redazione della lettera gli abitanti di Palḫišna venivano decimati da una pestilenza, ma anche questa notizia non sembra trovare riscontri efficaci nella documentazione ittita.

PANATA

Abbiamo incontrato questo toponimo nel paragrafo dedicato a Kašaša, e già abbiamo anticipato la nostra proposta di affiancare l'insediamento, conosciuto unicamente per la sua presenza in HKM 26, HKM 47 e HKM 66, con il toponimo presente in KBo XII 26 (CTH 40.III. a.1.A, ductus n.h.), un frammento degli Annali di Šuppiluliuma I registrato nel Répertoire Géographique come Panatan[ .

HKM 66 è una lettera piuttosto eterogenea; la sezione di testo che ci interessa comprende due paragrafi, dalla riga 20' alla riga 33'. Il nome della città è presente come luogo di origine di un messaggero del quale è richiesta la presenza di fronte al sovrano, assieme a quella del collega proveniente da Paštuwatuwa. Non crediamo di poter associare a questi due personaggi i nomi Lullu e Zuwanna, i quali appaiono poche righe sopra.

Šaparta, il terzo nome presente in questa parte del testo collega la lettera ad HKM 84, dove ritroviamo la stessa vicenda – e la stessa richiesta – avanzata però da un mittente diverso. Nonostante il nome in quest'ultima sia in lacuna, dall'intestazione della lettera possiamo affermare con certezza che non si tratti del sovrano, autore invece di HKM 66.

Sebbene l'antroponimo Šaparta non sia attestato altrove, dobbiamo segnalare la presenza di un Šiparta in KBo XXXII 185473 (CTH 222.47, ductus m.h.), una donazione di terre sicuramente databile al periodo di Muwatalli I, del quale presenta l'impronta del sigillo, che ci informa della concessione fatta a questo personaggio nel 472 Imparati F., "Una concessione di terre da parte di Tuthaliya IV", in "RHA 32", Paris 1974, p. 24- 25.

473 Rüster C., Wilhelm G., "Landschenkungsurkunden hethitischer Könige", in "StBoTB 4", Wiesbaden 2012, p. 200-204.

territorio di Zipišḫuna, toponimo che incontriamo accanto a quello che stiamo analizzando proprio nel frammento KBo XII 26 degli Annali di Šuppiluliuma I474.

Crediamo che la prossimità geografica dei due insediamenti suggerita dalla lettura di questo frammento e quella cronologica tra la donazione di terre e le lettere di Maşat Höyük ci permetta di presupporre un'identificazione tra i due personaggi.

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è l'interesse dimostrato dallo stesso sovrano per la vicenda del figlio di Šaparta: è facile immaginare che un personaggio che è oggetto di questo riguardo possa essere lo stesso che ha ottenuto l'assegnazione di terreni presso un sovrano precedente.

Dalla lettura di HKM 26 possiamo intuire una localizzazione di Panata in una zona settentrionale rispetto a Tapika: il testo riporta infatti la notizia di un attacco del nemico nei pressi della città ai danni di un gruppo di carri in cui perde la vita il LÚKUŠ7.GUŠKIN, dato che ci conferma la contiguità con l'elemento kaškeo, ma è da HKM 47 che ricaviamo una sorta di itinerario che, partendo dal territorio di Mal/nazija, si avvicina a Tapika passando per Panata e Kašaša.

PAŠTUWATUWA

Non possiamo avanzare alcuna proposta riguardo a questo toponimo che ritroviamo unicamente in HKM 66 come luogo di provenienza di un messaggero di cui è richiesta la presenza di fronte al sovrano, assieme a quella del suo collega proveniente da Panata.

Inoltre il fatto che il toponimo stia ad indicare solamente la provenienza del messaggero elimina la necessità di dover ricercare questo insediamento all'interno di una particolare area geografica.

PIŠATINIŠA

Il toponimo, che preferiremmo traslitterare Pišatinitiša o, al limite, Pišatiniti è registrato solamente in HKM 47, un testo di cui abbiamo scritto poco sopra nel paragrafo dedicato a Panata.

Come già anticipato nel paragrafo dedicato a Kašaša, crediamo di poter inserire questo toponimo, assieme a quello di Šipišaši, all'interno del territorio di 474 Del Monte G., "Le Gesta di Suppiluliuma", in "L'opera Storiografica di Mursili II Re di Hattusa vol. I", Pisa 2009, p. 56-57.

Mal/nazija proprio sulla base della lettura di questo resoconto oracolare.

PIŠU-X-X-IŠTIŠA

Le condizioni di conservazione di HKM 112 (CTH 236) non permettono di leggere integralmente questo toponimo, che non è neanche registrato nel supplemento del Répertoire Géographique.

Nonostante le lacune possiamo affermare, con un margine di errore piuttosto basso, che l'insediamento si trovasse sulla riva di uno corso d'acqua, probabilmente uno tra i principali della regione, dal momento che vi è associata la presenza di un ponte.

Non crediamo che molti fiumi necessitassero della costruzione di ponti veri e propri per essere superati, e soprattutto la costruzione di questi doveva costituire un impegno non indifferente per la comunità, tanto che le uniche informazioni che abbiamo a riguardo testimoniano un impegno diretto del potere centrale.

La brevità del testo non ci permette di avanzare interpretazioni certe, ma la presenza di un contingente di uomini provenienti da Taptika sul luogo permette di produrre letture diverse: si poteva trattare di gruppi inviati ad eseguire lavori – di costruzione o manutenzione – sulla struttura, oppure di personale cui era affidato il controllo militare o esattoriale sul passaggio del ponte.

La prima ipotesi è suggerita dalla lettura di HKM 72, in cui si presentano le problematiche relative alla costruzione di ponti nei quali la struttura in pietra era già completa ma ancora mancavano le forniture di legname per l'ultimazione dei lavori.

La seconda è da avanzare sulla base del fatto che l'esistenza di un ponte presuppone una difficoltà di attraversamento del corso d'acqua, e di conseguenza la creazione di un punto strategico per il passaggio di truppe e merci; infine sappiamo dalle fonti relative all'utilizzo di ponti, più frequenti nel periodo paleo-assiro, che il passaggio era sottoposto a pedaggi e che la presenza di un ponte rappresentava una fonte di guadagno non trascurabile.

L'unico toponimo che si possa mettere in relazione a questo è un altro hápax

legómenon, incompleto, presente in KBo XIII 253 (CTH 530, ductus n.h.).

Il frammento purtroppo è di dimensioni molto ridotte e permette la lettura di un massimo di sei segni per riga. Alla quinta riga si possono notare il determinativo

di città ed i segni "Pi-eš-šu-x[".

Il Répertoire Géographique lo registra come "Pišuwa[".

PIŠUNUPAŠI

Il toponimo occorre nella lettera HKM 58 come luogo dove è trattenuto un personaggio di nome Ašduwar(a)i, e di cui Kikarša, mittente della lettera, chiede la riconsegna a Taḫaz(z)ili, il destinatario.

Di questi l'ultimo è conosciuto da quattro lettere provenienti dall'archivio dell'antica Tapika, luogo dove sembra essere stato attivo, almeno temporaneamente, come funzionario475.

L'antroponimo Kikarša può essere messo a confronto con Kigaršan, registrato da E. Laroche unicamente come antroponimo "cappadocienne"476, ma non attestato altrove nella documentazione ittita.

Più frequente risulta essere invece l'uso del nome Ašduwar(a)i, ma se in alcuni casi – come quello di KUB XXII 51 (CTH 577.1, ductus n.h.)477, già citato nel paragrafo relativo a Kamama – il contesto geografico può essere simile, dal punto di vista cronologico i testi in cui è presente questo antroponimo sono più tardi, nella maggior parte dei casi attribuibili al periodo di regno di Ḫattušili III o alla moglie Puduḫepa, con l'unica eccezione di KUB XXVI 35 (CTH 39.5) che invece presenta un ductus a.h.

L'unica altra attestazione coeva del toponimo, almeno con questa grafia, è quella di KUB XLVIII 107, copia della preghiera di Arnuwanda ed Ašmunikkal alla dea solare di Arina (CTH 375.3.A, ductus n.h.), nella sezione del testo dove sono elencati i "LÚtapariyalli-" di alcune città tra le quali appunto troviamo Pišunupasi.

I due amministratori associati alla città sono sconosciuti altrove ed i loro nomi, secondo la lettura fornita da H. Otten478, sono Piḫataḫi e Piaḫataḫila, anche se dalla visione dell'autografia il secondo segno dell'ultimo antroponimo risulta chiaramente essere un "-e-".

475 Alp S., "Hethitische Briefe aus Maşat – Höyük", Ankara 1991, p. 94. 476 Laroche E., "Les Noms des Hittites", Paris 1966, p. 9.

477 Imparati F., "Il testo oracolare KUB XXII 51 (CTH 577)", in "Hethitica XIV", Louvain-la-Neuve 1999, p. 153-177.

478 Otten H., "Sprachliche Stellung und Datierung des Madduwatta-Textes", in "StBot 11", Wiesbaden 1969, p. 27.

Come già proposto da M. Forlanini479, crediamo sia necessario identificare questo insediamento con la Šunupaši nota da altre fonti.

Nel documento La frontiera orientale dell'impero ittita (pagine 133-139)

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