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PITALAḪŠUWA

Nel documento La frontiera orientale dell'impero ittita (pagine 139-144)

Questo toponimo è noto da una sola lettera, HKM 51, costituita da undici righe. Abbiamo accennato nel paragrafo dedicato a Kalzana che la struttura di questo testo480 risulta anomala, come già affermato da H. A. Hoffner481 e M. Marizza482, gli unici studiosi – a nostra conoscenza – ad averlo analizzato e tradotto dopo S. Alp483.

La lettera, sebbene catalogata come CTH 188 e quindi teoricamente destinata ad un sovrano, non presenta i consueti ossequi formali, ma non è solo questa particolarità a metterci in difficoltà nell'analisi. Al suo interno non sono presenti complementazioni di alcun tipo, la maggior parte degli elementi di cui è composta è indeclinata e si tratta perlopiù di nomi propri.

L'unico strumento di interpretazione che abbiamo a nostra disposizione è l'ordine delle parole, che però nella lingua ittita risulta spesso non vincolante, ed anche una lettura orientata semplicemente a comprendere il senso della lettera è resa problematica dalla scarsissima conoscenza dei luoghi e dei personaggi menzionati.

Le tre traduzioni esistenti concordano comunque nell'identificare Tippurrui, uomo proveniente da Pitalaḫšuwa, come la causa dell'arrivo del nemico proveniente dalla città di Kalzana nella sede di redazione della tavoletta.

A seguire leggiamo la richiesta – rivolta al sovrano da parte di Gašturraḫšeli con l'utilizzo dell'imperativo – di proteggere gli anziani di "Pitala<ḫšuwa>" che sono "al cospetto della Sua Maestà".

A complicare la comprensione del testo sono vari elementi, tra cui l'assenza di altre attestazioni per i toponimi ed antroponimi presenti – con l'eccezione di Kalzana, nota anche da HKM 24; l'utilizzo della formula "nu MA-ḪAR DUTUŠI", che potrebbe

essere interpretata alla lettera oppure in senso figurato; l'impossibilità di sapere con certezza da dove fosse spedita, e quindi dove fosse diretto l'attacco nemico; 479 Forlanini M., "Le spedizioni militari ittite verso Nerik. I percorsi orientali", in "RIL 125", Milano 1992, p. 287-288.

480 HKM 51: "1) UM-MA mGa-aš-tu-ur-ra-aḫ-še-li 2) URUGa-al-za-na KÚR 3) mTi-ip-pu-u-ur-ru-u-iš 4) LÚ URUPí-it-ta-la-aḫ-šu-wa 5) ú-wa-te-et 6) nu MA-ḪAR DUTUŠI BE-LÍ-IA 7) ku-i-e-eš 8)

LÚ.MEŠŠU.GI 9) URUPí-it-ta-la 10) na-aš DUTUŠI BE-LÍ-IA 11) pa-aḫ-ḫa-aš-nu-ut". 481 Hoffner H. A., "Letters from the Hittite Kingdom", Atlanta 2009, p. 189-190. 482 Marizza M., "Lettere ittite di re e dignitari", Brescia 2009, p. 91.

l'incertezza sull'integrazione – accettata da tutti e tre gli studiosi che hanno analizzato il testo – che rende concittadini il nemico Tippurrui e gli anziani della città di "Pitala<ḫšuwa>".

Possiamo certamente provare a trovare delle spiegazioni per la peculiarità di questo testo: la grafia utilizzata sembra – almeno dall'autografia (non siamo in possesso della foto della tavoletta) – molto frettolosa, e così anche la disposizione delle righe, le quali superano abbondantemente i margini della tavoletta che poi rimane inutilizzata per buona parte dell'altra facciata.

La gravità della situazione e questa redazione così frettolosa potrebbero giustificare anche la mancanza delle formule classiche di saluto e dell'asprezza di toni nei confronti del sovrano, ma dobbiamo ricordarci che questa tavoletta è pur sempre stata ritrovata nell'archivio di Maşat Höyük: a meno che il sovrano non si trovasse lì al momento della ricezione del messaggio, si deve trattare quindi di una copia, o brutta copia della lettera effettivamente inviata, fattore che però tende ad escludere le giustificazioni date dall'emergenza.

Si potrebbe però dare una lettura diversa alla seconda parte del testo e vedere nel verbo "pa-aḫ-ḫa-aš-nu-ut" non un imperativo di seconda persona, ma un indicativo preterito di terza singolare.

Si otterrebbe così una versione che prevede un destinatario diverso, e la traduzione "Gli anziani di Pitala<ḫšuwa>, la Sua Maestà, il mio signore, li ha protetti".

S. Alp484 ha proposto di ricercare questo insediamento a nord di Maşat Höyük, nella zona dell'alto Yeşilırmak, sulla base della compresenza del nemico kaškeo e di una componente cittadina filo-ittita, ed avanzando dubbi sulla possibilità di identificare il toponimo con quelli di Pitalaḫša o Pitalaḫši.

Chi scrive è invece più propenso – in questo caso – a dare peso all'affinità toponomastica e per questo motivo ad andare a ricercare l'insediamento nell'area più prossima al fiume Çekerek ed anzi, sulla base dei testi che menzionano la città di Pitalaḫši (CTH 562.1 e dodicesimo/tredicesimo e sedicesimo anno degli Annali di Muršili II) e la rocca di Pitalaḫša (diciottesimo anno degli Annali di Muršili II), sulla riva opposta a Tapika, vicino o addirittura dentro la regione di Ištaḫara.

Interessi, esplorazioni o interventi militari di contingenti stanziati nella 484 Alp S., "Hethitische Briefe aus Maşat – Höyük", Ankara 1991, p. 31.

regione dell'antica città di Tapika e relativi a fatti che accadevano oltre il fiume Çekerek sono normalmente testimoniati dalle stesse lettere di Maşat Höyük (HKM 6, HKM 20, HKM 59), e sappiamo che Kalzana, l'unico toponimo altrimenti conosciuto, è testimoniato nei testi di Ortaköy.

PIZUḪA[

Riguardo questo toponimo, conosciuto solamente da HKM 40 possiamo dire decisamente poco. Sebbene questo testo sia catalogato come CTH 186, e quindi come una lettera del sovrano ad un vassallo, non crediamo ci siano gli strumenti per affermare il dato con certezza.

È sicuramente da notare la presenza, alla sesta riga, di un punto interrogativo posto da S. Alp485 sulla sillaba finale del toponimo "Ta-a-ḫa-aš-t[a?]". Ci sentiamo di confermare la lettura del segno "-ta-", praticamente completo, essendo questa città già conosciuta da altre fonti, ed escludendo quindi l'unica altra lettura possibile "Ta- a-ḫa-aš-g[a?]".

Purtroppo, per le riflessioni che abbiamo fatto fino a questo momento, non possiamo prendere la presenza di questo toponimo come sintomo di prossimità geografica all'insediamento qui preso in analisi, dal momento che il soggetto in questione è un gruppo di persone proveniente da questa città, e non la città stessa.

Per lo stesso motivo rimanderemo la riflessione riguardante i campi arati di cui si parla nel testo al paragrafo dedicato a Taḫašta.

ŠALAŠNA

L'unico testo a menzionare questa città è HKM 113, registrato dubitativamente come CTH 244 e definito da G. Del Monte486 una "tavoletta di appunti". Il contenuto del testo è diviso in quattro paragrafi ognuno apparentemente scollegato dal precedente.

Nell'ultimo sono presenti diversi toponimi ed antroponimi, ma non potendo individuare un filo conduttore, dobbiamo limitarci ad osservare che sarebbe tentante vedere in questa frazione di testo una dispersione famigliare dovuta all'impossibilità 485 Alp S., "Hethitische Briefe aus Maşat – Höyük", Ankara 1991, p. 192.

486 Del Monte G., "I testi amministrativi da Maşat Höyük/Tapika", in "Orientis Antiqui Miscellanea II", Roma 1995, p. 131-133.

di continuare a vivere insieme nel luogo di residenza, a causa dell'attacco a Kamama registrato nel paragrafo precedente, della carestia menzionata alla decima riga, o per altri eventi di cui siamo all'oscuro.

Gli antroponimi presenti nel testo sono sconosciuti altrove, eccezion fatta per DLAMMA.LÚ. Questo nome è registrato nel testo KUB XXXI 79 (CTH 188, ductus m.h.)487, il quale è servito a collocare le città di Arzija, Pitijarik e Šamuḫa su uno stesso fiume, che oggi sappiamo essere il Kızılırmak.

La parte di KUB XXXI 79 relativa all'antroponimo, reso comunemente Kuruntaziti488, comincia alla ventunesima riga e continua fino a dove è leggibile la tavoletta, la quale è purtroppo molto rovinata. Sembra comunque di capire che si tratti di un caso di attribuzione di colpa ("wa-aš-túl") di cui si deve accertare il responsabile.

Non è tanto l'argomento a destare interesse, quanto la presenza di un personaggio di nome Ḫillani, molto simile al Ḫilanani, figlio di Narizu e residente in Šalašna, al quale viene affidato Ḫuidudduwalli in HKM 113.

[Š]ALIWANTA

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un hápax legómenon, presente in questo caso in HKM 103489, una lista di persone che abbiamo già incontrato precedentemente.

In questo testo ad ogni toponimo sono associati un gruppo di lavoratori di cui è specificato il numero, almeno un LÚDUGUD nel ruolo di sovrintendente del gruppo, ed una fornitura di quelle che sembrano razioni.

All'insediamento di [Š]aliwanta sono associati nove personaggi e Zuwa, il responsabile. Non crediamo che l'analisi di questo antroponimo possa portare a qualche risultato, dal momento che è presente tre volte nelle sole tavolette di Maşat Höyük in relazione a tre città diverse.

Oltre alle attestazioni provenienti da Tapika sono numerose quelle da Ḫattuša, e spesso relative a personaggi che dovevano ricoprire incarichi di un certo rilievo 487 Hagenbuchner A., "Die Korrespondenz der Hethiter. Teil 2. Die Briefe mit Transkription,

Übersetzung und Kommentar", in "THeth 16.2", Heidelberg 1989, p. 136-141.

488 Hoffner H. A., "Letters from the Hittite Kingdom", Atlanta 2009, p. 81-84.

489 Del Monte G., "I testi amministrativi da Maşat Höyük/Tapika", in "Orientis Antiqui Miscellanea II", Roma 1995, p. 89-96.

nell'impianto amministrativo, alcuni dei quali proprio nel periodo Medio Ittita. S. Alp490, dopo aver affermato che la città sia da ricercare nel territorio di Tapika, sottolinea che la tipologia del toponimo rimanda ad un contesto afferente al cuore del regno ittita, ed ipotizza che questo sia da ricercare a sud di Maşat Höyük; infine nota la somiglianza del toponimo con quello della regione di Šaluwantija e della montagna Šaluwanta, entrambe presenti in alcune versioni del CTH 510, la seconda in numerosi testi di festività.

M. Cammarosano491 ripercorre le proposte geografiche riguardanti questo inventario di culto ricchissimo di toponimi (e divinità assire e siro-mesopotamiche), a partire da quelle orientate verso un ambito alto-mesopotamico di L. Rost492 o semplicemente sud-orientale di J. Hazenbos493, passando per quelle incentrate attorno all'area della Turchia centro-settentrionale di A. Archi494 e P. Taracha495, fino ad arrivare all'individuazione ideale nelle zone ad ovest di Kaniš, centrali per il commercio paleo-assiro, di M. Forlanini496 e D. Schwemer497.

Nonostante quest'ultima proposta sia certamente la più adeguata tra quelle elencate, se non vogliamo abbandonare l'ipotesi di un'associazione dei siti di [Š]aliwanta e Šaluwanta dovremo sicuramente ricercare alcuni dei toponimi in un'area più estesa, che vada a comprendere almeno la parte settentrionale della moderna provincia di Akdağmadeni.

490 Alp S., "Hethitische Briefe aus Maşat – Höyük", Ankara 1991, p. 35.

491 Cammarosano M., "Foreign Gods in Hatti. A New Edition of CTH 510", in "KASKAL 12", Firenze 2015, p. 204-209.

492 Rost L., "Zu den hethitischen Bildbeschreibungen (I. Teil)", in "MIO 8", Berlin 1961, p. 188. 493 Hazenbos J. "The Organization of the Anatolian Local Cults During the Thirteenth Century B.C.", in "Cuneiform Monographs 21", Leiden-Boston 2003, p. 197.

494 Archi A., "Hurrian Gods and the Festivals of the Hattian-Hittite Layer", in "The Life and Times of Ḫattušili III and Tutḫaliya IV. Proceedings of a Symposium Held in Honour of J. De Roos, 12-13 December 2003, Leiden (PIHANS 103)", Leiden 2006, p. 152.

495 Taracha P., "Religions of Second Millennium Anatolia", in "DBH 27", Wiesbaden 2009, p. 106. 496 Forlanini M., "Am Mittleren Kızılırmak", in "Hittite and Other Anatolian and Near Eastern Studies in Honor of Sedat Alp (Fs Alp)", Ankara 1992, p. 178.

497 Schwemer D., "Fremde Götter in Hatti. Die hethitische Religion im Spannungsfeld von

ŠAMUḪA

Questa antica città ittita, identificata oggi con il sito di Kayalıpınar498, rientra nella provincia di Sivas, e si situa – assieme a Kuşaklı/Šariša – sul limite meridionale del nostro studio.

Data la particolarità dei siti, che hanno reso testimonianze scritte non ancora completamente pubblicate, non crediamo sia utile approntare un'analisi approfondita prima di avere a disposizione ulteriore materiale.

Inoltre l'inserimento all'interno della ricerca delle aree di competenza di queste due città richiederebbe un'estensione dello studio ad un'area geografica ben più grande di quella – già molto consistente – presa in considerazione.

Lo stesso ragionamento verrà fatto successivamente per il Paese Alto, di cui questa città doveva essere il centro politico.

Nel documento La frontiera orientale dell'impero ittita (pagine 139-144)

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