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I NNOVAZIONE , R ESPONSABILITÀ SOCIALE E S VILUPPO SOSTENIBILE

Nel documento SULL’ECONOMIA RAPPORTO (pagine 61-67)

Innovazione, Responsabilità sociale e Sviluppo sostenibile sono macro concetti che assumono nello scenario generale e nel contesto specifico dei singoli territori una valenza fondamentale e decisiva per le Organizzazioni, per le Imprese e per le Persone. A maggior ragione se visti l’uno accanto all’altro come asset strategici nell’ambito di una visione sinergica.

Come è noto, ciascuno di questi fenomeni ha caratteristiche di tale complessità che gli indicatori attualmente disponibili non sono all’altezza di rappresentarli adeguatamente né singolarmente, né nell’insieme.

Le valutazioni che seguono, dando per scontata per ragioni di efficacia l’analisi definitoria, hanno l’obiettivo di fornire i principali indicatori disponibili a livello provinciale su questi temi cruciali per iniziare a delineare un quadro della situazione territoriale da completare progressivamente in futuro. Allo stesso modo per l’illustrazione descrittiva del piano ricco ed articolato di progetti, attività, iniziative ed eventi realizzati nel 2016 dall’Azienda Speciale C.I.S.E. (che ha come mission i temi in oggetto) e dalla Camera di Commercio di Rimini si fa rimando alla documentazione e ai materiali specifici già divulgati e ai quali è stata data diffusione in vari e articolati contesti.

Un aspetto da sottolineare, infine, è il fatto che i temi dell’Innovazione, della Responsabilità sociale e dello Sviluppo sostenibile hanno occupato a pieno titolo il ruolo di linee strategiche prioritarie nella programmazione pluriennale di entrambe le Camere di Commercio accorpate nella neo costituita Camera della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini

Innovazione

L’innovazione assume un ruolo cruciale in uno scenario come quello attuale caratterizzato dalla complessità e dalla velocità dei cambiamenti.

La complessità genera un senso di incertezza e di precarietà che investe tutti i sistemi economici e sociali. La vera novità però non è la complessità, elemento ricorrente anche nel passato, ma è la velocità sconcertante con la quale avvengono i cambiamenti; velocità che ne amplifica l’impatto.

Le cose ormai si muovono così velocemente che innovare deve essere il lavoro di chiunque. Questo vale per i Territori, per le Organizzazioni, per le Imprese e per le Persone.

A maggior ragione per un Paese come il nostro nel quale la crisi ha prodotto più duramente che altrove i suoi effetti amplificando criticità strutturali e gap irrisolti a partire dalla scarsa innovatività.

Anche se l’Italia ha guadagnato 2 posizioni nella classifica dei Paesi più innovativi del mondo, nella graduatoria diffusa in gennaio 2017 stilata da Bloomberg (Innovation Index: classifica dei 50 paesi più innovativi del mondo che prende in considerazione la concentrazione di imprese hi-tech, gli investimenti in ricerca e sviluppo, il numero di brevetti depositati e altri fattori), si posiziona solo al 24° posto e quindi a metà classifica. Tra i punti forti: la densità di imprese hi-tech (fattore che, preso singolarmente, ci vede al 18° posto), il valore aggiunto manifatturiero (20°) e gli investimenti in ricerca e sviluppo (25°). Tra le criticità: il numero di brevetti depositati (37°) e la capacità di attrarre ricercatori (36°).

Gli ultimi dati di sintesi a livello nazionale, diffusi da ISTAT in novembre 2016 con riferimento al periodo 2012-2014, forniscono ulteriori elementi preziosi e confermano gli effetti della crisi sull’approccio all’innovazione: rispetto ai tre anni precedenti; la quota di imprese con 10 o più addetti che innovano è scesa sensibilmente dal 51,9 al 44,6% (-7,3 punti percentuali in buona parte a causa della riduzione degli investimenti in innovazioni organizzative e di marketing). La propen -sione innovativa è in netto calo fra le piccole imprese (41,3%, -8 punti percentuali dal triennio precedente), rispetto alle medie (64,9%, -3,9 punti percentuali), mentre è in contenuta crescita fra le grandi (83,3%, +0,8), per le quali l'innovazione si conferma una caratteristica strutturale.

Per l’osservazione delle dinamiche regionali, uno degli strumenti più accreditati e completi è l'Osservatorio Innovazione progettato e realizzato da C.I.S.E. per conto di Unioncamere Emilia-Romagna, strumento in grado di fornire alle Istituzioni e agli attori economici del territorio informazioni utili alla programmazione, pianificazione, monitoraggio e valutazione di azioni volte a creare un ecosistema favorevole. L’Osservatorio consente infatti la mappatura del fenomeno

“innovazione”, identificando criticità ed aree di miglioramento, con riferimento non solo al confronto tra i diversi sub-territori regionali, ma anche alla comparazione con indici nazionali ed internazionali (Innovation Union Scoreboard) e all'analisi delle serie storiche. La Regione Emilia-Romagna ha approvato lo sviluppo dell'Osservatorio Innovazione per il biennio 2017-2018.

Secondo l’ultimo Rapporto Innovazione, uno tra i prodotti informativi principali dell’Osservatorio, realizzato nel 2014 curato dal C.I.S.E. per le province emiliano romagnole e tuttora quadro di riferimento significativo nonostante l’evoluzione del fenomeno, nella provincia di Forlì-Cesena, guardando all’ultimo triennio osservato, il 38,9% del campione ha dichiarato di non aver introdotto alcuna innovazione, dato in linea con una media regionale pari al 39% e in miglioramento rispetto al 54,4% del 2013 (risultato positivo in buona parte dovuto alla ridefinizione del campione verso una maggiore presenza di imprese più strutturate e quindi presumibilmente più inclini all'introduzione di innovazione).

Fra le imprese, il 25,9% ha introdotto innovazioni di prodotto di tipo incrementale ed una percentuale pari al 22,8% ha introdotto innovazioni di processo, sempre di tipo incrementale. Ha realizzato innovazione radicale di prodotto il 9,3% delle imprese del campione di Forlì-Cesena e il 9,7% di quelle del campione emiliano-romagnolo, mentre l'innovazione radicale di processo ha interessato una quota più ridotta di casi, anche se pur sempre superiore alla media regionale: il 7,4% a Forlì-Cesena contro il 5,5% regionale.

La quota maggiormente elevata di imprese innovative è stata rilevata nel settore meccanico, nell’agroalimentare e nel tessile/moda/calzaturiero. La rilevazione ha confermato inoltre la maggiore capacità di innovare delle imprese più strutturate e di maggiori dimensioni.

Nella provincia di Rimini, sempre nell’ultimo triennio osservato, il 47,5% del campione (ridefinito come indicato in precedenza) di imprese ha dichiarato di non aver introdotto alcuna innovazione (dato più basso di quello regionale - 39% - anche se in miglioramento rispetto al 55,8% del 2013).

Tra le imprese che hanno innovato nell'ultimo triennio, il 15,6% ha introdotto innovazioni di prodotto di tipo incrementale ed una percentuale pari al 14,9% ha introdotto innovazioni di processo, sempre di tipo incrementale.

Ha realizzato innovazione radicale di prodotto il 6,4% delle imprese del campione riminese e il 9,7%

di quelle del campione emiliano-romagnolo, mentre l'innovazione radicale di processo ha interessato una quota ancor più ridotta di casi: il 2,8% a Rimini e il 5,5% a livello regionale.

E’ risultata più elevata la quota di imprese non innovative nella carta/editoria, nel terziario (compre-so, nel caso di Rimini, il commercio e il turismo, buona la situazione per l’elettronica/elettricità

Rapporto sull’Economia – Anno 2016 e scenari 63

(anche se imprese poco numerose nel campione riminese), della meccanica, del legno/mobili.

Le imprese più grandi si sono anche in questo caso dimostrate maggiormente in grado di innovare.

In entrambi i sistemi produttivi si è rilevata una correlazione positiva tra propensione all’innovazione e grado di apertura al mercato internazionale.

Sempre nell’ottica di valorizzare dati territoriali che possano restituire una visione d’insieme, assumono un significato particolare gli indicatori di monitoraggio della Strategia di specializzazione intelligente (Smart Specialisation Strategy: S3). La S3 è uno strumento utilizzato in tutta l’Unione Europea per migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche per la ricerca e l'innovazione. La S3 è una condizionalità ex-ante per l'obiettivo tematico 1.1 "Ricerca e innovazione”: l’esistenza di una strategia di specializzazione intelligente regionale del Programma operativo Fesr 2014-2020 è funzionale ad ottenere la necessaria approvazione del medesimo da parte della Commissione Europea.

Il monitoraggio della S3 consiste in un sistema di indicatori di varia fonte finalizzati a misurare il raggiungimento degli obiettivi e l'impatto delle politiche e azioni per l'innovazione declinate nel POR. L’osservazione di tali indicatori a livello dei singoli territori effettuata con la collaborazione con il Centro di ricerche Antares, assume quindi una particolare importanza.

Secondo i principali indicatori di output, che hanno l’obiettivo di misurare il livello di implemen -tazione delle politiche regionali e delle relative azioni messe in campo, nel periodo 2014-2016, nell’area Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono state finanziate 175 imprese e 217 progetti, sono state coinvolte 29 imprese, sono stati erogati 24 finanziamenti a laboratori di ricerca con 41 contratti, 11 sono state le nuove imprese create, 16 i brevetti, 43 milioni di euro gli investimenti, 26,3 milioni di euro i contributi, 348 i ricercatori coinvolti, di cui 147 nuovi con 560 persone formate.

Rispetto al totale regionale, il sistema Romagna ha rappresentato il 13,4% come numero di imprese finanziate, il 10,8% in termini di progetti, il 14,6% come imprese coinvolte e il 10,5% come

Imprese finanziate 129 46 175 1.306 9,9 3,5 13,4

Progetti finanziati 154 63 217 2.012 7,7 3,1 10,8

Imprese coinvolte 22 7 29 199 11,1 3,5 14,6

Finanziamenti a laboratori di ricerca 20 4 24 380 5,3 1,1 6,3

Contratti a laboratori di ricerca 24 17 41 435 5,5 3,9 9,4

Nuove imprese create 6 5 11 94 6,4 5,3 11,7

Brevetti 10 6 16 196 5,1 3,1 8,2

Milioni di euro di investimenti 29,6 13,4 43,0 410,3 7,2 3,3 10,5

Milioni di euro di contributi 19,0 7,3 26,3 258,6 7,3 2,8 10,2

Ricercatori coinvolti 259 89 348 2.751 9,4 3,2 12,6

Nuovi ricercatori 110 37 147 1.241 8,9 3,0 11,8

Persone formate 368 192 560 9.007 4,1 2,1 6,2

(*) Hanno l’obiettivo di misurare il livello di implementazione delle politiche regionali e delle relative azioni messe in campo. In altre parole misurano l’output delle politiche regionali in termini di operazioni realizzate

Fonte: Regione Emilia-Romagna (Banca dati S3 Monitoraggio – Smart Specialisation Strategy) - Dati aggiornati al 30/01/2017 Elaborazione: Camera di Commercio della Romagna

Dal punto di vista degli ambiti di specializzazione, il sistema Romagna ha rappresentato l’11,3% dei progetti finanziati nel settore agroalimentare a livello regionale, il 14,9% nell’edilizia e costruzioni, il 15,3% nelle industrie culturali e creative, il 9,0% nelle industrie della salute e del benessere, il 10,7% nell’innovazione nei servizi, il 6,3% nella meccatronica e motoristica.

Le 11 nuove imprese create in Romagna sono nate rispettivamente: 5 nella meccatronica e motoristica, 2 nel comparto dell’innovazione dei servizi, 2 nelle industrie culturali e creative, 1 nell’agroalimentare e 1 nelle industrie della salute e del benessere.

Rispetto ai 16 brevetti totali, 5 sono relativi all’agroalimentare, 4 alla meccatronica e motoristica e 3 nelle industrie della salute e del benessere.

L’ambito di specializzazione al quale è stata destinata la quota maggiore di contributi rispetto al totale regionale è stato il comparto dell’edilizia e costruzioni.

MONITORAGGIO SMART SPECIALISATION STRATEGY Indicatori di output(*) delle politiche regionali

Periodo 2014-2016

Fonte: Regione Emilia-Romagna (Banca dati S3 Monitoraggio – Smart Specialisation Strategy) - Dati aggiornati al 30/01/2017 Elaborazione: Camera di Commercio della Romagna

MONITORAGGIO SMART SPECIALISATION STRATEGY Progetti finanziati per ambito di specializzazione Periodo 2014-2016

Fonte: Regione Emilia-Romagna (Banca dati S3 Monitoraggio – Smart Specialisation Strategy) - Dati aggiornati al 30/01/2017 Elaborazione: Camera di Commercio della Romagna

MONITORAGGIO SMART SPECIALISATION STRATEGY Imprese finanziate per ambito di specializzazione Periodo 2014-2016

Fonte: Regione Emilia-Romagna (Banca dati S3 Monitoraggio – Smart Specialisation Strategy) - Dati aggiornati al 30/01/2017 Elaborazione: Centro Studi Antares

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L’osservazione a livello territoriale prosegue con un’attenzione specifica alla sua capacità di innovarsi ed in questo senso particolarmente significativa è la capacità di creare imprese quali le start up innovative.

Tale tipologia di impresa, relativamente nuova, è prevista dalla normativa e deve rispondere a determinati requisiti, come avere oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. La start-up innovativa è stata delineata con la finalità di favorire lo sviluppo di nuova cultura imprenditoriale e la creazione di un contesto maggiormente favorevole all'innovazione e quindi più competitivo e attrattivo. Per questa tipologia di imprese, se iscritte nella apposita sezione del Registro delle Imprese, sono previste esenzioni, agevolazioni fiscali, alcune deroghe al diritto societario e una disciplina particolare nei rapporti di lavoro.

La numerosità delle start up innovative rappresenta quindi un ulteriore elemento significativo per valutare la dinamica e la capacità di sviluppo di un sistema imprenditoriale. In base ai dati più recenti, aggiornati al 30/01/2017, a livello nazionale sono iscritte nella sezione speciale del Registro Imprese dedicata 6.747 start-up in aumento sostenuto rispetto ai dati riferiti all’8/02/2016 (+32,0%). Di queste, 753, pari all’11,2%, hanno sede in Emilia-Romagna posizionando la regione al secondo posto, dopo la Lombardia, per numero di start-up. All’interno della regione, le start-up con sede nel territorio della Camera di Commercio della Romagna - Forlì-Cesena e Rimini, sono 140, pari al 18,6% del totale regionale e con una crescita rilevante pari al +86,7% rispetto ai dati riferiti all’8/2/2016.

Le start-up rappresentano in Romagna l’1,96% delle imprese attive rispetto all’1,86% della media regionale e all’1,32% di quella nazionale.

Per quanto riguarda i settori di attività economica in cui operano le start-up di Forlì-Cesena e Rimini, la maggior parte, così come a livello nazionale, è attiva nei “Servizi”, dove sono presenti 85 imprese (pari al 60,7% del totale), nell’“Industria/Artigianato”, dove sono presenti 30 imprese (pari al 21,4% del totale). Da evidenziare anche la presenza di 16 start up nel commercio e 1 nel settore dell’“agricoltura e pesca”.

Dal punto di vista dei microindicatori del fenomeno innovazione, un breve riferimento merita il tema della protezione della proprietà intellettuale come asset strategico per il business aziendale che è in parte rappresentabile attraverso l’osservazione della dinamica dei “brevetti”

relativi ad invenzioni, marchi, disegni e modelli di utilità.

Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2016 fanno rilevare complessivamente per il territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) 660 domande di brevetto e marchi (equamente distribuite tra la provincia di

START UP INNOVATIVE

Forlì-Cesena 1 5 16 37 59 1,58

Rimini 11 14 48 8 81 2,38

Romagna 1 16 30 85 8 140 1,96

Emilia-Romagna 2 38 186 515 12 753 1,86

Italia 36 311 1274 5041 56 29 6747 1,32

Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Infocamere Elaborazione: Camera di Commercio della Romagna

Forlì-Cesena e di Rimini) in calo rispetto al 2015 (695). La flessione è da attribuire in modo particolare al numero delle Invenzioni che seguono le dinamiche più varie di anno in anno. Va anche sottolineato che sui dati complessivi può in parte aver influito il nuovo sistema di deposito entrato in vigore nel maggio 2015 in base al quale i mandatari (e anche i privati) possono depositare direttamente in modalità telematica

Anche l’osservazione del grado di innovatività degli scambi con l’estero di beni costituisce un ulteriore interessante elemento di valutazione. Per riuscire a cogliere questo aspetto, i prodotti sono stati riclassificati – in base al contenuto tecnologico intrinseco e alla tecnologia utilizzata nel processo produttivo – in tre macro classi corrispondenti a diversi livelli di contenuto tecnologico incorporato (Tassonomia di Pavitt).

Gli ultimi dati provinciali disponibili, relativi all’anno 2015, mettono in luce un incidenza delle esportazioni di prodotti specializzati e high-tech per la Romagna – Forlì-Cesena e Rimini (37,6 del totale) inferiore al dato regionale (50,1%) e nazionale (43,8%). Le esportazioni dei prodotti tradizionali e standard rappresentano invece il 57,0% del valore provinciale dato superiore a quello regionale (48,2%) e a quello nazionale (54,3%).

Anche l’incidenza dei prodotti dell’agricoltura e delle materie prime (5,4% del totale) è nettamente superiore al corrispondente dato regionale (1,6%) e al dato medio italiano (1,9%).

Per una valutazione complessiva e compiuta, va sottolineato che le esportazioni di prodotti dell’agricoltura sono, giustamente, considerate in maniera a sé stante nella classificazione. Nel caso di questa tipologia di prodotto è infatti particolarmente difficile, attraverso la logica della

CONTENUTO TECNOLOGICO DELL’EXPORT Anno 2015

Valori assoluti in euro e indici di composizione % per territorio Agricoltura e Fonte: Istituto Tagliacarne – elaborazione su dati ISTAT

Elaborazione: Camera di Commercio della Romagna

Marchi 276 314 349 319 625 633

Incidenza ‰ sul totale delle imprese attive

dei Brevetti 0,66 0,35 1,31 0,26 0,97 0,31

dei Marchi 7,29 6,91 10,16 7,43 8,66 7,17

Fonte: Ufficio Brevetti Camera di Commercio della Romagna Elaborazione: Camera di Commercio della Romagna

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tassonomia di Pavitt, cogliere il grado di innovatività. Il semplice fatto che un prodotto sia di origine agricola, infatti, non è significativo del livello tecnologico del processo produttivo che ne ha consentito l’ottenimento. Un prodotto agricolo può, infatti, essere il frutto di un processo produttivo tradizionale oppure essere il risultato di processi fortemente innovativi (biotecnologia) sia dal punto di vista della produzione sia in termini di impegno tecnologico e organizzativo implicito nella commercializzazione del prodotto (selezione e cernita, packaging, catena del freddo, delivery tempestiva ecc.).

Nell’ambito del sistema Romagna, sicuramente i prodotti agricoli esportati, che incidono in modo rilevante, hanno in questo senso caratteristiche di innovatività distintive considerata la forte specializzazione territoriale che vede le ottime performance di grandi imprese di successo. Questa riflessione consente di rivalutare in senso positivo il differenziale esistente con la media regionale in termini di esportazioni di prodotti ad alto contenuto tecnologico. Infatti, una cospicua parte dell’export provinciale di prodotti dell’agricoltura potrebbe essere annoverata tra le esportazioni di livello tecnologico medio-alto o alto, contribuendo a ridimensionare il gap che la sola tassonomia disponibile va a rilevare rispetto alla media regionale.

Da evidenziare che rispetto al 2014 la percentuale di prodotti specializzati e high-tech esportati dall’area Romagna è leggermente migliorata passando dal 36,4% al 37,6%.

Anche le importazioni possono essere classificate in relazione al contenuto tecnologico del prodotto importato o del processo produttivo che ne ha consentito l’ottenimento.

Nel 2015, le importazione della Romagna di prodotti dell’agricoltura (e materie prime) risultano avere un peso superiore in provincia (8,5%) rispetto al dato regionale (5,5%) ma inferiore a quello nazionale (14,3%). La medesima situazione si riscontra anche per i prodotti tradizionali e standard (66,8% per la Romagna contro il 59,0% della regione e il 50,6% a livello nazionale). Di contro, l’incidenza delle importazioni di prodotti specializzati e high-tech è pari al 24,7% mentre in regione raggiunge il 35,6% e a livello nazionale il 35,1%.

Rispetto al 2014 la percentuale di prodotti specializzati e high-tech importati dall’area Romagna è rimasta sostanzialmente stabile.

Nel documento SULL’ECONOMIA RAPPORTO (pagine 61-67)