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Nonostante l’attenzione posta nel disegnare l’impianto dell’RDC e la previsione di un sistema di vincoli e sanzioni potenzialmente efficace nel contrastare gli abusi, resta

P ARTE SECONDA

26. Nonostante l’attenzione posta nel disegnare l’impianto dell’RDC e la previsione di un sistema di vincoli e sanzioni potenzialmente efficace nel contrastare gli abusi, resta

la preoccupazione che in un contesto, come quello italiano, in cui è elevata la quota di economia sommersa e sono bassi i livelli salariali effettivi, lo strumento del RDC possa scoraggiare l’offerta di lavoro legale e configurarsi come fattore di fragilità nei meccanismi di erogazione di una spesa corrente i cui limiti, posti anche dalle regole europee, non sarà agevole rispettare; le oggettive difficoltà dei programmi a contrasto dell’esclusione, che emergono anche in realtà internazionali, a convogliare le risorse verso i soli soggetti effettivamente bisognosi avrebbe forse suggerito un approccio più graduale e pertanto più agevolmente gestibile dal punto di vista della macchina amministrativa.

Tra i positivi effetti dell’introduzione del RDC (e del dibattito che l’ha circondata) vi è l’attenzione che si è determinata sul tema, cruciale per i trasferimenti assistenziali, della “prova dei mezzi”. L’occasione è propizia per far fare un salto di qualità all’amministrazione pubblica nelle capacità di verifica e di controllo dell’attendibilità delle DSU e dell’ISEE, strumento che se negli ultimi anni ha registrato notevoli miglioramenti resta probabilmente lontano dal rappresentare l’effettiva situazione economica e patrimoniale di molti dei richiedenti le prestazioni assistenziali. Particolare attenzione andrà riservata, in quest’ultimo ambito, alle verifiche in materia di ricchezza mobiliare: il patrimonio mediano risultante dall’ultimo rapporto di monitoraggio sull’Isee è pari a 3.900 euro a nucleo familiare e solo qualche anno fa le stesse dichiarazioni evidenziavano patrimonio nullo nell’80 per cento dei casi.

RIQUADRO 1 - AZIONI DI RICERCA DEL LAVORO E RUOLO DEI CENTRI PER L’IMPIEGO: EVIDENZE DALL’INDAGINE ISTAT SULLE FORZE DI LAVORO

Il presente Riquadro aggiorna le informazioni relative ad alcuni aspetti del ruolo dei Centri per l’Impiego fornite, con riguardo al 2017, dall’ISTAT nel luglio 201822. Dal dataset micro della “Rilevazione sulle forze di lavoro”, sono stati estratti i dati relativi alle azioni di ricerca del lavoro al principale fine di offrire evidenze circa le caratteristiche socio-economiche e demografiche degli individui interessati

TAVOLA RQ1.1

AZIONI DI RICERCA INTRAPRESE DALLE PERSONE IN CERCA DI LAVORO NELL'ULTIMO MESE

ANNO 2018

Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati ISTAT

Dalla RQ1.1 si evince che il metodo di ricerca più usato è quello di natura informale: l’87,9 per cento delle persone in cerca di lavoro si è rivolto a parenti, amici e conoscenti.

Nel Mezzogiorno, ben il 90,3 per cento delle persone in cerca di lavoro ha fatto ricorso a tale canale; nel complesso tale percentuale è maggiore fra gli uomini (88,6 per cento rispetto all’ 87,1 delle donne); aumenta al crescere dell’età (89,8 per cento dai 35 anni in poi) ed è maggiore per gli stranieri (92,2 per cento rispetto all’87,1 per cento degli italiani); infine, diminuisce al crescere del titolo di studio (75 per cento per chi è laureato).

Altre azioni di ricerca adottate sono l’invio di un curriculum vitae (69,5 per cento) e la consultazione di Internet (61,1 per cento).

22 Cfr. Audizione del Presidente Prof. Alleva, del 18 luglio 2018.

VALORI ASSOLUTI (in migliaia) Centro pubblico per l'impiego Agenzia intermedi azione diversa da CPI Parenti, amici e conoscenti Inviato curriculum Internet Annunci sui giornali Risposto o messo inserzioni su giornali Colloquio lavoro Domanda di concorso Prova di concorso Altro Totale 623 320 2349 1857 1634 802 503 675 118 71 60 Nord 252 191 711 641 586 319 190 241 29 18 22 Centro 124 56 420 341 321 155 102 138 23 16 14 Mezzogiorno 248 73 1.218 876 727 327 212 296 65 37 24 Maschi 321 168 1.244 982 828 402 260 367 56 33 37 Femmine 302 152 1.104 876 807 400 244 309 61 38 23 15-34 anni 271 151 1.048 942 884 375 245 356 80 48 26 35-49 anni 219 111 829 609 532 279 167 216 30 18 20 50 e oltre 133 57 471 306 218 148 92 103 8 5 13 Italiani 518 273 1.970 1.607 1.440 656 423 564 110 65 49 Stranieri 105 47 379 250 195 146 81 111 8 7 11 Licenza media 274 114 1.100 716 538 338 202 249 23 18 21 Diploma 281 157 1.015 884 838 366 238 320 48 27 28 Laurea e oltre 68 48 234 257 258 98 64 107 47 26 10 VALORI PERCENTUALI Totale 23,3 12,0 87,9 69,5 61,1 30,0 18,8 25,3 4,4 2,7 2,2 Nord 30,6 23,2 86,6 78,0 71,3 38,9 23,1 29,4 3,6 2,2 2,7 Centro 24,6 11,1 83,5 67,8 63,9 30,9 20,2 27,5 4,6 3,2 2,7 Mezzogiorno 18,4 5,4 90,3 64,9 53,9 24,3 15,7 21,9 4,8 2,8 1,8 Maschi 22,9 11,9 88,6 69,9 58,9 28,6 18,5 26,1 4,0 2,4 2,6 Femmine 23,8 12,0 87,1 69,1 63,6 31,6 19,2 24,3 4,8 3,0 1,8 15-34 anni 22,1 12,3 85,6 76,9 72,2 30,7 20,0 29,1 6,5 3,9 2,2 35-49 anni 23,7 12,1 89,8 65,9 57,6 30,1 18,1 23,4 3,3 1,9 2,2 50 e oltre 25,4 10,9 89,8 58,4 41,6 28,3 17,5 19,7 1,5 1,0 2,5 Italiani 22,9 12,1 87,1 71,0 63,6 29,0 18,7 24,9 4,8 2,9 2,2 Stranieri 25,5 11,5 92,2 61,0 47,4 35,6 19,7 27,1 1,9 1,6 2,6 Licenza media 22,9 9,5 92,0 59,9 45,0 28,3 16,9 20,8 1,9 1,5 1,8 Diploma 24,1 13,5 87,1 75,9 71,9 31,4 20,4 27,5 4,1 2,4 2,4 Laurea e oltre 21,7 15,5 75,0 82,4 82,8 31,4 20,4 34,1 15,1 8,3 3,4

L’andamento registrato nel 2018 circa l’utilizzo di questi canali di ricerca conferma sostanzialmente le rilevazioni del 2017, con valori relativi alle diverse unità statistiche in lieve crescita.

L’intervento richiesto ai Centri pubblici per l’impiego (CPI) è più limitato. Nel 2018 sono stati contattati dal 24,2 per cento delle persone in cerca di lavoro.

I contatti più frequenti sono avvenuti al Nord (30,6 per cento delle persone in cerca rispetto al 18,4 per cento del Mezzogiorno), fra le donne (23,8 per cento rispetto al 22,9 per cento degli uomini) e nei soggetti di età superiore ai 50 anni (25,4 per cento rispetto al 22,1 per cento dei giovani fra i 15 e i 34 anni). Si rivolgono ai CPI soprattutto le persone con titolo di studio intermedio: la quota è pari al 24,1 per cento fra i diplomati rispetto al 21,7 per cento delle persone con almeno la laurea. Il ricorso ai CPI si è comunque ridotto di quasi l’1 per cento rispetto ai valori del 2017, con una riduzione maggiore tra i soggetti che cercano lavoro al Centro (-3,7 per cento) e i soggetti di sesso maschile (-2,8 per cento; al contrario le donne che si rivolgono ai CPI sono cresciute dell’1,5 per cento).

Il ricorso alle agenzie di intermediazione diverse dai CPI ha riguardato il 12 per cento delle persone alla ricerca di un lavoro. Tale percentuale va dal 23,2 per cento del Nord, al 11,1 del Centro fino al 5,4 nel Mezzogiorno.

Rispetto al 2017, il ricorso a queste agenzie ha subito una contrazione del 3,4 per cento. Tale contrazione ha interessato tutte le ripartizioni oggetto di studio; in particolare le persone in cerca al Nord che si sono rivolte alle stesse e le persone con titolo di studio intermedio si sono ridotte del 5,1 per cento rispettivamente.

Anche i giovani tra i 15 e i 34 anni hanno ridotto il ricorso a tali agenzie del 4,2 per cento, mentre hanno incrementato la ricerca di lavoro tramite internet (+3 per cento)

Una contrazione simile si è verificata anche nel ricorso a queste agenzie da parte degli stranieri (-4,8 per cento), compensata anche stavolta da un aumento del 5,1 per cento dei soggetti che ricorrono ad internet nella fase di ricerca.

TAVOLA RQ1.2

DISOCCUPATI E FORZE DI LAVORO POTENZIALI E CONTATTO CON IL CENTRO PUBBLICO PER

L'IMPIEGO NELL'ULTIMO ANNO PER CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE -ANNO 2018

(VALORI ASSOLUTI E PERCENTUALI)

Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati ISTAT

La RQ2.2 fa riferimento all’anno precedente l’intervista e prende in considerazione, oltre alle persone alla ricerca di un’occupazione, anche le forze di lavoro potenziali. Nel 2018, circa il 30,7 per cento delle persone che sono disponibili a lavorare ha avuto almeno un contatto con un CPI: di questi, in particolare, fanno parte il 41,9 per cento dei disoccupati e il 20,9 per cento delle forze lavoro potenziali.

Totale Disoccupati FLP Totale Disoccupati FLP Totale Disoccupati FLP

Totale 5.884 2.755 3.129 1.809 1.156 653 31 42 21 Nord 1.563 847 715 580 407 173 37 48 24 Centro 964 517 447 342 229 113 35 44 25 Mezzogiorno 3.358 1.391 1.967 887 519 368 26 37 19 Maschi 2.749 1.452 1.297 931 611 320 34 42 25 Femmine 3.135 1.304 1.832 878 545 333 28 42 18 15-34 anni 2.453 1.262 1.191 748 494 255 31 39 21 35-49 anni 2.026 955 1.072 650 422 228 32 44 21 50 anni e oltre 1.405 539 866 410 240 170 29 45 20 Italiani 5.170 2.350 2.819 1.591 993 598 31 42 21 Stranieri 714 405 309 218 163 55 30 40 18 Licenza Media 2.805 1.223 1.582 804 505 300 29 41 19 Diploma 2.451 1.205 1.246 830 530 300 34 44 24 Laurea e oltre 628 327 301 174 121 53 28 37 18

Totale Ha contattato il Cpi nell'ultimo anno

Per i disoccupati, i contatti prevalenti si sono verificati al Nord (48,1 per cento); vi hanno fatto maggiore ricorso gli uomini (42,1 per cento rispetto al 41,8 per cento delle donne), gli ultracinquantenni (44,6 per cento) e i possessori di un titolo di studio intermedio (44 per cento per chi ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, rispetto al 36,8 per cento di chi è in possesso di laurea).

Per le forze di lavoro potenziali i contatti si concentrano soprattutto al Centro (25,2 per cento) e al Nord (24,1 per cento), mentre restano molto al di sotto della media nazionale nel Mezzogiorno (18,7 per cento). A rivolgersi ai Centri sono soprattutto gli uomini (24,7 per cento rispetto al 18,2 per cento delle donne) e chi è in possesso di un titolo di studio secondario superiore (24,1 per cento); a differenza dei disoccupati, la fascia di età maggiormente interessata è 15-34 anni: 21,4 per cento). I dati registrati nel 2018 sono comunque in lieve contrazione rispetto al 2017, a conferma di quanto osservato nella RQ1.1, mentre l’andamento complessivo delle variabili è confermato.

TAVOLA RQ1.3

MOTIVI PER CUI SI È RIVOLTO AL CENTRO PUBBLICO PER L'IMPIEGO NELL'ULTIMO ANNO PER

CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE -ANNO 2018

Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati ISTAT

Nel 2018 il motivo più frequente per cui le persone in cerca di lavoro si sono rivolte ai CPI è stato “rinnovare la dichiarazione di disponibilità al lavoro o confermare lo stato di disoccupazione” (54 per cento, inferiore di circa 10 punti rispetto al 2017) seguito da “verificare l’esistenza di opportunità di lavoro” (40,6 per cento). Il 7,8 per cento (10,7 per cento per le sole forze di lavoro potenziali) ha fatto ricorso al CPI per “consulenza o orientamento” (Tavola RQ1.3). Valore comunque in crescita rispetto al 2017, anno in cui la consulenza e/o orientamento è stata richiesta dal 4,5 per cento dei soggetti.

Disoccupati Forze di

lavoro potenziali

Nord Centro

Mezzo-giorno Maschio Femmina 15-34

anni 35-49

anni 50 anni e

oltre Italiano Straniero Licenza media Diploma Laurea e oltre Verificare esistenza opportunità lavoro 40,6 42,5 37,2 43,8 45,3 36,6 40,3 40,9 40,5 40,6 40,8 40,0 45,2 41,0 40,9 37,3 Rinnovare la dichiarazione di disponibilità al lavoro (DID) o confermare lo stato di disoccupazione 54,0 50,9 59,4 47,7 50,2 59,5 55,2 52,7 49,0 57,1 58,1 55,3 44,4 55,6 52,6 53,3 Primo contatto per

informazioni e/o aggiornare cartella personale 4,1 4,5 3,5 5,2 3,2 3,8 4,0 4,2 5,9 2,9 2,6 4,0 5,1 3,7 4,3 5,2 Consulenza o orientamento 7,8 6,1 10,7 8,9 6,9 7,4 7,7 7,8 8,6 7,8 6,2 7,9 7,0 7,3 8,1 8,6 Prima volta dichiarazione disponibilità lavoro 9,4 9,9 8,6 13,0 10,0 6,8 8,3 10,5 10,9 8,6 7,8 8,8 13,5 8,1 10,2 11,8 Ricevuto offerta di lavoro 0,4 0,5 0,3 0,6 0,4 0,3 0,3 0,5 0,4 0,4 0,4 0,4 0,3 0,4 0,4 0,4 Ricevuto offerta altro corso di formazione 0,4 0,5 0,3 0,6 0,3 0,3 0,3 0,4 0,3 0,6 0,3 0,4 0,1 0,4 0,4 0,5 Ricevuto offerta corso formazione regionale 1,2 1,0 1,5 1,1 0,4 1,6 1,0 1,3 1,2 1,1 1,3 1,2 0,9 1,3 1,0 1,7 Ricevuto offerta tirocinio 0,4 0,3 0,6 0,2 0,8 0,4 0,4 0,4 0,7 0,2 0,1 0,4 0,5 0,3 0,4 0,6 Sottoscrizione il Patto di Servizio 2,9 2,7 3,3 3,6 1,7 3,0 2,9 3,0 3,3 2,8 2,5 3,0 2,3 2,4 3,2 4,4 Ricevuto proposta partecipaziona selezione 0,5 0,7 0,2 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,6 0,3 0,5 0,4 0,5 0,4 1,2 Totale

TAVOLA RQ1.4

AZIONE PIÙ UTILE PER TROVARE L'ATTUALE LAVORO DEI NON OCCUPATI L'ANNO PRECEDENTE

PER CARATTERISTICHE SOCIO-DEMOGRAFICHE

ANNO 2018

Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati ISTAT

Nel 2018 (Tavola RQ1.4), il metodo di ricerca più efficace resta il contatto con amici e parenti (40,3 per cento, che sale al 42,7 per cento nelle regioni del Centro, al 50,9 per cento fra le persone che hanno conseguito al massimo la licenza media e al 51,2 per cento fra gli stranieri). Segue l’essersi rivolto direttamente al datore di lavoro (10,3 per cento).

Il ricorso al CPI è stato ritenuto valido solamente dall’1,8 per cento degli intervistati (2,7 per cento nel 2017), confermando il ruolo marginale rivestito nell’attività di collocamento lavorativo. Tale quota scende ulteriormente all’1,6 per cento nelle regioni del Nord, mentre è più elevata nel Mezzogiorno (2 per cento) e al Centro (2 per cento).

Il 2018 ha visto nel complesso una contrazione dei valori relativi ai CPI; al contrario sono incrementati quelli relativi alle agenzie di intermediazione diverse dai Centri.

A conferma di quanto detto, il ricorso ai servizi offerti dalle agenzie sembra portare a risultati migliori: la percentuale di nuovi occupati che hanno ritenuto utile tale canale sale infatti al 6,3 per cento, diventa il 9,3 per cento nelle regioni settentrionali. L’utilità è stata riscontrata soprattutto fra gli occupati più giovani (7,5 per cento fra chi ha meno di 35 anni) e tra chi ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore (7,3 per cento), meno da chi ha completato anche l’università (5,9 per cento). Centro pubblico per l'impiego Agenzia interme-diazione diversa da CPI Parenti e/o amici Rivolto a datore di lavoro Contattato direttamente dal datore di lavoro Annunci sul giornale, internet, bacheche Concorso pubblico Segnalazione di una scuola, università, centri di formazione Esperienze (stage, tirocini) stessa impresa dove lavora Inizio attività autonoma Altra azione Totale Totale 1,8 6,3 40,3 17,3 5,9 5,7 5,2 2,4 4,9 9,5 0,6 100,0 Nord 1,6 9,3 37,9 16,4 6,0 7,5 4,0 3,2 4,7 9,0 0,4 100,0 Centro 2,0 6,0 42,7 16,6 4,6 5,8 3,9 2,8 4,5 10,4 0,8 100,0 Mezzogiorno 2,0 2,6 42,3 18,8 6,5 3,2 7,7 1,1 5,5 9,7 0,8 100,0 Maschi 2,1 6,7 39,5 17,0 6,4 4,3 3,8 2,5 5,5 11,7 0,6 100,0 Femmine 1,6 5,9 41,2 17,6 5,3 7,1 6,8 2,2 4,3 7,3 0,7 100,0 15-34 anni 1,8 7,5 37,5 20,6 5,8 6,9 4,9 3,8 4,3 6,3 0,6 100,0 35-49 anni 1,6 6,0 43,2 14,7 5,8 5,7 5,5 0,6 4,6 11,8 0,6 100,0 50 e oltre 2,3 3,3 44,3 11,5 6,3 1,9 5,9 0,8 7,3 15,4 0,9 100,0 Italiani 2,0 6,2 38,5 17,6 5,8 6,1 5,5 2,4 5,1 10,1 0,7 100,0 Stranieri 0,7 7,1 51,2 15,4 6,6 3,3 3,5 2,4 3,9 5,8 0,1 100,0 Licenza media 2,4 5,2 50,9 15,1 5,6 3,2 1,9 0,9 5,1 9,2 0,5 100,0 Diploma 1,7 7,3 41,1 19,4 5,0 7,1 3,7 2,1 4,1 7,7 0,6 100,0 Laurea e oltre 1,2 5,9 21,5 16,2 8,2 6,6 14,0 5,2 6,5 14,0 0,8 100,0

RIQUADRO 2 - LA RIFORMA DEI CENTRI PER L’IMPIEGO: UNA RICOSTRUZIONE DEGLI SVILUPPI NORMATIVI DEGLI ULTIMI ANNI

La rete pubblica dei servizi per il lavoro è composta da 552 centri per l’impiego (CPI), di cui 501 sedi principali, vale a dire amministrativamente o organizzativamente collegate al coordinamento centrale (sia esso Ente area vasta oppure Regione/Agenzia regionale), e 51 sedi secondarie, a cui si aggiungono 288 sedi distaccate o sportelli territoriali.

TAVOLA RQ2.1

AREA Centri per

l'impiego Sportelli e sedi distaccate Totale NORD 230 46 276 CENTRO 112 95 207 SUD 210 147 357 TOTALE ITALIA 552 288 840 Fonte: ANPAL

Al 31/12/2017 nel complesso dei CPI sono operative 8.189 unità di personale, in gran parte direttamente incardinate negli enti territoriali da cui dipendono organizzativamente i CPI (Regioni, Agenzie regionali, Enti di aria vasta, Province) e solo in minima parte afferenti a soggetti esterni che supportano i centri stessi. In particolare, il personale esterno ai CPI ammonta a 583 unità (poco più del 7 per cento del totale).

TAVOLA RQ2.2 AREA Totale operatori di cui in front-office (%) di cui esterni (%) NORD 2.453 86 7 CENTRO 2.033 84 20 SUD 3.703 82 1 TOTALE ITALIA 8.189 84 7

Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati ANPAL

Il decreto legislativo n. 150 del 14 settembre 2015, attuativo della legge delega n. 183 del 2014 cd. “Jobs act”, ha riorganizzato il sistema delle politiche attive del lavoro, prevedendo l’esclusività delle competenze legislative nello Stato, attraverso la creazione dell’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (ANPAL) e il successivo passaggio dei dipendenti dei centri per l’impiego all’Agenzia, come articolazioni territoriali di essa.

Tuttavia, la mancata approvazione della riforma costituzionale nel 2016 (AC 2613-A), secondo la quale sarebbe spettata allo Stato la competenza esclusiva in materia di politiche attive del lavoro, mentre alle Regioni, sarebbe restata la potestà legislativa in materia di “promozione dello sviluppo economico locale e organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese e della formazione professionale”, ha comportato un indebolimento di tutto l’impianto di riforma.

Da tener conto, inoltre, che il d.lgs. n. 150 del 2015 era strettamente collegato ai processi di riforma previsti dalla legge n. 56 del 2014 (cd. legge Delrio), che ha dettato un’ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione e la disciplina delle città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle province. Tale premessa appare necessaria, in quanto i Centri per l’impiego, nati a seguito del decentramento delle funzioni amministrative avviato con la legge n. 59 del 1997, cd. legge Bassanini, erano di competenza provinciale, ai sensi dell’articolo 4, comma 1 lettera a) ed e) del d.lgs. n. 469/1997, ed avevano il compito di svolgere le funzioni finalizzate all’inserimento nel mercato del lavoro, in conformità alle normative regionali23.

23 Con il d.lgs. 181/2000 – nelle modifiche apportate dal d.lgs. 297/2002 - alle strutture provinciali di collocamento (CPI) sono stati affiancati i soggetti privati (Agenzie per il lavoro) ed è stata abbracciata una nozione più estesa di “servizi competenti”, comprensiva dei CPI e degli altri organismi autorizzati e/o accreditati. In Italia operano circa 80 Agenzie per il lavoro, autorizzate dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali (artt. n. 4, 5 e 6 del d.lgs. n. 276/2003) e iscritte nell’apposito Albo informatico tenuto da ANPAL. A luglio 2018 risultano occupati nelle Agenzie per il lavoro circa 10.500 addetti (Audizione Assolavoro presso le Commissioni Lavoro e Finanza Camera del 17 luglio 2018).

Tenuto conto del riordino delle funzioni previsto dalla legge 7 aprile 2014, n. 56, la legge di stabilità per il 2015 (legge n. 190 del 2014) ha previsto all’articolo 1, comma 427, che, nelle more della conclusione delle procedure di mobilità di cui ai commi da 421 a 428, il personale rimanesse in servizio presso le città metropolitane e le province con possibilità di avvalimento da parte delle Regioni e degli enti locali, attraverso apposite convenzioni e con oneri a carico dell’ente utilizzatore. Successivamente il decreto legge n. 78 del 19 giugno 2015, all’art. 15, “Servizi per l’Impiego”, ha previsto che, allo scopo di garantire livelli essenziali di prestazioni in materia di servizi e politiche attive del lavoro, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le Regioni e le Province autonome, definissero, con accordo in Conferenza unificata, un piano di rafforzamento dei servizi per l’impiego ai fini dell’erogazione delle politiche attive, mediante l’utilizzo coordinato di fondi nazionali e regionali, nonché dei programmi operativi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo e di quelli cofinanziati con fondi nazionali negli ambiti di intervento del Fondo Sociale Europeo, nel rispetto dei regolamenti dell’Unione europea in materia di fondi strutturali.

Ai sensi del comma 2 del citato art. 15, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è tenuto a stipulare, con ogni Regione e con le Province autonome di Trento e Bolzano, una convenzione finalizzata a regolare i relativi rapporti e obblighi in relazione alla gestione dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del lavoro nel territorio della regione o provincia autonoma. Nell’ambito delle convenzioni stipulate con le Regioni a statuto ordinario, le parti hanno la possibilità di prevedere la partecipazione del Ministero agli oneri di funzionamento dei servizi per l’impiego per gli anni 2015 e 2016, nei limiti di 90 milioni di euro annui, e in misura proporzionale al numero di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato direttamente impiegati in compiti di erogazione di servizi per l’impiego. La somma non superiore a 90 milioni annui è stata posta a carico del fondo di rotazione di cui all’articolo 9 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148 “Interventi urgenti a favore dell’occupazione”.

Il 30 luglio 2015 è stato siglato l’Accordo Quadro sulle Politiche Attive tra il Governo e le Regioni. Tra i punti siglati nell’Accordo Quadro, che aveva valenza biennale 2015 e 2016, c’era l’impegno al sostegno alla continuità di funzionamento dei Centri per l’impiego e del relativo personale: l’onere finanziario spettava per i 2/3 al Governo e per 1/3 alle Regioni.

L’Accordo si è sviluppato in concomitanza con lo stanziamento di risorse nazionali da parte del Ministero del lavoro, per un ammontare fino a 90 milioni di euro annui per il 2015 e il 2016, previsto dalla citata manovra sugli Enti locali (art. 15 del decreto-legge n. 78/2015 convertito nella legge n. 125/2015). L’Accordo è stato rinnovato il 22 dicembre 2016 per l’annualità 2017.

In seguito all’emanazione del citato d.lgs. n. 150 del 14 settembre 2015 è stata rivista la governance del sistema. Infatti, il provvedimento all’articolo 1 ha previsto la costituzione di una rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, che vede la partecipazione di diversi soggetti pubblici (come il Ministero del lavoro e le strutture regionali per le politiche attive del lavoro, vale a dire i centri per l’impiego) e privati accreditati (ad es. le agenzie per il lavoro), e coordinata dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) che esercita il ruolo di coordinamento gestionale. Al Ministero del lavoro e delle politiche sociali spetta il compito di indirizzo del sistema, di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni LEP in materia di politiche attive del lavoro, validi per tutto il territorio nazionale e di monitoraggio sulle politiche e sugli interventi occupazionali. All’ANPAL, sotto l’indirizzo e la vigilanza del Ministero, sono affidate funzioni di coordinamento su scala nazionale della rete degli enti attuatori delle misure per incentivare l’occupazione, di definizione di standard di servizio e di metodologie in relazione all’erogazione delle politiche attive, di gestione integrata del sistema informativo unitario delle politiche del lavoro e di programmi di riallineamento per il rispetto dei LEP.

La gestione operativa delle politiche attive e la responsabilità dei centri per l’impiego resta affidata in capo alle Regioni e Province autonome, che sono chiamate dall’art. 11 e dall’art. 18, comma 1, a costituire propri uffici territoriali, denominati centri per l’impiego (CPI).

L’articolo 11 citato ha disposto la sottoscrizione di convenzioni bilaterali tra il Ministero del lavoro e ciascuna Regione e Provincia autonoma, finalizzate a regolare i relativi rapporti e obblighi in relazione alla gestione dei servizi per il lavoro e delle politiche attive del lavoro nel territorio, allo scopo di garantire livelli essenziali di prestazioni attraverso meccanismi coordinati di gestione amministrativa.

I CPI sono tenuti ad erogare agli utenti (disoccupati, ai lavoratori percettori di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro ed ai lavoratori a rischio di disoccupazione), interventi di politica attiva del lavoro codificati nell’art. 18, al fine della costruzione di percorsi personalizzati per l’inserimento/reinserimento nel mercato occupazionale.

Lo stesso decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150 ha previsto all’articolo 33 che l’importo di cui all’articolo 15, comma 3 del decreto-legge n. 78 del 2015 (90 milioni) è incrementato di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016.

La consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 ha cristallizzato lo scenario di riferimento entro il quale andava condotta la riflessione sulla riforma dei servizi per l’impiego, confermando la titolarità e il ruolo delle Regioni in relazione al mercato del lavoro; contestualmente, ha reso evidente la necessità, condivisa dallo Stato e dalle Regioni, di superare le fasi intermedie e definire, tempestivamente, le condizioni strutturali a regime per il prosieguo dei servizi dal 2018.

Con l’intesa del 21 dicembre 2017 è stato approvato un addendum all’Accordo Quadro in materia di politiche attive del lavoro 22 dicembre 2016 che ha provveduto all’assegnazione e ripartizione di un’ulteriore tranche pari a 45 milioni di euro, derivante dalla quota residua di risorse presenti nello stato di previsione della spesa del Ministero del lavoro per l’anno 2017, quale contributo alle Regioni per il concorso alle spese di funzionamento dei centri per l’impiego.

Con l’integrazione dell’Accordo Quadro si è chiusa la fase transitoria dei servizi, mentre con la manovra di bilancio 2018 si sono gettate le basi del modello a regime.

La legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017), infatti, all’articolo 1 (commi 793-807) ha introdotto disposizioni riguardanti il completamento del processo di transizione delle funzioni inerenti i servizi per l’impiego, riconfigurati dal d.lgs. n. 150/2105 come strutture regionali, mediante il trasferimento del relativo personale in capo alle Regioni o alle agenzie/organismi di rango regionale, secondo le rispettive discipline territoriali, con il conseguente e corrispondente incremento della relativa dotazione organica.

A tal fine, la legge di bilancio ha stabilito lo stanziamento a favore delle Regioni a statuto ordinario, a decorrere dal 2018, di risorse stabili nazionali, per un ammontare pari a 235 milioni di euro (comma 794)24, per la copertura dei contratti a tempo indeterminato degli operatori di servizi per l’impiego coinvolti nel percorso di attuazione della legge n. 56/2014 (cd. legge Delrio) in attesa di una chiara collocazione giuridica.

La norma di bilancio, inoltre, ha introdotto finanziamenti pari a 16 milioni euro25 a favore del personale dei CPI impiegato con contratti a tempo determinato o di collaborazione coordinata e

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