• Non ci sono risultati.

separati

Proposta di legge n.2554 presen-tata il 22 giugno 2009 su inizia-tiva parlamentare dell’ on. Euge-nio Minasso e 37 deputati

(assegnata alla 12a Commis-sione permanente - Affari Sociali - in sede referente il 14 settembre 2009)

Dobbiamo dare atto ai padri se-parati di” non mollare mai la presa “e di essere sempre pre-senti - forse più delle madri sepa-rate - con proposte, interventi, provocazioni e manifestazioni mediatiche.

Negli ultimi mesi abbiamo assi-stito a trasmissioni televisive che si occupano delle difficoltà enomiche dei padri separati, co-stretti a vivere in case-famiglia assieme ad altri padri nelle loro stesse precarie condizioni.

In questo contesto si inserisce una proposta di legge che sin dal titolo chiarisce lo scopo “Norme per la tutela dei padri separati”

La proposta di legge n. 2554 di iniziativa dell’on. Eugenio Mi-nasso ed altri deputati è prece-duta da una relazione che come sovente accade chiarisce più del testo di legge in commento, le fi-nalità della legge.

La relazione parte da un pre-ambolo che cita testualmente

“con riferimento alla cura dei figli nel nostro paese è andata pur-troppo, consolidandosi una prassi che identifica il ruolo materno come esclusivo riferimento edu-cativo per i figli”.

Il relatore lamenta che nella quasi totalità dei casi di separa-zione, tra i coniugi i padri si ve-dono sottrarre “repentinamente”

i propri figli nonostante la legge n. 54 del 2006 abbia introdotto l’affidamento condiviso come re-gime prescelto dal legislatore.

La relazione contiene una serie di affermazioni che meritano una disamina approfondita e che qui di seguito indichiamo.

- Al padre è imposto un dovere preminentemente economico ed i diritti nell’esercizio del ruolo educativo e formativo dei figli sono minori rispetto alle madri

- Nel 90 per cento dei casi il pa-dre deve versare un assegno di mantenimento per i figli pari ad una media di 400,00 euro al mese

- Nel 70 per cento dei casi l’as-segnazione della casa coniugale viene assegnata alla ex moglie, affidataria dei figli minori

- La metà dei padri separati ap-partiene alla categoria degli inse-gnanti, impiegati ed operai e l’orientamento dei giudici è quello di fissare un terzo dello sti-pendio per il mantenimento dei figli

- Tutto ciò determina una situa-zione di povertà

- Tale situazione comporta spesso il rientro dell’uomo nella casa paterna con senso di fru-strazione che gli impedisce di svolgere adeguatamente il pro-prio ruolo genitoriale.

Si rende pertanto necessaria una nuova legge che garantisca ai padri separati tutta una serie di misure di ordine economico e di sostegno provenienti dalle strut-ture pubbliche che mitighino il senso di frustrazione ed impo-tenza dei padri separati.

La proposta n. 2554 si prefigge di trasformare in legge le istanze delle associazioni di padri sepa-rati al fine di ristabilire condizioni di effettiva parità tra uomini e donne nello svolgimento del ruolo genitoriale in regime di se-parazione, nonché di tutela del minore nel beneficiare della pre-senza di entrambi i genitori.

In particolare si pone risalto al-l’art. 1 della proposta di legge che richiama l’importanza del ruolo paterno ed annuncia il seguente principio “La Repubblica ricono-sce l’importanza del ruolo ma-terno e del ruolo pama-terno nelle di-verse fasi della crescita psicofi-sica dei minori e promuove tutte le azioni necessarie a favorire il mantenimento di un rapporto si-gnificativo dei figli con entrambi i genitori anche in caso di separa-zione personale dei coniugi”.

Questo principio generale che comprende entrambi i genitori, viene poi integrato dal successivo articolo 2 che garantisce ai padri separati la realizzazione di inter-venti di sostegno ai fini del recu-pero e della conservazione della loro autonomia materiale e psico-logica, in particolare assicurando loro la possibilità di un’esistenza dignitosa, presupposto necessario per l’esercizio del ruolo genito-riale.

A tal fine il Governo dovrà pro-muovere una serie di misure atte a consentire la creazione di pro-tocolli d’intesa con gli enti locali ed istituzioni per realizzare

si-stemi articolati di assistenza e fa-vorire attività di tutela e sostegno dei padri separati che si trovino in condizioni di difficoltà economica e psicologica.

L’articolo 4 entra poi nel vivo della legge prevedendo l’istitu-zione di appositi centri di assi-stenza e di mediazione familiare, affidati alle regioni, e comunque in collaborazione con le associa-zioni non lucrative di utilità so-ciale che abbiano già svolto atti-vità di sostegno a favore dei padri separati da almeno cinque anni.

Il fine dei centri di assistenza e mediazione familiare è quello di fornire assistenza e sostegno ai padri separati in situazione di dif-ficoltà psicologica o materiale mediante colloqui informativi, consulenza legale, supporti psico-logici, offerta di strutture abita-tive presso le quali i padri sepa-rati saranno ospitati anche con i figli in caso di grave disagio eco-nomico.

Devo confessare la mia allergia verso tutte le forme di “pandi-smo” sia che si tratti di quote rosa che azzurre.

Nessuno può negare che molto spesso la separazione rappresenti un tracollo economico per l’intera famiglia e che proprio coloro che un tempo sembravano immuni da problemi di impoverimento si trovino a dover affrontare disagi considerevoli.

Non possiamo neppure negare che le statistiche cui fa riferi-mento il relatore sono vicine alla verità sebbene le statistiche di per sé non chiariscano sempre i ter-mini della contesa, non essendo possibile fotografare la situazione tra il prima ed il dopo della sepa-razione, dal momento che se è pacifico che in caso di famiglia monoreddito, la scure si abbatte sul genitore che deve allontanarsi dalla casa coniugale, dobbiamo ri-cordare che in quella casa resta un coniuge senza lavoro e con i fi-gli a carico.

Questo senza nulla togliere alle legittime aspettative dei padri

se-parati, anche se la mia perplessità si gioca sul piano della paternità negata solo in sede di separa-zione. Sembrerebbe più corretto parlare di responsabilizzazione dei padri in quanto tali e non solo quando il potere pubblico invade la sfera della famiglia, imponendo le sue regole che - non dimenti-chiamolo mai - sono poste a tu-tela dei minori.

Anche la tutela dei coniugi in realtà è ormai vista, in presenza di figli, come proiezione del di-ritto del minore ad essere edu-cato in un ambiente equilibrato e sereno.

Dunque un assetto coerente dei rapporti familiari in sede di sepa-razione, dovrebbe tener conto dei diritti dei genitori come proie-zione dei loro doveri.

In sostanza se i genitori sono sereni e gratificati nel loro ruolo di esercenti la potestà (facoltà non potere) anche i figli godranno di un atmosfera più serena.

In questa ottica ben vengano le proposte mirate ad un rafforza-mento del ruolo genitoriale, non di un ruolo preminente rispetto ad un altro.

Se poi la proposta in esame si prefigge di rendere meno trau-matico il regime di separazione, fornendo alla coppia in crisi ed economicamente debole supporti pubblici a sostegno delle diffi-coltà, nessun problema. Trasfor-mare tuttavia una condizione di difficoltà che dovrebbe essere temporanea in una situazione

de-finitiva cristallizzata dalla legge, appare fuorviante.

L’articolo 29 della Costituzione pone i coniugi su un piano di as-soluta parità sia dal punto di vi-sta morale che giuridico e il ri-chiamo all’unità familiare è l’unica eccezione riconosciuta a tale principio.

Si pensi ad esempio all’articolo 145 del codice civile laddove attri-buisce al giudice la facoltà di de-cidere in caso di disaccordo tra coniugi in relazione all’indirizzo della vita familiare. Nessun riferi-mento al sesso dei coniugi, ma solo l’esigenza di tutelare la fami-glia. E potremmo richiamare l’ar-ticolo 143, 147 e 148 del codice ci-vile: nessuna discriminazione sotto l’aspetto formale.

La riforma del 2006 sgombera il campo da equivoci, chiarendo che anche in caso di separazione il fi-glio ha diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continua-tivo con entrambi i genitori, che per raggiungere questa finalità al giudice è attribuita una ampia li-bertà di azione, che la potestà è esercitata da entrambi i genitori a prescindere dal regime di affida-mento, che anche il manteni-mento deve uscire dallo “schema-tismo” dell’assegno di manteni-mento e rappresentare un mo-mento di esplicazione della geni-torialità.

È pacifico che la previsione nor-mativa non sempre viene appli-cata in maniera coerente dai giu-dici, ma a noi pare che il

legisla-tore abbia tentato di escludere qualunque “preferenza” fondata sul genere maschile o femminile.

La separazione per quanto at-tiene agli adulti è una condizione giuridica di difficile regolamenta-zione per il semplice fatto che muta con il passare del tempo, che varia a seconda delle persone che la vivono, che è comunque destinata a finire o a trasformarsi.

Ciò che invece permane è la condizione di figlio, sia che si tratti di minore che di maggio-renne.

La legge non può ignorare que-sto aspetto ed è per queque-sto mo-tivo che pone al centro della tu-tela i diritti dei figli.

Ciò può determinare una situa-zione di volta in volta sfavorevole ad uno o all’altro genitore, non essendo possibile, in sede di se-parazione garantire a d entrambi i genitori condizioni di assoluta parità.

Non sappiamo quale sviluppo avrà la proposta di legge n. 2524.

Sappiamo tuttavia che neppure se venisse approvata, riusci-remmo a mitigare il dolore di certe situazioni in cui si vengono a trovare i separati, madri o padri che siano.

Diverso invece il discorso - provocatorio, ma efficace ed utile -sulla difficile gestione della quo-tidianità per un padre che si vede estromesso dalla residenza fami-liare, decimato nel proprio red-dito, in difficoltà nel gestire il rap-porto con i figli.

Molti tribunali potrebbero ten-tare di gestire la casa di famiglia come un “jolly”, assegnandola ai figli con la conseguenza che cia-scun genitore godrebbe del diritto di convivere con essi per un certo periodo.

Personalmente sono dell’idea che la stabilità abbia una qualche ragione di esistere e che un alter-nanza troppo rigida all’interno della casa coniugale potrebbe creare non pochi problemi orga-nizzativi per i figli e per i genitori.

È comunque un ipotesi da valu-tare.