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1 Sono regolabili solo in altezza, tutti gli altri paramentri sono standardizzati. Con- cetto del “vanno abbastanza bene per tutti... ma non vanno realmente bene per nessuno”. Questo principio, figlio della mentalità prettamente industriale per cui vige la “standsrdizzazione a tutti i costi” non è di fatto più applicato per molti prodotti, nei quali attualmente si cerca la personalizzazione piuttosto che la stan- dardizzazione.

Ciò accade specialmente in quei prodotti soggetti a concorrenza di mercato: se voglio che l’utente compri il mio prodotto piùttosto che quello di qualcun’altro sarà necessario che il mio prodotto riponda meglio alle esigenze di quell’utente. (Vedi cap. 1.8 relativamente alla mass customization)

2 Se il mercato fuzionasse così per tutti i prodotti come per le stampelle, si pro- durrebbero solo scarpe numero 45 e vestiti taglia XXL, perchè “in qualche modo vanno bene a tutti”. Ma chiaramente ne risente il comfort e l’usabilità del prodot- to. Dare ad una persona che pesa 60 kg una stampella per uno di 150Kg non è sen- sato, perchè la sovra resistenza di quelle stampelle si riflette in un peso eccessivo dell’ausilio, dannoso per le mani dell’utilizzatore.

Per le stampelle, come per i vestiti, ci dovrebbero essere taglie differenti tra cui poter scegliere.

3 A livello culturale, il concetto di pagare una stampella 50€ pittoso che 20€ per avere in più qualità, comfort ed estetica (pensiero perfettamente lecito per l’acqui- sto di un paio di scrpe o di una giacca), non è ancora stato assimilato.

Tendenzialmente il pensiero di chi compra la stampella è: nel caso sia a seguito di un infortunio “tanto le devo usare solo per un mese...”. Se però a queste persone si fa notare che per un mese le stampele saranno le loro scarpe, e che quindi di fatto risparmieranno 30€ per portare delle scarpe scomode per un mese, cambia- no punto di vista.

Nel caso invece si tratti di persone costrette all’uso di stampelle per invalidità o malattie permanenti, essendo la stampella un ausilio, spesso questa è vissuta come “l’evidenza del problema”, non come un ausilio, ma piuttosto come un’afflizione. Anzichè di pensare “questo strumento sarà con me tutti i giorni della mia vita, e quindi vale la pena che sia il meglio che mi posso permettere”, si cerca invece di dare il meno importanza possibile all’ausilio, credendo così di ignorare, assieme

all’ausilio, la patologia stessa.

Chiaramente a livello conscio questo ragionamento non si regge, ma a livello in- conscio attecchisce molto tenacemente.

Una volta però che questo ragionamento inconscio viene portato alla luce, ci si rende conto del controsenso a cui porta, e si cambia punto di vista.

4 La stampella deve solo “permetterti di muoverti perchè l’alternativa è stare fer- mi a letto”. Questo punto di vista è ben evidenziato da qunto accade quando si indaga la funzionalità delle stampelle parlandone con qualcuno che le usa: alla do- manda “Come ti trovi con le tue stampelle? Hanno qualche difetto?” la risposta la maggior parte delle volte è “Mi trovo bene, non ho riscontrato nessun particolare difetto”. Quando però si va ad indagare sulla effettiva funzinalità di impugnature, sull’esetica della stampella, sul fatto che le stampelle tendano immancabilmente a cadere, le risposte sono sempre negative.

Dunque, nonostante tutti i piccoli dettagli non siano soddisfacenti, il prodotto nel suo insieme è considerato soddisfacente, perchè la sua funzione percepita non è quella di essere comodo, nè quella di funzionare bene, ma solo quella di permet- tere la deambulazione.

La totale assenza di una reale concorrenza di mercato inoltre, fa si che l’utente abbia in realtà ben poca scelta (o per lo meno poca scelta all’interno delle comuni sanitarie), quindi l’estetica non è nemmeno consderata, non essendoci alternative. 5 Questo requisito non è di fatto rispettato per due motivi: il primo è la forzata standardizzazione (vedi nota 2) il secondo è che spesso di queso requisito non si tiene conto in fase di progetazione.

6 Questo requesito non è soddisfatto a pieno. Spesso si rompono i catarifrangenti nelle stampelle (non compromettono la funzionalità della stampella ma danno un aspetto di trasandato/poco resistente). Talvolta si rompono anche i poggia avambraccio.

7 Questo requisito non è soddisfatto a pieno. L’usura crea gioco tra i fissaggio dei tubi, rendendo le stampelle rumorose ad ogni passo. Le impugnature in gomma della OPO hanno problemi con gli UV e, se lasciate al sole tendono a sciogliersi. 8 Ad ora si passa da stampelle modello “base” da 20-25€ al paio, a stampelle “pro”

che costano centinaia di euro l’una. Una via di mezzo è totalmente assente. 9-10 Una volta che su mercato entreranno stampelle belle ad un prezzo accessbile, automaticamente gli altri produttori dovranno adeguarsi al nuovo standard per non restare tagliati fuori.

Tubo superiore/esterno Tubo inferiore/interno Appoggio per il gomito Tappo Blocco Frizione Giunto impugnatura/

appoggio gomito Impugnatura

2.2.1 ANALISI STAMPELLA OPO CON PRO E CONTRO

Si è scelto nello specifico la stampella OPO1 perchè è l’archetipo della stampella standard, nonchè quella attualmente più diffusa sul mercato italiano.

PRO OPO

Struttura:

non ha presenta problemi di cedimenti.

Costo:

sono molto economiche: ca. 20 € al paio.

Struttura:

Anche la parte in polimero ha un’ottima resistenza agli urti.

Impugnatura

Come dimensione è un buon compromesso tra misure differenti.