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2 Una nuova teoria della conoscenza: autopoiesi e cognizione

Negli anni Sessanta, lo studioso cileno di neuroscienze Humberto Maturana, ana- lizzando il fenomeno della percezione del colore, si poneva due domande: “che cos’è l’organizzazione del vivente?”, “che cosa avviene nel fenomeno della percezione?”7

Se fosse riuscito a trovare una soluzione univoca a questi quesiti, avrebbe reso possibile l’unificazione di due filoni del pensiero sistemico che fino ad allora avevano esplorato la natura del vivente da punti di vista differenti: la biologia organicistica che si occupava della forma biologica mentre la cibernetica dell’essenza della mente.

“Le indagini sulla percezione del colore mi condussero a una scoperta che era per me

di straordinaria importanza: il sistema nervoso funziona come una rete chiusa di inte- razioni, in cui ogni cambiamento delle relazioni d’interazione fra alcuni componenti dà sempre come risultato un cambiamento delle relazioni d’interazione degli stessi o di al- tri componenti”.8

Maturana ipotizzò che l’organizzazione circolare che caratterizza il sistema nervo- so fosse alla base di tutti i sistemi viventi: “I sistemi viventi [sono] organizzati in un processo circolare causale chiuso che permette il cambiamento evolutivo nel modo in cui è mantenuta la circolarità, ma non la perdita della circolarità stessa”. Da questa ipo- tesi egli trasse due importanti conseguenze:

- insieme alla circolarità devono essere mantenuti anche gli elementi che la produ- cono; lo schema a rete individuato, in cui ogni elemento serve a produrre e a trasforma-

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re altri componenti per mantenere la circolarità della rete, costituisce la vera “organiz- zazione del vivente”;

- il sistema nervoso che si auto-organizza fa continuamente riferimento a se stesso: la percezione, una delle sue funzioni, non è rappresentazione della realtà esterna, ma è creazione continua di nuove relazioni entro la rete neurale;

“Le attività delle cellule nervose non riflettono un ambiente indipendente dall’or-

ganismo vivente e quindi non permettono la costruzione di un mondo esterno che esiste realmente”.9

Secondo Maturana, il processo di organizzazione circolare del sistema nervoso è il mezzo con cui la cognizione in tutte le sue specifiche funzioni (p.e. la percezione), non

rappresenta bensì specifica una realtà. La conclusione a cui egli arrivò fu rivoluziona-

ria:

“I sistemi viventi sono sistemi cognitivi, e il vivere in quanto processo è un processo di

cognizione. Questa dichiarazione è valida per tutti gli organismi, con o senza un siste- ma nervoso”.10

Autopoiesi: produzione di sé

Maturana pubblicò la sua teoria nel 1970, dopodiché iniziò la collaborazione con il giovane neuroscienziato Francisco Varela. Dalla loro proficua unione nacque il con- cetto di “autopoiesi”, produzione di sé, che fu formulato in un saggio del 197311e suc- cessivamente crearono un equivalente modello matematico per il più elementare sistema autopoietico: la cellula.

Nel saggio del 1973 i due scienziati definirono le differenze fra organizzazione e

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Humberto Maturana, cit. in F. Capra, op. cit., 1998, p. 112. 9

Ivi, p. 155. 10

Humberto Maturana e Francisco Varela, Autopoiesi e cognizione, Marsilio, Venezia 1985. 11

Humberto Maturana e Francisco Varela, De Maquinas y Seres Vivos, Editorial Universitaria, Santiago, Cile 1973 (trad. it. di Alejandro Orellana, Macchine ed esseri viventi. L’autopoiesi e l’organizzazione bio-

struttura. Ipotizzarono quindi che l’autopoiesi fosse lo schema generale di orga- nizzazione di cui tutti i sistemi viventi sono dotati, indipendentemente dalla natura dei loro componenti. Definirono l’autopoiesi come una rete di processi di produzione, in cui l’attività di ogni componente fosse partecipare alla produzione di altri componenti della rete. In tal modo la rete produrrebbe continuamente se stessa. “Nei sistemi viventi”, spiegano, “il prodotto del loro operare è la propria organizzazione.”

Dato che tutti i componenti della rete autopoietica sono prodotti al suo interno, l’intero sistema è organizzativamente chiuso; se ne può inferire che un sistema vivente si auto-organizza, poiché stabilisce da solo il suo ordine e il suo comportamento, senza dover dipendere in questo dall’ambiente esterno. In tal senso un sistema vivente può es- sere definito autonomo.

Il sistema è invece aperto ai flussi di materia ed energia. Questa interazione con l’ambiente serve a sostenerlo e rinnovarlo. Il processo di autopoiesi infine, contempla la possibilità di creare nuove strutture e nuovi schemi comportamentali. Da questa peculia- rità dipendono lo sviluppo e l’evoluzione.

Conoscere è vivere: il processo di cognizione

Dalla teoria dei sistemi che si sta delineando, risulta che il processo della vita sia identificabile con la cognizione, il processo della conoscenza. Questo implica il sorgere di un concetto di mente rivoluzionario, che si prefigura di superare la tradizionale divi- sione cartesiana fra mente e materia.

Nell’antichità il concetto di mente razionale era integrato in quello di anima im- materiale, o di spirito, di cui era una delle diverse vesti; l’anima si distingueva perciò solo dal corpo. Anima e spirito erano concetti difficilmente distinguibili, che raccoglie- vano in sé la sensazione di forza vitale e la funzione dell’attività di coscienza. È interes- sante notare come gli etimi delle parole anima e spirito riportino, in diverse lingue dell’antichità, al significato di respiro, soffio: in sanscrito “atman”, in greco “pneuma”e “psyche”, in ebraico “ruah”, in latino “anima” e “spiritus”.12

Secondo la nuova teoria la mente non è una “res” ma un processo: il processo

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stesso della vita. L’attività mentale, che coincide con la funzione organizzativa dei si- stemi viventi, compare per ogni forma di vita: un organismo instaura con il suo ambien- te delle interazioni cognitive cioè mentali.13

Il nuovo concetto di mente fu sviluppato negli anni Sessanta da Maturana e indi- pendentemente da Gregory Bateson. Quest’ultimo fissò un elenco di criteri a cui i si- stemi devono conformarsi perché possano comparire facoltà mentali.14 Qualunque si- stema aderente a queste regole potrà elaborare i processi che si associano alla mente: apprendimento, memoria, capacità di scelta ecc. E’indispensabile pensare che questi processi siano frutto di una qualche forma di complessità esistente già prima dello svi- luppo di un sistema nervoso superiore. Il fine di Bateson, come quello di Maturana, era svelare lo schema di organizzazione che accomuna tutti gli organismi viventi: “Quale struttura” si chiedeva “connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi?”15

Mentre Bateson riconobbe l’unità di mente e vita, Maturana cercò anche un mo- dello che raccogliesse sistematicamente i suoi criteri mentali. Per sostenere l’identificazione della cognizione con la vita, elaborò la cosiddetta “Teoria di Santiago”. Essa descrive le interazioni organismo-ambiente in termini di “accoppiamento struttura- le”: un sistema autopoietico, come detto precedentemente, nonostante subisca continue modificazioni della struttura per reagire a cambiamenti che si verificano nel suo am- biente esterno ed interno, mantiene inalterato il suo schema di organizzazione; ciò signi- fica che è accoppiato strutturalmente con il suo ambiente. Inoltre, il sistema specifica anche quali perturbazioni innescano tali modificazioni della struttura: queste ultime so- no veri e propri atti cognitivi. Agendo in tal modo il sistema “genera un mondo”, come dicono Maturana e Varela.

Il nuovo concetto di cognizione, processo della conoscenza, copre perciò un ambi- to assai più vasto di quello di pensiero concettuale. Ne consegue che il cervello è solo uno dei tanti svariati strumenti con cui il processo cognitivo agisce. “Vivere è conosce- re”, dicono i due scienziati. L’intelligenza si svela perciò nella cospicua varietà e

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In Lucrezio c’è già un’anticipazione dell’idea. 14

Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976. 15

nell’elasticità di accoppiamento strutturale di un organismo:

“Le maniere in cui ci possiamo accoppiare strutturalmente al nostro ambiente, e quindi

il mondo che generiamo, dipendono dalla nostra stessa struttura”.

Tale visione ci offre una nuova interpretazione scientifica della vita, poiché cerca di superare la tradizionale dicotomia di approccio alla sua comprensione che ha osses- sionato l’era moderna, adoperando in modo alternativo le grandezze concettuali di schema, struttura e processo.