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La realizzazione di un’agricoltura multifunzionale.

4.12. Nuove possibilità

Il futuro ci porterà nuovi problemi, nuove sfide, a cui sicuramente bisognerà rispondere non utilizzando vecchi rimedi, ma nuove soluzioni. Il ruolo degli agricoltori, come si è visto sopra, è mutato notevolmente e continua a cambiare anno dopo anno. Gli interventi legislativi in materia ne sono una testimonianza evidente, ma ve ne sono altri ancora, soprattutto a livello regionale, che delineano un quadro dove l’agricoltore non è semplicemente un soggetto economico attivo, ma un custode della natura. La regione Toscana con la legge n°64/2004 ha istituito la figura del contadino custode, un soggetto che si incarica volontariamente di fare in modo che le risorse genetiche di specie animali/vegetali a rischio siano conservate e rimangano incontaminate. Altre regioni che hanno adottato una normativa simile sono la regione Campania148 e le Marche149,

quest’ultima è stata la prima in ordine di tempo a istituire questa figura, aprendo la pista ad un riconoscimento maggiore circa l’importanza della conservazione della biodiversità150. Il

ruolo di questi custodi implica non solo la custodia dei genomi vegetali a rischio, ma anche il compito di diffondere le sementi e le conoscenze antiche legate al mondo

148 Decreto della regione Campania n°8/2017 149 Legge regione Marche n°12/2003

150 Vi sono anche altre regioni che hanno adottato un riconoscimento legislativo alla figura dell’agricoltore custode: l’Abruzzo (l.n°34/2015)

dell’agricoltura. La necessità di salvaguardare una specie vegetale di tipo alimentare, per esempio, può sembrare marginale o comunque il pericolo di estinzione può sembrare remoto, ma la realtà è ben diversa, l’influenza del mercato è divenuta tale che se una varietà di una verdura non incontra perfettamente i gusti dei consumatori, l’effetto è quello di una progressiva scomparsa di quella varietà a favore di una più “vendibile”. Oltre a questa opera di salvaguardia della biodiversità e delle conoscenze antiche, un altro compito che già da tempo i contadini svolgono, ma che potrebbe in futuro trovare una sua più forte declinazione è quello della salvaguardia del territorio. Il dissesto idrogeologico, la salvaguardia delle falde acquifere, il rischio di incendi sono problemi che richiedono un attento monitoraggio e in caso di necessità: una pronta reazione. Abbiamo visto come esistono già forme di collaborazione tra amministrazioni e imprenditori locali, che hanno infinite possibili configurazioni e che potrebbero essere impiegate per fornire una prima linea di difesa e controllo degli ambienti naturali.

CONCLUSIONI

Il decreto n°75/2018 sulla coltivazione e prima lavorazione delle colture officinali ha costituito per me un’occasione per ampliare lo sguardo in primo luogo sul mondo agricolo, un settore che alla luce di questa analisi si rivela centrale nell’economia e nel governo del territorio. Le implicazioni relative al tema delle officinali sono numerose ed eterogenee. Il tema degli integratori, dei cibi addizionati e dei medicinali mostra come il diritto faccia fatica talvolta a collocare normativamente certi prodotti e ci fornisce un’indicazione sui possibili sviluppi del mercato dei prodotti alimentari.

Le tematiche di tutela dell’ambiente e di salvaguardia della biodiversità ci mostrano invece come sia necessario pensare a concretamente a investire in sostenibilità e tutela delle risorse naturali. Le strategie messe in atto dal legislatore nazionale e comunitario si traducono in un tentativo di integrazione tra uomo e natura attraverso interventi pubblici e anche una responsabilizzazione maggiore dei privati, che si trovano ad esser imprenditori e talvolta custodi di interessi pubblici.

Le colture officinali abbiamo dunque visto essere, in primo luogo, una tipologia vegetale potenzialmente redditizia per gli agricoltori, ma oltre a questo, rappresentano in un certo senso quelle conoscenze celate, dimenticate e da recuperare da cui possiamo, dobbiamo attingere. Il progresso tecnologico ci ha fornito infatti di innumerevoli mezzi e strumenti per poter rispondere ai nostri elementari bisogni, dandoci l’illusione di essere onnipotenti e di essere indipendenti dalla natura, facendoci dimenticare ad esempio, come la maggior parte dei medicinali prodotti oggi abbiano origine vegetale.

Ma la ricchezza della natura deve essere preservata in primis, perché non ne possiamo creare un’altra in laboratorio, in secundis, perché essa potrebbe fornirci la risposta, il rimedio, ad un problema, ad una malattia che potrebbe presentarsi in futuro. La ricerca scientifica nel mondo vegetale e la salvaguardia della biodiversità costituiscono dunque due attività irrinunciabili che vanno di pari passo. Gli agricoltori, o meglio, gli imprenditori agricoli in quest’ottica, sono la classe produttiva dove si intersecano questi interessi, la loro attività, la loro vicinanza con la natura fanno sì che essi diventino i custodi del patrimonio genetico di innumerevoli specie vegetali, un patrimonio di inestimabile valore. Sono altresì, la prima linea a difesa di un territorio molto spesso fragile, che può essere difeso più efficientemente da una rete di soggetti anziché da un’unica autorità centrale. Essi non hanno i fatturati delle grosse compagnie, ma forniscono la base, il sostrato su cui si fonda tutto l’ordine sociale, dunque è fondamentale che essi continuino ad essere tutelati e sostenuti economicamente dagli stati e dalla comunità europea.

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SITOGRAFIA

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