L'indagine sui dipinti e sui nessi che li mettono in relazione non soddisfa interamente il quesito di partenza: perché sono stati scelti determinati soggetti - e non altri - nella composizione di questo ciclo decorativo?
Pur ravvisando indizi significativi, rimangono ancora sfocati i contorni di un progetto preciso e i criteri di una scelta per certi aspetti inconsueta. Attualmente non si riesce a individuare il riferimento specifico che abbia guidato l'articolazione di questo programma iconografico, eppure l'analisi del contesto storico e culturale permette di circoscrivere le ragioni di una scelta programmatica.
Lo studio iconografico dell'apparato decorativo della biblioteca ci consente di cogliere, anche se non interamente, il valore assunto dalla tradizione libraria in ambito cassinese: molteplici sono le implicazioni determinate da questo tipo di cultura, anche nelle arti figurative.
Presso i benedettini la pratica della lettura ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale, poiché consente al monaco di perseguire un itinerario di crescita spirituale. La stessa Regula non si limita a generiche esortazioni, ma fornisce linee guida orientate a incrementare e organizzare lo svolgersi di quest'attività nel cenobio.518 Successivamente anche le Consuetudines
monasticæ regolamentarono questa pratica, stabilendo precise modalità per
l'utilizzo e la condivisione delle raccolte librarie delle comunità monastiche, che però non andavano oltre alle Scritture, ai commenti dei Padri, ai libri liturgici e alle letture edificanti.519
518
Ad esempio, San Benedetto per quanto concerne i Salmi pensa a un programma quotidiano complessivamente flessibile con alcune variabili che possono essere adattate dall'abate, ma prescrive la lettura di centocinquanta salmi la settimana e "Mostrerebbero davvero troppa fiacchezza nella loro dedizione di servizio i monaci che non completassero nel giro di una settimana la recita del salterio unitamente ai cantici consueti". Regula Benedicti, 18: 24, p. 157. 519
In quel periodo molti monasteri non si limitarono all'aspetto della fruizione ma, dando vita a officine scrittorie, diventarono importanti centri di produzione libraria, legati soprattutto all'allestimento di corali, messali, antifonari, spesso riccamente illustrati.520
La riforma attuata all'inizio del XV secolo da Ludovico Barbo,521 pur innestandosi su questa linea, ebbe un approccio differente con i libri e col mondo della cultura: fu dato un nuovo impulso agli studi e all'erudizione,522 che presto divennero motivo di attrazione per nuovi studiosi e risorse. Spesso infatti accadde che una di queste biblioteche fosse beneficiata da legati testamentari o donazioni da parte di privati. Anche l'abbazia di Praglia nel corso del XV secolo ricevette due importanti donazioni che arricchirono le originarie raccolte librarie e conseguentemente resero necessaria la costruzione della libreria.523
Oltre all'ambito spirituale e all'erudizione, le disposizioni fornite dal Barbo si occuparono anche dell'aspetto organizzativo all'interno della congregazione.524 L'autorità suprema risiedeva nel Capitolo annuale, al quale non spettavano solo decisioni di ordine generale, ma anche aspetti più particolari come la nomina degli abati o il trasferimento dei singoli monaci. Con questa riforma ciascun monastero da un lato vedeva limitata la sua
librarie e sul loro utilizzo tra il X e il XIV secolo. Cfr. Albers, 1905-1912 Gransden – Angerer – Spatling - Dinter, 1963-1987.
520
È il caso del monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia, San Giovanni Evangelista a Parma, o Santa Giustina a Padova. Furono comunque frequenti gli scambi tra le varie comunità monastiche e le influenze provenienti anche dall'esterno. Mariani Canova, 1973, p. 38-64; Mariani Canova, 1982, p. 475-502; Zaggia, 2003, II, p. 412.
521
Pratesi, 1964, p. 244-249. 522
Trolese, 1983 e Collett, 1985. 523
Due donazioni significative accrebbero il patrimonio librario di Praglia: nel 1456 il monaco veneziano Michele Selvatico beneficiò l'abbazia con un'importante raccolta di codici; nello stesso periodo il monaco Paolo Fexi corrispose la somma di 1000 ducati d'oro, 200 dei quali erano destinati alla biblioteca. Cfr. Carpanese, 1985, p. 107.
524
Papa Eugenio IV (1431-1447) amico di Ludovico Barbo, con una serie di 61 bolle sanzionò la normativa della congregazione. Cfr. Margarini, 1650, I, p. 50-87 e II, 1670, p. 299-338. Zaggia, 2003, II, p. 405.
tradizionale autonomia, dall'altro era inserito in un organismo ampio e articolato.525
In questa organizzazione anche il patrimonio librario era soggetto a una specifica normativa che ne regolamentava la gestione e l'utilizzo. Nel capitolo generale del 1483 fu approvata una disposizione che limitava il numero di libri che ciascun monaco portava con sè, nel trasferimento da un monastero all'altro. Probabilmente si trattava della ratifica di una consuetudine invalsa già da tempo.526 Al pari dei monaci, anche i libri potevano essere trasferiti da un'abbazia all'altra, giacché non appartenevano alla singola comunità monastica bensì all'intera congregazione.527
Come abbiamo visto le raccolte librarie erano importanti non solo per la crescita spirituale ma anche per la formazione intellettuale dei monaci. All'inizio del Cinquecento gli studi nati nel secolo precedente conobbero un'organizzazione sistematica. Agli approfondimenti sulla Bibbia, sui Padri della Chiesa, sulla grande letteratura monastica medievale si aggiunsero nuovi argomenti, quali la teologia, la filosofia, il diritto canonico, gli studi grammaticali e letterari. Tutti questi contenuti rientravano in un preciso
curriculum monastico che aveva come obiettivo una vasta preparazione
intellettuale.528 Importante a tal proposito fu la scuola di San Benedetto Po: questo istituto, che aveva il compito di formare i novizi della congregazione, divenne presto celebre grazie a Gregorio Cortese suo
525
Il Capitolo generale è un organismo assembleare continuamente rinnovato che si riuniva annualmente prendendo le più importanti decisioni in seno alla congregazione. Il Capitolo prestava una speciale attenzione a questioni pragmatiche come il trasferimento annuale dei monaci: garantendo un continuo ricambio di persone all'interno di ciascuna comunità, si sarebbe evitata la formazione di nuclei di potere. Zaggia, 2003, II, p. 407.
526
Trolese, 1991, p. 35-36; Zaggia, 2003, II, p. 416. 527
Significativa a questo proposito è la nota di proprietà quattrocentesca che compariva nei singoli codici: Iste liber est Congregationis Sancte Iustine. Molto spesso l'indicazione non era accompagnata da altri riferimenti geografici, se non dalla specificazione ad usum monasterii... cfr. Ruysschaert, 1964, p. 261-326 e Zaggia, 2003, II, p. 416.
528
fondatore e maestro.529
Sulla base di queste nuove esigenze vennero ulteriormente arricchite e ampliate le biblioteche monastiche, le quali da un lato valorizzarono l'antico patrimonio530 e dall'altro si aprirono a nuovi orizzonti culturali, instaurando fecondi sodalizi con l'attività dei maggiori editori.531
Attualmente risulta difficile ricostruire la consistenza di quelle raccolte librarie, perché disperse con le confische settecentesche,532 eppure la scoperta di inventari risalenti ai secoli XV e XVI permette di intuirne le proporzioni e il valore.533 La frammentarietà e la reticenza delle fonti non impediscono di cogliere indizi significativi sulla cultura libraria cassinese, e sulle sue possibili implicazioni nelle arti figurative. Il complesso programma iconografico della libreria di Praglia risente proprio di questo importante retroterra culturale, che si fonda sull'autorevolezza della tradizione, ma non rifiuta sfide e stimoli del presente.
529
Di nobili origini modenesi, dopo aver ricevuto una formazione universitaria giuridica, egli entrò a servizio del cardinale Giovanni de' Medici (il futuro Leone X). Nel 1508 professò nel monastero di San Benedetto Po e nel 1542 fu nominato cardinale. Numerosi furono i suoi incarichi all'interno congregazione e altrettanto significativi i suoi contatti, non solo con religiosi, ma anche con umanisti e artisti. Egli convocò nel monastero polironiano Giulio Romano, Correggio e persino Raffaello, che però non accolse l'invito. Cfr. Fragnito, 19832, p. 17-20; Fragnito, 19831, p.
733-740. 530
Una speciale attenzione è dedicata non solo alle opere devozionali, ma anche alla cura dei codici di testi classici. Il monaco Gregorio da Crema nel 1467 portò con sè da Bobbio a Roma il Virgilio Mediceo del V secolo, rimettendolo così in circolazione. Cfr. Mercati, 1936.
531
A questo proposito è emblematica la figura di un seguace di Ludovico Barbo, il veneziano Giovanni Corner; più volte presidente generale della congregazione, fu abate di numerose comunità monastiche tra cui quella di Praglia. Si distinse tra l'altro per il rilievo di precoci iniziative connesse all'editoria: egli patrocinò alcune pubblicazioni legate alla pratica liturgica e alla tradizione benedettina, destinate ad avere una considerevole fortuna anche a livello europeo. Cfr. Zaggia, 2003, II, p. 437.
532
Trolese, 1989, 1992, p. 581-631. 533
L'inventario quattrocentesco della biblioteca di Santa Giustina annovera 1227 titoli tra manoscritti e incunaboli. È stato pubblicato e illustrato in Cantoni Alzati, 1982, p. 199-238. Ulteriori aggiornamenti sono presenti in Barile, 1999, p. 59-64.