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L’origine della razza

Il nome ufficiale della razza è “Mucca Pisana”, nel tempo è stata però comunemente chiamata con appellativi e nomi vari dai quali è tutt’oggi identificata; tra questi i più comuni sono: Mucca Nera della Toscana, Razza Mucca o, più spesso, Mucco Pisano (Fig.n1).

Dare una definizione univoca della sua origine genetica non risulta affatto facile in quanto nella formazione della razza risultano coinvolti diversi tipi genetici, ciascuno dei quali ha avuto una diversa influenza sulla determinazione dei caratteri finali di questi bovini (Secchiari P., Martinelli A., 2007.)

Fig.n1: Vacca di razza mucca Pisana

La Mucca Pisana, da quanto risulta dalle prime descrizioni che ne vengono fatte tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX, sembra derivi dall’incrocio tra la “Podalica Locale”, razza autoctona della nostra

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regione con caratteristiche intermedie tra la Maremmana e la Piemontese, e la “Bruna Alpina”, razza originaria del cantone svizzero di Schwys, da cui prede nome.

La razza Schwys fu introdotta per la prima volta nella pianura Pisana tra il 1730 e il 1740 nella Tenuta reale di S. Rossore ad opera dei Lorena ed incrociata, in modo più o meno casuale, per molti anni con popolazioni locali fino all’incirca alla metà del 1800 e successivamente insanguata soprattutto con Chinina (l’incrocio con questa razza sembra essere stato quello che per durata ed ampiezza ha maggiormente influito sulla Mucca Pisana; iniziato nel 1980 è stato continuato per circa 10 anni) ed in parte con Olandese, Durham e Charolaise (

Secchiari P.

et Al., 1996)

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La Schwys nera, proveniente dalla Svizzera, presentava buone doti di resistenza fisica ed adattabilità, ed attitudine dominante alla produzione del latte. Importata nella pianura pisana, il contesto locale e le caratteristiche ambientali del luogo hanno portato questa razza a subire, nel lungo periodo attraverso fenomeni di acclimatazione ed adattamento, trasformazioni morfologiche ed organiche fino a divenire una razza a triplice attitudine: da latte, lavoro e carne (

Secchiari P. et

Al., 1996)

.

I ripetuti incroci attuati in modo poco rigoroso da contadini ed allevatori avevano però determinato nel tempo la perdita di quei caratteri che originariamente erano propri del “pisano nero”, al punto tale che nella seconda metà del XIX secolo difficilmente era identificabile una razza ben definita che possedesse caratteri costanti e tipici.

Per questa ragione, verso la fine del XIX secolo nacque la convinzione della necessità di attuare un rinsaguamento con tori di razza Schwys per rafforzare i caratteri propri della razza ed inoltre di

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procedere contemporaneamente ad un’opera di selezione dei migliori capi presenti sul territorio per mirare, in tale modo, a costruire una razza eletta ben identificabile, con attitudine per il lavoro, per la carne e per il latte (Secchiari P., Martinelli A., 2007.).

Negli ultimi anni del XIX e con maggiore decisione agli inizi del XX secolo, conseguentemente al rafforzarsi di queste posizioni, per promuovere il miglioramento della razza e per rispondere all’esigenza di comprendere meglio se gli indirizzi di allevamento fino ad ora seguiti dovessero o meno essere corretti, vengono organizzate una serie di esposizioni bovine, all’interno delle quali si assegnano premi a coloro che presentano i capi migliori.

Tali esposizioni rappresentano per gli allevatori uno stimolo al miglioramento ed un momento di informazione per incoraggiare al progresso, nonché un’occasione per far conoscere anche fuori dal territorio pisano la razza Mucca Nera Pisana.

All’opera di miglioramento della razza mucca pisana contribuiscono in particolar modo alcune istituzioni che operano a tal fine nella provincia di Pisa.Tra queste possiamo ricordare il Comizio Agrario, la Cattedra Ambulante di Agricoltura della provincia di Pisa ed infine la Società Allevatori della Mucca Pisana (SAMP) costituita poco prima del 1914.

Quest’ultima, formata da tutti i maggiori allevatori della Valle inferiore del Serchio, costituì il libro genealogico dei capi presenti sul territorio, con lo scopo di dare al lavoro di selezione un orientamento unico e più razionale.

L’opera di selezione era attuata da una speciale commissione tecnica che si impose il fine di riordinare la razza rendendo obbligatoria la denuncia dei vitelli ed arrivando a definire il 20 maggio del 1935 “lo standard di perfezionamento della razza Mucca Nera Pisana” pubblicato nel bollettino ufficiale n 17 del Ministero dell’agricoltura e delle Foreste

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Pubbliche, attraverso il quale si definivano i caratteri tipici della razza bovina nera Mucca Pisana, gli elementi di distinzione inerenti i caratteri morfologici, funzionali e i difetti più frequenti (Secchiari P., Martinelli A., 2007).

Tale pubblicazione segna il riconoscimento ufficiale della razza “Mucca Pisana” (Fig.n.2).

Fig.n.2: ”Standard di perfezionamento della razza Mucca Pisana”, Pubblicazione del 1935 sul Bollettino ufficiale n.17 del Ministero

dell’agricoltura e delle Foreste Pubbliche.

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La storia

La Mucca Nera Pisana, denominata nel linguaggio comune “Mucco Pisano”, è originaria della zona compresa tra S. Rossore, San Giuliano, Pontasserchio e Migliarino pisano.

La culla della razza è rappresentata dalla bassa Val del Serchio, con aree di allevamento che originariamente comprendevano la pianura di Pisa, da Cascina a Viareggio ed una parte della Lucchesia. Gli allevamenti della provincia di Pisa erano ubicati soprattutto nella provincia di Pisa, Vecchiano, San Giuliano Terme, Calci, Cascina, Vicopisano e Calcinaia (Fig. n.3) (

Secchiari P. et Al., 1996)

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Fig. n.3: Originaria area di diffusione della Mucca Pisana (Secchiari P., Martinelli A., 2007).

Alla fine del 1700 si è diffusa lungo la linea immaginaria che partendo dal litorale pisano attraversa le alpi Apuane fino a Pescia,

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Montecatini Terme, Fucecchio, San Miniato, Capannoni e alle colline Livornesi.

Agli inizi degli anni ’80 del XIX secolo, l’allevamento del Mucco era assai ridotto e poco curato. Successivamente la razza inizia ad affermarsi e a diffondersi, anche grazie al lavoro di selezione e miglioramento portato avanti da istituzioni pubbliche che operano in collaborazione a privati, attraverso il quale viene a delinearsi una razza robusta e ben adattabile dotata di triplice attitudine: lavoro, latte e carne, e per questo estremamente versatile ed apprezzata.

Con lo scopo di ottenere capi aventi caratteri zootecnici tipici e ben distinguibili, nonché di facilitare ed aumentare la diffusione e l’importanza della razza, nei primi anni del XX secolo nasce l’idea di organizzare, in occasione della Fiera annuale di Pontasserchio, un’esposizione a premi di questi animali, all’interno della quale poter mettere in evidenza e premiare i migliori capi di tale razza (Fig. n.4) (Secchiari P., Martinelli A., 2007).

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Pisani nel 1906 (ACSGT, Busta 402, fascicolo 96) (Secchiari P., Martinelli A., 2007).

Nel 1906 viene organizzata presso la fiera di Pontasserchio la prima mostra bovina avente come protagonista la razza Mucca Pisana (Fig. n.5). Da tale anno fino all’immediato dopo guerra, con cadenza annuale, ebbero luogo numerose analoghe esposizioni.

Fig.n.5: Piazza di Pontasserchio in occasione della Fiera con al centro striscione della Società Allevatori Mucca Pisana che annuncia la rassegna. (Archivio Privato Coli) (Secchiari P., Martinelli A., 2007).

La partecipazione e l’interesse verso la manifestazione andò progressivamente crescendo negli anni, i capi esposti aumentarono in numero mostrando nel tempo un netto miglioramento dei caratteri che costituivano il pregio della razza. Così possiamo ricordare che da un numero iniziale di 47 capi esposti alla prima edizione della fiera nel 1906, si salì a 64 nell’esposizione del 1909.

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interrotte nel’16 a seguito degli eventi bellici, per poi essere riprese sempre in coincidenza della fiera di Pontasserchio nel 1921. In questo anno la Società Allevatori Mucca Pisana (SAMP) in collaborazione con il Comizio Agrario di Pisa e con la Cattedra Ambulante di Agricoltura promuove il “Concorso metodico di Bovini di razza Mucca Pisana” (Secchiari P., Martinelli A., 2007).

Nel 1927-28 la razza raggiunge un massimo di visibilità e diffusione. In tale periodo sono presenti sul territorio circa 20.000 capi ed alcuni esemplari di Mucca Pisana vengono addirittura esposti alla Fiera Campionaria di Milano; l’elenco dei capi premiati in tale occasione trova inoltre spazio sulla pubblicazione ufficiale della Fiera “Milano nel Mondo”, rappresentando senza dubbio, un gran riconoscimento per la razza locale.

Tra tutte le edizioni svolte prima della Seconda Guerra Mondiale, la Fiera di Pontasserchio del 1929 è l’ultima in cui fu dato grande rilievo alla Mucca Pisana. Negli anni successivi i cambiamenti in atto nell’economia del paese ebbero ripercussioni anche locali portando ad una progressiva perdita di importanza della mostra bovina della Mucca Pisana e della razza stessa. Si arrivò così al 1942 quando a causa della guerra la fiera venne interrotta, restando sospesa per tutta la durata del conflitto.

Con la seconda guerra mondiale si assiste di fatto ad un’inversione di tendenza per quanto riguarda quello che fino ad oggi era stato lo sviluppo dell’allevamento della Mucca Pisana, in questi anni si verifica infatti una brusca caduta della consistenza numerica di questi animali, il cui destino è strettamente legato ed influenzato dai cambiamenti che si stanno verificando nell’economia del paese (Secchiari P., Martinelli A., 2007) .

Il crescente spopolamento delle campagne, il progressivo abbandono delle attività legate al mondo contadino, la diffusione della

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meccanizzazione ed il sempre più largo impiego dei mezzi meccanici per la lavorazione del terreno, si ripercuotono drasticamente anche sull’allevamento e sull’utilizzo del bestiame bovino.

L’allevamento zootecnico subisce delle modifiche sostanziali: l’aumentato benessere e le migliori condizioni di vita portano ad una modifica dei consumi alimentari; nel dopoguerra aumentano sostanzialmente i consumi di carne, latte e formaggio e tutto questo comporta dei cambiamenti nelle modalità di allevamento del bestiame e nelle razze allevate.

In questi anni con lo sviluppo di forme di allevamento industriale gli allevatori preferiscono abbandonare razze ad attitudine mista poco vantaggiose economicamente a favore di razze più specializzate, come la Bruna Alpina e la Frisona per quanto riguarda la produzione di latte; oppure la Chianina, la marchigiana e la Piemontese per quella della carne.

In questo contesto anche la Mucca Pisana subì le drastiche ripercussioni di tali cambiamenti; il suo allevamento fu quasi totalmente abbandonato e la sua consistenza numerica diminuì ulteriormente, raggiungendo alla fine degli anni ’70 il suo minimo storico.

Per avere un nuovo rilancio della razza bisogna attendere il 1977, quando la Regione e l’Associazione Provinciale Allevatori di Pisa, con il supporto del CNR, cercano i dare inizio ad un nuovo piano di rivalorizzazione della razza, con il chiaro intento di salvare un patrimonio genetico irripetibile (Secchiari P., Martinelli A., 2007).