• Non ci sono risultati.

Y ORU NO KAI E S EIKI NO KAI S TORIE DI AVANGUARDIA E RIVOLUZIONE

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 27-49)

NEL GIAPPONE DELLIMMEDIATO DOPOGUERRA

Gianluca Coci

In un Giappone annichilito dalle immagini del fungo atomico impresse a fuoco nella mente del suo popolo, tra le macerie di una Tōkyō devastata dai bombardamenti, dalle menti irriducibili e creative di alcuni intellettuali nascono, negli anni dell’immediato secondo dopoguerra, due piccoli grandi gruppi artistico-letterari divenuti col tempo autentiche leggende: Yoru no kai 夜の会 (Circolo della notte) e Seiki no kai 世紀の会 (Circolo del secolo).

Tra i personaggi chiave all’origine non solo dei suddetti gruppi, ma dell’intero movimento di rinascita culturale del Paese, si devono citare, tra gli altri, gli allora già affermati Hanada Kiyoteru 花田清輝, Okamoto Tarō 岡本太郎, Haniya Yutaka 埴谷雄高, Nakamura Shin’ichirō 中村眞一郎, Noma Hiroshi 野間宏, Shiina Rinzō 椎名麟三, insieme a giovani promesse come Abe Kōbō 安部公房, Sekine Hiroshi 関 根弘, Segi Shin’ichi 瀬木慎一 e Teshigahara Hiroshi 勅使河原宏. Il connubio tra l’esperienza dei primi (tutti non ancora quarantenni) e l’impeto giovanile dei secondi, senza ovviamente dimenticare la generale volontà di ripresa, pone le basi per quel movimento che costituirà il punto di partenza di buona parte dell’arte e della letteratura giapponese del dopoguerra e che fungerà, più tardi, da fondamentale anello di congiunzione fra modernità e contemporaneità.

Yoru no kai e Seiki no kai hanno lasciato, a testimonianza di un’intensa attività culturale, una serie di riviste e alcune pubblicazioni, fra cui spicca una raccolta di saggi dal titolo decisamente programmatico: Atarashii geijutsu no tankyū 新しい藝術 の探求 (Alla ricerca di una nuova arte, 1949).1 Il volume, che raccoglie una parte delle relazioni presentate dai membri del gruppo nel corso di vari convegni, fu pubblicato da Getsuyōshobō 月曜書房, casa editrice che da qualche anno costituiva uno dei punti di riferimento per gli scrittori più progressisti avendo in un certo senso raccolto l’eredità della storica Shinzenbisha 真善美社 e intorno alla quale gravitavano molti dei “veterani” coinvolti nel nuovo movimento. Proprio le sedi di Getsuyōshobō e della neonata rivista Kindai bungaku 近代文学, le aule di Tōkyō daigaku 東京大学 e Hōsei daigaku 法政大学, le abitazioni di Okamoto Tarō,

1 La raccolta comprende: Okamoto Tarō, “Taikyokushugi” 對極主義 (Principi antidialettici); Abe Kōbō,

“Sōzō no momento” 創造のモメント (Il momento della creazione); Haniya Yutaka, “Hanjidai seishin”

反時代精神 (Uno spirito controepocale); Shiina Rinzō, “Ningen no jōken ni tsuite” 人間の條件について

(Sulla condizione umana); Hanada Kiyoteru, “Riarizumu josetsu” リアリズム序説 (Introduzione al

realismo); Noma Hiroshi, “Jikkenshōsetsuron” 実験小説論 (Sul romanzo sperimentale); Sekine Hiroshi,

“Shakaishugiriarizumu ni tsuite” 社会主義リアリズムについて (Sul realismo socialista); Sasaki Kiichi,

“Fikushon ni tsuite” フ ィ ク シ ョ ン に つ い て (Sulla narrativa). L’anno successivo era prevista la

pubblicazione di una seconda raccolta, che tuttavia rimase in fase progettuale a causa della cessata attività della casa editrice interessata.

GIANLUCA COCI 530

Haniya Yutaka e Abe Kōbō, e infine il mitico caffè Mon ami モナミ di Higashi Nakano 東 中 野 , a Tōkyō, costituiranno la scenografia cangiante di storie di avanguardia e rivoluzione dalla sceneggiatura a incastro, in cui saranno protagonisti scrittori, pittori, critici letterari, registi e poeti che apriranno un nuovo corso nella storia culturale del Giappone.

Tutto ha inizio nel maggio del 1947, quando lo scrittore e critico letterario Hanada Kiyoteru (1909-74), venuto a conoscenza dei lusinghieri commenti di Okamoto Tarō (1911-96) su una sua raccolta di saggi intitolata Sakuran no ronri 錯乱 の論理 (La logica del delirio) – pubblicata pochi mesi prima da Shinzenbisha –, decide di far visita allo stesso Okamoto per discutere di avanguardia. In effetti si trattava, l’uno in ambito letterario e l’altro in ambito artistico, di due fra i principali esponenti, nonché futuri leader, del nuovo movimento avanguardista giapponese. Questo leggendario primo incontro si tenne presso l’abitazione di Okamoto, a Kaminoge 上野毛, nel quartiere di Setagaya 世田谷, a Tōkyō, e segnò in pratica il prologo della nascita dello Yoru no kai, che avvenne pochi giorni dopo a Ginza 銀 座, nel sottoscala di un edificio fatiscente circondato da costruzioni in rovina che testimoniavano la disperazione del dopoguerra. Ecco come Haniya Yutaka (1909-97) e Shiina Rinzō (1911-73), quest’ultimo attraverso gli occhi del protagonista di un suo romanzo, ricordano quei primi vagiti:

Maggio 1947: si scorgevano cumuli di macerie ovunque, a perdita d’occhio, e un unico edificio si ergeva solitario in mezzo a quel mare di rovine. Era rimasto in piedi per miracolo, pieno di bruciature ma ancora in piedi, come il gemello sopravvissuto che veglia sul fratello morto. E fu nel suo misero sottoscala, immerso nella penombra, che si tenne la riunione inaugurale dello Yoru no kai. Il ricordo di quel primo incontro è così descritto da Shiina Rinzō nelle pagine di Eien naru joshō 永 遠 な る 序 章 [L’eterna introduzione]: “Nell’istante in cui mise piede all’esterno della stazione di Yūrakuchō 有楽町, pensò, di primo acchito, che quel posto non poteva essere Ginza e che forse si era sbagliato. Non ne ricordava nemmeno uno dei negozi e dei locali che si affacciavano sulla via principale, e quando provò a infilarsi in una stradina laterale si trovò subito di fronte a luridi cumuli di macerie. […] Il muro di un edificio scampato alla distruzione era tutto annerito; forse, durante i bombardamenti, era stato ripetutamente lambito da lingue di fuoco. All’ingresso c’erano innumerevoli insegne, fra cui una che recitava: ‘Istituto di ricerca per un socialismo internazionale’. Allora provò a incamminarsi lungo un corridoio buio, pensando che presto avrebbe incrociato qualcuno. E invece era deserto, non c’era neanche l’ombra di un essere umano. Girò in lungo e il largo tutto il pianterreno, ma senza riuscire a trovare la stanza che stava cercando. Poi i suoi occhi si posarono su una rampa di scale ripida e angusta, al che gli balenò nella mente che forse quella stanza poteva trovarsi da qualche altra parte. […] Finalmente udì le voci allegre e spensierate di due o tre persone, evidentemente un po’ brille. ‘Il circolo dell’utopia?… Utopia? Ha-ha-ha! Suona proprio ridicolo!’, urlava uno di loro. Quasi senza volerlo, Anta 安太 si avvicinò e scorse, affisso a una parete, il manifesto che era appena

Yoru no kai e Seiki no kai 531

stato oggetto dello scherno di quei giovani. C’era scritto: ‘Oggi, ore 15:00, dibattito sul materialismo storico. Circolo dell’utopia, Palazzo Shōwa, piano V’.”

Shiina, nel suo romanzo, menziona dunque un “Circolo dell’utopia” al quinto piano, ma in realtà la nostra prima riunione si svolse nella stanza male illuminata di un sottoscala semiabbandonato, sul cui pavimento serpeggiava a vista il cavo elettrico che ci forniva una flebile penombra. Al centro seduti Okamoto Tarō, che non smetteva mai di parlare a voce alta, e Hanada Kiyoteru, con la sua espressione impavida e ardimentosa, e tutt’intorno, sparpagliati alla buona un po’ dovunque, c’eravamo noialtri: io, Nakano Hideto 中野秀人, Noma Hiroshi, Sasaki Kiichi 佐々木基一, Shiina Rinzō, Umezaki Haruo 梅崎春生, Abe Kōbō e Sekine Hiroshi.2

Così, alla presenza degli uomini citati da Haniya Yutaka,3 prendeva avvio lo Yoru no kai (tale denominazione verrà scelta solo in seguito, in occasione della terza riunione) – primo circolo letterario in assoluto a sorgere dalle ceneri della guerra –, che aveva nei due fondatori le sue guide spirituali, in particolare per gli allora giovanissimi Abe Kōbō (1924-93) e Sekine Hiroshi (1920-94), invitati come uditori quasi che i maestri avessero voluto eleggerli a discepoli privilegiati, consapevoli delle loro enormi potenzialità. Ma facciamo adesso un breve passo indietro, rimandando alle pagine successive il racconto dell’evoluzione del circolo e la quasi contemporanea nascita del Seiki no kai, e cerchiamo di analizzare le contingenze storiche, sicuramente favorevoli allo sviluppo di nuove correnti culturali, nonché le ragioni che fecero di due illustri outsider come Hanada e Okamoto gli eroi dell’avanguardia del tempo.

Il Giappone sbucava da un lungo tunnel nel paese del nulla. Tōkyō si stendeva bianca sotto il cielo notturno. Il Giappone si era arrestato a un segnale. Dopo gli anni bui dell’espansionismo imperialista, dopo la devastazione dei bombardamenti e la drammatica esperienza atomica, il Paese era vicino come non mai a un senso assoluto di disperata vacuità, ridotto a zero o poco più. Un manto di disperazione sotto il quale si celava, però, un humus fatto di speranza e volontà di ripresa, proprio come sostiene Abe Kōbō quando parla di zetsubō/kibō 絶望希望, ossia “speranza nella disperazione”. Una disperazione che possedeva sfumature diverse: da un lato quella plumbea e pienamente consapevole delle generazioni coinvolte direttamente in quell’epoca di tenebre – comprese quelle cui appartengono i vari Hanada e Okamoto, oppressi dalla censura –, dall’altro quella meno fosca e più “incosciente” dei poco più che ventenni Abe e Sekine. Quest’ultima costituiva, in pratica, la prima generazione divenuta adulta nel dopoguerra, che sentiva l’urgenza impulsiva e viscerale di affermare il proprio sé e di ripartire da zero nella speranza di elaborare una nuova visione del mondo, anche a costo di una furiosa reazione contro tutto ciò che era tradizione e faceva purtroppo parte di un sistema

2 Haniya, 1999, pp. 87-89.

3 In realtà era presente anche Watanabe Kazuo 渡辺一夫, la cui partecipazione alle attività del gruppo è

imposto dal regime. Le due generazioni in questione erano perfettamente complementari, con i più giovani che vedevano negli artisti della generazione precedente dei veri e propri leader, e questi ultimi che avevano modo di esorcizzare al meglio i fantasmi dei campi di lavoro, della censura e di una politica assurda prendendo in prestito l’entusiasmo dei primi. Basti pensare alla situazione del giovane Abe, di ritorno proprio in quei mesi a Tōkyō – dopo un’intera adolescenza trascorsa in Manciuria a seguito di un incarico del padre, ufficiale-medico – a bordo di una nave messa in quarantena a causa di un’epidemia di colera quando la costa della madrepatria era già in vista. Le sue ambizioni letterarie, testimoniate dalla raccolta di poesie Mumei shishū 無 名 詩 集 (Un’antologia di poesie senza nome), stampata a proprie spese al ciclostile nel maggio del 1947 (dunque poco prima dell’incontro che tenne a battesimo lo Yoru no kai), vennero senz’altro stimolate dall’incontro con quei connazionali più anziani conosciuti in quel famoso sottoscala di Ginza. Più avanti, completando a poco a poco il mosaico di questa “sceneggiatura a incastro”, vedremo come e perché Abe si trovava lì quella sera; per ora, invece, è importante insistere sulla rilevanza dell’incontro fra le generazioni nel processo di costituzione di quel fertile sostrato che darà vita a buona parte dell’arte e della letteratura degli anni a venire, ovvero di quel movimento che sarà poi ribattezzato con il termine Sengoha 戦後派 (Scuola del dopoguerra).

Okamoto Tarō, durante una delle sue lezioni presso l’Accademia di Belle Arti di Tōkyō (Tōkyō bijutsu gakkō 東京美術学校, oggi Tōkyō geijutsu daigaku 東京藝術 大学 – Università d’arte di Tōkyō), esortò i suoi studenti a “distruggere ogni cosa con straordinaria energia, alla maniera di Picasso, al fine di ricostruire il mondo dell’arte giapponese”.4 Il suo bagaglio culturale all’insegna dell’anticonformismo, alimentato da diversi anni trascorsi a Parigi (1929-40) prima della guerra, faceva grande presa su quanti, giovani e meno giovani, desideravano colmare il vuoto devastante simbolizzato da una Tōkyō rasa al suolo. Okamoto aveva studiato etnologia alla Sorbonne, oltre a svolgere un’intensa attività artistica soprattutto in seno ai due principali gruppi dell’epoca, surrealisti e Abstraction-Création (movimento, quest’ultimo, fautore dell’avanzata dell’astrattismo). Okamoto si unì a Abstraction-Création nel 1933, unico giapponese e matricola del gruppo, senza per questo dimenticare gli ideali di André Breton.5 A Parigi aveva avuto modo di incontrare un gran numero di artisti surrealisti, così come diversi intellettuali che, in un modo o nell’altro, avevano avuto a che fare con dadaismo, futurismo, costruttivismo e così via. Nel Giappone del dopoguerra, grazie alla sua esperienza francese,

4 Cit. in Elliott – Kaido, 1985, p. 14.

5 Va ricordato che non era affatto raro, durante gli anni dell’imperialismo, il caso di artisti giapponesi

che decidevano di trasferirsi all’estero (soprattutto Francia e Stati Uniti). Tra gli altri, va senz’altro menzionato il poeta e critico d’arte Takiguchi Shūzō 瀧口修造 (1903-79), che partecipò attivamente al movimento surrealista di Breton e, tornato in patria, fu tra i fondatori del gruppo Jikken kōbō 実験工房 (La fabbrica della sperimentazione – 1951-57), che sta al mondo delle arti figurative giapponesi come Yoru no kai e Seiki no kai stanno a quello della letteratura. Lo stesso Okamoto era stato peraltro preceduto, proprio nell’ambito di Abstraction-Création, da Hasegawa Saburō 長谷川三郎 (1906-57), pittore che aveva partecipato alle attività di quel gruppo nel periodo della fondazione (1931).

Yoru no kai e Seiki no kai 533 Okamoto costituiva un autentico faro per quanti avevano captato riverberi lontani di movimenti d’avanguardia che il regime aveva in precedenza oscurato, ed era inoltre considerato alla stregua di un eroe, soprattutto dai più giovani, in quanto si vociferava fosse stato vittima, durante la guerra, della polizia segreta, che ne aveva decretato l’invio al fronte bollandolo come un “sovvertitore”. Ecco come ricorda, in un’intervista del 1976, la fondazione del “Circolo della notte”:

Poco dopo la fine della guerra, Hanada Kiyoteru e io assumemmo il ruolo di sobillatori e innescammo la miccia, fondando lo Yoru no kai. Con la sconfitta, in seguito al crollo del vecchio regime, molte cose sarebbero dovute cambiare all’istante, eppure, in particolare nel mondo della cultura e dell’arte, continuava a permanere una situazione di forte immobilismo. Intenzionati a imprimere una netta svolta, decidemmo allora di dare vita a una vera e propria rivoluzione artistica. In altre parole, ci rendemmo conto che il Paese aveva assoluto bisogno di un nuovo movimento artistico.6

Decisamente meno movimentata risulta la formazione culturale di Hanada, che, pur senza vantare un soggiorno all’estero, era comunque in possesso di una vasta conoscenza in materia di avanguardie europee. Pare che, negli anni del regime, fosse riuscito a tenere testa alle autorità militari usando la diplomazia ogniqualvolta se ne presentava la necessità, restando però fedele ai suoi ideali politici di netta matrice marxista. Il binomio Okamoto-Hanada costituì un’eccezionale chiave di volta nella storia del rinnovamento artistico del dopoguerra, suggellato proprio con l’attività del “Circolo della notte”, che, a partire da quella famosa sera a Ginza, cominciò a riunirsi sistematicamente due volte al mese (di solito il lunedì, in onore della casa editrice Getsuyōshobō – il carattere cinese con cui si scrive getsu può significare “lunedì”–, che in un certo senso faceva da “sponsor” al gruppo pubblicando saggi e romanzi dei suoi membri).

A questo punto, prima di procedere cronologicamente oltre, è necessario tornare ancora una volta indietro di qualche mese, in modo da cogliere il momento che sta all’origine del secondo gruppo oggetto del presente studio: il Seiki no kai. Ne è principale artefice Abe Kōbō durante l’ultimo periodo dei suoi studi in medicina presso l’Università imperiale di Tōkyō (Tōkyō teikoku daigaku 東京帝国 大 学 , oggi Tōkyō daigaku). Abe fece definitivo ritorno da Mukden (attuale Shenyang), in Manciuria, nel gennaio del 1947, riprendendo gli studi interrotti a metà. I suoi interessi letterari, condivisi con alcuni compagni di corso che nutrivano ambizioni letterarie piuttosto che mediche, erano alimentati dal clima di ripresa culturale cominciato in pieno già dall’anno precedente, come testimonia la fondazione, nel 1946, di riviste quali Sekai 世界, Kindai bungaku, Shisō no kagaku 思想 の科学 e Shin Nihonbungaku 新日本文学. Prendendo a modello i vari Okamoto, Hanada e Haniya, Abe e compagni decidono, nel corso di una riunione tenutasi verosimilmente nell’autunno del 1947 a Kanda 神田, presso l’ambulatorio medico

GIANLUCA COCI 534

del padre di uno di loro (Akatsuka Tōru 赤塚徹 – poi medico e pittore), di fondare il Nijūdai bungakusha no kai – Seiki 二〇代文学者の会・世紀 (“Circolo dei letterati ventenni – Il secolo”. L’anno dopo, in seguito a una scissione, il nome sarà abbreviato in “Seiki no kai”). Non esistono purtroppo atti ufficiali relativi a questo primo incontro, né, di conseguenza, si può avere certezza assoluta riguardo al numero e all’identità dei partecipanti. Tuttavia, grazie al ricordo di alcuni dei protagonisti e a successive liste dei soci è stato possibile risalire ai seguenti nomi: Abe Kōbō, Iida Momo いいだ・もも, Morimoto Tetsurō 森本哲郎, Ogawa Tōru 小 川徹, Hidaka Hiroshi 日高晋, Nakano Yasuo 中野泰雄, Tsubaki Minoru 椿実, Endo Rintarō 遠藤麟太郎, Nakata Kōji 中田耕治, Nakamura Minoru 中村稔, Tatsuno Takashi 辰野高, Kiyo’oka Takayuki 清岡卓行, Hariu Ichirō 針生一郎, Watanabe Tsuneo 渡辺恒雄, Masaki Kyōsuke 柾木恭介, Segi Shin’ichi, Akutagawa Hiroshi 芥 川比呂志 e Mishima Yukio 三島由紀夫 (quest’ultimo prese parte unicamente agli incontri iniziali).7 Futuri grandi scrittori, poeti, giornalisti e registi teatrali accomunati – come del resto recita il nome del gruppo – dalla giovane età ma anche da un livello culturale già eccellente (pare che a volte discutessero in tedesco sui temi più disparati). Ecco come Nakata Kōji, intimo amico di Abe e cofondatore del gruppo, ricorda quei momenti:

Quando cominciammo a pensare a chi coinvolgere nel progetto, ci venne subito in mente il nome di Mishima Yukio. All’epoca era già piuttosto famoso, nondimeno accettò di buon grado e venne dicendo che preferiva unirsi a noi piuttosto che a gente già nota. Mishima era il numero 26 della lista, Abe e io rispettivamente l’1 e il 2. […] Ricordo che toccò proprio a me stampare al ciclostile la lista provvisoria con i nomi di tutti i presenti e farla circolare. Dopodiché io e Abe ci mettemmo a riflettere sul nome da dare al gruppo e io gli suggerii “Seiki no kai”, ispirandomi alla rivista di Dostoevskij. Quando andammo da Haniya Yutaka per riferirgli la notizia, lui ci disse subito (in russo): “Ah, da Epocha, giusto?”.8

Alla luce di quanto finora esposto, risulta evidente che, prima dell’estate del 1947, si erano tenuti i primi incontri, ovvero le prime riunioni informali di entrambi i gruppi, “Yoru” e “Seiki”, la cui esistenza parallela ma fondamentalmente indipendente ha come unico membro comune, almeno all’inizio, proprio Abe Kōbō, che in questo senso funge da autentico tramite tra due generazioni. A condividere questo doppio ruolo ci sarà poi Sekine Hiroshi, giovane poeta che Abe avrà modo di conoscere proprio nel corso della riunione inaugurale dello Yoru no kai.

Come mai questa sorta di privilegio toccò proprio all’autore di Suna no onna 砂 の女 (La donna di sabbia, 1962)? Grossomodo nello stesso periodo della nascita ufficiosa dei due gruppi, Abe viene presentato dal suo professore di tedesco del liceo, nonché membro di Kindai bungaku, Abe Rokurō 阿部六郎, con il quale era

7 Cfr. Segi, 1996, p. 91. Toba, 2004, p. 16.

Yoru no kai e Seiki no kai 535 rimasto in ottimi rapporti, a Haniya Yutaka, fondatore e tra i massimi responsabili della rivista. Scopo di questo evento era proporre un manoscritto di Abe: Owarishi

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 27-49)