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Tra virtù e depravazione

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 53-56)

L’ ALTRA METÀ DEL R ITO

2. Tra virtù e depravazione

“Biografie di donne” si snoda attraverso due tipologie di exempla dalla natura opposta ma complementare: la donna depravata e la donna virtuosa. Alle donne depravate è dedicato l’ultimo capitolo del testo, il capitolo del vizio e della tragedia (tutte le storie finiscono infatti con la morte dei protagonisti o con la distruzione della famiglia e dello stato).20 A partire dalle favorite cui è imputato il crollo delle dinastie Xia, Shang e Zhou occidentali, fino alla regina che causò la fine del regno di Zhao 赵, le donne rappresentate sono o dedite alla lussuria, quindi alla relazione illecita e all’incesto, o malfattrici in senso più ampio, spesso interessate ad intrighi politici o alla questione della successione al trono. Accattivanti nell’aspetto, sono in genere donne “di potere” capaci, in quanto tali, di fornire il migliore esempio degli effetti dell’ingerenza politica della donna, come pure della sua condotta depravata, sull’ordine famigliare e statale. Accompagnate nelle loro smodatezze da sovrani dediti a libagioni e musiche licenziose, sono oggetto di critica da parte di funzionari integerrimi, che prendono la parola per ammonire i loro sovrani e si stagliano come le uniche figure positive nell’universo “peccaminoso” del capitolo settimo.

Il panorama delle donne virtuose è invece più variegato. S. J. Mou21 suggerisce che la ricchezza nella rappresentazione della virtù femminile sia una delle caratteristiche distintive della raccolta indipendente “Biografie di donne” rispetto ai capitoli “Biografie di donne” presenti nelle storie dinastiche ufficiali dei periodi successivi. In particolar modo a partire dalle storie Tang, la donna virtuosa sarà infatti quasi esclusivamente rappresentata in quanto donna casta; la castità sarà a sua volta sempre più associata al ruolo di madre-educatrice e alla condizione di vedovanza; sarà sempre più elogiata attraverso donazioni di beni materiali e conferimento di titoli onorifici da parte delle autorità politiche; comporterà sempre più spesso atti estremi quali l’automutilazione e il suicidio. L’enfasi sulla castità si rifletterà anche nelle sezioni “Biografie di donne” delle storie ufficiali, laddove il carattere lie 列, che aveva il solo significato di “serie di”, sarà sostituito dall’omofono lie 烈, con cui erano specificamente definite le “martiri della castità”, le lienü zhenfu 烈女贞妇 tanto osannate dalla “barbarica” dinastia Qing.22

La rappresentazione della donna virtuosa in “Biografie di donne” è indubbiamente ricca e variegata. “Martiri della castità” sono protagoniste di alcune biografie, ma soltanto in quanto categoria tra le altre. È a loro dedicato il capitolo quarto dell’opera, in cui sono definite non lie 烈, bensì zhen 贞, carattere dalle implicazioni più ampie, al punto che lo si

18 La struttura originaria del testo sembra comprendesse sette capitoli di biografie e un ottavo capitolo

in cui erano contenuti inni e illustrazioni; le prime sono andate perdute, i secondi furono invece collocati alla fine di ogni biografia.

19 “采取诗, 书所载贤妃贞妇, 兴国显家可法则, 及孽嬖乱亡者, 序次为 ‘列女传’, 凡八篇, 以戒天子”. Hanshu,

biografia di re Yuan di Chu “汉书 · 楚元王传”.

20 Per una traduzione in italiano si rimanda a Fracasso, 2005.

21 Mou, 2004, capp. 1-2.

potrebbe tradurre in “risolute di spirito”.23 Le donne del capitolo quarto sono definite anche obbedienti; la loro obbedienza non implica tuttavia una sottomissione a una qualche figura maschile, assume anzi i connotati di una obbedienza “naturale” (e perciò non ostacolabile) ai princìpi delle cose e al Rito dei rapporti umani, come il carattere shun 顺 suggerisce. La loro obbedienza è spesso, paradossalmente, una disobbedienza nei confronti dei propri genitori, del futuro marito o del sovrano di un Paese, ovvero nei confronti di tutte quelle forze esterne che vorrebbero costringerle a non obbedire più ai princìpi rituali, oppure costringerle a contrarre un secondo matrimonio. L’obbedienza ai princìpi, patrocinata dalle donne caste, si traduce quindi in un moto “contrario” al senso comune e ai costumi del tempo: i personaggi secondari muovono critiche alle protagoniste che scelgono di mantenere la propria castità, la castità sembra quindi non essere una prassi universalmente condivisa. Fors’anche per equilibrare tale condanna, sono molti i sovrani che intervengono direttamente ad omaggiare le protagoniste del capitolo per la loro virtù: o onorando con un’iscrizione la porta del quartiere in cui esse risiedono, biao qi lü 表其闾, o concedendo loro un titolo onorifico hao 号.

Considerando un’ideale gerarchia di valori espressa dalla disposizione verticale dei capitoli e dalle diverse esortazioni contenute nelle brevi introduzioni (anch’esse disposte in maniera gerarchica e rivolte a: suocere e madri 姑母, mogli di sovrani e regine 妃后, mogli dei nobili del regno 夫人, signore Ji 姬 e Si 姒, signore Jiang 姜,24

mogli di piccoli funzionari e di uomini comuni 妻), è la capacità di educare ad essere collocata in posizione primaria. Il capitolo primo è infatti dedicato alle donne che posseggono in sé la capacità materna per eccellenza, e che sono quindi madri in potenza se non di fatto. La collocazione delle biografie di madri-educatrici nel capitolo primo testimonia del ruolo primario accordato all’educazione come da pura tradizione confuciana, e al contempo permette un’elevazione della figura materna dal puro e semplice status biologico. L’enfasi posta sull’educazione implica che la natura umana possa essere volta al bene e “rettificata”, sia cioè perfettibile, e implica inoltre che la modalità primaria attraverso cui la donna dovrebbe intervenire nell’ordine maschile, sia rispetto ai figli, sia rispetto ai mariti, è l’educazione al rito e alla virtù. Figli modello non possono che essere generati da madri modello, da donne che, sin da quando aspettano il bambino, prestano attenzione alle percezioni in quanto: “se si percepisce il bene, il bambino riceve il bene,

se si percepisce il male, il bambino riceve il male”.25 Enfatizzare il ruolo dell’educazione equivale inoltre a legittimare l’impianto generale e l’intento ultimo dello stesso “Biografie di donne”, il cui scopo fondamentale è, dichiaratamente, quello di educare le donne dell’impero ed ammonire il Figlio del Cielo.

L’educazione impartita dalla donna non è limitata al proprio figlio o ai membri delle generazioni più giovani, ma coinvolge anche il proprio marito, e consiste spesso in questioni non propriamente “femminili”, relative cioè all’ambito politico. Le biografie del capitolo secondo “Donne capaci e intelligenti” dimostrano che da

23 S. J. Mou traduce in effetti in “determined”.

24 Ji, Si e Jiang erano i cognomi più diffusi tra l’aristocrazia, in senso lato le esortazioni sono quindi

rivolte alle donne appartenenti alle stirpi aristocratiche.

un punto di vista ideologico alle donne fosse non soltanto consentito, ma perfino appropriato, un intervento nei confronti delle scelte politiche del marito, purché tale intervento fosse rivolto all’educazione morale, e assolutamente non improntato all’interesse personale di tipo “tirannico”. La donna poteva consigliare il marito purché in ambienti appropriati e “senza oltrepassare la soglia”,26 ovvero non in maniera diretta. L’interferenza vera e propria equivaleva invece a spadroneggiare shanzhi 擅志. Le donne capaci e intelligenti del capitolo secondo sono non casualmente consegnate alla storia come modelli esemplari per le mogli di sovrani: “le mogli dei sovrani le prendano a modello di virtù, il loro buon nome sarà

certamente propagato”.27 Il capitolo sembra suggerire che grandi sovrani necessitano di grandi consorti in grado di comprendere lo stato delle cose e i valori morali soggiacenti ai rapporti umani, e di ammonire di conseguenza i loro mariti, onde evitare che questi commettano errori irreparabili a danno non soltanto della propria persona ma anche dell’intero Paese.

Le donne esemplari del capitolo terzo sono donne benevolenti ren 仁 e sagge zhi 智: sagge, in quanto conoscono i princìpi che soggiacciono all’esistenza unitaria di Uomo, Cielo, Terra; “benevolenti” perché sono spinte da tale conoscenza a ricercare una condotta virtuosa e corretta, che permetta di evitare i pericoli e di non operare in senso contrario all’Ordine delle cose. Sono donne che sulla base delle piccole cose riescono a comprendere gli sviluppi futuri, shiwei 识微; donne che hanno lungimiranza yuanshi 远识; donne che comprendono l’Ordine e i princìpi, e sulla base di tale comprensione cercano di evitare i pericoli per sé, per la propria famiglia o per il proprio Stato, alle volte invano. Il mondo del capitolo terzo è, più che negli altri casi, un mondo in continua trasformazione, che si sviluppa attraverso un percorso di riempimento e distensione, di crescita e decrescita, di vittorie e sconfitte, e in cui Ordine Umano e Ordine Celeste sono corrispondenti e reciprocamente influenzabili. Il Cielo del confucianesimo di epoca Han è infatti un Cielo non soltanto portavoce di Virtù, ma anche simbolo di un Ordine naturale le cui corrispondenze sono percepite, nel bene e nel male, anche nel mondo degli uomini, nella loro organizzazione politica, nelle loro relazioni fondamentali.

Le donne esemplari del capitolo quinto sono donne integre jie 节 e corrette yi 义, donne che, chiamate a scegliere tra pubblica correttezza e interesse privato, non possono che scegliere di agire in accordo alla prima, per quanto ciò corrisponda, nei casi limite, al sacrificio del proprio figlio per salvare la vita al figlio del fratello maggiore o del sovrano. Il conflitto si pone tra due princìpi di correttezza validi ciascuno per un ruolo sociale ben definito: per la prima volta nel testo ci si trova di fronte alla molteplicità di ruoli che la donna occupa all’interno di una famiglia: moglie ma al contempo figlia, moglie ma al contempo sorella. La scelta non è affatto obbligata, ed è allora impossibile per le protagoniste scegliere tra l’essere corretta nei confronti del fratello e l’essere corretta nei confronti del marito: l’unica scelta possibile è il suicidio, il sacrificio personale che, solo, permette alla donna di mantenere saldo il suo buon nome e ferma la sua virtù. Paradossalmente,

26 L’espressione è tratta dalla biografia “Jing Jiang dei Ji di Lu”, capitolo primo “Modelli materni”.

considerati gli sviluppi successivi della letteratura biografica a soggetto femminile, in “Biografie di donne” la maggior parte dei suicidi ha luogo non a causa della risolutezza della donna a mantenere la propria castità, bensì a causa del conflitto irrisolvibile tra due princìpi morali. S. J. Mou28 osserva che anche in questo caso si è molto lontani dalla nozione di integrità morale così come sarà concepita nei secoli successivi, quando sarà ristretta, per le donne, alla “fedeltà nei confronti del marito defunto”, shoujie 守节.

“Biografie di donne” annovera infine, tra gli esempi di condotta virtuosa, donne definite “abili oratrici”, che riescono a muovere gli intenti dei sovrani, o a salvare dalla distruzione interi Paesi, grazie alla loro abilità discorsiva. Per quanto la “lingua lunga” non fosse una delle caratteristiche più apprezzate dalla cultura confuciana, al punto che il Maestro affermava nei Dialoghi: “Parole fiorite e belle

forme di rado si accompagnano alla benevolenza”,29 e per quanto, nella biografia “Nüzong di Bao di Song”,30 la changshe 长舌 fosse tra le cause di ripudio della moglie da parte del marito, più importante perfino di sterilità e malattia grave, “Biografie di donne” riconosce tuttavia il ruolo positivo dell’abilità oratoria purché portavoce di un messaggio dalla morale rigorosa e totalmente in accordo ai precetti rituali. Le “parole fiorite”, ricche di artifici retorici quali analogie, metafore, aneddotica tratta dalla tradizione testuale precedente, aggiunte alla benevola furbizia delle protagoniste, riescono non solo a muovere gli intenti dell’interlocutore, ma anche a dilettare il lettore per la loro arguzia e la loro originalità, dando vita ad uno dei capitoli più significativi dell’intero “Biografie di donne”. La tecnica del contrasto è volutamente utilizzata per sottolineare quanto la bruttezza esteriore sia secondaria rispetto alla virtù interiore: per la prima volta, invece che con piccoli cenni non particolareggiati, ci si sofferma sulle caratteristiche fisiche delle donne, che sono o talmente brutte da essere “scacciate per tre volte dal quartiere e per cinque volte dal vicinato”, o perfino: “bruttissima, nessuno poteva

eguagliarla: aveva la testa a forma di mortaio e gli occhi incavati, lunghe dita e grosse articolazioni, il naso all’insù che faceva mostra delle narici e un grande nodo alla gola al pari di un uomo, un collo enorme e radi capelli, era ingobbita e le si contavano le ossa sul petto, aveva una pelle nera come la pece […]”.31 Donne di tal sorta, appartenenti per giunta alle classi sociali più umili, non potevano che trovare nella virtù interiore e nelle capacità comunicative gli unici mezzi di ascesa sociale ed elevazione morale.

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 53-56)