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8) violazione degli artt. 606 comma I lett. b), per violazione dell’art. 192 c.2 c.p.p. in relazione all’inosservanza linee guida europee ed internazionali nel perfezionamento delle analisi genetiche con particolare riferimento all’omesso espletamento dei controlli positivi e negativi.

Art. 606 comma I lett. e).

La difesa ritiene la motivazione apparente, la Corte non avrebbe visionato i dati grezzi rifiutando di recepire le spiegazioni documentate dalla difesa, che i dati grezzi conosce alla perfezione al pari dei propri consulenti, e ha compiuto un atto di fede nei confronti delle affermazioni del RIS.

La questione è stata sollevata in appello con i motivi aggiunti che la Corte ha ritenuto inammissibili.

Anche in tal caso non si indica quale sia la fonte scientifica che accredita i rilievi formulati dalla difesa e neanche si richiamano eventuali indicazioni dei CCTT Capra/Gino sul punto, né si precisa quali sarebbero i controlli sintomatici di contaminazioni (tranne l’ipotesi relativa all’allele 22 ove la difesa ripropone una osservazione di Portera come già evidenziato a pag 106 della sentenza di appello).

Si evidenzia apoditticamente che il giudice non ha studiato i raw data, non li conosce ( e di certo non li conosce così bene come la difesa ed i suoi consulenti).

Occorre ribadire che si ricorre all’esperto per colmare le inevitabili lacune nella conoscenza del giudice, ma il giudice non può che relazionarsi alla prova scientifica come ad ogni altra prova appropriandosene secondo le regole del processo, non è compito del giudice sostituirsi alla comunità

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scientifica, né tantomeno quello di affermare alcuna verità scientifica definitiva, il giudice deve limitarsi ad impiegare le regole processuali ( prima fra tutte quella dell’al di là di ogni ragionevole dubbio) e i consueti criteri razionali utilizzati per la valutazione di qualsiasi prova accertando che la validazione dell’ipotesi formulata dall’esperto avvenga attraverso le regole giuridiche.

Dalla lettura delle sentenze si evince l’attività di approfondimento svolta in contraddittorio, gli elettroferogrammi sono stati proiettati in aula utilizzando slides, illustrati ed esaminati dalle parti e dalla Corte.

La mancata effettuazione di controlli negativi e positivi

La corte AA affronta la questione dei controlli positivi e dei controlli negativi e della loro interpretazione ai ff. 255 e ss prendendo in esame le osservazioni formulate dalla difesa sull’analisi dei row data relativi alla traccia 31G20.

Gli elementi evidenziati dai CCTT della difesa

Sui controlli negativi e positivi, dopo aver premesso che “ c’erano dei risultati chiari e c’erano dei risultati che erano assolutamente non interpretabili’, il dr. Capra, utilizzando alcune slides, ha affermato che alcuni sono uguali a zero e che fanno schifo ( come si vede, lo stesso dr. Capra si riferisce solo ad una parte dei controlli, mentre gli altri sono esenti da pecche).

Va considerato:

1) ogni analisi prevede un controllo positivo e uno negativo che deve fornire risultanze previste dalla metodica. Si tratta di tappa obbligatoria in ciascuna analisi (dalla più semplice, come il dosaggio della glicemia, a quelle più complesse come la ricerca di un DNA … ). Non è, dunque, un controllo prudenziale di opportunità, ma è interno alla stessa procedura di analisi, senza il quale l’analisi non risulta completa. Le procedure seguite dal laboratorio dei RIS obbligatoriamente prevedono i controlli positivi e negativi, tale dato non solo è stato più volte ribadito dai cap. Staiti e Gentile (emergendo anche dall’esame dei dati grezzi), emerge chiaramente dalla relazione 10.12.2012, laddove si legge – pagg. 4 e 5-: “Per buona prassi di laboratorio, così come richiesto dai citati standard, l’intero processo di caratterizzazione genetica, dall’estrazione alla tipizzazione, è stato monitorato anche mediante controllo negativo e controllo positivo. Il controllo negativo (una mix di reazione priva di DNA), denominato anche “bianco di reazione”, garantisce che durante tutte le operazioni di laboratorio non si è patita alcuna contaminazione da DNA esogeno di primati ( operatore/apparecchiature, etc.), mentre il controllo positivo ( mix contenente DNA di ottima qualità e sequenza nota) assicura il corretto andamento delle reazioni in condizione standard.

Infine l’ultimo controllo viene effettuato comparando i pattern allelici ottenuti con tutti quelli degli operatori che gravitano nel laboratorio, al fine di garantire che il risultato ottenuto non sia frutto di una accidentale contaminazione ad opera di terzi”.

Risulta, quindi, smentita e disattesa la obiezione difensiva, contenuta nel motivi aggiunti (inammissibili), con la quale si è, in modo del tutto generico, affermata la mancanza di controlli positivi e negativi.

Peraltro nel corso del dibattimento il consulente Capra ha contestato solo 6 controlli negativi e 4 controlli positivi. Invero, la comunità scientifica internazionale è stata sempre concorde nell'invitare a valutare, in sede di interpretazione, gli eventuali picchi presenti nei controlli negativi verificando se siano o meno ricorrenti anche negli altri campioni della corsa. In altri termini, come ha affermato anche Gill, solamente la ridondanza dei medesimi alleli, presenti nel controllo negativo anche sugli altri campioni della corsa, deve destare allarme e far pensare ad una possibile contaminazione. Lo stesso dr. Capra, alla specifica domanda se egli abbia notato una ridondanza di alleli presenti nei controlli negativi, ha risposto "non è una cosa che ha richiamato la mia attenzione!' .

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Va, inoltre, ribadito che l’ipotesi della contaminazione è priva di riscontri concreti ed è stata fondatamente esclusa. Il DNA di Bossetti non era mai transitato presso i laboratori del RIS e i DNA degli operatori venivano controllati per esclusione secondo consolidata prassi operativa. Sul punto le motivazioni rassegnate nei due gradi di merito si integrano perfettamente.10

Sono stati gli stessi cap. Staiti e Gentile, tuttavia, nell'illustrare i c.d. dati grezzi, a sottolineare che nelle centoquattro tra ripetizioni e amplificazioni effettuate nell’analisi del campione 31- G20 le componenti alleliche riconducibili a Ignoto 1 erano riscontrate in settantuno analisi, mentre, negli altri casi i tracciati elettroforetici non erano univocamente interpretabili o validabili e, dunque, erano stati rifatti.

Lo stesso CT Capra richiesto dal Pubblico Ministero di interpretare alcuni tracciati elettroforetici e i relativi controlli negativi e positivi, ha confermato che quelli mostrati erano apparentemente chiari, anche se per poter offrire una risposta più meditata avrebbe dovuto analizzare a computer i file dei raw data (analisi che, come già evidenziato, diversamente dal consulente di parte civile, ha ritenuto di non effettuare).

Si richiamano, ancora, le dichiarazioni rese dal Cap.no Staiti all’udienza del 11/12/2015 ( la difesa ha rinunciato al controesame):

CONSULENTE STAITI - Dobbiamo distinguere i due piani sicuramente. L’interpretabilità del dato, e quindi fornire un dato dal punto di vista identificativo, e quindi utilizzando gli alleli che compaiono nei marcatori STR. Facendo riferimento solo a questo per noi la traccia 31.G20 è una traccia che è univocamente riconducibile a un soggetto di sesso maschile che abbiamo individuato in Ignoto 1.

Avendo, gioco forza, noi effettuato, in più occasioni, più amplificazioni di questo campione, ovviamente in qualche amplificazione compaiono alcuni piccoli picchi che comunque sono compatibili con quelli che identificano, caratterizzano la vittima, anche nel 31.G20. Sono degli alleli sporadici, ovviamente non qualitativamente eccellenti come quelli che costituiscono il profilo di Ignoto 1, ma comunque si vedono in qualche marcatore, si intravedono in qualche marcatore sì. Ovviamente questo non costituisce per noi motivo di stupore perché parliamo sempre di un prelievo su un indumento intimo della vittima, quindi è ragionevole che ci sia anche qualche componente riconducibile alla vittima. P.M. - Lo ha già detto il Capitano, non si può quindi dire che ci sia solo il DNA di Ignoto 1 su questo 31.G20? CONSULENTE STAITI - Dal punto di vista degli STR noi l’abbiamo data come traccia riconducibile a Ignoto 1. Per di più è stato individuato un allele (sito cromosomico), il 26, particolarmente raro nella popolazione”.

Si aggiungano, le conferme valutative espresse dal prof. Previderé e dal dr. Portera il quale ha dettagliatamente spiegato di aver verificato ex post tramite l'analisi a computer dei dati grezzi (lavoro che ben avrebbe potuto essere svolto dai CCTT della difesa), sedici tra amplificazioni e ripetizioni effettuate sul campione 31-G20. Il prof. Casari Giorgio, nella sua relazione ha affermato chiaramente che nell'indagine tecnica dei RIS "viene fatto un ottimo lavoro sui numerosi reperti ritrovati sulla vittima, arrivando a definire chiaramente il genotipo di Ignoto 1 per i marcatori autosomici e dei cromosomi sessuali'.

Nei motivi aggiunti e nella successiva memoria, i difensori riconoscono, peraltro, sostanzialmente a, parte un improprio ed errato riferimento ad una ricorsa non prevista dalle Linee Guida internazionali, nel campione 31-G20 l'esito positivo.

Si assume l’errore ( doloso o gravemente colposo), l’errore, tuttavia, deve essere supportato da una attendibile ed accreditata informazione, quale è la fonte che l’accredita? Sulla base di quali studi si afferma ciò? Le censure della difesa centralizzate sul cattivo o sospetto operato dei RIS non si

10Sentenza A: Quanto ai controlli positivi e negativi, richiesto dalla Corte di precisare quali fossero i controlli da lui ritenuti invalidanti, il dott. Capra ha indicato, quanto ai negativi, quelli alle pag.73, 317, 400, 647, 1064 e 1216 e, quanto ai positivi, quelli alle pag.71, 245 e 617, 709 dell’integrazione di consulenza del RIS (faldoni 9 e 10), in quanto presentavano dei picchi (nei negativi) e dei picchi inattesi (nei positivi), che potevano far sospettare, pur se non ridondanti, una contaminazione del macchinario o del campione. Di alcuni controlli positivi e negativi mostratigli in controesame dal Pubblico Ministero ha confermato la validità. Sulla globalità dei controlli non si è espresso, spiegando di essersi limitato a selezionarne alcuni nei quali la presenza di picchi inattesi era particolarmente evidente .Quanto ai risultati, alcuni degli elettroferogrammi relativi ai campioni 31-G1 Est, 31-G20 e 31-2 sarebbero chiaramente interpretabili, altri – per usare le sue parole – “una schifezza” e questo non garantirebbe la riproducibilità costante del risultato .

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confrontano con il controllo incrociato effettuato dagli altri consulenti. Previderè e Grignani del 28 gennaio 2015 ( all.to 15/b) secondo cui:” Non vi è alcun dubbio circa la riconducibilità del profilo genetico del soggetto definito ignoto 1 all’indagato Massimo Giuseppe Bossetti, tale identificazione è stata compiuta utilizzando 21 marcatori genetici autosomici del DNA nucleare ed è statisticamente certa, infatti la probabilità di rinvenire causalmente nella popolazione generale un altro soggetto con le medesime caratteristiche genetiche mostrate dall’indagato è stimata in un soggetto su due miliardi di miliardi di miliardi (2x10 elevato alla 27) ed ancora il profilo genetico autosomico è riconducibile senza ombra di dubbio all’indagato Bossetti ed ancora concludono ribadendo: l’identificazione si compie caratterizzando i marcatori autosomici del DNA nucleare e non del DNA mitocondriale. In relazione ai primi marcatori nessun dubbio vi è circa la riconducibilità a Massimo Giuseppe Bossetti del profilo genetico attribuito a Ignoto 1.

E soprattutto non si confronta con il lavoro fatto dal CT di PC, prof Portera dell’università di Milano ( a sua volta ex CC in servizio ai RIS) che, a differenza dei CCTT della difesa, ha rianalizzato i dati grezzi e all’udienza del 3/2/2016 così si è espresso:” Quindi il dato grezzo, il raw data, rappresenta il dato originale. È il dato originale di ogni singola corsa, e ha un’estensione, in questo caso, di FSA, perché appunto i dati grezzi che ho analizzato avevano questa estensione del file .FSA. Ogni corsa per cui, per quanto Vi ho esposto, può e deve essere definita come unica, non tanto per i campioni che la compongono, perché possono essere ri-analizzati. I dati grezzi che ha fornito il RIS presentano delle corse giustamente ripetute, in quanto a volte non vengono al primo colpo in maniera ottimale. Ma contengono dei dati che l'operatore può variare, che la macchina contiene in sé, che solamente con il dato grezzo possono essere visti. E ipotizziamo, un Consulente di Parte, leggendo un dato di una macchina che a suo avviso è stato omesso in maniera arbitraria, e non in linea con la validazione, potrebbe andare effettivamente a bocciare o a invalidare l'analisi dei dati grezzi…Ci siamo concentrati su due campioni. 31G20 e 31G16. Perché queste sono le due tracce, che erano presenti all’interno della relazione del RIS di Parma, che aveva dato gli esiti più probanti.

Ovvero il 31G20 aveva dato le specifiche di un soggetto unico, identificato come Ignoto 1, e il 31G16 aveva dato delle specifiche del DNA di una traccia mista, all’interno del quale era possibile individuare la componente della vittima e la componente di Ignoto 1. Per quanto riguarda il 31G20 questi sono i sedici amplificati, le sedici corse che sono state analizzate da me, in quanto sono le analisi che all'interno contengono tutti i marcatori STR autosomici, che poi hanno determinato la collezione del profilo di Ignoto 1. Per cui sono andato a riprendermi tutti questi dati grezzi nelle singole corse, riandando a ri-analizzare, appunto per vedere se era stata fatta un'analisi ottimale, o meno. Lo studio dell’amplificato NGM, ovvero del kit NGM della 31G20 ha permesso di promuovere il risultato analitico derivante da tali corse per la presenza soprattutto anche di segnali allelici chiaramente interpretabili. Ho fatto anche l'analisi sui controlli negativi e positivi, e questi hanno dato, in questo caso, i risultati attesi. Ovvero sono stati letti i controlli positivi e negativi, che in questo caso il risultato positivo ha dato il risultato atteso, il controllo negativo ha dato il risultato atteso.

Come vedete non c’è nessun picco. …Sono stati poi analizzati anche i grafici, i raw data dell’NGM Select, che è un altro kit che ha permesso di ottenere un marcatore in più, che è l’SE33. La visione ha permesso di promuovere il risultato analitico di tale corsa per la presenza di segnali allelici chiaramente interpretabili. Controlli negativi e positivi hanno fornito i risultati attesi.

C’è solamente una minima, ma insignificante presenza di un marcatore, di un allele nel controllo negativo, che è un allele 22 nel marcatore FGA, che ha un’altezza talmente minima (di 88 RFU), nettamente più bassa rispetto alle centinaia o alle migliaia di altezze diciamo come ordine di grandezza dei profili, che è assolutamente irrilevante. Per cui non va assolutamente ad influenzare l’interpretazione, la correttezza del dato….Queste sono le analisi relative al 31G16, che fanno appunto vedere una commistione tra vittima e Ignoto 1, che è stata, in maniera corretta, e statisticamente refertata, dal RIS di Parma nella loro relazione”.

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La comunità scientifica internazionale non è mai tassativa su questo argomento (picchi artefatti), ma invita a valutare, interpretandoli, gli eventuali picchi presenti nei controlli negativi vagliando se siano o meno ricorrenti anche negli altri campioni della corsa, il che è assolutamente condivisibile e ovvio poiché in questo caso potrebbe dimostrare la presenza di un contaminante. Volendo semplificare oltremodo il concetto è un pò come rilevare una macchia su un vetro della fotocopiatrice ed osservare come la stessa si riverberi in tutte le copie effettuate con quella macchina fintanto che non è eliminata dal vetro. La domanda, se cioè è stata notata una ridondanza dei medesimi alleli presenti nel controllo negativo anche sugli altri campioni della corsa è stata riformulata al dr. Capra (controesame CTP udienza del 12/12/15 pag. 170) dal Presidente della Corte dott.ssa Bertoja. Questa la risposta: "'Non è una cosa che ha richiamato lo mia attenzione”

L’assunto difensivo su picchi inattesi con intensità superiore ai 30 RFU tale dover essere considerati espressione di contaminazioni, non si rinviene nelle linee guida allegate e in quelle di recente approvate, il riferimento è alle pag.43, 44, 46 dove si afferma tutt’altro: (Definizione di valori soglia per la valutazione dei tracciati elettroforetici, la cui funzione è quella di consentire l’identificazione di segnali allelici peculiari del campione/reperto biologico nell’elettroferogramma, escludendo i segnali artefattuali. I valori soglia sono definiti a seguito di validazioni interne di laboratorio e applicate ai dati grezzi delle corse elettroforetiche. Il metodo utilizzato per la validazione deve essere condiviso dalla comunità scientifica internazionale e deve essere documentato nelle procedure di laboratorio11 La soglia analitica (Limit of Detection, LoD o Analytical Threshold, AT), può essere definita come il valore, espresso in RFU, che permette di discriminare un segnale analitico (allele) dal rumore di fondo (background noise). E’ necessario specificare nelle procedure di laboratorio il relativo grado di confidenza con cui si è giunti a determinare tale valore soglia. Vengono considerati dal software di tipizzazione genetica soltanto picchi elettroforetici di intensità pari o superiori alla AT, i quali possono, quindi, essere identificati con la relativa denominazione allelica.

E’ possibile impostare un valore di AT differenziato per ogni banda spettrale oppure unico da applicare a tutte le bande spettrali.La soglia di linearità (Limit of Linearity, LoL) del sistema analitico utilizzato è il valore, espresso in RFU, corrispondente al punto di saturazione del rilevatore della strumentazione utilizzata (sequenziatore).

Va chiarito che per leggere il segnale di un amplificato è necessario diluire l’estratto poichè una intensità eccessivamente elevata del segnale elettroforetico (off-scale, fuori scala), avrebbe potuto non esibire il profilo (per inibizione da troppo DNA). Si considera fuori scala un segnale che va ben oltre i 20000 RFU. Il CT Portera valutando l’allele 22 ha ritenuto irrilevante l’altezza del picco pari a 88 RFU. La difesa, senza indicare la fonte scientifica, ritiene anomalo un picco superiore a 30 RFU.

Anche, il drop in (presenza di uno o più alleli spuri in un elettroferogramma non riferibili al DNA analizzato), è un effetto stocastico la cui incidenza è studiata ,e monitorata proprio partendo dai controlli negativi ed è stimata normalmente nel 5%, a meno di casi particolari, e ciò nei più importanti e moderni software di calcolo statistico/probabilistico, accettati e consigliati dalla comunità scientifico-forense internazionale (LR mix LR mix studio euroformix, labretriver, ecc). Tutti i consulenti convengono nel ritenere che un picco isolato su un controllo negativo non significa nulla per ciò che si è appena detto. Il controllo caratterizzato da un insignificante picco non rileva a fronte di un profilo solidissimo che in termini di segnale di fluorescenza (RFU) è in proporzione 15/20 volte più rappresentato.

11*Solo profili genetici acquisiti da campioni/reperti utilizzando metodi accreditati secondo la norma ISO/IEC 17025) possono alimentare, a norma delle disposizioni di attuazione della legge 30 giugno 2009, n. 85, la Banca Dati Nazionale del DNA.

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Il CT Capra richiesto dal Pubblico Ministero di interpretare alcuni tracciati elettroforetici e i relativi controlli negativi e positivi, ha confermato che quelli mostrati erano apparentemente chiari, ma per poter offrire una risposta più meditata avrebbe dovuto analizzare a computer i file dei raw data (analisi che, come già evidenziato, diversamente dal consulente di parte civile, ha ritenuto di non effettuare).

Tutte le analisi sono state effettuate contestualmente ad almeno un controllo positivo ed uno negativo, per contro, come evidenziato dal PG nella memoria, è emerso che il CTP dott. Capra, non effettua sempre i controlli positivi e negativi ( controesame del PM Ruggeri, ud. 12/2/2016, pag.167) suscitando peraltro un intervento sulla questione - in altro Procedimento in altra Procura - da parte del Prof. De Stefano di Genova, il quale stigmatizza e condanna tale condotta del CTP Capra avendone vagliate alcune analisi in un caso, diffidandolo dal tenere in futuro certe abitudini.

In conclusione sul tema “Controlli.”

Il tema è stato ampiamente trattato anche in udienza introducendo peraltro numerose referenze scientifiche ed emerge con chiarezza che le analisi effettuate dai RIS sono valide e corrette a tutti gli effetti anche in relazione ai controlli positivi e negativi che costituiscono normale procedura di laboratorio. Gli argomenti addotti dal CTP Capra circa presunte irregolarità di alcuni controlli negativi è rimasto indimostrato e risulta scientificamente destituito di fondamento.

NONO MOTIVO