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P AESAGGIO

Nel documento PAT COMUNE DI M ALO (pagine 46-51)

Assieme agli interventi ed alle peculiarità di origine antropica, gli elementi di interesse ambientale definiscono il concetto di paesaggio naturale e di paesaggio agrario, inteso come "forma che l'uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale".

Tale concetto va alleggerito in parte da valutazioni di tipo solamente estetico e reso maggiormente concreto, oggettivo, attraverso la puntuale descrizione di fatti nella loro quantità e qualità.

Gli elementi detrattori del paesaggio sono rappresentati da:

- le aree destinate a scopi extra agricoli;

- la presenza di strutture viarie (Strada statale n. 46 da sud e per Schio;

svincoli legati alle nuove intersezioni viarie ecc);

- gli elettrodotti;

- edificazioni ed attività diverse;

- attività di cava in atto e dimesse.

Di seguito si prendono in considerazione alcuni degli elementi caratterizzanti utili a definire il paesaggio del comune di Malo.

7.1 Le colture in atto ed il paesaggio agrario e forestale

Alla luce della crescente domanda di beni ambientali e paesaggistici, tipica di una società postindustriale e della sempre minor importanza dell'aspetto meramente produttivo delle risorse agricole, la tutela dell'ambiente/paesaggio diviene parte integrante degli interventi di programmazione e gestione delle risorse e, in quanto tali, strumento per il miglioramento delle condizioni ambientali esistenti e di controllo dei processi di trasformazione e d'uso del territorio.

L'analisi ragionata degli elementi di interesse ambientale, intesi quali "elementi qualificatori" presenti nel territorio, è avvenuta assieme al vaglio di quelli che si sono definiti "elementi detrattori" del paesaggio, per ottenere la "sintesi del paesaggio agrario"

del comune di Malo, come tale da salvaguardare evitando al suo interno espansioni urbane e costruzioni improprie.

Non si può parlare di paesaggio agrario senza tenere conto delle colture che "abitano"

il territorio, cioè dei diversi usi del suolo e delle connotazioni morfologiche dello stesso.

Dai rilievi, dalle osservazioni di campagna e dai riscontri cartografici, quello di Malo risulta un paesaggio agrario tipico della fascia pedemontana della pianura veneta, con un’area pianeggiante coltivata eminentemente a seminativo, solcata da corsi d’acqua e con presenza di elementi vegetali lineari e storico-pasaggistici (residui delle centuriazioni); mentre l’area collinare, vede la presenza di boschi, pascoli, prati-pascoli, seminativo non particolarmente diffuso, vigneti e altre colture legnose di pregio, cospicua presenza di alberate e piantate.

Gli elementi qualificatori del paesaggio sono l'insieme di quei fattori fisici, ambientali ed architettonici che hanno una positiva valenza ambientale, caratterizzanti il territorio.

In particolare, si considerano tutti gli elementi legati all’ecosistema agricolo (agroecosistema), ovvero:

- morfologia e ambito collinare;

- le colture agrarie: seminativi, prati e prato-pascoli;

- aree boscate, macchie boscate;

- alberate, piantate, siepi;

- alvei fluviali e zone umide;

- corsi d’acqua minori (torrenti, rogge, canali, fossi, ecc.);

- vegetazione riparia;

- cave in attività e dismesse;

- sistemazioni idraulicoagrarie;

- sorgenti, fontanili, pozzi;

- esemplari vegetali di particolare pregio;

- attività zootecniche esistenti e dismesse;

- parchi e giardini di interesse particolare;

- viabilità rurale, percorsi minori, sentieri;

- ambiti sottoposti a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici, ecc.

La morfologia del territorio è caratterizzata da:

- i rilievi presenti, quali il Garbuiolo, la “Piana dei Ceola”, Monte Oreste, Monte Palazzo ed il Castelliere, Monte Sisilla, Vallugana, ognuno con le sue specificità storiche e naturalistiche;

- i covoli;

- i terrazzamenti e le masiere presenti in ampi tratti dei versanti meglio esposti della collina ;

- il colle del Montecio, con la sua particolarità morfologica e vegetazionale.

Dando una lettura morfologica ai principali corsi d’acqua emerge che sono caratterizzati principalmente da:

- il Livergon/Giara, con il tratto pedecollinare e marginale al centro di Malo, e con l’assetto vegetazionale da riqualificare;

- lo scolo Vedesai, da nord arriva al centro urbano di Malo, residuo delle antiche centuriazioni, da riportare maggiormente in evidenza;

- il Leogretta ed il Trozzo Marano (anch’esso residuo delle antiche centuriazioni), che solcano la pianura di Malo;

- il Leogra-Timonchio che definisce un ambito propriamente fluviale, con tipica morfologia, vegetazione e viabilità minore, da valorizzare sia per questi aspetti, sia per l’integrità del territorio agricolo sotteso su entrambi e lati, nonché a monte e a valle, anche nei comuni contermini Le sponde del Timonchio, e a tratti anche quelle del Giara, sono state cementificate al piede delle arginature. Il loro letto e la parte bassa delle arginature sono prive di vegetazione spondale che è invece di tipo ruderale ed infestante sulle parti più alte e sul lato degli argini che guarda le campagne;

- il Torrente Proa che è identificabile fino all’incrocio con Via Forlan, dove le acque ristagnano per mancanza di sbocco a causa dell’interramento del letto, il quale diventa una solo una modesta depressione, segnalato dalla presenza di una formazione lineare arbustiva; l’ambito sotteso è però particolarmente significativo e da riqualificare;

- le rogge minori, quali ad esempio quelle che solcano la Vallugana (roggia Molina ed altre), la Roggia Branza, nonché le sorgenti e risorgive presenti.

La maggior parte dei corsi d’acqua rappresentano barriere spaziali che separano

“fette orizzontali” di territorio: in realtà la loro caratteristica di torrenti, ne permette per lunghi periodi l’attraversamento. Vi è infine una rete di scolo e di adduzione legata all’uso della risorsa irrigua.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 47 7.2 Le colture agrarie

In collina prevalgono i prati, le colture arboree sia in coltura specializzata – magari con la paleria in legno quali vigneti, frutteti, oliveti ecc, sia sottoforma di piantate (la vite maritata all’oppio, all’orniello): elementi tipici del paesaggio agrario veneto.

Nella pianura il panorama delle colture agrarie cambia, facendo spazio ai seminativi (“la steppa granaria”), riducendo la presenza del prato e delle colture arboree lineari.

L’incremento della presenza arborea lineare in pianura, a formare brani di paesaggio storico o strutture di connessione con gli elementi del paesaggio più validi.

La pianura è coltivata in modo preponderante a seminativo, che, al rilievo di campagna effettuato nell’agosto ’02, risulta essere esclusivamente il mais. Nella ‘steppa cerealicola’ si insinuano in modo diffuso sul territorio ma in estensione limitata, a stima circa il 1015 % della superficie, appezzamenti, di piccola e media dimensione a prato stabile polifita o medicai, talora irrigui. Benché di estensione limitata, questi prati svolgono un ruolo essenziale per la differenziazione ambientale e naturalistica, essendo sostegno alimentare e di nicchia per la fauna.

Tra Ca’ Canata, Roenga e Casotto si localizza un ‘polo’ vivaistico, dedicato alla produzione di alberi ed arbusti ornamentali in zolla, coltivati a pieno campo, di specie e varietà comuni da giardino. Sul territorio comunale insistono solo pochi altri, piccoli, appezzamenti a vivaio (es. in località S. Rocco). Non è chiaro se le aziende moltiplichino in situ le plantule o se si limitino ad allevare fino al pronto effetto il materiale vegetale acquistato da altri.

La viticoltura in pianura è più un “residuo storico”, destinato a soddisfare i bisogni delle famiglie coltivatrici, che attività produttiva vitale. Filari maritati di vigneto si rinvengono a sorpresa tra le estensioni a mais e si apprezzano quasi come dei “reperti archeologici”, quali frammenti della memoria storica colturale dei luoghi.

La coltivazione della vite persiste solo su appezzamenti di piccole e piccolissime dimensioni, di brevi e pochi filari, per lo più prossimi all’abitazione rurale; viene condotta con sistemi tradizionali, su terreno inerbito, con tutore ligneo oppure, e sono la maggioranza, con tutore vivo. Gli alberi che accompagnano i vigneti sono in larga maggioranza oppi (aceri campestri), seguono pioppi neri, gelsi o fruttiferi misti, tra cui per abbondanza spicca il noce e il ciliegio. Spesso all’ombra dei vigneti trovano spazio anche gli orti famigliari.

7.3 La trama storica del territorio

Le centuriazioni romane sono ancora visibili su parte del territorio, sia nella porzione nord-orientale con il “cardo quintario” del Vedesai, con i decumani (“decumano della pontara”), sia sul territorio di Molina, con il “cardo maximo”, probabilmente rappresentato dal Trozzo Marano.

Si tratta di porzioni ampie del territorio, da tutelare e valorizzare per il loro valore storico e paesaggistico. In altri tratti la centuriazione si è perduta nell’epoca medioevale (la campagna “medioevale”) dando luogo a perdite nella percezione degli assi per far posto all’individuazione di piccoli appezzamenti non legati da un disegno complessivo.

Le aree verdi di interesse paesaggistico individuano:

- l’insieme degli spazi verdi naturali del paesaggio perturbano;

- la fascia agraria di raccordo e di cuscinetto tra questi e la campagna;

- gli spazi verdi di particolare rilievo all’interno dell’edificato e quelli di accesso.

Si sono valutati gli elementi costitutivi quali i giardini e parchi storico monumentali; i grandi alberi; gli spazi verdi di pertinenza degli edifici pubblici; parchigioco e spazi di incontro/relazione; il verde di quartiere; i parcheggi alberati e le alberature stradali.

La viabilità rurale è ben mantenuta e copre tutto il territorio in modo omogeneo e completo. Non vi sono segnalazioni particolari se non per i percorsi arginali del Torrente Timonchio: con pochi interventi sulla vegetazione e adeguamenti minimi di sagomatura dell’argine potrebbero essere completati e diventare percorsi pedonali, magari anche equestri e ciclabili, godibili.

7.4 Colline, boschi e masiere

La collina di Malo è un piacevole susseguirsi di piccoli vigneti e seminativi, prati stabili e boschi cedui.

Il manto forestale occupa i versanti ripidi di matrice calcarea. Sul Montecio, colle isolato rispetto al resto del corpo collinare di Malo, apparentemente le tipologie forestali si differenziano con le diverse esposizioni (a nord predomina la rovere, a ovest il carpino e la rovere, a est e in zona sommitale il castagno), ma ci troviamo comunque nell’ambito della stessa tipologia forestale, che prevede la partecipazione di tutte queste specie.

Lungo il corso dei ruscelli che solcano i versanti fino al fondovalle alle specie tipiche dell’ambiente collinare su terreni più freschi, come la rovere di cui, qua e là, si rinvengono piante mature rilasciate al taglio perché diffondano il seme, si sovrappone con invadenza la robinia. Tale specie diventa la componente principale rafforzata da turni di utilizzazione ravvicinati e si afferma anche come colonizzatrice sulle aree di ex coltivi o dove il profilo originario del terreno è stato stravolto da movimentazioni terra per la realizzazione di strade o altro.

I boschi di “neoformazione”, in via di ampliamento sul territorio collinare, si originano dalla naturale evoluzione di suoli agrari di fascia collinare e pedemontana, in cui prevaleva la presenza di coltivazioni promiscue con filari di specie arboree alternate a coltivi prati pascoli.

La tendenza evolutiva in seguito alla progressiva riduzione dell’attività agricola o all’abbandono è la seguente:

filare con prato in abbandono bosco di neoformazione

Se dal punto di vista della teorica evoluzione naturale dei suoli, l’imboschimento è un processi di miglioramento ecosistemico (dà una forte semplificazione verso una più elevata complessità strutturale e di specie), rispetto ad una situazione di intenso utilizzo antropico quale è quella del nostro territorio, la spontanea trasformazione di prati e seminativi in aree boscate non rappresenta sempre un positivo cambiamento.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 49 Spesso anzi, oltre a denotare un’incuria e un degrado ambientale, fornisce un’alterazione del quadro paesaggistico che si riflette, oltre che sull’aspetto di percezione visiva, anche su quello della stabilità dei suoli e della riduzione delle superfici utilizzabili.

In questo senso vanno definiti alcuni criteri per favorire o bloccare l’espansione dei boschi di neoformazione che si sviluppano o si possono sviluppare sui terreni non sottoposti a ordinaria coltivazione:

ƒ in vicinanza di una contrada o di altri centri abitati;

ƒ in presenza di paesaggio agrario storico (terrazzamenti e/o masiere);

ƒ nel caso di appezzamenti a prato o seminativo bel lavorabili e/o importanti nella individuazione di aree agricole prive di bosco.

Viceversa, l’espansione delle aree boscate è da incentivare fino a limiti comunque individuati:

ƒ nel caso il nuovo bosco assolva a funzioni di inserimento e/o mitigazione ambientale;

ƒ quando si sviluppa su terreni eccessivamente pendenti o rocciosi e quindi di difficoltosa lavorabilità;

ƒ quando permette di creare connessioni ecosistemiche, tra altri boschi, tra corsi d’acqua, all’interno di biotopi ecc.

Le masiere, sistemazioni dei versanti tramite terrazzamenti, sono diffuse e frequenti. Il loro grado di manutenzione nelle zone coltivate e perfino lungo i sentieri ancora in uso nei boschi (es. da Contrada Marchiori verso Tirondolo) è molto buono, soprattutto se paragonato ad altri ambiti collinari della provincia.

Comprensibilmente in abbandono sono i muri a secco nelle sole zone ormai definitivamente ricoperte dal manto forestale, dei quali si rinvengono tracce e tratti cadenti sostenuti eventualmente dagli apparati radicali degli alberi stessi.

Il presidio antropico del territorio sembra in intensificazione: vi sono cantieri edili di restauro delle abitazioni un po’ dappertutto, e ciò fa si che anche i muri a secco vengano tenuti sgombri dalla vegetazione infestante, e che siano recuperati e consolidati anche eventuali smottamenti localizzati.

Nel documento PAT COMUNE DI M ALO (pagine 46-51)