ANALISI DEL POTENZIALE TURISTICO LOCALE
2.3 Il paesaggio rivierasco
Lungo la Riviera Euganea, dopo le opere di grande bonifica tenutesi in modo copioso nel XVI secolo a causa della forte presenza di aree paludose, acquitrini e stagni si viene a sviluppare il cosiddetto “paesaggio rivierasco”.
Tale paesaggio costituisce un'attrattiva unica per la sua fisionomia data dalla vicinanza dei Colli Euganei che arricchiscono notevolmente la qualità estetica del luogo. Percorrendo il canale Battaglia si incontrano numerose ville, veri e propri “gioielli rivieraschi” di cui abbiamo parlato in precedenza, che inseriti in questa cornice rendono il paesaggio ancora più suggestivo e singolare.
Il Palladio così asseriva nei suoi scritti in riferimento a questa tipologia di paesaggio: «Se si potrà fabricare sopra il fiume, sarà cosa molto commoda, e bella; percioche e
le entrate con poca spesa in ogni tempo si potranno nella Casa condurre con le barche, e servirà agli usi della casa, e degli animali, oltra che apporterà molta fresco la Estate, e farà bellissima vista».98
Nella citazione palladiana emerge con chiarezza il rapporto che l'uomo aveva con l'idrografia che, quale parte integrante dell'ambiente veniva valorizzata con grandissima sapienza, in quanto l'acqua era, e dovrebbe essere tuttora, un elemento fondamentale del “bel paesaggio”. Le bonifiche dei terreni della terraferma veneziana furono l'agente di trasformazione ambientale che consentì il radicarsi dell'ideologia dell'agricoltura e del vivere in villa. Attraverso la costruzione di canali, l'arginatura delle acque pericolose e la deviazione dei fiumi, l'uomo plasmò il territorio migliorandolo sotto molti aspetti, divenendo un esempio nel secolo successivo per Francia, Inghilterra e Paesi Bassi.99
Se si osserva la Riviera Euganea dall'alto si può notare con una certa chiarezza come i campi mutino d'aspetto da un luogo ad un altro e da un lato all'altro del naviglio: da una parte vi è la campagna di antica colonizzazione, come a Pernumia, caratterizzata dalla naturalità dei corsi d'acqua; dall'altra la campagna bonificata come a Monselice 98 PALLADIO, 1570. Libro II, pag. 45.
99 COSGROVE, Il paesaggio palladiano, Verona, Cierre, 2000, pp. 211-212; VALLERANI, Tra Colli Euganei e la laguna veneta, Op. cit., pp. 49-50.
e Battaglia. Questa campagna “artificiale” si trova sulla sinistra del canale e presenta una regolare geometria nella divisione degli appezzamenti, segno evidente della mano dell'uomo che vi realizzò particolari sistemazioni idraulico-agrarie, dove il seminativo non lascia spazio alla coltura promiscua.100
I manufatti idraulici, le conche di navigazione, le arginature, i filari di alberi lungo il canale facevano tutti parte, in perfetta armonia tra loro, del “paesaggio campestre” tipico del Veneto. Questo fenomeno paesaggistico era legato con ogni evidenza alle ville di campagna che avevano la funzione di polo produttivo agricolo ma anche di luogo di rifugio intellettuale per le nobili famiglie veneziane. Già nel Trecento il Petrarca fu anticipatore di tale stile di vita veneziano con la sua casa ad Arquà Petrarca, quale abitazione di “ozio” e dei suoi studi intellettuali. Quello che si venne a configurare paesaggisticamente fu un unicum senza eguali con queste sontuose ville che si ergono lungo il fiume dove le colline euganee si stagliano sullo sfondo. La conformazione di questo particolare ambiente si deve innanzitutto al fatto che erano zone direttamente raggiungibili tramite via fluviale, indispensabile connessione tra città e campagna.101
2.3.1 Il lago e le cave di Lispida
La vasta proprietà di Villa Italia include la collina e parte della pianura circostante compreso il lago. Lo specchio d'acqua è situato tra Monselice e Battaglia Terme, ai piedi del versante orientale della collina ed assieme al lago della Costa, in prossimità di Arquà Petrarca, sono gli unici laghi termali naturali in tutto il territorio euganeo. Il paesaggio pedecollinare che si può vedere oggi in quest'area è frutto di una ingente opera di canalizzazione delle acque stagnanti avvenuta nella metà del XVI secolo, che prende il nome di “Retratto di Monselice”, cosicché la zona fu liberata dagli
100 Cfr. ZANETTI, Op. Cit. 2002, pag. 200.
101 VALLERANI, Tra Colli Euganei e la laguna veneta ,Op. cit., pag. 52. Di notevole interesse è il fatto che queste ville venivano concepite prestando un' attenzione elevata al sito e alla topografia del luogo di edificazione poiché dovevano fondersi alla perfezione con il paesaggio circostante; un'esemplare unione tra funzionalità e bellezza estetica, tanto cara al Palladio. Cfr. COSGROVE, Il paesaggio palladiano, Op. cit., pag.152.
acquitrini che la ricoprivano, rendendola coltivabile. 102
La notorietà di questo lago è dovuta alle sue caratteristiche termali in quanto è alimentato da bolle di acqua calda solforosa della medesima origine geotermica di quelle di Abano e Montegrotto Terme. Dal fondale limaccioso del suddetto bacino si estrae fango termale dalle proprietà uniche, utilizzato a scopo terapeutico negli stabilimenti termali, distinguendosi dai fanghi di qualsiasi altra zona di questo tipo.103
La fortuita ricchezza del territorio di Lispida non è legata solamente al lago, grande importanza rivestono da secoli le cave, dalle quali si ricavava una preziosissima trachite che la Serenissima impiegò per molteplici opere detenendone il monopolio. Ogni informazione riguardante il funzionamento delle “priare” di Lispida è ben conservata nell'Archivio di Stato di Padova, il quale custodisce il ricchissimo fondo del monastero di Santa Maria di Lispida a cui apparteneva tutto il territorio in esame.
102 Cfr. GRANDIS, La via fluviale della Riviera Euganea in Per terre e per acque, Donato GALLO- Flaviano ROSSETTO, Poligrafo 2003 (Carrubio, 2) pp. 267-298.
103 Cfr. http://www.lispida.com
Illustrazione 22: Carta geografica settecentesca del Monte Lispida, tratta da BILLANOVICH, Attività estrattiva, Op. cit., tav. 6.
BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PADOVA, Carte geografiche, ms. 26 b 7/5. Disegno di Bernardino Zendrini.
In queste documentazioni erano annotate una quantità sorprendente di notizie relative alla qualità del materiale estratto, alle tecniche utilizzate, alla manovalanza impiegata, ai costi di trasporto fino a mercati di destinazione, che vedono al primo posto Venezia dal Quattrocento in poi.104
Il monastero traeva una consistente fonte economica sia dal lago che affittiva annualmente per la pesca e per la produzione di stuoie ricavate dalla “pavera” , sia dal monte con le colture dell'olivo, sia dal bosco ricco di selvaggina ma soprattutto, la fonte più redditizia in assoluto del patrimonio del monastero era il “monte de Lispia” al cui interno nascondeva un prezioso tesoro.
Si dice addirittura che le cave di Lispida fossero attive sin dall'epoca romana, ciò che è certo è che furono maggiormente conosciute tra Quattrocento e Cinquecento poiché sono cospicue le testimonianze dell'utilizzo della trachite di questo luogo in molte città limitrofe, a cominciare da Padova in cui venivano impiegate nell'intero settore dell'edilizia, per passare a Treviso, Vicenza, Este e Ferrara.105
Ruolo cardine ebbe Venezia che divenne il “cliente” prioritario del prodotto lapideo indispensabile per le difese a mare, e per la costruzione degli edifici e delle piazze. Lo sviluppo e l'incremento di tale attività estrattiva sul colle fu determinato dalla vicinanza della cave alla fitta rete di canali navigabili che permetteva un rapido collegamento con i maggiori centri dell'entroterra e in special modo con il mare, principale via di commercio del prodotto lapideo fino alla metà del Novecento. La trachite dopo essere stata lavorata, veniva trasportata su carri fino alla riva del canale dove veniva caricata su burchielle che percorrevano il canale Battaglia fino alla confluenza con il Rialto e il Vigenzone, dove la merce veniva carica su natanti più capaci, i burci che avrebbero effettuato il viaggio alla volta della laguna.
Con il Retratto di Monselice la “canaletta” in località Lispida venne otturata con l'intenzione di scavare un fossato più idoneo; ciò comportò non pochi problemi nel
104 Le “priare” è il termine con il quale sono indicate le cave nei documenti antichi a partire dal XII secolo, quali proprietà del monastero di Santa Maria (lo saranno sino al momento della
soppressione del cenobio per ordine veneziano nel 1780). BILLANOVICH M.C., Attività estrattiva negli Euganei. Le cave di Lispida e del Pignaro tra medioevo ed età moderna, Padova 1997, pag. VII.
trasporto della pietra che pur lungo tempo non giunse più a Venezia.
Dopo diverse battaglie tra il Magistrato delle acque e i Provveditori sopra i beni inculti si procedette all'escavazione di un nuovo canale, denominato “canaletto delle pietre”, che avanzava rettilineo fino al naviglio di Battaglia dove lo sottopassava attraverso il ponte del canale di Rivella, per arrivare al Vigenzone e da lì la via era spianata verso la laguna.106
Queste vicende sono connaturate nella storia locale dei “paesi rivieraschi”, il trasporto delle pietre lungo la Riviera Euganea si è tenuto per oltre cinque secoli coinvolgendo un alto numero di uomini e mezzi, oltre che essere una delle attività fulcro dell'economia di quest'area. Per queste motivazioni varrebbe la pena creare un itinerario che riporti alla luce l'importanza che rappresentavano le cave di trachite e ancor più l'importanza che il commercio fluviale aveva nei secoli addietro, quale 106 Il canale delle pietre fu scavato nel 1564 unicamente per il trasporto del prodotto lapideo.
Cfr. BILLANOVICH, Attività estrattiva, Op. cit., pp. 55-60.
Illustrazione 23: Disegno del 1727 di Giovanni Poleni, Il trasporto via acqua della trachite dagli imbarchi ai piedi del colle di Lispida agli ormeggi sul Vigenzone. Tratta da BILLANOVICH, Attività
estrattive, Op. cit., tav. 7.
ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA, Archivio proprio G. Poleni, filza 5, f. 56r.
motore trainante dell'economia locale e quale simbolo di uno stile di vita che le generazioni odierne non conoscono. Si tratterebbe di un itinerario storico ma anche propedeutico per le scuole che in questo modo avrebbero l'opportunità di comprendere il proprio territorio in modo attivo attraverso un'esperienza conoscitiva unica, supportata da una guida e da schede di lavoro che possono coinvolgere direttamente gli stessi studenti. Ovviamente non dev'essere un itinerario prettamente scolastico bensì una proposta indirizzata a più soggetti: dagli studenti, ai turisti, agli appassionati, agli stessi abitanti della zona.