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Capitolo I. Pío Baroja: la vita e la produzione letteraria

III. 2.3 “Un holgazán aventurero y vagabundo”

III.3. Segni dell’agire

III.3.1 Paralisi della volizione: La busca

Il motivo dinamico che modifica la situazione iniziale e mette in moto l’azione è, come si è detto, l’abbandono da parte del protagonista della “aldehuela pobre” della provincia di Soria, dove vive lontano dalla madre, e il suo arrivo a Madrid, evento che coincide con il punto zero della sua traiettoria evolutiva e dà avvio alla sequela di avventure ed esperienze, non sempre edificanti, che costelleranno il suo itinerario di formazione.

Il trasferimento nella pensione rappresenta il momento in cui ha luogo l’iniziazione di Manuel al mondo: già da questa prima esperienza egli entra a pieno nelle insidie del sistema sociale, che lo afferra nelle sue maglie imponendogli le proprie regole e le proprie parti. Il giovane è difatti costretto, per garantirsi la permanenza nella casa de huéspedes, a lavorare come inserviente, supplendo ad alcune mansioni come quella di servire gli ospiti durante i pasti e sbrigare

311 María del Carmen Bobes Naves, Los signos para la construcción del personaje de la novela, cit.,

p. 502.

312 “La formación de Manuel comprende tres etapas, que se corresponden perfectamente con las tres

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commissioni per questi ultimi (“Se convino en que el chico haría recados y serviría la comida”313), iniziando fin da subito a subire vessazioni ed umiliazioni:

Manuel tuvo que aguantar mientras sirvió la mesa en los días posteriores una serie interminable de advertencias, bromas y cuchufletas. […] a Manuel le chillaba todo el mundo, cuando no le daban algún puntapié. […] Uno de los comisionistas […] no encontró otra distracción más que insultar y reñir a Manuel mientras éste servía la mesa, viniera o no a cuento. […] Un día el comisionista cargó la mano de insultos y de improperios sobre Manuel.314

Nella prima parte del romanzo, che coincide con il periodo di soggiorno nella pensione, le azioni del protagonista risultano in gran parte ascrivibili all’espletamento delle mansioni domestiche: “aiudó a servir la mesa”, “sirvió la mesa”, “sirvió la sopa”.315 La narrazione rimarca a più riprese, attraverso

espressioni come “obedeciendo las indicaciones de su madre” o “por mandato de su madre”316, come tali attività non siano tuttavia il frutto della volontà del ragazzo

ma il risultato di una costrizione che viene imposta dall’esterno, ovvero dalla madre.

Le uniche azioni che Manuel sembra compiere intenzionalmente sono circoscritte al campo della percezione ed espresse mediante l’uso dei verbi

observar, contemplar, escuchar, sentir, dei quali i romanzi La busca e Mala hierba

risultano intrisi. Durante i suoi primi giorni di permanenza nella pensione il protagonista si dedica difatti a osservare gli ospiti e ad ascoltare le storie narrate da alcuni di essi durante i momenti di convivialità:

Manuel se dedicó a observar a los huéspedes […] se sentaba sobre un baúl y la vieja […] contaba aventuras de sus tiempos de esplendor. […] Manuel escuchaba las historias de doña Violante con verdadera fruición.317

313 Pío Baroja, La busca, p. 254. 314 Ivi, pp. 257-273.

315 Ivi, pp. 254-255-256. 316 Ivi, pp. 255-256.

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Man mano che la narrazione procede, lo troviamo spesso nel ruolo di ascoltatore inerte o intento a contemplare altri personaggi, senza mai prendere attivamente parte all’azione (“En la comida, Manuel eschuchó sin terciar en la

conversación”,318 “Manuel contempló a Roberto”,319 “[…] se quedó mirando atónito a Roberto”,320 “Contempló Manuel cómo jugaban al cané”,321 “Manuel la

escuchaba silencioso”322). Il protagonista assurge al ruolo di osservatore passivo e dimostra di non avere alcuna presa sugli avvenimenti e le vicende che lo coinvolgono: in taluni casi, come evidenziato precedentemente, egli agisce per costrizione (di altri personaggi, ad esempio la madre o il datore di lavoro di turno, o delle circostanze), come confermato dal copioso numero di occorrenze della perifrasi obbligativa “tener que” (“tuvo que esperar”,323 “tuvo que aguantar”,324

“Manuel tuvo que sujetarse más que en la casa del señor Ignacio”,325 “tenía que

estarse quieto detrás del mostrador”326), mentre in altri casi subisce le azioni e le

conseguenze delle decisioni degli altri personaggi. Il suo coinvolgimento nelle varie vicende e situazioni che lo vedono protagonista non avviene mai per sua iniziativa ma sempre e solo per intercessione di terzi.

Procedendo ad uno smontaggio dell’intreccio de La busca, è possibile individuare sei motivi dinamici, capaci, come commentato nel capitolo precedente, di produrre una trasformazione della situazione narrativa: il già citato trasferimento del protagonista a Madrid e l’inizio del periodo di permanenza nella pensione di Doña Casiana, l’abbandono di quest’ultima e l’inizio del lavoro nella calzoleria, la breve permanenza nella bottega dello zio Patas, l’inizio dell’esperienza nella panetteria, l’ingresso nel mondo della golfería e, in ultima istanza, il periodo di permanenza nella casa del trapero Custodio. Analizzando le motivazioni che soggiacciono al passaggio da una situazione narrativa all’altra, emerge a chiare lettere come quest’ultimo non si presenti mai come diretta conseguenza dell’azione

318 Pío Baroja, La busca, p. 290. Il corsivo è mio. 319 Ivi, p. 308. Il corsivo è mio.

320 Ivi, p. 334. Il corsivo è mio. 321 Ivi, p. 381. Il corsivo è mio. 322 Ivi, p. 438. Il corsivo è mio. 323 Ivi, pp. 249-250.

324 Ivi, p. 257. 325 Ivi, p. 371. 326 Ivi, p. 372.

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del protagonista: la madre gli procura il lavoro di inserviente nella pensione di Doña Casiana (“Algún trabajo costó a la Petra convencer a la patrona que permitiera estar en casa a Manuel”327) ed è sempre lei che, in seguito a una lite del ragazzo con uno

degli ospiti, gli troverà, in un primo momento, un impiego nella calzoleria del cognato (dimostrandosi ferma nella sua “resolución de llevarle a la zapatería328) e

successivamente nella bottega dello zio Patas (“la Petra […] llevó al muchacho de mozo a un puesto de pan y verduras situado en la plaza del Carmen”329) e nella

panetteria (“Petra buscó otra casa para Manuel y lo llevó a una tahona de la calle del Horno de la Mata a que aprendiera el oficio de panadero”330).

Il passaggio da un impiego all’altro, anche in questo caso, non è mai ascrivibile alla volontà di Manuel, ma al dispiegarsi di eventi collaterali che incidono sul suo percorso: la tragedia che coinvolge Leandro, cugino del protagonista che si suicida in seguito ad aver assassinato, per gelosia, la fidanzata Milagros, determina l’allontanamento del protagonista dalla calzoleria dello zio, l’abbandono della bottega dello zio Patas è conseguenza di una decisione della madre (che non accetta che il figlio lavori senza percepire un salario), mentre il lavoro del protagonista nella panetteria si interrompe a casa del periodo di forte malessere fisico, causato dagli estenuanti turni di lavoro, che egli attraversa.

Manuel sembra accettare tutto passivamente, senza opporre alcun tipo di resistenza, come emerge da questo breve e conciso dialogo tra lui e la madre al momento dell’arrivo nella calzoleria:

̶ Te vas a quedar aquí ̶ le dijo la Petra a Manuel. ̶ Bueno.331

L’unica circostanza in cui il protagonista sembra agire spontaneamente, libero da condizionamenti e imposizioni, si verifica alla fine del IV capitolo della prima parte del romanzo: qui Manuel, in seguito ai ripetuti insulti rivoltigli dal

327 Pío Baroja, La busca, p. 254. 328 Ivi, p. 280. Il corsivo è mio. 329 Ivi, p. 371. Il corsivo è mio. 330 Ivi, p. 374. Il corsivo è mio. 331 Ivi, p. 283.

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Superhombre, il commissionario che alloggia nella pensione di Doña Casiana, cede

alla collera e si scaglia contro quest’ultimo, contravvenendo in modo del tutto inaspettato alle regole e al codice di comportamento stabiliti dalla madre. Tale episodio risulta particolarmente significativo non tanto per l’impulso volitivo dimostrato da Manuel, il quale si presenta come una reazione, scaturita dall’intervento di un agente interferente (le offese e le provocazioni del commissionario), quanto per il fatto che esso rappresenta, per il giovane protagonista, il primo esempio concreto e delle conseguenze che possono derivare dall’opporsi all’ambiente. Egli viene, difatti, cacciato dalla pensione. Sarebbe restato senza un lavoro e senza un posto dove dormire se non fosse per l’intervento della madre, la quale, redarguendolo, tenta immediatamente di dissuaderlo dall’adottare in futuro un comportamento simile:

̶ Ya ves lo que has conseguido: ya no puedes estar aquí ̶ dijo la Petra a su hijo. ̶ Buen. Ese morral me la pagará ̶ replicó el muchacho apretándose los chichones de la frente […]

̶ Te guardarás muy bien de decirle nada.332

Altro tratto caratterizzante di Manuel che emerge fin dai primi capitoli de La

busca è quello di possedere una capacità, che potremmo definire ‘camaleontica’:

quella di adattarsi velocemente all’ambiente in cui si trova. La narrazione sottolinea a più riprese come egli sembri adeguarsi e conformarsi alle nuove situazioni con sorprendente immediatezza, attraverso commenti di altri personaggi (“-Este es un barbián- exclamó el señor Ignacio, riendo -se conforma pronto”333) o del narratore (“Manuel se acostumbró a esas manifestaciones contra su humilde persona”,334

“Las facultades de acomodación del muchacho eran, sin disputa, muy grandes, porque a la semana de verse en casa de la patrona se figuraba haber vivido siempre allí”,335 “Al principio la monotonía en el trabajo y la sujeción atormentaban a

Manuel; pero pronto se acostumbró a una cosa y otra, y los días le parecieron más cortos y la labor menos penosa”,336 “A los dos meses de estancia en el Corralón,

332332 Pío Baroja, La busca, p. 274. 333 Ibidem. Il corsivo è mio. 334 Ivi, p. 257. Il corsivo è mio. 335 Ivi, p. 259. Il corsivo è mio. 336 Ivi, p. 288. Il corsivo è mio.

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Manuel se hallaba tan acostumbrado a su trabajo y a su vida, que no comprendía que pudiese hacer otra cosa”,337 “Los primeros días en casa del señor Custodio

parecieron a Manuel de demasiada sujeción, pero como en la vida del trapero hay mucho vagabundaje, pronto se acostumbró a ella”338). Questa sua tendenza al facile adattamento ambientale lo porterà, morta la madre, ad addentrarsi, esortato dal cugino Vidal, nel mondo della golfería, con il quale era già entrato in contatto durante il suo periodo di permanenza nella calzoleria.

Sulla base delle considerazioni finora emerse si potrebbe, dunque, affermare che il ruolo narrativo di Manuel sia, ricorrendo alle categorie individuate da Bremond ne La logica del racconto, quello di paziente legato e influenzato da un cospicuo numero di agenti. La narrazione non sembra alludere, neppure implicitamente, ai moventi soggiacenti all’agire, o sarebbe meglio dire ‘non agire’, del personaggio, la cui partitura interiore rimane pressoché latente durante tutto il corso del romanzo. La sostanziale passività che trapela dalle sue azioni e la sua capacità di adattamento ad ogni ambiente e situazione, uniti alla mancanza di introspezione, sembrerebbero inquadrare il personaggio in uno stato che Bremond definisce di “indifferenza affettiva”,339 totalmente scevro di partecipazione emotiva alle vicende che lo

coinvolgono. Tuttavia, un’analisi più attenta, che presti attenzione ad altri indizi, più o meno espliciti, disseminati nel testo, porta a conclusioni parzialmente diverse, svelando segni di un suo coinvolgimento emozionale.

Come suggerito anche da Emilio Alarcos, quella del protagonista rappresenta la “prospettiva sensoriale”340 prevalentemente adottata dal narratore, ovvero il punto

focale a partire dal quale, in molte occasioni, il racconto trasmette l’informazione.341 Attraverso la prospettiva di Manuel, il lettore si trova in un primo

momento ad abbracciare con lo sguardo una realtà frammentaria, multiforme e incoerente, percepita attraverso un uso simultaneo di diversi canali percettivi (visivo, uditivo, concettuale), specchio di quel disorientamento che aveva accompagnato l’entrata in scena del personaggio e che perdurerà durante il corso dei primi due romanzi. Durante il viaggio verso Madrid, ad esempio, il villaggio di

337 Pío Baroja, La busca, p. 314. Il corsivo è mio. 338 Ivi, p. 432. Il corsivo è mio.

339 Claude Bremond, Logica del racconto, cit., 1977, p. 72. 340 Angelo Marchese, L’officina del racconto, cit., p. 172.

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Almazán viene descritto come “enorme, tristísimo”,342 mentre al suo arrivo nella Capitale il suo sguardo si dirige verso il crepuscolo, che assume le sembianze di una “pupila de monstruo”.343 Il medesimo sguardo soggettivo caratterizza la

descrizione della calzoleria e della panetteria, dove, come già commentato, Manuel lavorerà per brevi periodi rispettivamente nella II e nella III parte del romanzo, una volta espulso dalla casa de huéspedes: vicino alla calzoleria il protagonista, soffocato da un “calor horrible”, osserva un “cielo azul y verde que se inyectaba de

rojo a ras de la tierra, se oscurecía y tomaba colores siniestros, rojos cobrijos, rojos

de púrpura”344, mentre la panetteria “ocupaba un sótano oscuro, triste y sucio […]

el amasadero, menos negro, resultaba más sombrío que la cocina del horno”,345 dove il lavoro sarà talmente duro da ridurre il protagonista a “vivir como un autómata”.346

Il rapporto con il reale filtrato attraverso l’ottica del protagonista si presenta in termini antagonistici: trovatosi alle prese con le primarie necessità materiali dell’esistenza, egli è costretto a inscriversi nel sistema oppressivo e alienante del lavoro, all’interno del quale vige la brutale legge dello sfruttamento, e a vagare in un mondo dall’atmosfera maleodorante, dove raramente penetrano luce e aria. Di fronte a tutto questo la risposta di Manuel si configura nei termini di una spiccata tendenza alla passività e all’indifferenza, tanto che una delle sue reazioni più ricorrenti e rappresentative sembra essere scrollare le spalle (encojerse de

hombors347) senza replicare, reagire od opporsi alle risoluzioni altrui.

Il narratore, come precedentemente commentato, rimarca a più riprese come Manuel si adatti facilmente ad ogni ambiente in cui vive; a uno sguardo più attento notiamo, ad esempio, come lavorando nella panetteria egli provi “repugnancia al verse con las manos infiltradas de grasa y de hollín”.348 Nella terza parte del romanzo poi, trascinato dal corso degli eventi in un mondo di vagabondi e malavitosi, Manuel oscilla costantemente tra l’esaltazione provocata dal condurre

342 Pío Baroja, La busca, p. 250. Il corsivo è mio. 343 Ivi, p. 251.

344 Ivi, p. 295. Il corsivo è mio. 345 Ivi, p. 375. Il corsivo è mio. 346 Ivi, p. 378.

347 Si veda, ad esempio, Ivi, pp. 305, 312, 324, 325, 348 Ivi, p. 376. Il corsivo è mio.

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una vita senza regole (“A Manuel no le pareció tan mal el comienzo de la vida de la golfería”349) e il disorientamento e la consapevolezza di non appartenere a quel

mondo. Istintivamente, difatti, egli prova avversione verso certi individui e la loro condotta (soprattutto nei confronti del Bizco: […] sentía odio y repugnancia por el Bizco y no le ocultaba su repulsión. Era un bruto, una alimaña digna de exterminio.”

350)ma non trova la forza di opporsi alle sollecitazioni del cugino Vidal (“[…] no

se decida oponerse a lo que pensaba Vidal”351).

La resistenza passiva che si insinua nel protagonista nei confronti della vita di scorribande e piccoli atti criminosi che conduce assieme ai due comprimari si traduce, alla fine del primo capitolo, nella consapevolezza della necessità di prendere le distanze da un’ambiente al quale si sente estraneo, unita tuttavia a una profonda incertezza in merito a quale sia la strada più giusta da percorrere: “La vida del Bizco y de Vidal le daba miedo. Tenía que resolverse a dar a su existencia un nuevo giro; pero ¿cuál? Eso es lo que no sabía”.352

Tale consapevolezza sembra acuirsi e prendere maggiore consistenza in seguito alla morte violenta del cugino Leandro e alla perdita della madre, due eventi che, quasi come catalizzatori, sommuovono fortemente la coscienza del protagonista: “[…] ocurrió una de las cosas que más impresionaron a Manuel en toda su vida […]. La presencia de la muerte, vista tan de cerca, le aterrorizó”,353 afferma il

narratore riferendosi al suicidio di Leandro, mentre riguardo alla morte di Petra sappiamo che “Manuel aquella noche pensó y sufrió lo que nunca pensara que sufriera: reflexionó acerca de la utilidad de la vida y de la muerte con una lucidez que nunca había tenido”.354

La presa di coscienza del protagonista che si profila verso la fine, ammantata di esitazioni e di incertezze, non trova tuttavia la forza di imporsi: “A pesar de sus escrúpulos y remordimientos, el verano lo pasó Manuel protegido por el Bizco y Vidal”.355 Manuel continua così a vivere come un vagabondo per le strade di Madrid

349 Pío Baroja, La busca, p. 410. 350 Ivi, p. 315. 351 Ibidem. 352 Ivi, p. 385. 353 Ivi, p. 363. 354 Ivi, p. 388. 355 Ivi, p. 411.

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fino alla fine del romanzo356 e a oscillare tra un’apparente conformità all’ambiente e rari momenti di lucida consapevolezza:

Manuel sentía el malestar de haber bebido demasiado el día anterior y un profundo abatimiento. Pensó seriamente en su vida: «yo no sirvo para esto -se dijo-; ni soy un salvaje como el Bizco ni un desahogado como Vidal. ¿Y qué hacer?».357

Alla lue di quanto osservato si potrebbe dunque affermare che gli indizi, espliciti e impliciti disseminati nel testo svelino come dietro l’agire abulico, inerte e arrendevole del protagonista, dietro le sue straordinarie doti di adattamento, si celi una resistenza latente nei confronti di quel contesto e quella sorte cui egli sembra destinato. Come già evidenziato, Manuel si dimostra incerto e incapace di risolversi a scegliere fra il mondo del lavoro onesto ma alienante e la vita sregolata e malavitosa de “la gente de la busca”.358 Entrambe le soluzioni destano in lui un

certo grado di avversione e ripugnanza. Gli esigui spiragli che si aprono nella coscienza del protagonista non si traducono in azioni concrete: in Manuel non vi è, in questa prima fase del suo itinerario verso la maturità, alcuna traccia di volizione. Tuttavia, tali sprazzi di consapevolezza sembrano convergere nell’explicit del romanzo, grazie alla funzione catalizzatrice di una scena che il protagonista si trova ad osservare per caso: dopo una notte passata per strada si trova di fronte “El Madrid trabajador y hondrado” che si prepara “para su ruda faena diaria”, e tale visione sembra scuoterlo a tal punto da far sorgere in lui il desiderio di differire da se stesso, congedarsi dal proprio passato e proiettarsi in un futuro diverso:

Aquella transición del bullicio febril de la noche a la actividad serena y tranquila de la mañana le hizo pensar a Manuel largamente. Comprendía que eran las de los noctámbulos y las de los trabajadores vidas paralelas que no llegaban ni un momento a encontrarse. Para los unos, el placer, el vicio, la noche; para los otros, el trabajo, la fatiga, el sol. Y pensaba también que él debía ser de éstos, de los que trabajan al sol, no de los que buscan el placer en la sombra.359

356 L’unica eccezione è rappresentata dal breve periodo trascorso presso il trapero Custodio, che

occupa i capitoli VI e VII della terza parte del romanzo.

357 Pío Baroja, La busca, p. 411. 358 Ivi, p, 353.

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