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Capitolo I. Pío Baroja: la vita e la produzione letteraria

II.1 Lineamenti del personaggio attraverso le sue teorizzazioni (Stara,

II.1.4 Tipologia del personaggio

Nel tentare la definizione di una tipologia del personaggio, due sono gli aspetti principali cui si potrebbe fare riferimento: la complessità psicologica, definita in base al numero di tratti desumibili dal testo, e la sua capacità di evoluzione nel corso

144 Claude Bremond, Logica del racconto, cit., p. 165. 145 Ivi, p. 104.

146 Ivi, p. 76. 147 Ibidem.

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della storia. Quest’ultima proprietà rappresenta il criterio distintivo alla base di una celebre classificazione che, con le parole di Chatman, ha “superato gli uragani dei dibattiti letterari”148 tra critica opaca e trasparente, avanzata da Edward M. Forster

in Aspects of the novel (1927). I personaggi vengono ricondotti da Forster a due categorie: flat, piatti, o round, tondi. I primi sono “costruiti attorno a un’unica idea o qualità”,149 compiono azioni largamente prevedibili, in perfetta consonanza con

la loro natura, che potrebbe essere facilmente compendiabile in un’unica frase o espressione.150 Gli altri, i round characters, presentano invece numerose

sfaccettature, talvolta in contrasto fra loro, e sono suscettibili di evolversi, di modificare, nel corso della diegesi, la propria natura. In ogni caso, ammonisce Forster, tale distinzione non implica un giudizio di valore: non si deve cadere nell’errore di considerare i personaggi piatti come artisticamente inferiori a quelli tondi. Sono semplicemente diversi, e anzi permettono allo scrittore di sortire particolari effetti all’interno della strategia narrativa. Vi sono, secondo Forster, due grandi ‘vantaggi’ ascrivibili a questa tipologia: in primo luogo essi sono immediatamente riconoscibili,

non occorre mai tornare a introdurli, non scappano mai, non hanno bisogno d'esser tenuti lungo il loro svolgimento, e sono essi a determinare la propria atmosfera: piccoli dischi luminosi di natura prestabilita, spinti qua e l come gettoni in mezzo al vuoto o alle stelle.151

In secondo luogo, i personaggi piatti vengono ricordati con maggiore facilità dal lettore. Questo avviene proprio in virtù della loro natura statica e invariabile: “gli restano in mente inalterabili poiché le circostanze del libro non erano mai intervenute a modificarli: si muovevano in esse, acquistando così nel ricordo una qualità confortante che vale a preservarli anche quando il libro che li ha prodotti si deteriora”.152

148 Seymour Chatman, Storia e discorso. La struttura narrativa nel romanzo e nel film, Milano, Il

Saggiatore, 2010, p. 137.

149 Edward M. Forster, Aspetti del romanzo, Milano, Garzanti, 2011, p. 76.

150 “Il personaggio davvero piatto può, può essere espresso con una sola frase”. Ibidem. 151 Ivi, p. 77.

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La distinzione di Forster, ricorda Stara,153 sembra costituire la premessa teorica alla base di un altro importante studio sul personaggio condotto, anni dopo, da Walter Harvey nel volume Character and the novel (1965). Harvey dedica un intero capitolo all’indagine delle relazioni sistematiche che si instaurano fra i vari personaggi di un’opera letteraria, distinguendo fra tre gruppi. Il primo è quello dei protagonisti (“protagonists”), definiti come quei personaggi che incarnano la

Weltanschauung soggiacente la narrazione e attraverso i quali vengono sollevate le

questioni e i quesiti su cui l’opera risulta imperniata.154 All’estremità opposta della

scala si trovano le comparse ̶ i “background characters” ̶ , inserite all’interno della cornice narrativa come semplici ingranaggi. Essi si presentano, secondo Harvey, come totalmente anonimi, assimilabili a voci più che a personaggi determinati.155

Harvey aggiunge, poi, un terzo gruppo intermedio, a sua volta suddiviso fra

ficelles e cards. Le ficelles ̶ termine il cui uso in ambito letterario compare per la

prima volta grazie a Henry James ̶ assolvono varie e numerose mansioni ausiliarie. Ad esempio, questi personaggi rappresentano talvolta un punto di raccordo tra la società e il protagonista, o risultano invece funzionali a far emergere più chiaramente le incertezze, l’’irragionevolezza o la follia del personaggio principale. Altre volte rappresentano semplicemente la raggiera dei vari percorsi vitali possibili che si profilano davanti al protagonista e fra quali quest’ultimo si trova, indeciso, a scegliere.156

Le cards invece, si presentano come figure che incarnano nell’opera tipi o caratteri convenzionali, dotate di quell’ambivalenza che per Forster era stata il contrassegno più tipico dei flat characters: la loro immutabilità è il tratto che segna la netta linea di demarcazione tra questa tipologia di personaggi e quella dei

153 Arrigo Stara, L’avventura del personaggio, cit., p. 170.

154 “those characters whose motivation and history are most fully established […], the vehicles by

which all the most interesting questions are raised […]; they incarnate the moral vision of the world inherent in the total novel.” Walter Harvey, Character and the novel, Ithaca, Cornell University Press, 1965, p. 56.

155 “entirely anonymous, voices rather than individualized characters.” Ibidem.

156He may become a transitional agent between protagonist and society; he may afford

relief and contrast of the simplest kind. […] By his misunderstanding and partial view, he may focus the protagonist’s dilemma more clearly. Alternatively, by a flash of insight or simply by being the spokesman of sober reality and common sense, he may illuminate the protagonist’s blindness and folly. He may stand as a possible alternative to the protagonist, incarnating what the character might have been. Or he may embody in a simpler form some analogue, positive or negative, to the hero’s experience.” Ivi, p. 63.

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protagonisti. “Part of the joy of these characters”, afferma Harvey, “lies in their immunity to the knocks and buffets doled out to them, in their ultimate reassertation of their own natures”.157 Le cards risultano, a seconda dei casi, “libere nella loro

prigionia o prigioniere nella loro libertà”:158 attraverso queste figure il narratore potrà rappresentare un’intensità, una ricchezza che potrebbe in taluni casi oscurare il profilo, certamente più articolato, del protagonista.159 Infatti, mentre il loro realismo è intenso, sincero e vivace, quello del protagonista risulta più debole, complesso e sottoposto a mutamento.

Individuare la linea di confine tra l’una e l’altra tipologia può spesso presentarsi come un compito arduo. Molto spesso, afferma Harvey, sarà impossibile stabilirne la tipologia: “there will still remain a heart of darkness in the character, a central mystery which is never quite penetrated”.160

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