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Partecipazione elettorale. Tendenze e modalità

2. LE ESPERIENZE EUROPEE

2.1. Regno Unito

2.1.2. Partecipazione elettorale. Tendenze e modalità

Iscrizione alle liste

Dal 1974, numerosi studi hanno mostrato che la percentuale di iscrizione delle minoranze etniche alle liste elettorali è significativamente inferiore rispetto a quella dei bianchi.

Nel 1996, Charter 88 e il 1990 Trust hanno lanciato la campagna OBV, “Operation Black Vote” (Operazione voto nero), allo scopo di incoraggiare e aiutare le minoranze etniche a iscriversi alle liste per rafforzare la loro partecipazione al processo politico. In tale contesto Anwar fu contattato dall’OBV perché intraprendesse ulteriori ricerche sull’iscrizione alle liste elettorali e su altre questioni connesse. Questa ricerca, intrapresa nel 1998 in cinque realtà locali, ha mostrato che la percentuale di non iscritti tra i neri interrogati era ancora molto alta (26%) e che la proporzione di iscritti tra gli asiatici e i bianchi era molto simile, come illustrato nella tabella.

Livelli di iscrizione: quattro gruppi etnici 1998 (dati percentuali)

Gruppi etnici Iscritti Non iscritti

Bianchi 82 18

Neri 74 26

Asiatici 81 19

Altri 54 46

Totale non bianchi 73 27

Fonte: Anwar M., 1999,p. 59.

I risultati della tabella mostrano che la tendenza dei neri a non iscriversi alle liste continua e che un quinto degli asiatici non è iscritto. La cifra del 18% di non

iscritti tra i bianchi non deve comunque sorprendere, trattandosi in questo caso di abitanti di aree metropolitane dove i livelli di iscrizione sono normalmente più bassi. Vi sono tuttavia molti altri fattori che contribuiscono a spiegare questa situazione.

Per quanto riguarda le ragioni della mancata iscrizione alle liste, alcuni interrogati hanno menzionato i dubbi circa il proprio status di residenti. Altre ragioni menzionate sono state la difficoltà linguistica di alcune minoranze etniche e la paura di persecuzioni e di violenze razziali da parte di gruppi di estrema destra che avrebbero potuto identificare i cinesi, i sudasiatici e gli appartenenti ad altri gruppi attraverso i nomi sulle liste elettorali. Emerge inoltre che l’elevato livello di non iscrizione alle liste tra le minoranze etniche, specialmente tra i giovani, è dovuto anche ad una generale disaffezione di alcuni gruppi nei confronti della politica.

In alcuni casi, gli alti livelli di non iscrizione potrebbero essere semplicemente dovuti alle politiche degli uffici di iscrizione, i quali non hanno adeguato i loro metodi di lavoro alle necessità del loro elettorato multirazziale. Per questo motivo si registrano sempre differenze tra area e area nei livelli di iscrizione. Nel complesso, nove persone su dieci hanno dichiarato di essere iscritti. Tuttavia, come risulta dalla tabella precedente, la loro percezione non corrisponde alla realtà.

In breve, sembra che la differenza di livello di iscrizione alle liste tra aree diverse sia legata alle politiche e alle prassi degli uffici di iscrizione locali e dagli sforzi fatti dai partiti politici e dalle organizzazioni delle minoranze etniche per convincere e aiutare la gente a iscriversi alle liste e quindi a partecipare al processo politico.

Affluenza

È difficile valutare l’affluenza alle urne per ogni gruppo, in quanto le persone hanno spesso nomi anglicizzati e sono difficilmente identificabili nelle liste elettorali. Una soluzione a questa difficoltà consiste nel distinguere gli asiatici dai non asiatici tramite osservazione diretta all’uscita dei seggi elettorali oppure controllando la lista elettorale dopo una determinata elezione. Vi è sempre un

elettori, in quanto anche alcuni asiatici hanno nomi anglicizzati. Un altro metodo per il calcolo dell’affluenza alle urne consiste nel fare un’indagine tra le persone iscritte nelle liste elettorali chiedendo loro se ricordano di aver votato in occasione di una determinata elezione per poi confrontare i dati di affluenza con quelli registrati dagli scrutatori.

Probabilità di votare alle amministrative del 1998 (dati percentuali)

Gruppi Etnici Assolutamente sicuri di votare Sicuri di votare Probabilmente voteranno Sicuri di non votare Non sanno Bianchi 28 27 16 12 16 Neri 25 27 18 12 19 Asiatici 31 32 15 4 18 Altri 25 17 15 18 26 28 28 16 11 18 Fonte: Anwar, M., 1999, p. 61.

Anwar ha usato entrambi i metodi per valutare l’affluenza alle urne degli asiatici rispetto ai non asiatici, in varie indagini, a livello locale e nazionale, su un periodo di 25 anni. La conclusione generale di queste indagini è che l’affluenza alle urne degli asiatici è in media superiore a quella dei non asiatici e che vi sono differenze tra indiani, pakistani e bengalesi. Nell’indagine del 1998 cui si è fatto riferimento sopra, si è chiesto agli interrogati se avessero intenzione di votare alle elezioni amministrative del 1998. Questo è un metodo indiretto per effettuare proiezioni sull’affluenza alle urne. Dall’analisi emerge che oltre la metà degli interrogati era “assolutamente sicura di andare a votare” oppure “sicura di andare a votare” come appare dalla tabella.

Tra i vari gruppi etnici, gli asiatici erano quelli con più probabilità di votare rispetto ai neri (52%) o ai bianchi (55%). Questa tendenza è stata confermata dall’autore in una ricerca sulle elezioni politiche del 1997. L’indagine sull’affluenza alle urne in sei collegi parlamentari ha confermato i risultati ottenuti in precedenza. Ciò ha messo in evidenza, come illustrato nella tabella seguente, che l’affluenza degli asiatici era più alta di quella dei non asiatici, sia pure con delle differenze tra le diverse aree geografiche.

Si è inoltre riscontrato che il numero di asiatici che dichiaravano di aver votato era più elevato rispetto ai non asiatici. Ad esempio, il 90,3% degli asiatici ha dichiarato di aver votato almeno una volta, rispetto all’87% dei bianchi e all’86,4% dei neri.

Affluenza alle urne di asiatici e non asiatici alle politiche 1998 (dati percentuali)

Collegio parlamentare Affluenza asiatici Affluenza non asiatici

Bradford West 63,1 51,6

Edgbaston 61,6 58,2

Ladywood 67,5 55,9

Sparkbrook & Small Heath 60,2 52,2

Rochdale 64,4 42,4

Walthamstow 60,0 63,0

Fonte: Ibidem.

A coloro che non avevano mai votato è stato chiesto se la ragione fosse di natura “politica o pratica”. Quasi il 60% di questi ha risposto che non aveva mai votato per motivi pratici. Con un sistema elettorale a rappresentanza proporzionale il 55% del campione andrebbe con più probabilità a votare.

Affluenza dei gruppi etnici, 1997 (%) Fonte: BES, cit. in Saggar, 2001, p. 213.

Comportamento elettorale

Anwar esamina il comportamento elettorale delle minoranze, a confronto con quello dei Whites, nei due ultimi decenni, per mostrarne il cambiamento rispetto al

White Indiani Pakistani Bangladeshi Black-African

Black-Caribbean

Misc.

Hai votato alle elezioni generali?

Si 78.7 82.4 75.6 73.9 64.4 68.7 65.1

No 21.2 17.6 24.4 26.1 35.6 30.6 34.9

Non so 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.7 0.0

Totale 2601 227 123 46 101 147 83

passato, dovuto in particolare all’entrata in scena di elettori di minoranze etniche della seconda generazione.

Ciò che emerge dalle indagini di Anwar è che la maggioranza delle minoranze etniche vota ancora per il partito laburista, sebbene una minoranza consistente, prevalentemente composta di asiatici, voti per i conservatori e per i liberaldemocratici. Questa specificità di comportamento elettorale ha delle conseguenze importanti per la partecipazione politica. Essa limita il potenziale di un “voto etnico” che, facendo leva sulla concentrazione geografica, si mobilizzerebbe in favore di formazioni esplicitamente o meno etniche. Inoltre il sistema elettorale britannico (maggioritario a turno unico) riduce questo tipo di rischio (Crowley J., 2001). Esistono candidati che si fanno portaparola di interessi di gruppo ma si tratta di eccezioni. Come sostiene Crowley, si va verso una “de-etnicizzazione” dei partiti politici stranieri nel Regno Unito: infatti egli afferma che la condizione di una carriera politica è la de-etnicizzazione. Tutti gli elettori Blacks o Whites dimostrano uniformità di interessi. Le esigenze delle persone sono le stesse indipendentemente delle categorie cui le si ascrive. Le inchieste dimostrano che tutti gli elettori, anche gli appartenenti alle minoranze, si definiscono politicamente a partire dal tema delle tasse, della salute o dell’istruzione. Sembra pure che gli stessi candidati abbiano più fortuna politica nel non esprime interessi settoriali, secondo il principio che una volta eletti si rappresentano gli interessi di tutti e non solo di una parte dell’elettorato.

L’influenza della classe sociale è spesso vista come variabile importante nella distribuzione dei voti tra vari gruppi minoritari. In particolare per Saggar questo argomento è legato all’elettorato asiatico e in particolare a quello indiano. Quello indiano risulta il gruppo minoritario con più propensione a votare per i Tories. Secondo l’autore questo è riconducibile al fatto che gli Indiani appartengono in gran parte alla middle class. I Tories, d’altra parte, non hanno fatto particolarmente leva sull’appartenenza di classe per mantenere questo favore del ceto medio indiano, si sono per lo più appellati ad un messaggio culturale che legava ipotetici valori asiatici a quelli dei Conservatori (Saggar S., 2001, p. 217).

I Labours si sono invece concentrati tradizionalmente su una cosiddetta

godfather politic (Saggar S., 2001, p. 218), una sorta di identificazione

paternalistica dei valori della sinistra inglese con i bisogni dei più disagiati.

La cooptazione clientelare degli asiatici all’interno del partito Labour secondo logiche tendenti a dar maggiore spessore a generiche appartenenze più che al potenziale rappresentativo della persona, oggi è entrata in crisi. L’identità è un affare privato ed è assodato ormai che non è l’Asianness il contenuto dell’azione politica che gli elettori ricercano.

Tali argomenti “fondati culturalmente” sono divenuti un luogo comune, oggi, nel Regno Unito e non c’è dubbio che esercitino una certa influenza. Per la maggior parte questo è un fenomeno legato al partito Tory, ma non manca di diffondersi anche a sinistra. La tendenza ad identificare gli asiatici con alcuni elementi schematici (religione, lingua, caste), anche se può variare nella rappresentazione o nel metodo di approccio, è comune a tutti gli schieramenti politici.

Comportamento elettorale di alcuni gruppi etnici: indagine sulle elezioni politiche del 1997 (dati percentuali)

Gruppo etnico

Laburisti Conservatori Liberaldemocratici Altri

Bianchi 61 27 7 5 Neri caraibici 94 2 4 0 Neri africani 96 1 3 0 Altri neri 88 2 4 6 Indiani 72 18 4 4 Pakistani 55 39 1 4 Bengalesi 83 13 1 3 Altri 67 24 3 4 Fonte: Anwar M. 1999, p. 63.

I partiti presentano una duplice difficoltà: adattare in termini pratici il potenziale degli elementi culturali identificati in un’appartenenza; quindi isolare il

L’analisi diacronica del comportamento elettorale mostra che, mentre una vasta maggioranza vota ancora per il partito laburista, una minoranza significativa, in particolare di asiatici, vota per il partito conservatore o per i liberaldemocratici, ed è assai probabile che questa tendenza si consoliderà col tempo, con le dovute variazioni regionali. Una spiegazione possibile di questo fenomeno è che il partito laburista viene ancora considerato più vicino alle minoranze etniche e alla “classe lavoratrice”. Un comportamento elettorale simile si riscontra anche negli Stati Uniti dove, per gli stessi motivi, il partito democratico ha sempre ottenuto la maggioranza dei voti neri. È da aggiungere che nel partito conservatore si possono trovare degli isolati “militanti etnici” (come li definisce Crowley), che possono essere i porta parola di un individualismo egalitario ostile alle forme di multiculturalismo e Affirmative Action. Il ruolo crescente dei militanti stranieri nel partito laburista da 30 anni si inquadra in due parametri principali: la concentrazione geografica dei residenti stranieri sul territorio e quindi un’influenza a livello di circoscrizioni elettorali e l’inconveniente razzista (Crowley J., 2001). Durante gli anni ‘60 e ‘70 si impone il secondo parametro: tutte le indicazioni mostrano che un numero significativo di elettori laburisti si astengono o votano per un altro partito quando il candidato è Black. Negli anni ‘80 le cose cambiano, il partito laburista è in crisi, cresce l’interesse per l’”elettorato etnico”, vi sono oggi una cinquantina di circoscrizioni elettorali dove l’elettorato straniero è superiore al 20% ed è conseguente che si cominci a puntare sulla concentrazione geografica. E, come sostiene Crowley (Crowley J., 2001, p. 140), il partito laburista “ può

avere razionalmente interesse a non accarezzare il pregiudizio razzista”.

A questo proposito è interessante spiegare che negli anni 70 in seguito all’incorporazione nel partito conservatore di militanti provenienti dal NCW i laburisti cercano di portare i responsabili del partito verso un incremento dell’attenzione per gli interessi degli stranieri. Creato nel 1975, il Labour Party

Action Group cerca di favorire la formazione delle Black Sections delle sezioni

speciali aperte unicamente agli aderenti provenienti dal NCW. Durante gli anni 80 i militanti di origine immigrata cercano (in controtendenza con l’attuale de-etnicizzazione), invano, di far accettare dai dirigenti nazionali del partito lo status ufficiale di queste sezioni. Delle sezioni simili per donne e giovani già esistevano,

ma si rifiutarono le Black Sections, per il pericolo di creare un apartheid razziale in seno al partito (Hargreaves A. G., 1993).

Ciononostante, dai dati delle ricerche emerge che nel Regno Unito le politiche dei partiti, l’organizzazione e mobilitazione delle minoranze etniche a livello locale e nazionale, la familiarità e il contatto diretto dei candidati con le minoranze etniche, nonché la presenza di candidati appartenenti dalle minoranze stesse, siano fattori importanti nella conquista del voto di quell’elettorato. In tale contesto è importante analizzare l’opinione dei bianchi e delle minoranze etniche sulla partecipazione delle minoranze etniche in politica.

Opinioni

Nella succitata indagine del 1998, Anwar ha chiesto al suo campione se le minoranze etniche dovessero essere incoraggiate a partecipare al processo politico. Una schiacciante maggioranza degli intervistati, sia bianchi che appartenenti alle minoranze etniche, ha risposto affermativamente, come illustrato nella tabella seguente. Questi risultati concordavano con quelli delle precedenti indagini condotte dall’autore nel 1979, nel 1983 e nel 1990.

Le minoranze etniche dovrebbero essere incoraggiate a partecipare al processo politico (dati percentuali) Gruppi etnici No Bianchi 97 3 Neri 96 4 Asiatici 98 2 Altri 96 4 Fonte: Anwar M., 1999, p. 65.

Quelle indagini racchiudevano anche le opinioni di candidati alle elezioni politiche e amministrative sulla partecipazione delle minoranze etniche in politica. Per esempio, ad alcuni candidati alle elezioni amministrative del 1990 era stato chiesto: “Ritiene che i cittadini appartenenti alle minoranze etniche dovrebbero essere incoraggiati ad avere un ruolo più attivo nella politica del paese?”. Il 97% di tutti gli interrogati ha risposto di sì, con differenze minime tra un partito e l’altro.

Nel sondaggio elettorale del 1998 Anwar ha chiesto con quali modalità ciò dovesse essere messo in pratica. E cioè: 1) militando nei partiti già esistenti, 2) fondando un partito politico proprio, o 3) in qualsiasi altro modo. I risultati hanno evidenziato una schiacciante maggioranza a favore del primo metodo – incoraggiare il coinvolgimento delle minoranze etniche all’interno dei partiti già esistenti (il 92% dei bianchi, l’86% dei neri e il 94% degli asiatici hanno detto di essere a favore di questo metodo). Si è chiesto anche quali fossero le ragioni per cui avrebbero dovuto partecipare più attivamente alla vita politica del paese. La maggioranza degli interrogati di tutti i gruppi etnici ha risposto che ciò avrebbe favorito l’integrazione e il conseguimento delle pari opportunità. Sono stati relativamente più asiatici (22%) che neri (16%) a pensare di meritare un incoraggiamento per il fatto di essere cittadini britannici. Per un’analisi più approfondita, si veda la tabella successiva.

Ragioni per incoraggiare le minoranze etniche a partecipare al processo politico (dati percentuali) Gruppo etnico Favorisce l’integrazio ne Pari opportuni Cittadini britanni ci Necessità di avere più rappresentanti Avere voce in capitolo Essere coinvolti Bianchi 48 20 7 12 8 6 Neri 30 25 16 16 2 12 Asiatici 19 35 22 7 1 15 Altri 51 20 - 16 8 5 Fonte: Anwar M., 1999, p. 65.

Gli interrogati hanno espresso il desiderio di un maggior coinvolgimento delle minoranze etniche in politica per le ragioni citate nella tabella, e quello di vedere nascere una rappresentanza delle stesse all’interno dei partiti politici già esistenti; cosa hanno detto invece della loro rappresentanza attuale? Si è affrontata questa questione ponendo il seguente quesito: “Ritiene che dovrebbero essere eletti più rappresentanti appartenenti alle minoranze etniche?”. È molto incoraggiante constatare che quasi il 98% degli interrogati appartenenti a minoranze etniche, ma anche il 91% dei bianchi, si siano trovati d’accordo nel dire che dovrebbero esserci più rappresentanti appartenenti alle minoranze etniche a livello nazionale e locale.

Le ragioni che giustificano tali risposte sono interessanti. Per esempio, molti più asiatici (22%) e neri (25%) che bianchi (7%) hanno ritenuto che sarebbe un bene per il sistema politico. Tuttavia, il 30% del campione ha dichiarato che dovrebbe esserci una maggiore rappresentanza delle minoranze etniche per riflettere la multietnicità del Regno Unito.

Candidati

Tra il 1974 e il 1983, per i principali partiti politici si sono presentati alle politiche numerosi candidati delle minoranze etniche, senza peraltro ottenere successo. Alle elezioni politiche del 1983, ad esempio, i candidati delle minoranze etniche erano 18. Fatta eccezione per un collegio parlamentare i cui confini erano stati ridefiniti e dove la vittoria del partito laburista era possibile (Hemel Hempstead), nessun candidato delle minoranze etniche è stato presentato in un seggio dove fosse possibile o facile vincere. Alle politiche del 1987, dei 27 candidati delle minoranze etniche dei principali partiti politici, 4 candidati laburisti sono stati eletti. Queste elezioni hanno fornito ai partiti politici prove convincenti del fatto che questi candidati non sono più destinati a far perdere voti al partito, ma che al contrario in alcune aree ne migliorano la posizione, in particolare attirando i voti delle minoranze etniche.

Alle politiche del 1992, nelle liste dei principali partiti politici figuravano 23 candidati delle minoranze etniche. Di questi, 9 erano laburisti, 8 conservatori e 6 liberaldemocratici. Gli eletti erano stati 6, cinque laburisti e un conservatore. Vale la pena notare che Nirj Deva (Brentforth and Isleworth) è diventata, nel 1992, la prima rappresentante delle minoranze etniche in Parlamento per il partito conservatore. Dei 5 eletti nelle liste del partito laburista, 4 erano già stati eletti nel 1987: Diane Abbot, Paul Boateng, Bernie Grant e Keith Vaz. A questi si è aggiunta Piara Khabra.

Alle politiche del 1997, i candidati delle minoranze etniche nelle fila dei tre principali partiti politici erano 40, un numero quasi doppio rispetto a quello delle elezioni del 1992. La tabella seguente indica l’origine etnica e il partito di appartenenza di questi candidati. Numerosi altri candidati delle minoranze etniche si sono presentati nelle fila di partiti minori e nazionalisti o come candidati

In totale, sono stati eletti nove candidati delle minoranze etniche, tutti del partito laburista. Di questi, cinque sono di origine asiatica e quattro sono neri. Rispetto alle politiche del 1992, il numero dei deputati di origine asiatica è aumentato da tre a cinque, mentre quello dei deputati di origine nera è passato da tre a quattro.

Candidati delle minoranze etniche dei tre principali partiti politici alle elezioni politiche del 1997

Partito Numero totale di candidati

delle minoranze etniche Asiatici Neri Altri

Laburista 13 8 5

-Conservatore 9 8 1

-Liberaldemocratico 18 10 5 3

Totale 40 26 11 3

Fonte: Anwar M., 1999, p. 70.

I dati di tabella che segue dimostrano che i candidati delle minoranze etniche sono ormai accettati come “candidati del partito”, e che quando vengono loro assegnati seggi sicuri o comunque con possibilità di vittoria, sono in grado di vincerli con l’appoggio totale del partito anche in aree a bassa concentrazione di minoranze etniche.

È interessante notare che tutti i partiti minori e i candidati indipendenti delle minoranze etniche hanno ottenuto risultati deludenti, a riprova del fatto che questo tipo di candidati non ha nessuna possibilità di vittoria se si presenta al di fuori dei principali partiti politici.

Nella Camera dei Lord, il numero degli appartenenti alle minoranze etniche è più che raddoppiato negli ultimi anni, passando da sei a quindici. Undici appartengono alla categoria “asiatici” e gli altri quattro rientrano in quella dei “neri”. La maggioranza di questi (nove) rappresentano il partito laburista. Ad ogni modo, il numero totale di Pari appartenenti alle minoranze etniche non riflette ancora la natura multietnica della nostra società. Alle elezioni per il Parlamento europeo nel giugno del 1999, su un totale di 87 parlamentari europei per il Regno Unito sono

stati eletti quattro parlamentari europei appartenenti a minoranze etniche. Due di questi appartengono al partito laburista e gli altri due al partito conservatore.

Risultati dei deputati delle minoranze etniche ripresentatisi alle ultime elezioni politiche del 1997

Candidato Collegio Partito

Maggioranza ottenuta nel ‘92 (numero di voti) Maggioranza ottenuta nel ‘97 (numero di voti)

Diane Abbott Hackney North

and Stoke

Newington

Laburista 10.722 15.627

Paul Boateng Brent South Laburista 9.917 19.691

Nirj Deva Brentford and Isleworth

Conservatore 1.675 Seggio perso (magg.

laburista

Bernie Grant Tottenham Laburista 11.968 20.200

Piara Khabra Ealing Southall Laburista 5.031 21.423

Keith Vaz Leicester East Laburista 11.316 18.422

Fonte: Anwar M., 1999, p. 72.

Alle elezioni del 2001 (Crowley J., 2001, p.135) si costata un accrescimento considerevole delle candidature “etniche” (57 per i tre grandi partiti: 16 conservatori, 25 liberaldemocratici, 16 laburisti).

La storia a livello locale è più complessa. I primi Consiglieri locali stranieri sono eletti negli anni ‘70, perlopiù nelle grandi città e per il partito laburista. Agli inizi degli anni ‘80 il loro numero è ancora minimo. Birmingham ha avuto due Consiglieri municipali stranieri nel 1979, nove nel 1986, 20 nel 1991, 21 nel 1999 (18 laburisti e tre indipendenti). Globalmente secondo le differenti inchieste, tra cui quella di Anwar, circa 350 dei 30.000 eletti alle elezioni locali apparterrebbero a minoranze, di cui circa la metà eletti a Londra. L’ 85% di costoro sono laburisti.

Risulta chiaro dai dati acquisiti che, a livello locale, il progresso è stato lento rispetto ai risultati ottenuti in Parlamento, soprattutto nelle aree ad alta concentrazione di minoranze etniche. Per esaminare brevemente il progresso