Capitolo 6 Restaur
Foto 91-92 Particolare del prima e del dopo intervento della parte inferiore sinistra della facciata, si noti come la superficie muraria sia più pulita e le tarsie, finalmente visibili, arricchiscono il sodo
In relazione alla situazione antecedente il restauro, ho realizzato un rilievo approssimativo con il programma Auto-CAD, che descrive in modo abbastanza chiaro lo stato di degrado della facciata della chiesa.
I diversi colori utilizzati evidenziano che proprio nella parte inferiore della chiesa erano localizzate le maggiori alterazioni, che però avevano determinato solamente un peggioramento cromatico, mentre i danni più consistenti erano situati nella parte superiore dove vari cedimenti strutturali, dei quali purtroppo non sappiamo l‟origine, provocarono fessurazioni consistenti nella parte centrale intorno al rosone.
Figura 39 Rilievo Architettonico della chiesa di San Nicola effettuato con il programma Auto-Cad per il laboratorio universitario.
Figura 41 Rilievo dei degradi che alteravano la chiesa prima del restauro del 2006.
Tuttora sono in corso interventi alla facciata tergale, al prospetto laterale ed all‟interno del campanile, dei quali non possiamo rivelare niente poiché le zone sono ancora impalcate e quindi inosservabili.
Conclusioni
Dopo aver analizzato la storia del complesso di San Nicola, possiamo renderci conto di come questa architettura sia una testimonianza storica
Non sono solo i documenti a raccontare le vicende storiche di un manufatto, ma è necessario dare importanza anche all‟edificio stesso, narratore di storia scritta sui muri e contenuta in ogni singola pietra del costruito.
In questo caso è la chiesa che riesce fin da un primo colpo d‟occhio a mostrare le sue vicende, più o meno documentate da fonti certe.
La facciata, mutila del suo aspetto originario, documenta come nei secoli le esigenze liturgiche abbiano intaccato indelebilmente la vecchia costruzione, se spesso infatti si usava anteporre alle vecchie chiese medievali facciate barocche o neoclassiche, qua rimangono sempre riconoscibili i diversi interventi che si sono susseguiti nel tempo, la struttura può ancora parlare di se, è sotto gli occhi di tutti la sua storia complessa.
In un certo senso i nostri predecessori hanno avuto rispetto per questo edificio ed è stato proprio l‟ aspetto diverso dalla normalità delle altre chiese che mi ha fatto fermare più volte ad osservarla.
In effetti è un complesso molto strano e difficile da ritrovare altrove; la chiesa, con una facciata rielaborata quasi fosse un patchwork ma lasciata volutamente in tali condizioni, il campanile, inglobato quasi interamente dalle mura di una parte del convento e quest‟ultimo, introvabile e irriconoscibile sia da via Santa Maria che da Piazza Carrara. Contrariamente, al suo interno la chiesa ha subito rifacimenti seicenteschi, che non fanno trasparire niente del suo aspetto originario.
Sono state sia le esigenze liturgiche che quelle delle famiglie aristocratiche a cambiare la fisionomia originaria, che doveva essere semplice e di dimensioni non troppo grandi, come possono testimoniare le chiese della stessa epoca conservate integralmente.
I bisogni ecclesiastici hanno fatto ingrandire la vecchia struttura destinata in principio a poche persone, giustificando la parte aggiunta a destra della facciata, che alcuni attribuiscono a Giovanni Pisano e l‟apertura del portone centrale, mentre le esigenze aristocratiche hanno determinato la trasformazione interna, con l‟erezione di cappelle familiari e dunque l‟alterazione irreversibile dell‟aspetto originario.
Se fosse vero che Giovanni Pisano mise mano ad una parte della chiesa come altri continuano a ritenere che lo fece anche suo padre al campanile, possiamo ipotizzare che sia stato questo motivo ad impedire che durante i secoli si costruisse una facciata posticcia
sulla struttura ideata ed edificata da Giovanni che a Pisa, come suo padre, lasciò un‟impronta indelebile sia in ambito artistico che nel cuore dei pisani.
L‟unico ad essere rimasto integro per la maggior parte della sua struttura è stato il campanile, forse perché anch‟esso creduto per molti secoli opera di Nicola Pisano e senza dubbio anche per la bellezza della scala elicoidale interna citata dal Vasari nelle sue Vite. Quest‟ultimo, rimaneggiato nella parte sommitale, è un vero e proprio capolavoro architettonico nel quale tutto è calcolato minimamente e l‟armonia con cui ogni parte si lega alla restante risulta evidente fin dall‟esterno dove i conci, i passaggi geometrici e gli elementi decorativi creano un tutt‟uno perfetto.
All‟interno la perfezione si esalta con la scala elicoidale, dove ogni colonna fa da sostegno a quella sovrastante ed un gioco di archi zoppi legati a mensoloni che li raccordano al sodo murario, creano una struttura solida ma dinamica allo stesso tempo, non a caso il Vasari ne decantò la magnificenza paragonandola alla scala del Belvedere del Bramante ed al pozzo di San Patrizio di Orvieto.
Il convento purtroppo è l‟edificio che ha avuto la peggio, durante i secoli ha infatti perso completamente la fisionomia e i caratteri di costruzione monastica. Dall‟esterno non è più individuabile né da piazza Carrara né da via Santa Maria, visto che le attuali facciate sono state costruite posteriormente, su un edificio che aveva perso la sua originaria destinazione, diventando tra la fine del settecento e gli inizi dell‟ottocento alloggio per la Guardia Imperiale di Napoleone Bonaparte, poi successivamente Intendenza di Finanza ed al giorno d‟oggi sede di più enti.
Il fronte su via S.Maria, caratterizzato dall‟essere suddiviso in due da una parte restaurata e da un‟altra stonacata, è tuttora occupato dalla residenza del parroco e da un magazzino della Soprintendenza Archeologica.
Dell‟antico chiostro quadrangolare con porticato, rimane soltanto il primo di proprietà della parrocchia, del loggiato, tamponato durante i secoli, sono rimaste delle tracce nel sodo murario, i pilastri di sostegno degli archi infatti sono ancora distinguibili.
Dei tre edifici del complesso conventuale quelli che hanno avuto più fortuna dal punto di vista conservativo sono stati il campanile e la chiesa, i quali devono forse la loro “salvaguardia” ai nomi cui erano legati nel passato, Nicola e Giovanni Pisano.
Se non fosse stato per questi non tanto il campanile, del quale era evidente l‟incredibile bellezza, ma la chiesa avrebbe subito sicuramente dei rifacimenti drastici che avrebbero nascosto la particolare facies di quest‟edificio analizzato molto poco dagli studiosi, interessati maggiormente alla struttura più rilevante dell‟attiguo campanile.
Infine mi preme spiegare come, secondo una mia osservazione, i due edifici soprascritti siano legati l‟uno all‟altro.
La tarsia geometrica, della quale ho già parlato nel capitolo relativo al campanile, fa da punto cardine tra i due manufatti architettonici.
E‟ infatti incredibile come tutti gli elementi geometrici, tranne la circonferenza interna, corrispondano ai passaggi poligonali del campanile, la cui edificazione a rigor di logica deve aver seguito quella della chiesa.
E‟ dunque possibile che il progetto originario della torre campanaria possa essere stato rappresentato sull‟arco cieco che doveva stare sopra l‟antico portone centrale, ma anche al contrario che il progetto del campanile sia stato influenzato da questo disegno intarsiato. In entrambi i casi le date corrisponderebbero visto che i primi documenti relativi alla chiesa ed al convento risalgono al 1097, la tarsia è del XII secolo ed il campanile, dopo gli studi molto convincenti di Pierotti, sembra essere opera di Deotisalvi vissuto e operante a Pisa proprio alla metà del 1100.