Capitolo 6 Restaur
6.2 Restauri del
Da alcuni documenti ritrovati nell‟Archivio di Stato di Pisa, veniamo a conoscenza degli interventi che furono realizzati al convento di San Nicola nel periodo del dominio lorenese99.
Da questi fogli rileviamo che la fabbrica del convento nel 1773 si trovava in uno stato disastroso, la fonte parla di “squarci profondi fino nelle fondamenta e muri maestri fuori piombo”, tanto da richiamare la visita dell‟ingegnere Francesco Bombicci.
I religiosi chiamarono il capo maestro muratore Domenico Storni per iniziare la ristrutturazione prima della facciata sulla piazza, che fu completata nel 1776 e poi sul retrostante edificio conventuale, danneggiato ulteriormente dal peso della nuova struttura prospiciente piazza San Nicola.
Il capo mastro Storni, di sua mano, racconta dell‟inconveniente: “...adesso la nuova fabbrica ha tirato a se la Vecchia Fabbrica, talmente che è stato necessario per una parte levare i religiosi dall‟abitazione e puntellarla speditamente...”
La somma occorrente per il ripristino completo si aggirava sui trentasettemila scudi, diciannovemila per la facciata e diciottomila per l‟edificio conventuale.
Il disegno della facciata, parla ancora la fonte, fu presentato a Sua Altezza Reale, che lo approvò donando inoltre duecentocinquanta pini selvatici per la costruzione della fabbrica, i quali vennero collocati nelle fondamenta; “...siccome la pregata S.A.R. graziosamente donò a detti padri per la costruzione di detta fabbrica numero dugento cinquanta pini selvatici, i quali posi io infrascritto, Domenico Storni, in opera nei fondamenti...”
L‟edificio fu restaurato sul modello della Scuola dei Dragoni di Ignazio Pellegrini, dopo aver aggiunto al suo corpo di fabbrica due stanze attigue destinate a magazzino di carbone, ecco perché la pianta del convento non risulta perfettamente quadrangolare, ma presenta un‟appendice sul lato orientale di dimensioni analoghe alle due stanze.
L‟ 8 aprile del 1774100 infatti, i Padri di San Nicola chiesero a S.A.R. Pietro Leopoldo a
livello o in vendita, due stanze attigue al convento, appartenenti alla Dispensa Vecchia, costruzione situata al posto dell‟odierno palazzo Ricci.
99 ASPi, Corporazioni Religiose Soppresse, filza 1469, cc. 280-311.
100 ASFi, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, Fabbriche Lorenesi, n° 1986, fascicolo 44, vedi Appendice pp. 120-121.
Figura 24 Prospetto e Pianta delle stanze adibite a magazzino di carbone.
Il Provveditore dell‟Ufficio dei Fossi di Pisa Carlo Fazzuoli, dopo aver fatto un sopralluogo alle dette stanze, il 20 aprile dello stesso anno, consigliò Sua Altezza Reale di vendere i luoghi interessati ai Padri Agostiniani per poter rendere possibile l‟ultimazione della facciata del convento su Piazza San Nicola, ma prima del consenso volle il consiglio dello Scrittoio delle Fabbriche.
E‟ da aggiungere un foglio101 firmato dall‟Ingegnere Francesco Bombicci, datato 9 giugno
1774 ed indirizzato al Segretario Francesco Piombanti, che attesta la possibilità di vendita delle due stanze e sottolinea che la facciata del convento ampliata ai detti locali possa riqualificare la piazza antistante, già a quei tempi, una delle migliori della città.
Un protocollo102 dello Scrittoio delle R.R. Fabbriche e Giardini datato 17 giugno 1774, è la
risposta al Provveditore dell‟Ufficio dei Fossi.
Scritto a margine della lettera, Pietro Leopoldo, convenne la vendita di dette stanze per poterle ricostruire, con i soldi ricavati, in altri ambienti della Dispensa vecchia.
Infine un documento datato 12 agosto 1774103, certifica la somma della vendita delle due
stanze sopradette per L 680.
101 ASFi, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, Fabbriche Lorenesi, n° 1986, fascicolo 44, Appendice p. 121. 102 ibidem, vedi Appendice p. 122.
Un ultimo foglio documenta che dopo l‟alienazione delle due stanze attigue il convento in favore dei Padri Agostiniani, gli stessi religiosi dettero l‟opportunità di comprare in vece e nome loro, per il solito prezzo pattuito in precedenza, i locali al Priore Eccellentissimo Signore Dottor Domenici Giraldi, loro Procuratore nella città di Firenze.
Nell‟Archivio di Stato di Firenze, nei documenti appartenenti allo Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche della sezione Fabbriche Lorenesi, si parla anche dei restauri che furono effettuati all‟interno della chiesa di San Nicola durante il XVIII secolo in specie di quelli relativi al Coretto dei Principi104 .
La famiglia Lorena residente nell‟attiguo Palazzo Reale doveva assistere alle Sacre Funzioni da questo palco, situato nella controfacciata della chiesa, il quale doveva essere troppo grande ed in cattive condizioni, visto che nel 1787 fu redatto un progetto sia per la sua riduzione che per il suo restauro ad opera dell‟ ingegner Venturi, che di sua mano, in un documento105 , elenca i lavori da eseguire e la relativa spesa.
I lavori dovevano essere assegnati ad un muratore, uno scalpellino ed un falegname.
Il progetto prevedeva un palco sostenuto da otto pilastri “fatti in mattoni ben cotti”, con basi e capitelli di pietra di Gonfolina, sormontati da tre archi a tutto sesto che dovevano sorreggere il parapetto ed il palco costruito con correntoni, travi d‟abete e mezzane, il tutto ricoperto da una stuoia incannicciata, in seguito arricciata ed intonacata, per un totale di lire 4244 e 6 denari.
Figura 25 Pianta dell‟ingresso della chiesa, in giallo le parti da costruire.
104 ASFi, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, Fabbriche Lorenesi, n° 2003, fascicolo 26, App. pp. 127-132. 105 ibidem, vedi Appendice pp. 128-129.
La volta reale preesistente però doveva essere demolita perché malsicura in più parti e quindi pericolante, l‟ingegnere ci fornisce anche i disegni del progetto.
Figura 26 Disegno che mostra le lesioni al pavimento del vecchio coretto.
Figura 27 Disegno del pavimento del nuovo coretto.
Figura 29 Disegno che attesta la situazione della controfacciata, in alto e della Volta Reale, sostenuta da quattro colonne, si notino gli scalini.
Figura 30 Disegno che mostra le lesioni al parapetto del vecchio coretto.
Con la demolizione della Volta Reale e la costruzione del nuovo solaio più basso del precedente, perché realizzato in modo da eliminare il dislivello tra palco e cavalcavia, parte degli archi che sostenevano i parapetti del coretto venivano tagliate, come possiamo vedere dal disegno della foto successiva, per ovviare ciò il Venturi progettò una serie di tende che dovevano coprire l‟inconveniente.
Figura 31 Disegno che mostra il nuovo solaio per il palco.
Figura 32 Disegno dell‟alzato dal progetto dell‟ingegner Venturi.
In una lettera datata 30 aprile 1787 indirizzata a Giovanni Bernardi, Segretario dello Scrittoio delle Reali Fabbriche, un secondo ingegnere il signor Giuseppe Salvetti, dopo aver ricevuto e consultato i disegni del precedente ingegner Venturi, confutando le idee di
quest‟ultimo propose un intervento alternativo secondo lui meno dannoso e meno invasivo106 .
L‟ingegnere Salvetti sostiene anch‟egli la necessità di demolire la volta reale preesistente, ma invece di far posare il palco su una serie di archi, propone di farlo sostenere da dei muri pieni, per rafforzare tutta la struttura, creando un‟apertura sostenuta da un‟ architrave piano verso il centro della chiesa.
Poco più tardi, nel giugno dello stesso anno, lo Scrittoio107 non convinto dalle idee dei due
ingegneri, dette in mano ad un terzo ingegnere, il signor Pietro Conti, l‟esecuzione dei lavori, che li corredò di un ulteriore progetto108 .
Il tecnico propose di togliere le colonne, i capitelli e le basi che si trovavano in cattivo stato e sostituire il tutto con tre archi sostenuti da pilastri, come si vede dal disegno dell‟alzato seguente, togliendo la diversità dei piani tra il palazzo reale ed il nuovo coretto.
Figura 33 Disegno dell‟alzato, dal progetto dell‟ingegnere Pietro Conti, la linea rossa a sinistra indica il livello di Palazzo Reale.
106 ASFi, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, Fabbriche Lorenesi, n°2003, fascicolo 26, Appendice p. 129.
107 ibidem, vedi Appendice pp. 129-130. 108 ibidem, vedi Appendice p. 131.
All‟inconveniente degli archi tagliati rispondeva con arcate più basse delle originali. La conferma dei suddetti lavori fu fatta quasi un anno dopo, precisamente il 17 Marzo del 1788, dalla Reale Segreteria di Finanze, che confermò il progetto dell‟Ingegnere Pietro Conti109 .
Il 14 Maggio dello stesso anno, lo scalpellino Angelo Bini a servizio dello Scrittoio comunicò il conto110 dei lavori eseguiti al nuovo Coretto nella chiesa, per un‟ ammontare
di lire 3104 e due denari.
Nella filza 1442 delle Corporazioni Religiose Soppresse dell‟Archivio di Stato pisano sono conservati i documenti che attestano le uscite di denari dalla fabbrica di San Nicola nel periodo 1770-1808.
Le fonti, che testimoniano sia le giornate lavorative pagate ai muratori, legnaioli e fabbri sia le somme pagate per calcina, mattoni, tavole di legno, embrici e pietre da muro, confermano gli interventi che si stavano attuando nel complesso111.
6.3 Restauri del 1800
Nell‟Archivio di Stato di Firenze, esistono dei documenti112 datati 1841/42 nei quali si
parla di restauri da effettuare al campanile di San Nicola, per essi fu fornita una somma di lire 1.400, ma purtroppo non sappiamo niente per quali specifici interventi fossero destinati i detti denari.
Da quanto scritto riveliamo che la richiesta dei restauri fu fatta dai Padri Agostiniani alla Segreteria del Regio Diritto, allegando una perizia fatta dall‟Ingegner Ferdinando Piazzini per un ammontare di lire 1.400.
Questa somma sembrò però molto elevata al Ministro, che la mise a confronto con una perizia fatta sette anni prima dall‟Ingegnere del Circondario di quei tempi.
Il Segretario rispose che l‟aumento della perizia era legato ai danni che si erano aggiunti, nei successivi sette anni, al monumento fatto da Nicola Pisano e che quindi la perizia dell‟Ingegnere Piazzini doveva essere presa in considerazione.
Lo stesso chiese ai Reali di addebitare tale somma all‟Ufficio delle Economie, come già avevano fatto per alcuni monumenti di Pistoia e Siena, visto che la Parrocchia dei Padri Agostiniani non poteva permettersi i detti interventi.
109 ASFi, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, Fabbriche Lorenesi, n°2003, fascicolo 26, vedi Appendice p.
131.
110 ibidem, vedi Appendice p. 132.
111 ASPi, Corporazioni Religiose Soppresse, filza 1442, vedi Appendice p. 127.
Il 14 febbraio del 1842 venne concesso il sussidio di lire 1.400 a carico dei fondi della Soppressa Parrocchia di San Sebastiano, ma i lavori eseguiti al campanile in questa occasione restano sconosciuti.
Venti anni dopo, nel 1863 fu addirittura progettato l‟isolamento di quest‟ultimo.
Dal documento113 datato 20 febbraio 1863 indirizzato al Prefetto di Pisa, possiamo vedere
che l‟Ingegner Bellini, spinto dal pregio artistico dell‟edificio, progettò l‟abbattimento dell‟edilizia che durante i secoli vi si era addossata.
Figura 34 Pianta allegata al progetto dell‟ingegnere Bellini.
Guardando il disegno vediamo che le linee gialle indicano le pareti e le strutture da demolire, mentre quelle rosse sono le nuove costruzioni volte a rendere il complesso più omogeneo ed al tempo stesso più isolato dal resto degli edifici.
Le linee tratteggiate sulla direzione AH indicano la cancellata che doveva chiudere l‟accesso a via S.Maria.
L‟ammontare dei lavori venne valutato di L 3.800, ma niente di questo fu realmente realizzato.
I restauri veri e propri furono realizzati alla fine del secolo, tra il 1891 ed il 1894.
Di questi restauri abbiamo una ricca documentazione114, riportata interamente alla fine del
113 ASPi, Prefettura di Pisa, filza 742, fascicolo 1184, vedi Appendice pp. 145-147.
114 ASPi, Prefettura di Pisa, filza 1022, fasc. 752 e ASPi, Genio Civile, Classe XXXI, filza 2, fasc. 12, vedi Appendice pp. 147-176.
testo, nell‟Appendice Documentaria.
Il parroco della Chiesa con una lettera datata 18 giugno 1891 avvisa sia la Prefettura che l‟Intendenza di Finanza, che la Chiesa ed il Campanile hanno urgentissimo bisogno di restauri per evitare anche danni e pericoli ai fedeli che prendevano parte alle funzioni religiose.
Il Genio Civile facendo un sopralluogo ai suddetti edifici rileva che in effetti i danni rilevati sono consistenti, tali però da non costituire danno per le persone che vi transitano: una fenditura longitudinale che interessa la facciata, il tergo, la volta e perfino il pavimento fa ipotizzare un restauro indispensabile per alleggerire la volta della chiesa, dell‟ingente pregio artistico, dal sovrastante tetto tramite opportune imbracature.
Nonostante i solleciti da parte dell‟Intendenza di Finanza, la perizia per la riparazione dei guasti alla chiesa ed al campanile venne fatta il 15 Novembre dello stesso anno da parte del Genio Civile dall‟Aiutante di prima classe Ingegnere Cremona.
Per la chiesa erano previsti una muratura in mattoni e malta per riparare le crepe del muro della facciata su piazza San Niccola, della facciata principale, di quello del grande arco di fronte all‟altare maggiore e altri interventi all‟interno; per le varie riempiture uno smalto in cemento e calce forte di San Giuliano, lo smontaggio ed il trasporto del materiale in eccesso, una grande armatura di servizio a più livelli di ponti per restaurare l‟arco grande all‟interno, arriccio ed intonaco per il muro della facciata su piazza San Niccola, per la facciata principale e per l‟interno, i lavori al tetto con il posizionamento di nuovi embrici e di nuove travi di abete ed infine dipinti ad affresco per completare le parti degli stemmi e dei riquadri del coro e del grande arco che durante i lavori erano andati perduti.
Per il campanile invece: conci di pietra del Monte della Verruca squadrati e lavorati a martellina fina nella faccia vista da sostituire a quelli danneggiati dal tempo, smalto di cemento e calce forte di San Giuliano per riempire i vuoti dei conci corrosi, arriccio ed intonaco per le parti scoperte della muratura (forse la cuspide esterna?), tavole di castagno da sostituire nel pavimento superiore.
La somma totale dei suddetti lavori ammontava a lire 1860.
Nel foglio della perizia, subito sotto l‟elenco degli interventi, sono specificate anche le condizioni di eseguimento dei lavori: l‟appalto poteva essere dato a privati solo se concesso dall‟Autorità Superiore e per opere con carattere monumentale, la cauzione per l‟atto di sottomissione doveva ammontare ad un decimo del prezzo stipulato, dopo questo atto c‟era la stipulazione del verbale di consegna che implicava l‟attivazione immediata dei lavori, con durata massima di novanta giorni consecutivi, se passato questo arco di tempo gli interventi non erano finiti, si provvedeva a prelevare dalla somma totale venti lire al
giorno come multa, l‟impresario doveva condurre personalmente i lavori di muratura e per le decorazioni doveva avvalersi di artigiani di nota capacità, tutti i materiali inoltre dovevano essere di ottima qualità e per la malta vengono specificate addirittura le dosi ed i modi di lavorazione, l‟impasto si doveva eseguire giorno per giorno con 1/3 di calce e 2/3 di sabbia poca acqua e lavoro accurato per raggiungere un impasto omogeneo.
Alla fine dei lavori si doveva eseguire una verifica dei suddetti, inoltre era da rispettare la legge di Lavori Pubblici del 20 Marzo 1865 ed il Regolamento di Contabilità del 19 Dicembre 1875.
Il 21 Novembre l‟Intendenza di Finanza, impegnata in altre ingerenze, dette l‟incarico speciale di restauro di chiesa e campanile all‟Ingegnere Cremona, il quale dopo aver fatto un sopralluogo decise di affidare i lavori a Giovanni Antonini che, secondo il documento, restaurò già Cattedrale e chiesa con attiguo campanile dei Cavalieri.
L‟anno seguente, precisamente il 27 gennaio, il Prefetto chiese alla Direzione Generale del Fondo per il Culto perché i lavori furono affidati ad un privato e non fu indetto invece un pubblico incanto; il 5 febbraio arrivò la risposta che giustificò la scelta di un privato; vista l‟importanza artistica di San Nicola (anche se non noverato tra gli edifici monumentali ai quali per la conservazione provvede direttamente lo Stato) era necessario tutelare il manufatto contro ogni sconcio d‟arte, sia per inesperienza, sia per negligenza di chi avesse operato l‟esecuzione dei lavori di restauro.
E‟ il 12 maggio del 1892 quando finalmente fu stipulato l‟atto di sottomissione a Giovanni Antonini che ben presto iniziò i lavori in data 7 giugno.
Non appena i lavori furono finiti, fu necessaria una perizia suppletiva perché la precedente era stata fatta per dei lavori strettamente necessari al restauro delle murature e del tetto della chiesa, così che il 12 agosto 1892 fu redatta una nuova stima dei lavori occorrenti. In questo documento possiamo leggere due allegati, il primo è la Relazione, il secondo è la Perizia vera e propria.
La Relazione specifica che i lavori previsti in Perizia del 15 novembre erano quelli strettamente necessari per restaurare le murature e il tetto della chiesa e che al momento della redazione, in data 12 agosto, erano stati eseguiti interamente.
Questa nuova Perizia era più particolareggiata infatti parlava di smontatura e ripositura in opera di conci di marmo, con malta di calce forte di San Giuliano, della parte inferiore esterna della facciata principale, ma anche del fianco laterale in via San Niccola; conci nuovi di marmo da sostituire a quelli rotti ed inservibili; muratura in mattoni e malta di calce forte di S. Giuliano per ricostruire parti lesionate della facciata principale, ma anche sul muro laterale di via San Nicola; arriccio ed intonaco con malta di calce e sabbia tirata a
regola e piallettata per queste murature della facciata principale sia interiormente che esteriormente; costruzione di un ponte mobile sotto la navata centrale per facilitare la stuccatura l‟intonacatura e la fase di pittura per questa parte della chiesa, infine il trasporto del materiale di avanzo dei suddetti lavori per un totale di lire 1200.
Il 7 settembre venne redatto il verbale di ultimazione dei lavori previsti dalla perizia del 15 novembre, ma da questo risulta che quelli della perizia del 12 agosto dovevano ancora iniziare, poco dopo, il 10 dello stesso mese, il Prefetto fece richiesta alla Direzione Generale per il Culto che l‟esecutore dei lavori fosse Giovanni Antonini, proprietario del ponte mobile occorrente.
Il 5 dicembre arrivò l‟atto di sottomissione al Signor Giovanni Antonini ma da un documento del 23 febbraio 1893 risulta che la consegna dei lavori non era stata ancora fatta.
Il verbale di consegna arrivò all‟appaltatore Antonini il 17 marzo.
Il 27 Aprile il parroco della chiesa, sacerdote Goffredo Tognocchi, mandò una lettera all‟Intendenza di Finanza, proprietaria degli edifici adiacenti chiesa e campanile, nella quale parlava di lavori occorrenti a queste parti: l‟edificio tra chiesa e campanile aveva l‟intonaco corroso; le docce, non prese in considerazione nella precedente perizia, avevano bisogno di urgenti riparazioni, nel campanile una campana addirittura risultava essersi spostata, creando pericolo per tutti infine nella volta della canonica era caduta una parte di intonaco.
Il 15 maggio, dalla lettera di risposta dell‟Intendenza di Finanza, sembrava che i lavori suppletivi erano in esecuzione, infatti pochi giorni dopo, il 19, venne redatta una nuova perizia “per riparazioni ai danni nel muro di facciata principale della chiesa di San Niccola in Pisa e per altri lavori affini richiesti dall‟Intendenza di Finanza con nota 15 Maggio”. La relazione dichiara che ai precedenti lavori previsti dalla perizia del 12 agosto se ne aggiunsero altri richiesti dall‟Intendenza di Finanza e dal parroco, alla chiesa, al campanile ed alla canonica, in più parla dell‟aumento del prezzo per la riparazione dei cretti di facciata perché il lavoro non si era limitato alla sola riparazione della muratura ma si era dovuto ricollegare il nuovo muro con quello antico, per un totale di lire 620.
La nuova perizia ancora più dettagliata della precedente descrive per filo e per segno la quantità ed il relativo prezzo dei lavori occorrenti, da aggiungere a quella del 12 agosto dell‟anno prima.
Da un documento del 18 dicembre 1893 sappiamo che in data del 20 settembre dello stesso anno i lavori furono completati ed eseguiti complessivamente per un ammontare di 1463,40 lire.
6.4 Restauri del 1900
Il secolo scorso si aprì con un episodio che scosse il mondo dell‟arte e l‟opinione pubblica in generale; il bellissimo campanile di San Marco a Venezia crollò la mattina del 14 luglio 1902.
Subito dopo questo episodio scattò l‟allarme per i manufatti architettonici che potevano fare la stessa fine, primo tra questi il campanile pendente di Pisa.
Il Ministro della Pubblica Istruzione in data 30 luglio 1902, inviò a tutti i Prefetti del Regno una circolare con oggetto lo stato di conservazione delle fabbriche monumentali “Dopo la caduta del Campanile di San Marco a Venezia in tutt‟Italia si sono destate