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Quando un paese come la Grecia è sull’orlo del default, a pagarne le spese sono i paesi dell’Eurozona già gravemente colpiti dalla crisi finanziaria e dalle sue

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i noti che un aumento dell’indice rappresenta un apprezzamento del tasso di cambio effettivo dell’euro nei confronti di 21 dei più importanti partner commerciali dell’area che includono tutti gli Stati membri dell’Ue non appartenenti all’area euro (Banca Centrale Europea, 2010b, p 81).

85 drammatiche ricadute a livello internazionale. La Grecia è un paese piccolo, ma si teme che il default sempre più probabile del paese ellenico possa innescare un effetto domino tra i nuovi Pigs: oltre alla Grecia, l’Irlanda, il Portogallo ed, in misura molto minore, la Spagna devono far fronte all’innalzamento dei differenziali di rendimento sui loro titoli di Stato e dei rispettivi costi di assicurazione contro il rischio di default.

È vero che dopo l’annuncio del clamoroso deficit del governo greco, lo spread sui titoli greci è salito drammaticamente, sobbalzando a più di 800 punti base a metà del 2010, ma è anche vero che si ampliano gli spread sui titoli di Irlanda, Portogallo e Spagna, raggiungendo rispettivamente i 300, 250 e 150 punti base alla fine del 2010. Parimenti, i credit default swap per la Grecia si elevano sino ai 1000 punti base, mentre per il Portogallo sfiorano i 360 punti base, per la Spagna i 250 ed ultima, l’Irlanda con oltre 200 punti base (figura n. 26).

I Pigs scontano gli effetti dell’irresponsabile condotta economica assunta negli anni precedenti la crisi, per cui ad oggi essi hanno accumulato un ammontare consistente di debiti a livello di famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni.

Prima della crisi, pur essendo le loro deboli economie afflitte da forti squilibri interni che li rendevano sempre meno competitivi rispetto agli altri paesi europei, i Pigs hanno tentato di replicare le politiche economiche dei loro partner più virtuosi anziché provvedere ad un aggiustamento in termini reali. Per questa

86 ragione, dinanzi agli shock esterni negativi prodotti dalla crisi finanziaria, essi si sono dovuti far carico di un crescente accumulo di debiti.

Tabella n. 26 – Spread sui titoli di Stato e CDS per i Pigs

Fonte: Working Paper Series n. 1271, 201094.

Tali paesi sono da tempo intrappolati nella morsa dell’indebitamento estero, specialmente dal loro ingresso nell’Unione monetaria. Prima della fine degli anni ‘90, infatti, essi pagavano tassi di interesse molto più elevati rispetto ai paesi core

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Si veda Fontana A. e Scheicher M., «An analysis of Euro area sovereign CDS and their relation with government bond», Working Paper Series n. 1271, in Pubblicazioni della BCE, Dicembre 2010, p. 29.

87 come la Germania. Tuttavia, con l’adesione alla moneta unica, essi hanno beneficiato di un’improvvisa caduta dei tassi interesse in considerazione del fatto che il valore degli investimenti in questi paesi non poteva più essere eroso attraverso il deprezzamento della moneta95 (figura n. 27).

Come risultato, i più bassi tassi di interesse hanno trainato il pesante indebitamento estero sia da parte del settore pubblico che privato. Questo, a sua volta, ha accentuato gli squilibri derivanti da sviluppi divergenti nei volumi di risparmio e di investimento tra i singoli paesi.

Tabella n. 27 – Tassi di rendimento dei titoli di Stato, 1990-2010 (variazioni

in % annuale)

Fonte: IMF, International Financial Statistics.

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Oltre all’eliminazione dei costi di transazione, la moneta unica favorì il benessere sociale per effetto dello stimolo al commercio ed all’investimento privato generati dalla conseguente stabilità del cambio.

88 Dal lato del risparmio, Grecia e Portogallo hanno registrato ampie cadute del risparmio interno su Pil dal loro ingresso nell’Uem: in Grecia, il risparmio si è ridotto fino al 6% rispetto al Pil, mentre in Portogallo fino al 9,9% del Pil. Tuttavia, in Grecia il calo del risparmio si è verificato principalmente nella sfera pubblica, mentre in Portogallo in quella privata. In Spagna ed in Irlanda, invece, il risparmio interno su Pil è rimasto mediamente stabile intorno al 23% fino al 2007, anno nel quale lo scoppio della crisi finanziaria ha provocato una brusca caduta dei risparmi privati intorno al 18% e 12% del Pil rispettivamente. Al contrario, la Germania ha mantenuto un livello del risparmio interno alla media del 22% del Pil (figura n. 28).

Tabella n. 28 – Risparmio nazionale lordo in % del Pil

89 Dal lato degli investimenti, nel periodo pre-crisi la Grecia ha manifestato una crescita contenuta degli investimenti pari in media al 23% del Pil; il Portogallo ne ha subito una graduale riduzione, raggiungendo anch’esso il 23% del Pil; la Spagna e l’Irlanda ne hanno registrato crescenti incrementi talora superiori al 27% del Pil; questo fino a quando la crisi non ha provocato una progressiva riduzione degli investimenti in tutti e quattro i paesi. In Germania, invece, essi non hanno particolarmente risentito degli effetti della crisi, continuando ad oscillare intorno al 19% del Pil (figura n. 29).

Tabella n. 29 – Investimento complessivo (da parte di tutti gli agenti

economici) in % del Pil

Fonte: IMF, World Economic Outlook Database, October 2012.

Da quanto affermato si evince che il pesante indebitamento estero è scaturito da bassi volumi di risparmio in Grecia e Portogallo, mentre da elevati volumi di

90 investimento in Spagna ed Irlanda, dove qui è stato utilizzato per alimentare le bolle immobiliari.

Gli ampi afflussi di capitale provenienti dall’estero non sono stati incanalati verso usi più produttivi, ma impiegati in deboli performance della produttività. Pertanto, si osservi che mentre in Germania la domanda interna appariva costantemente debole, nei Pigs essa era incentivata dagli afflussi di capitale, i quali hanno favorito l’eccessiva crescita del credito al settore privato. La Germania, infatti, ha manifestato una crescita modesta del credito; i Pigs ne hanno sperimentato vivaci sviluppi, specie Irlanda e Spagna (figura n. 30).

Tabella n. 30 – Sviluppi del credito al settore privato in variazione %

rispetto all’anno precedente (dati consolidati)

Fonte: Eurostat, Statistics, Database, Credit to total residents granted by monetary financial institutions (consolidated).

91 A questo punto, una volta individuate le caratteristiche distintive dei Pigs, appare opportuno chiedersi se anche il nostro paese debba essere incluso in tale categoria sotto la denominazione di “Piigs”.

In linea di principio no, dato che l’Italia si trova in una situazione ben diversa da quella della Grecia e degli altri tre Pigs sia perché in questi paesi la recessione economica è molto più acuta che in Italia sia perché l’Italia ha una stabilità patrimoniale-finanziaria di gran lunga maggiore96.

Tuttavia, l’osservazione delle tendenze del Pil e del debito pubblico su Pil sembrerebbe condannare senza appello un paese come l’Italia che tra il 1999 ed il 2010 è cresciuta meno di tutti i paesi dell’Eurozona con una media dell’0,8% e che nel 2010 ha un livello del debito pubblico su Pil inferiore solo a quello della Grecia97.

Se si considera, invece, il rapporto deficit Pil, i dati indicano che nel 2010 l’Italia ha un deficit pari al 4,6% del Pil, al contrario dei Pigs dove tale rapporto risulta molto più elevato: in Irlanda esso è pari al 32,4% del Pil, in Grecia al 10,5% del Pil, in Spagna al 9,2% del Pil ed in Portogallo al 9,1% del Pil. Inoltre, l’Italia è in pole position rispetto ai Pigs anche per quanto riguarda il ritorno

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In base agli ultimi dati disponibili per il 2010, l’Italia ha un patrimonio delle famiglie molto elevato che, solo limitatamente alla parte finanziaria, equivale a circa il 175% del Pil, mentre in Grecia esso corrisponde al 52,1% del Pil, in Irlanda al 75,1% del Pil, in Spagna al 77,5% del Pil e leggermente superiore in Portogallo con il 125,2% del Pil (Fortis, 2012, p. 3).

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Tuttavia, si noti che questo rapporto è salito in Italia del 12,7% tra il 2008 ed il 2010, mentre in Irlanda è passato dal 40% al 90% ed in Grecia dal 97% a oltre il 140%. Inoltre, bisogna tener conto che la capacità di uno Stato di ripagare il proprio debito si misura anche attraverso la distribuzione geografica del collocamento dei titoli di Stato e l’identikit dei possessori di bond. Pertanto, il fatto che il 52% dei titoli di stato italiani sia detenuto da residenti attenua l’esposizione del debito pubblico agli attacchi speculativi, contrariamente ai titoli di Stato greci, irlandesi e portoghesi che prima della crisi del debito, erano detenuti rispettivamente per il 70%, 74% e 76% all’estero, da investitori istituzionali stranieri.

92 all’avanzo primario. Nel 2010, infatti, il deficit primario dell’Italia è pari allo 0,1% contro quello di Spagna, Portogallo, Grecia ed Irlanda che orbita tra il 12% ed il 7% (Bufacchi, 2011, p. 2)98.

Un’ulteriore conferma della dissociazione dell’Italia dai Pigs si può ricavare dal confronto comparato effettuato tra i cinque paesi, a decorrere dalla crisi finanziaria internazionale, sulla base delle stime dell’Eurostat relative al Pil e alle sue singole componenti: investimenti, consumi finali, spesa pubblica ed esportazioni al netto delle importazioni (figura n. 31).

Tabella n. 31 – Variazioni annuali del Pil e delle rispettive componenti per

l’Italia ed i Pigs (dati espressi in termini reali ed in % del Pil)

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Ciò nonostante, “il 2011 sarà senza alcun dubbio un anno turbolento per le finanze pubbliche italiane; tra l’estate e l’inverno, infatti, vengono varate ben tre manovre correttive, con l’obbiettivo di conseguire il pareggio di bilancio già nel 2013. Queste manovre restrittive si sono rese necessarie all’interno di uno scenario macroeconomico che avrebbe invece richiesto interventi di stimolo alla crescita e all’occupazione” (Ambrosanio e Balduzzi, 2012, p. 43).

-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 G re ci a Ir la n d a Ita li a P o rto g a ll o S p a g n a Pil 2007 2008 2009 2010 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 G re ci a Ir la n d a Ita li a P o rto g a ll o S p a g n a Investimenti 2007 2008 2009 2010

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Fonte: Elaborazione personale su dati Eurostat99

Nel 2010 il Pil dell’Italia cresce dell’1,8% in linea con quello del Portogallo, sebbene nell’anno precedente abbia subito una flessione del 5,5% al pari del Pil irlandese. A tal riguardo, la caduta del Pil italiano nel 2009 è imputabile principalmente alla crisi mondiale dell’edilizia che ha inciso negativamente sulle nostre esportazioni, essendo l’Italia leader tra gli esportatori di beni per la casa.

Osservando gli investimenti, nel 2010 i dati sono negativi per i Pigs, ma non per l’Italia che rispetto agli altri paesi ha avvertito di meno il crollo del settore immobiliare innescato dallo scoppio della bolla dei mutui subprime100. Rispetto al

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Si veda Eurostat, Statistics, Database, GDP and main components – volume.

100

Mentre in Irlanda, Portogallo e Spagna il mercato immobiliare è cresciuto molto più velocemente del Pil, in Italia la crescita del mercato immobiliare è apparsa piuttosto in linea con il Pil. Ciò significa che mentre le banche irlandesi, portoghesi e spagnole hanno manifestato un’elevata esposizione sul settore immobiliare, il sistemo bancario italiano è rimasto mediamente

-8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 G re ci a Ir la n d a Ita li a P o rto g a ll o S p a g n a Consumi 2007 2008 2009 2010 -5 0 5 10 15 20 G re ci a Ir la n d a Ita li a P o rto g a ll o S p a g n a Spesa pubblica 2007 2008 2009 2010 -25 -20 -15 -10 -5 0 5 10 15 G re ci a Ir la n d a Ita li a P o rto g a ll o S p a g n a Export 2007 2008 2009 2010 -25 -20 -15 -10 -5 0 5 10 15 20 G re ci a Ir la n d a Ita li a P o rto g a ll o S p a g n a Import 2007 2008 2009 2010

94 2007, infatti, mentre in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna gli investimenti registrano una riduzione complessiva del 6,22%, del 2,38%, dell’0,7% e dell’1,47% del Pil rispettivamente, in Italia essi aumentano complessivamente dello 0,13%.

Sul fronte dei consumi, invece, mentre Grecia, Irlanda e Spagna pagano le conseguenze della crescita drogata dai debiti privati degli anni scorsi, l’Italia ed il Portogallo reagiscono bene. In particolare, nel 2010 i consumi italiani recuperano quasi i livelli del 2007, dopo una caduta dell’1,5% del Pil nel biennio 2008-2009.

I dati sulla spesa pubblica indicano altresì che negli ultimi quattro anni i Pigs hanno fatto molta spesa pubblica anti-ciclica al punto tale da rischiare di esaurire le loro finanze statali. Per contro, la spesa pubblica italiana risulta ridotta solo del 0,6% del Pil rispetto al 2007.

Infine, per quanto riguarda le esportazioni e le importazioni di beni e servizi, i dati sono piuttosto incoraggianti poiché nel 2010, a fronte di una lieve contrazione dell’import, il nostro paese beneficia di una ripresa dell’export. Tuttavia, come abbiamo osservato, tra il 2008 ed il 2009 l’Italia ha registrato un calo dell’export pari al 2,8% del Pil ma anche dell’import pari al 16,4% del Pil, mentre i Pigs hanno subito drastiche riduzioni su entrambi i fronti.

Ad ogni modo, si può dedurre che, nonostante qualche balzo, le nostre specializzazioni nell’export di beni industriali non alimentari, specie quelli per la

più equilibrato, sebbene il costo dei finanziamenti sul mercato interbancario fosse in crescente aumento. Nel caso particolare della Grecia, il sistema bancario era sano, ma l’esplosione del debito e del deficit pubblico lo ha messo in ginocchio, causando una fuga di capitali e di depositi simile a quella avvenuta negli altri Pigs.

95 persona e la casa e della meccanica, ci consentono di affrontare la crisi su solide basi e di far ripartire l’economia attivando un potente volano di domanda continentale incentrato sugli investimenti.

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CAPITOLO III