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La politica di re Salmān e i rischi finanziari alla luce delle riforme dell’ultimo biennio

Capitolo 4. La visione dell’Arabia Saudita di Muḥammad Bin Salmān per il

5.2 La politica di re Salmān e i rischi finanziari alla luce delle riforme dell’ultimo biennio

Da un punto di vista economico e finanziario, il re Salmān, salito al trono nel 2015, ha avuto delle serie difficoltà a gestire il sistema implementato dai predecessori, troppo dispendioso in un momento di crisi come questo.

I dati riportati nella figura 1 indicano che, nel biennio 2016 e 2017, il Regno ha vissuto una profonda recessione economica (registrando un PIL dello +1,7% nel 2016 e del -0,7% nel 2017) che ha costretto il sovrano ad accelerare il processo di realizzazione di riforme economiche. Queste hanno avuto successo visto che hanno portato ad una crescita del PIL già nei primi mesi del 2018 (secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’Arabia Saudita ha attualmente un PIL dello +2.7, ma secondo le fonti ufficiali saudite arriverebbe fino al +3%).310

Alla luce del primo anno sul trono di re Salmān, il bilancio fiscale saudita era il frutto della combinazione due fattori: il calo degli introiti del petrolio da 25 miliardi di dollari del 2015 a 21 miliardi nel 2016 (rispetto ai 40 miliardi negli anni precedenti) e il mantenimento della spesa pubblica (41 miliardi di dollari nel 2015 e 39 miliardi nel 2016), di cui la metà è impiegata per il pagamento dei salari dell’amministrazione pubblica. Questa situazione ha provocato un crescente deficit fiscale che nel 2016, ha raggiunto il -17.2%.311

Il 3 agosto 2017, l’ente Atradius ha pubblicato un rapporto sul sistema finanziario saudita che fa chiarezza su alcuni punti-chiave della politica di re Salmān.

Le statistiche in figura 2 hanno evidenziato che la Cina ha superato gli Stati Uniti nella classifica di Paesi verso cui l’Arabia

310 Info Mercati Esteri, Quadro macroeconomico dell’Arabia Saudita, in collaborazione con Farnesina, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e Diplomazia

Economica Italiana, aggiornato al 19 marzo 2018, url:

http://www.infomercatiesteri.it/paese.php?id_paesi=99# 311 Ibidem

Figura 1

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Saudita esporta e da cui importa beni e servizi, diventando dunque il primo partner commerciale del Regno.

Inoltre, nel grafico della figura 2 si nota che, dopo una lieve crescita del PIL tra il 2014 e il 2015 (dal 3.7% al 4.1%), il Paese ha registrato un andamento negativo nel 2016 e nel 2017 (anno in cui ha raggiunto il minimo storico del -0.5%), ma per il 2018 la situazione è già parecchio migliorata.

Per quanto riguarda le previsioni in merito alla produzione, ad agosto 2017 sembra che il Paese sia su una buona strada nel quadro dello sviluppo dell’agricoltura e del settore petrolifero, ma i settori delle tecnologie, dei beni durevoli di consumo e delle costruzioni sono ancora anni luce distanti dall’avanguardia internazionale. I risultati sono discreti negli altri settori produttivi come i trasporti, la farmaceutica, i servizi finanziari, l’industria alimentare, l’ingegneria, il tessile, l’acciaio e i metalli.312 Da qui la necessità di diversificazione dell'economia nazionale, in visione di un futuro prossimo senza petrolio immaginato dal Public Investment Fund-PIF, la cui performance è monitorata dal Consiglio per lo Sviluppo Economico, presieduto dallo stesso principe ereditario.

5.3 Vision 2030 per “un’economia fiorente”

Le riforme economiche a cui si è fatto riferimento nel paragrafo precedente, rientrano nel quadro del programma Vision 2030, un piano d’intervento grazie al quale Muḥammad Bin Salmān ha già messo in atto alcuni dei provvedimenti pensati per rendere indipendente il Paese dagli introiti del petrolio entro i prossimi venti anni.

Questa sezione del programma si basa su alcune prerogative assolute della famiglia reale che sono: offrire maggiori opportunità di studio e lavoro ai cittadini, pensare a investimenti che possano avere dei riscontri anche a lungo termine, favorire le piccole e medie imprese e sfruttare le risorse presenti nel Paese.

Innanzitutto, il programma mira alla formazione di una nuova classe dirigenziale ben istruita e che abbia le competenze necessarie alla futura gestione del Paese. Per queste ragioni, è stato costituito un ente che prende il nome di Ṭaqāt, un Concilio che avrà il compito di studiare le capacità apprezzate nel mondo del lavoro. Questo ente trasmetterà poi le sue previsioni ai ministeri che lavorano ai programmi

312 I dati sono estrapolati dal MENA Rapporto Paese Arabia Saudita 2017, Atradius managing risk enabling trade, 3 agosto 2017, url. https://atradius.it/pubblicazioni/rapporto-paese-mena-arabia- saudita-2017.html

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scolastici che si occuperanno dunque, di aggiornare i curricula per far sì che siano al passo con i tempi.

Per quanto riguarda invece il mondo del lavoro, il programma mira a migliorare le prestazioni delle piccole e medie imprese gestite a livello familiare perché in Arabia Saudita costituiscono la maggior parte delle aziende che si occupano di esportazioni. Anche in questo caso, il principe ha istituito una commissione, l’Autorità per le Piccole e Medie Imprese, che lavorerà alla liberalizzazione del mercato della produzione (a cui guardano molto anche i giovani sauditi), all’aumento del numero di appalti nazionali e ai premi di produzione governativi che incentivano questo tipo di attività di produzione di artigianato e manufattura locale. Un punto interessante di questa sezione riguarda il settore del marketing perché il programma promette di facilitare l’accesso ai social media e alle piattaforme digitali attraverso cui si manifestano diverse opportunità lavorative, quasi ammettendo che la censura è uno dei fattori che ha causato la stagnazione commerciale e impedito la diversificazione economica fino ad oggi. In questa sezione lo scopo è rilanciare la microfinanza e il settore no profit (già citato anche nella sezione per la cultura e l’intrattenimento e a cui evidentemente il governo saudita intende lasciare molto spazio d’azione).313

Attraverso l’attuazione di queste riforme, sembra che l’Arabia Saudita intenda favorire le pari opportunità (nel programma vengono citate espressamente le donne, di qualasiasi età, a cui si conferisce il diritto di integrazione socio-economica) e attirare nuovi talenti dall’estero. A fronte di una politica migratoria parecchio restrittiva e che in passato è stata spesso accusata di non garantire i diritti fondamentali dei lavoratori ai migranti, Vision 2030 promette anche di migliorare le condizioni di vita e di lavoro per i non sauditi, concedendo loro l’acquisto di beni immobili, facilitando l’accesso alle scuole private e adottando un sistema efficace e semplice per il rilascio di visti e permessi di soggiorno. Tuttavia, il programma lascia intendere che per “non sauditi” si intende il personale straniero altamente qualificato, che in realtà gode già di parecchie agevolazioni fiscali, ma non si fa nessun riferimento alla manodopera straniera non istruita, che è invece ampiamente sfruttata su tutti i fronti nel Paese.

Nello specifico, gli obiettivi di questa sezione per il 2030 sono: abbassare il tasso di disoccupazione dall’11.6% al 7%, favorire l’aumento del contributo al PIL delle piccole e medie imprese, dal 20% attuale fino a un 35%, e incoraggiare le donne a

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farsi spazio nel mercato del lavoro (anche se in realtà, l’intenzione sembra esserci e a mancare sono le opportunità concrete) per arrivare ad una partecipazione del 30%, oggi ferma al 22%, secondo le statistiche nazionali.314

Per quanto riguarda l’avvio di investimenti che possano avere dei riscontri anche a lungo termine, il programma Vision 2030 intende massimizzare la capacità di investimento del Paese, rilanciare i settori promettenti come il digitale, le tecnologie e la cultura, privatizzare alcuni servizi statali e avviare i lavori di ricerca di nuovi minerali naturali che possano contribuire a ridurre la dipendenza dal petrolio. Lo scopo è di rientrare nella classifica delle 15 nazioni più ricche al mondo (attualmente sono alla 19esima posizione) e aumentare il patrimonio del Fondo di Investimento Pubblico, da 600 miliardi a oltre 7 trilioni di dollari, grazie alle entrate derivanti dalla quotazione in borsa del 5% della compagnia petrolifera ARAMCO, che dovrebbe avvenire entro il 2019.315

Già nel 2017, il principe ha citato espressamente i settori che avranno la priorità nel quadro dei finanziamenti pubblici e in particolare ha parlato di industria bellica, energie rinnovabili ed infrastrutture. Sembra infatti che questi tre settori siano attualmente quasi i soli su cui il governo saudita abbia applicato ampie e dispendiose riforme.316

Per quanto riguarda l’internazionalizzazione del business economico, Vision 2030 punta a rientrare nelle prime 10 nazioni nella classifica dell’Indice di Competitività Globale (attualmente si trova alla 25esima posizione), aumentare l’apporto finanziario degli investimenti esteri al PIL, dall’attuale 3.8% al 5.7%, e favorire il settore privato dell’impiego affinchè riesca ad aumentare il suo contributo al PIL dall’attuale 40% al 65%.317

Tra gli obiettivi specifici viene citata la ristrutturazione del “Re ‘Abd Allāh District”, un quartiere residenziale su cui il governo ha investito molto in passato e che però non ha prodotto i risultati sperati perché il numero di vendite di immobili presenti sul quel terreno è rimasto bassissimo e lo Stato è attualmente costretto ad affittare i locali. Il programma è molto chiaro su questo tema. Intende infatti

314 Vision 2030, pag. 38

315 Agenzia Nova, Speciale infrastrutture: Arabia Saudita, Fondo investimento pubblico aumenta attività a 400 miliardi di dollari entro 2020, Agenzia Nova, 25 ottobre 2017, url: https://www.agenzianova.com/a/59f0bc311c6ff8.87227326/1682111/2017-10-25/speciale- infrastrutture-arabia-saudita-fondo-investimento-pubblico-aumenta-attivita-a-400-miliardi-di- dollari-entro-2020

316 Vision 2030, pp. 46-51 317 Ibidem

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trasformare il distretto in una zona residenziale per stranieri con la possibilità di esenzione dal Visto d’ingresso per gli acquirenti e lo collegherà direttamente all’aeroporto internazionale di re Ḵalīd. Il distretto sarà anche il Quartier Generale del Fondo per gli Investimenti Pubblici. È facile intuire perché il Paese abbia così a cuore questo distretto: per la sua costruzione sono stati spesi trilioni di dollari. Nel programma viene dato grande rilievo anche alla promozione del settore della vendita locale al dettaglio che negli ultimi anni ha subito un calo a causa delle nuove forme di mercato tra cui l’e-commerce, della digitalizzazione del settore produttivo, dello sviluppo di infrastrutture all’avanguardia e della promozione delle partnership internazionali.318

Infine, per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse del Paese, Vision 2030 mira a salire dalla posizione 49 alla 25 nell'Indice Globale delle Prestazioni Logistiche (uno strumento elaborato dalla Banca Mondiale che consente di confrontare il sistema dei trasporti, in termini di performance) e a far sì che gli introiti non derivanti dal petrolio arrivino a costituire fino al 50% dei proventi nelle casse dello Stato (attualmente sono circa il 16%).319

5.4 Gli obiettivi di governo per il 2020: i presupposti per Vision