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5. Il caso di Torpignattara, Roma

5.4 Le politiche del territorio

Nonostante le caratteristiche che la configurano come una delle zone di Roma a più alta presenza immigrata, sia in termini di residenza che in termini di impresa, Torpignattara non è stata oggetto privilegiato delle politiche rivolte agli immigrati dell’amministrazione locale. In particolare attualmente non sono attive delle vere e proprie politiche urbane per l’inclusione degli immigrati sul territorio di Torpignattara e aree limitrofe. Si è proceduto comunque alla rassegna delle politiche

urbanistiche, sociali ed economiche che, anche se settorialmente, agiscono sul territorio avendo impatti più o meno diretti sulla vita degli immigrati e sugli spazi dell’immigrazione.

Le politiche sociali49

Il Comune di Roma attualmente ha una sezione specifica denominata “popolazioni migranti e inclusione sociale” parte del Dipartimento V ovvero quello che si occupa dei servizi sociali. Ciò fa capire come l’amministrazione capitolina non abbia una vera e propria politica urbana integrata di inclusione ma operi per lo più settorialmente. La strategia del comune è dunque quella di promuovere l’inserimento residenziale, sociale e lavorativo tramite alcuni strumenti comunali quali l’Ufficio Immigrazione e il Programma Integra che forniscono prevalentemente servizi di assistenza ad ampio spettro (socio-legale, formativa ecc.), e programmi più mirati quale “La fabbrica dei mestieri” che è un progetto sperimentale per l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro di cittadini rom rumeni. In generale quello che si può notare è uno scollamento delle iniziative dai territori, e piuttosto una tendenza (in linea con l’assistenzialismo tradizionale) a lavorare per categorie svantaggiate: i richiedenti asilo, i rom ecc.

Esistono poi una serie di finanziamenti comunali e regionali (tramite ripartizione del Fondo nazionale per le politiche sociali) che vengono utilizzati dai singoli municipi sempre all’interno della programmazione dei servizi sociali realizzata tramite il Piano Regolatore Sociale (PRS) (Municipio Roma VI et al. 2008). Pur non considerando l’immigrato come una categoria specifica per l’attivazione di servizi sociali, il PRS del VI Municipio si concentra sugli immigrati come una realtà importante del territorio, a cui viene associata una domanda sociale articolata su due livelli: quello dei bisogni primari relativi al sostegno economico, alloggiativo e alla ricerca di lavoro, e quello dei bisogni di inserimento socio-culturale in termini di alfabetizzazione, formazione professionale, aggregazione, sostegno e inserimento scolastico. A tali bisogni il PRS risponde sia con progetti specifici prevalentemente per quanto riguarda l’inserimento socio-culturale, sia con risorse attivate trasversalmente per rispondere ai bisogni primari. Questa modalità di intervento mette in luce come il disagio sociale in termini di accesso alle risorse fondamentali sia piuttosto un problema trasversale del municipio che colpisce indipendentemente dalla condizione di migrante. Invece l’inserimento socio-culturale sembra essere il nodo più problematico relativo agli immigrati

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Per una descrizione esaustiva delle singole politiche/azioni/programmi di questo e dei paragrafi successivi vedi lo schema 3 dell’allegato 5

del territorio, che il Municipio si propone di risolvere con iniziative indirizzate alle ‘famiglie’, nel tentativo di superare gli approcci di categoria (anziani, minori ecc.) e individualizzanti. Scarseggiano tuttavia progetti di intercultura e sensibilizzazione indirizzati alle famiglie italiane. Inoltre il PRS evidenzia alcune criticità dell’azione sociale sul territorio, tra cui la molteplicità di associazioni e cooperative che agiscono nel campo dell’immigrazione che prefigura il rischio di una parcellizzazione degli interventi e di un loro scollamento rispetto all’istituzione. È vero infatti che solo alcuni attori del terzo settore che agiscono sul territorio lavorano su progetti finanziati dal municipio o da altri livelli amministrativi. Infatti associazioni quali il Forum per l’intercultura della Caritas, Asinitas, Cemea del Mezzogiorno, l’associazione di migranti Kel’lam, agiscono nel campo dell’assistenza socio-culturale ai minori e alle famiglie del territorio del Pigneto-Torpignattara, sia collaborando su progetti del municipio, sia utilizzando i finanziamenti della Provincia di Roma del Programma degli interventi in materia di immigrazione 2010 (Piano provinciale ai sensi del D. Lgs. 286/98 e L. 328/00).

Le politiche urbanistiche

Si è già accennato a come il territorio del VI municipio, e in particolare l’area di Torpignattara, sia stato caratterizzato da una crescita deregolamentata, fatta per aggiunte successive, senza un piano di insieme coerente che ne governasse gli sviluppi e le trasformazioni. A partire dal 1980 però, la pubblica amministrazione inizia ad avere uno sguardo nuovo sull’area: in particolare la zona del Pigneto viene individuata come una zona dove intervenire in maniera prioritaria con azioni rivolte al risanamento dell’esistente degradato e al potenziamento delle aree a standard. È solo negli anni ’90 però che tali propositi si concretizzano grazie ai nuovi strumenti urbanistici, i programmi complessi, che agiscono a livello di quartiere con una logica di integrazione: innanzi tutto delle risorse, mettendo in partenariato il pubblico con il privato.

Gli interventi mobilitati durante gli anni ’90 e 2000 vengono raccolti sotto allo slogan “Rinascimento Pigneto” (Comune di Roma et al. 2004) creato durante l’amministrazione Veltroni nel 2004 per sottolineare la concentrazione degli investimenti nell’area coincidente con il triangolo formato dalle vie Casilina, Prenestina e Acqua Bullicante, comprendendo dunque anche la zona della Marranella che è in questo lavoro considerata parte di Torpignattara.

L’azione portante alla base del “Rinascimento Pigneto” è il Programma di Riqualificazione Urbana (PRIU) ex art.2 L.179/92 (Severino, 2005), iniziato nel febbraio del ’95 e non ancora completato, basato su una messa in sinergia di interventi pubblici e privati con l’obbiettivo ultimo di aumentare la qualità urbana ed eliminare le disparità tra i diversi tessuti del quartiere, cucendo gli interventi lungo l’asse di via del Pigneto. Uno dei due ambiti principali di azione si attesta nel tratto finale di

via del Pigneto tra piazza Eratostene e via dell’Acqua Bullicante, incrociando una delle zone della Marranella (tra via Ludovico Pavoni e via Eratostene) in cui maggiormente coincidono presenza immigrata e degrado urbano. Anche se non direttamente rivolte alla questione dell’immigrazione, le intenzionalità del PRIU hanno in nuce delle buone potenzialità, perché si propongono di aprire i tessuti chiusi e frammentari della Marranella storica e di creare nuovi servizi e punti di aggregazione: dalle piazze, al centro anziani, al centro civico. Purtroppo, come lamenta da tempo il Comitato di quartiere Pigneto-Prenestino se gli interventi dei privati sono stati quasi tutti completati, quelli pubblici rimangono ad oggi per lo più incompleti, irrealizzati o comunque disattendono le aspettative degli abitanti.

Figura 5.14 Gli interventi del PRIU. Rielaborazione grafica con indicazione dello stato degli interventi. Fonte: Comune

In linea con le scelte del PRIU, qualche anno dopo viene messo in gioco un altro importante strumento di intervento, ovvero il Contratto di Quartiere (ex art.142 L.R. 10/2001) (Comune di Roma et al. 2002; Annunziata, 2011) che oltre ad accostare il settore pubblico a quello privato, promuove la partecipazione dei cittadini in fase di programmazione e prevede l’integrazione di interventi multi-dimensionali per coniugare la riqualificazione ambientale allo sviluppo economico e alla coesione sociale. La strategia del CdQ vede nella Marranella il polo sociale dell’azione, ma in realtà solo perché stanzia nuovi finanziamenti per i progetti ‘sociali’ già previsti dal PRIU (centro anziani e centro polivalente). Inoltre se viene esplicitato il tema dell’integrazione culturale dei migranti, tuttavia questo si risolve in una sola azione specifica (un progetto di sostegno alle famiglie nelle scuole), un progetto a breve termine che ricorda le azioni sociali del PRS e non si inserisce all’interno di una più ampia progettualità strategica. Il tema dell’immigrazione rimane così assolutamente marginale, tant’è che non vengono coinvolte le associazioni migranti in fase di partecipazione, e non viene considerato l’apporto dell’imprenditorialità immigrata all’interno del quadro di sviluppo economico.

Accanto ai programmi complessi si segnalano alcuni progetti che stanno trasformando la realtà del VI Municipio tra cui la costruzione delle due fermate della metro C, quella del Pigneto e quella di Teano, la riconversione della ex fabbrica Serono in albergo di lusso al Pigneto, la rifunzionalizzazione dell’ex Snia Viscosa in polo universitario sulla Prenestina, la riconversione della tangenziale sopraelevata tra la Prenestina e San Lorenzo, la trasformazione del Comprensorio Direzionale Orientale Casilino. Quest’ultimo intervento è quello che maggiormente interessa l’area di Torpignattara perché riguarda le aree verdi adiacenti al quartiere, vincolate nel 1995 dalla soprintendenza per il loro valore paesaggistico e archeologico. Il Piano Particolareggiato Casilino del Comune di Roma, approvato nell’ottobre del 2002, prevedeva un indice di edificazione piuttosto contenuto per queste aree prospicienti ad un tessuto storico a bassa densità. Il vincolo della soprintendenza è recentemente decaduto a seguito di una sentenza del TAR su ricorso del Consorzio formato dai proprietari che hanno interesse a costruire sull’area. A seguito del decadimento del vincolo e delle pressioni da parte del Consorzio il comune ha paventato la possibilità di aumentare gli indici edificatori che erano stati fissati dal PP. A tale riguardo i cittadini riuniti nei comitati di quartiere hanno espresso la loro contrarietà e stanno sviluppando un progetto alternativo per l’area che la valorizzi in termini di risorse ambientali.

Il quadro è in sintesi quello di un territorio con una scarsa qualità urbana, in termini di disegno del suolo, standard urbanistici e spazi pubblici che è rimasto distante dall’attenzione del pubblico per molto tempo. Oggi, le trasformazioni preannunciate, l’arrivo della metropolitana innanzi tutto, ma anche il possibile sviluppo della Sapienza e le aree edificabili del Comprensorio Casilino

rappresentano la sfida per l’amministrazione di gestire il cambiamento in modo da avere delle ricadute positive per gli abitanti. Tuttavia le vicende zoppicanti legate al PRIU e al CdQ non lasciano intendere sviluppi molto positivi.

La partecipazione degli abitanti

Gli abitanti del VI Municipio dimostrano una grande sensibilità riguardo al proprio territorio e questo lo si evince dall’assidua attività dei comitati di quartiere che ha seguito le trasformazioni di questi in anni, in particolare prima il “Rinascimento Pigneto” ed oggi le vicende del Comprensorio Casilino. Tuttavia le occasioni di coinvolgimento diretto degli abitanti nelle decisioni pubbliche sono state abbastanza modeste, ad eccezione dell’esperienza del CdQ, dei tavoli tematici del PRS, e della recente esperienza del Bilancio Partecipato del Municipio per il biennio 2009-2010. Di quest’ultima esperienza sembra importante sottolineare da un lato la grande partecipazione in particolare degli abitanti di Torpignattara, dall’altro lato la segnalazione da parte dei cittadini dell’immigrazione come un tema importante, declinato in termini di “intercultura”. Tuttavia ad oggi l’implementazione degli esisti della consultazione non è certa, dal momento che non è stata mai organizzata la presentazione ufficiale delle proposte emerse dagli incontri, come lamenta Valeria Garbati presidente del Comitato di quartiere Torpignattara (vedi note intervista allegato 5).

Le politiche economiche

L’economia locale di Torpignattara è basata principalmente sui settori del commercio e dei servizi (rispettivamente il 35,7 % e il 36,1% delle unità locali nel 2001, dal Censimento Industria e Servizi, Mosaico Statistico del Comune di Roma 2007) anche se questi registrano un forte decremento rispetto al decennio precedente. A fronte di questo le strategie dell’amministrazione per lo sviluppo dell’economia locale del municipio si sono concentrate prevalentemente sul potenziamento del tessuto commerciale e artigianale.

Uno dei due ambiti privilegiati di intervento è stato il primo tratto di via del Pigneto, caratterizzato dal fiorire in anni recenti di attività legate alla ristorazione e alla vita notturna. Già indicato dal PRIU per un progetto di pedonalizzazione e riqualificazione (non ancora del tutto realizzato), nel Contratto di Quartiere viene individuato come “polarità del commercio e delle attività ricettive”. In realtà, le misure del CdQ per il commercio sono piuttosto modeste e si riducono ad uno studio di marketing per il rilancio delle attività commerciali e artigianali, una valorizzazione dell’isola pedonale tramite eventi culturali, e infine dei progetti formativi da attivarsi presso il centro

polivalente della SNIA e la piazza telematica dell’ex Serono, spazi che ad oggi tardano a funzionare in modo operativo (gli spazi della ex Serono pur essendo ristrutturati non sono ancora attivi come era stato previsto).

Figura 5.15 Piano di assetto per lo sviluppo locale del Contratto di Quartiere Pigneto. In arancione la polarità del

commercio e delle attività ricettive coincidente col Pigneto, in blu la polarità della partecipazione sociale in zona Marranella. Fonte: Comune di Roma et al. 2002.

Al di là della via del Pigneto, una misura del CdQ di stampo economico-sociale (occupazionale) che più direttamente si rivolge agli immigrati riguarda l’allargamento del COL (Centro orientamento lavoro) della Marranella all’area del Pigneto, centro che oggi tuttavia non è più attivo.

La seconda zona interessata da interventi di sviluppo commerciale è proprio quella di Torpignattara, che nell’area che va da via Casilina a via Pietro Rovetti è stata individuata dal Municipio per un progetto di Centro Commerciale Naturale. Il progetto nasce in occasione della partecipazione del Municipio Roma VI in collaborazione con l’Associazione Commercianti di via di Torpignattara ad un bando regionale indetto nel settembre del 2008 per rafforzare la competitività della piccola e media distribuzione nei quartieri periferici ad alta densità commerciale. Obiettivo del municipio, nelle parole del presidente Palmieri, è quello di far “collaborare le varie realtà commerciali ed il Municipio, a favorire un processo di integrazione e sicurezza che passa attraverso lo sviluppo economico e urbano di un quartiere ricco di molteplicità, dovuta anche alla presenza di numerose comunità straniere” (Ciccotti, 2009). Nonostante il riferimento alla realtà immigrata, nel concreto il progetto del CCN si risolve in una serie di piccole opere di riqualificazione fisica (sistemazione

aiuole, sistemazione parziale dell’illuminazione) della via commerciale, a cui gli operatori stranieri non partecipano neppure attivamente (i commercianti immigrati intervistati non sono neanche a conoscenza del progetto). In sostanza non è possibile parlare di una qualche strategia di sviluppo commerciale in cui venga riconosciuto il ruolo degli immigrati, né a livello locale di Torpignattara ma neppure a scala comunale. L’unica iniziativa sviluppata dal Comune di Roma per lo sviluppo economico, con un fuoco territoriale e il target della popolazione immigrata era il bando promosso dall’ex dipartimento IX (l’assessorato alle periferie) che finanziava imprese gestite da immigrati nelle zone periferiche di Roma (al cui interno ricadeva anche Torpignattara). Tuttavia nell’edizione del 2010 del bando la specifica allo status di migrante decade, e viene solo assegnato un punteggio maggiore alle imprese formate al 50 % da imprenditori di origine straniera.

In conclusione, è possibile notare in generale un’azione pubblica molto debole sul territorio di Torpignattara: da un lato interventi settoriali del Comune di Roma (in termini di politiche sociali ed economiche) che faticano ad agire su dimensioni territoriali specifiche; dall’altro lato l’azione localizzata del Municipio che però manca fondamentalmente di risorse, finanziarie e umane, e finisce per delegare molto al terzo settore (nel caso del sociale) o ad agire per interventi poco significativi (nel caso dell’urbanistica e dell’economia); infine interventi di natura integrata (come il PRIU e il CdQ) che peccano delle deficienze generali di questo tipo di programmi (sviluppo prevalente degli interventi di tipo fisico e breve raggio d’azione degli interventi sorretti da finanziamenti a termine) e che nel caso specifico del Municipio VI sembrano essere assoggettati al potere dei privati (un po’ per la natura stessa del quartiere formato da una parcellizzazione delle proprietà, e un po’ per la scarsa lungimiranza e strategia del pubblico). Molto sembra essere lasciato dunque al volere e alla forza di altri attori: i privati, il terzo settore, i comitati di quartiere. Questi ultimi sono quelli che si fanno carico delle lotte per preservare e accrescere i beni comuni del territorio, talvolta anche in maniera vincente. Tuttavia anche la loro azione non è veramente rappresentativa di tutti gli interessi degli abitanti, e spesso gli immigrati non sono coinvolti nella scelta delle priorità su cui agiscono i comitati di quartiere, anche se uno sforzo in questo senso inizia a notarsi.