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Spazi del commercio, spazi del lavoro: il mercato Labicano e i negozi di Torpignattara

6. La costruzione di spazi sociali

6.4 Spazi del commercio, spazi del lavoro: il mercato Labicano e i negozi di Torpignattara

Gli spazi del commercio hanno un ruolo particolarmente importante per l’area di Torpignattara. Innanzi tutto perché la zona è stata storicamente caratterizzata da una forte vitalità commerciale. In origine Torpignattara nasce come una borgata rurale separata dal centro, si sviluppano così molti servizi commerciali che la rendono autosufficiente. Anche il mercato inizialmente localizzato lungo la via di Tor Pignattara nasce molto presto, acquistando un valore storico (vedi figura 6.22).

Ancora oggi, nonostante il sistema produttivo sia piuttosto debole, il Municipio VI mostra un’elevata concentrazione di attività commerciali (nel 2001 il 35,7 % delle imprese localizzate nel VI Municipio erano afferenti al commercio, mentre a livello comunale questo settore occupa il 26,8%), anche se nel decennio 1991-2001 queste hanno registrato un notevole calo (mentre gli altri municipi vedono una crescita delle imprese commerciali, il VI decresce del -7,1%, essendo quello più in perdita dopo al VII, -7,8%, e al I, -16,6%)69.

Nel tessuto urbano del Municipio sono dunque molto diffusi gli esercizi di vicinato, e non manca la grande distribuzione organizzata (i centri commerciali sono nove). La struttura commerciale si caratterizza, inoltre, per la fitta rete di mercati rionali, alcuni dei quali negli ultimi anni sono stati oggetto di interventi di riqualificazione. Inoltre il sesto Municipio si distingue all’interno del panorama romano per un alto numero di immigrati in attività autonome. Secondo solo al primo municipio nel panorama comunale, il sesto ospita 1.655 iniziative di “stranieri” per il 91,6 % di marca extracomunitaria (vedi tabella 6.5), con 476 attività gestite da bengalesi e 239 da cinesi principalmente nel settore del commercio (Camera di Commercio di Roma, 2008). In generale le attività legate ai servizi sono prevalenti, pari al 68,3 % rispetto al totale (Camera di Commercio di Roma, 2008).

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Tabella 6.5 Titolari e soci stranieri per nazionalità nei municipi di Roma al primo gennaio 2007. Fonte: Camera di

Commercio di Roma, 2008

Comunitari Extra Comunitari Totale

Municipi

Cifre assolute Quota % Cifre assolute Quota % Cifre assolute Quota %

I 283 7,7 2.363 16,9 2.651 14,9 II 153 4,1 568 4,1 721 4,1 III 72 1,9 255 1,8 326 1,8 IV 161 4,3 466 3,3 627 3,5 V 153 4,1 611 4,4 764 4,3 VI 139 3,7 1.516 10,8 1.655 9,3 VII 197 5,2 926 6,6 1.122 6,3 VIII 459 12,2 1.177 8,4 1.636 9,2 IX 164 4,4 750 5,4 914 5,2 X 166 4,4 637 4,6 803 4,5 XI 125 3,3 492 3,5 617 3,5 XII 162 4,3 368 2,6 530 3,0 XIII 341 9,1 749 5,4 1.090 6,1 XV 231 6,2 652 4,7 884 5,0 XVI 160 4,3 450 3,2 610 3,0 XVII 125 3,3 408 2,9 533 3,0 XVIII 171 4,6 394 2,8 566 3,2 XIX 191 5,1 502 3,6 693 3,9 XX 239 6,4 423 3,0 663 3,7 N.C. 60 1,6 281 2,0 341 1,9 Città di Roma 3.758 100,0 13.989 100,0 17.747 100,0

Il tema degli spazi del commercio è stato affrontato a partire da due temi portanti. Il primo è quello dei mercati (vedi anche paragrafo 3.3) che sono stati considerati in base non solo al loro ruolo commerciale (in quanto spazi del commercio) ma anche per la loro valenza di spazi pubblici. Il secondo tema è quello dei negozi (vedi anche paragrafo 3.7), intesi come quegli spazi del lavoro autonomo che essendo collocati sul fronte stradale sono permeabili alle pratiche quotidiane degli abitanti. Quindi affrontando il tema del commercio, si abbracciano contemporaneamente altre due questioni: quella degli spazi pubblici (in parte già trattata con i parchi), e quella del lavoro.

I mercati e l’ambulantato

Nella zona di Torpignattara-Pigneto sono presenti quattro mercati rionali (vedi tabella 6.6), molto diversi tra loro.

Tabella 6.6 Mercati del Municipio Roma VI

Mercato Tipologia Indirizzo Zona

Casilino Sede impropria Via del Pigneto Pigneto

Labicano Plateatico Via A. da Giussano Pigneto-Torpignattara Perestrello Sede impropria L.go B. Perestrello Torpignattara

Torpignattara Coperto Via Ciro da Urbino Torpignattara storica Casilino 23 Plateatico Via A. Ferraironi Centocelle-De Santis Villa Gordiani Plateatico Via Rovigno D'Istria Gordiani

Il mercato denominato Torpignattara, tra via Ciro da Urbino e via Laparelli sostituisce il mercato storico della zona che era collocato proprio in via di Tor Pignattara (vedi figura 6.22).

Figura 6.22 Il mercato storico di Torpignattara in una foto degli anni ’50 (fonte:

http://www.famcaporello.altervista.org/Caporello%20la%20storia.htm) e l’edificio di via Ciro da Urbino all’interno del quale è stato recentemente ricollocato.

Questo è stato dunque collocato all’interno di una struttura polifunzionale, inaugurata nel 2006 dopo un percorso decennale, frutto dell’iniziativa di riqualificazione promossa dal Comune e realizzata dalla ditta Edilmonti srl. Il nuovo edificio è composto da tre livelli: il piano terra dedicato agli stand mercatali, il piano superiore riservato a negozi ed i piani sotterranei adibiti a box auto. La gestione ordinaria e straordinaria del complesso fu presa in carico dalla ditta Eurospin Lazio S.p.a. e dalla cooperativa Operatori del Mercato di Torpignattara, associate nel Consorzio Centro Polifunzionale di Torpignattara. Per una serie di motivi tecnici e finanziari il consorzio in questi anni è andato incontro a crescenti difficoltà di gestione. La struttura del mercato versa in uno stato di incuria a cui ha corrisposto la chiusura di molti negozi ubicati sia al piano superiore (è rimasto solo Eurospin) sia al piano terra; moltissimi banchi del mercato, inoltre, sono rimasti non assegnati. Il fallimento dell’esperienza del mercato pesa molto sugli abitanti di Torpignattara, essendo questo uno degli unici interventi sostanziali fatti dall’amministrazione nel quartiere. Attualmente nel mercato non c’è nessun operatore di origine non italiana (vedi tabella 6.7), anche se negli anni scorsi ce ne sono stati alcuni che evidentemente sono stati costretti a chiudere dopo poco, a causa della scarsa affluenza di clienti.

Tabella 6.7 Numero totale di licenze rilasciate agli operatori dei seguenti mercati e del numero di licenze rilasciate agli

operatori immigrati. Fonte: Ufficio Commercio Municipio Roma VI

Mercato Totale operatori Operatori Immigrati

Casilino 18 1

Labicano 52 3

Perestrello 15 2

Torpignattara 23 0

Anche il mercato Perestrello (vedi figura 6.11) collocato nella zona della Marranella versa in cattive condizioni. Si tratta però di una situazione diversa, cioè pochi banchi (15 licenze, ma di attivi al momento non saranno più di una decina) ospitati in strutture molto vecchie e inadeguate. Come già raccontato nel paragrafo 6.1 il Comune ha in progetto di spostare il mercato sulla nuova piazza Perestrello che è in via di riqualificazione, sottoforma di un plateatico attrezzato. L’intervento finanziato tramite lo strumento del PUP (Piano urbano parcheggi) è rimasto a lungo in una situazione di stasi, creando disagio ai cittadini, che per questo hanno fatto pressione sull’amministrazione fino ad ottenere proprio lo scorso gennaio (2011) la riapertura dei lavori. A questa lotta dei comitati di quartiere hanno partecipato anche gli immigrati in particolare tramite l’associazione Ital-Bangla. Anche in questo mercato, come d’altra parte in tutti gli altri, la presenza di operatori immigrati con posto fisso è molto bassa.

Anche il mercato Casilino localizzato sulla parte pedonale della via del Pigneto è costituito da un numero abbastanza ridotto di banchi, alcuni dei quali formati da vecchie strutture fisse, altri invece mobili. La collocazione centrale e piacevole sull’isola pedonale lo rende, a differenza di Perestrello, un mercato piccolo ma vitale. Anche qui ci sono dei progetti di riqualificazione, compresi negli accordi che il comune aveva fatto con il privato a cui è stata concessa la ex Serono per realizzare un albergo di lusso. Il progetto per il rifacimento della piazza allungata inizialmente non prevedeva il posto per l’area mercatale, ma a seguito di un intervento del comitato di quartiere è stato cambiato (vedi figura 6.23).

Figura 6.23 Il progetto della riqualificazione della via pedonale con i banchi del mercato segnati in pianta, in realtà

non erano previsti nel progetto originale. Si ipotizza che la passerella centrale e le zone verdi lasceranno poco spazio all’area mercatale.

Anche qui la presenza immigrata è ridotta, anche se ci sono un paio di posti riservati ai banchi a rotazione che spesso sono occupati da immigrati. Inoltre spesso ci sono piccoli banchi di venditori abusivi, per lo più dei senegalesi che abitano nella zona. I dirigenti dell’Ufficio Commercio del VI Municipio non sembrano essere al corrente della questione del commercio abusivo anche se in realtà questa ha avuto una certa risonanza nella cronaca locale. Gli abusivi sono in generale ben visti sia dagli abitanti del Pigneto che dagli altri commercianti che denunciano piuttosto un accanimento delle forze dell’ordine nei loro confronti. Secondo Dario Simonetti dell’Osservatorio Antirazzista, la situazione dei senegalesi non è problematica se non qualora venga letta come un sintomo di marginalità della comunità senegalese stessa, questione che evidentemente non può essere risolta tramite le retate. Inoltre il commercio, per quanto illegale, permette ai senegalesi di tenersi fuori da circuiti criminali peggiori. Quello che l’Osservatorio contesta sono gli eccessivi controlli nei confronti dei senegalesi, a fronte di un’apparente ignoranza da parte delle forze dell’ordine di problemi sentiti come ben più gravi dagli abitanti, in particolare lo spaccio di droga ad opera di alcuni nigeriani.

Infine l’ultimo mercato analizzato è il Labicano situato in via Alberto da Giussano, su cui si è svolto un approfondimento. Anche questo mercato è stato oggetto di recente riqualificazione e conversione a plateatico attrezzato, tramite PUP per cui il privato ha sistemato l’area del mercato tenendo in gestione i parcheggi sottostanti e gli spazi dei negozi, mentre gli operatori riuniti in un consorzio si sono fatti carico delle spese di manutenzione ordinaria, a fronte di una riduzione del costo dell’affitto.

Figura 6.24 Il mercato Labicano visto dall’alto, si evidenziano i banchi attivi e quelli gestiti da operatori immigrati.

A differenza degli altri casi citati, il mercato Labicano ha avuto un processo di riqualificazione ben riuscito, tant’è che risulta il più frequentato della zona, nonché quello in cui c’è la minor percentuale di banchi vuoti. Anche dal punto di vista dell’assetto fisico il mercato sembra funzionare bene, grazie alle strutture nuove dei banchi interni, e al corridoio di banchi esterni, che fronteggiano i negozi aperti tutta la giornata, e si collocano lungo un percorso piacevole, con alberatura e sedute in pietra. Il livello di manutenzione è buono, segno che l’autogestione sta funzionando.

La percentuale di operatori immigrati con posto fisso è molto bassa anche qui (il Municipio ne denuncia tre, ma dall’osservazione personale si trova riscontro solo di due), ma i banchi esterni, che operano a rotazione, sono generalmente occupati quasi esclusivamente da immigrati. Si nota inoltre una presenza immigrata tra i dipendenti degli operatori italiani, impegnati sia in funzioni al banco, che di carico e scarico, volantinaggio ecc.

Lo spazio interno del mercato ospita prevalentemente banchi di alimentari, tra cui due gestiti da immigrati: un frutta e verdura ed una pizza al taglio. Si tratta in entrambi i casi di operatori provenienti dall’Egitto, che dopo aver svolto diversi lavori come dipendenti hanno deciso di aprire un’attività in proprio. Nessuno dei due abita nelle vicinanze, e se il pizzaiolo ha scelto proprio il mercato Labicano perché un conoscente gli ha ceduto lo spazio, le ragioni che hanno portato lì il fruttivendolo sono casuali: ha trovato un posto libero conveniente. Certo è che la scelta si è rivelata strategica, dato che da due anni il fruttivendolo ha aperto anche un negozio in zona Pigneto.

Il profilo dei due commercianti è simile: si tratta di immigrati che risiedono in Italia da molto tempo (9 e 15 anni), hanno alle spalle un percorso di stabilizzazione (il fruttivendolo abita a Ostia con la famiglia e ha la cittadinanza italiana), conoscono bene la lingua e sembrano ben inseriti sia in una rete comunitaria (i dipendenti del fruttivendolo sono tutti egiziani) che nella società italiana (il pizzaiolo ha alle dipendenze un’amica italiana, ed è iscritto alla CNA). Il fruttivendolo che ha il banco in quel mercato da un tempo più lungo ha un buon rapporto con gli altri operatori, e sembra avere anche un giro fisso di clienti.

Figura 6.24 I banchi interni: la pizza al taglio e il frutta e verdura gestiti da egiziani

La situazione dei banchi esterni, situati lungo il marciapiede è molto diversa: si tratta di ambulanti che lavorano a rotazione nei posti che di volta in volta si rendono disponibili in tutto il territorio comunale. Il lavoro in questo senso è più duro, e incerto: non è detto che si troverà un buon posto per comodità e vitalità commerciale. Alcuni dei commercianti si conoscono tra loro, e si scambiano il posto a seconda delle necessità (si assiste ad esempio ad una contrattazione tra una commerciante cinese ed uno bangladese). I prodotti venduti sono esclusivamente non alimentari: prodotti e accessori per la casa e di abbigliamento. I fornitori variano ma più volte vengono nominati fornitori di origine cinese. Le nazionalità dei commercianti sono diverse: bangladesi e cinesi soprattutto, ma anche africani, magrebini.

Alcune interviste svolte rivelano come nella maggior parte dei casi le carriere migratorie dei commercianti a rotazione sono in una fase meno stabile rispetto a quella dei due commercianti egiziani.

Non sempre è presente il proprietario del banco, alcuni banchi sembrano gestiti da più soci, oppure alcuni si dichiarano amici del proprietario, che lavorano ai banchi solo temporaneamente “aiuto un amico quando ne ha bisogno”. La rete comunitaria e familiare in questi casi sembra giocare un ruolo più forte rispetto che per gli egiziani, sia in termini di supporto occupazionale che finanziario.

Anche nel caso dei responsabili dei banchi infatti, si intuisce un livello di inserimento minore nella società italiana, suggerito ad esempio dal fatto che i finanziamenti per avviare l’impresa vengono dai genitori piuttosto che da un prestito in banca, e più in generale dalla tipologia stessa di licenza posseduta, che è più facilmente accessibile rispetto a quella per posto fisso, e non richiede un corso come invece nel caso di quella per commercio di alimentari. In generale la conoscenza della lingua italiana è più debole, soprattutto tra i dipendenti.

Infine il mercato ‘ospita’ anche alcuni venditori abusivi: si tratta perlopiù di bangladesi, che abitano nelle vicinanze, conoscono bene il mercato che frequentano da molto tempo, la loro situazione è ovviamente quella maggiormente precaria e disagiata.

Figura 6.25 I banchi esterni: ambulanti a rotazione e ambulanti abusivi

Dai sopralluoghi effettuati, i clienti che frequentano il Labicano sembrano per lo più italiani, anche se gli operatori dichiarano di avere una clientela multietnica: il fruttivendolo egiziano spiega che molti immigrati vengono da lui alla ricerca di prezzi più bassi, un commerciante di tessuti e biancheria per la casa bangladese ritiene i romeni dei buoni clienti. La presidentessa del consorzio degli operatori racconta di come il mercato sia frequentato da molti immigrati, famiglie anche con bambini, ma che questi non sono dei buoni acquirenti: tendono a spendere poco, ed evidentemente per i prodotti alimentari tendono a rivolgersi ai molti negozi presenti in zona gestiti da connazionali. Tra i clienti stranieri presenti, si nota in generale una maggior presenza di donne: indiane, filippine, magrebine, est europee. Alcune hanno i figli al seguito, ma in generale si fatica ad avere delle informazioni sul loro conto, per una generale diffidenza, e una scarsa conoscenza dell’italiano. Le uniche disponibili a raccontarsi, sono due signore egiziane che chiacchierano al tavolino del bar collocato dentro al mercato. Si tratta di due amiche che abitano nel quartiere (riferendosi ad una zona piuttosto ristretta attorno a via Alberto da Giussano) con la famiglia, dove svolgono la maggior

parte delle attività quotidiane: i mariti hanno un’attività in zona (auto-officina), i figli frequentano le scuole, i centri sportivi e i parchi gioco del quartiere, loro stesse vengono spesso al mercato, per fare la spesa ma anche solo per incontrarsi. In generale dimostrano di avere un’esperienza positiva del quartiere e del mercato dove si sentono a proprio agio, e sono ben inserite, condividendo con gli altri abitanti problematiche e appartenenze.

Cosa ci raccontano, dunque, i mercati di Torpignattara, in particolare il Labicano rispetto alle questioni che sono emerse dalla letteratura (vedi paragrafo 3.3 e 3.7)? Da un lato si trova confermata l’immagine del mercato rionale come luogo di apertura e libertà, dove si tollerano dunque anche pratiche informali (i venditori abusivi ad esempio) e dove si creano rapporti al di là del background etnico, basati sullo ‘scambio’. Al Labicano ad esempio, non si notano discriminazioni razziali: il giovane egiziano che ha aperto da poco la pizzeria è accolto con slancio positivo sia dai colleghi che dalla clientela.

Quello che si nota è piuttosto un discrimine tra la realtà interna dei posti fissi, dove gli operatori sono consorziati, e sono quasi esclusivamente italiani, e i posti esterni a rotazione dominati dagli operatori immigrati. Questa separazione suggerisce una sorta di stratificazione interna al mercato, dove gli immigrati ricoprono in modo preponderante i livelli più bassi, vuoi per il tipo di licenza, vuoi per lo status di dipendenti piuttosto che abusivi. Si è di fronte ad una sorta di successione ecologica, come nel gioco delle sedie musicali raccontato da Waldinger in Rath (2000): man a mano che i posti nella gerarchia del lavoro ambulante (immaginabili come i pioli di una scala) diventano meno desiderabili per gli italiani, sono gli immigrati ad occuparli.

Si leggono due criticità in questo processo a Torpignattara: la prima è relativa a quei posti occupati esclusivamente da immigrati, che in realtà sono esterni alla ‘scala’ occupazionale su cui avviene il gioco delle sedie musicali (prendendo in prestito l’immagine di Waldinger), cioè gli abusivi. Se le altre occupazioni, per quanto collocate in basso nella gerarchia, conservano una possibilità di avanzamento, verso posizioni più ambite, gli abusivi rimangono ai margini di questo processo. In tal senso, si sottolinea ancora una volta la situazione dei senegalesi del Pigneto (ma una comunità meno nota di senegalesi dalle caratteristiche simili è presente anche a Torpignattara in via Pietro Rovetti) che versano sia dal punto di vista abitativo che lavorativo in una condizione, in questo caso sì, di segregazione, la cui fuoriuscita è impedita dall’autoalimentarsi di circoli viziosi di esclusione. L’atteggiamento istituzionale nei confronti dei senegalesi, in questo momento non sembra per nulla

inteso a risolvere questa situazione di marginalità70, mentre la mobilitazione degli abitanti a supporto della causa dei senegalesi, per quanto tutelativa, non riesce ad avere degli sbocchi propositivi, ma rimane una sorta di ‘azione di resistenza’ contro le forze che minacciano lo status quo.

La seconda criticità nel sistema del gioco delle sedie musicali nel commercio di Torpignattara è riferita al fatto che nel micro cosmo dei quattro mercati analizzati, i posti più in alto nella scala che vengono lasciati liberi dagli italiani, rimangono per lo più vuoti (e ciò è particolarmente evidente nel mercato Torpignattara, ma anche negli altri). Questo però non è lo specchio di una tendenza generale. Se si confrontano infatti i dati relativi ai settori di attività in cui sono impiegati gli immigrati del VI Municipio (vedi grafico 6.1, e tabella 6.8), si noterà che una larga parte è effettivamente occupata nel commercio ambulante, e in molti casi si tratta di posti fissi all’interno di mercati rionali, i posti dunque che possono essere considerati all’apice della ‘scala occupazionale’ dell’ambulantato.

70

L’intervento delle istituzioni è consistito principalmente nel tentativo di contrasto del commercio abusivo, tramite appostamenti al mercato Casilino e retate all’interno delle abitazioni dei senegalesi, assecondando anziché ostacolare la minaccia dello sfratto che incombe su entrambe le comunità.

Figura 6.26 Localizzazione dei banchi fissi nei mercati di Roma e provincia dei commercianti ambulanti residenti a

Torpignattara e dintorni (cap 00176 e 00177) per cittadinanza. Elaborazione su dati della Camera di Commercio di Roma, 2010

La figura 6.26 mostra però come quasi nessuno (uno per la verità) dei commercianti immigrati di Torpignattara lavora in un mercato della zona (e in effetti è stato confermato dall’osservazione sul campo come i pochi immigrati che lavorano nei mercati di zona sono in realtà residenti altrove). Se gli egiziani si concentrano nei mercati dei municipi limitrofi (il I, III, IX, X), i bangladesi si distribuiscono uniformemente in tutto il territorio comunale mentre cinesi e sudamericani tendono ad andare oltre i confini comunali, e si spargono per i mercati della provincia e oltre.

Nel campo del commercio ambulante, non c’è dunque una coincidenza tra residenza e luogo del lavoro, e questo fa si che in un quartiere multietnico come Torpignattara, con un numero così alto di residenti ambulanti, non esista tuttavia un vero e proprio mercato multietnico, come lo è invece quello dell’Esquilino, nel Municipio I, e come succede in altri casi noti come per Porta Palazzo a Torino (vedi paragrafo 3.3). A produrre questo fenomeno agiscono dei fattori concomitanti: uno è

sicuramente che la maggior parte dei commercianti immigrati di Torpignattara lavora in realtà nei negozi, accessibili per disponibilità di spazio (il trend negativo del decennio 91-01 ha contribuito a lasciare dei vuoti) e per livello dei valori immobiliari (vedi tabella 5.4) e che rispetto