L’Italia è uno dei principali Paesi esportatori di vino nel mondo assieme alla Francia, indiscusso leader mondiale e alla Spagna. Questo permette all’Italia di avere una posizione competitiva di rilievo nel mercato internazionale.
Secondo i dati Istat l’export in volume di vino italiano nel mondo nel 2011 si è attestato a 24 milioni di ettolitri e a valore a 4,4 miliardi di euro di fatturato con un aumento rispetto al 2010 in valore del 12,8 % e in volume del 9,1%. Tali dati sono significativi per il settore vitivinicolo italiano che rappresenta una quota di mercato internazionale pari al 22% (Vinitaly, 2012), dimostrando di non risentire della crisi a livello mondiale a differenza di altri settori.
Di fronte a questi dati l’Italia è il secondo Paese per fatturato esportato, dopo la Francia e il primo per il volume di export a livello internazionale.
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Grafico 2.7. Valore delle esportazioni dei principali Paesi produttori in milioni di euro.
Fonte: I Numeri del vino, da dati delle dogane, 2011.
Grafico 2.8 Volume delle esportazioni dei principali Paesi produttori in milioni di ettolitri.
Fonte: I numeri del vino, da dati delle dogane, 2011
L’aumento dell’export, sia a valore che a volume, negli ultimi anni è sempre più importante, data la realtà interna della diminuzione dei consumi domestici. Si evidenzia,
0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Francia Italia Spagna Australia Cile U.S.A. Sudafrica 0 5 10 15 20 25 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Francia Italia Spagna Australia Cile U.S.A. Sud africa
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inoltre, che l’Italia ha un ruolo di primaria importanza nello scenario competitivo mondiale mantenendo la posizione competitiva nei confronti dei principali Paesi produttori del Nuovo e del Vecchio Mondo.
Tuttavia, l’Italia deve difendere la propria posizione competitiva e cercare di valorizzare i propri vini in modo raggiungere l’export a valore effettuato dalla Francia. Infatti, un segnale non positivo si delinea analizzando il valore medio per litro del vino italiano esportato che, confrontato con quello francese e con quello dei principali competitor internazionali, non rassicura molto il settore. Anche se il valore del prezzo medio del vino esportato al litro nel 2011 è aumentato del 3% rispetto al 2010, passando da 1,77 euro al litro a 1,83 euro al litro. Nonostante ciò, l’intero settore dovrebbe ridiscutere le strategie e le politiche di valorizzazione del prodotto nei mercati esteri in modo che il lavoro effettuato lungo la filiera produttiva sia ricompensato e non venga costretto a diminuire i costi e di conseguenza la qualità del prodotto per poter competere con i prezzi applicati a livello internazionale.
Grafico 2.9. Prezzo medio delle esportazioni dei principali Paesi euro/ettolitri.
Fonte: Elaborazione dati I numeri del vino, 2011. 0 100 200 300 400 500 600 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Francia Italia Spagna Austalia Cile U.S.A. Sudafrica
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La posizione competitiva dell’Italia verso la Francia è evidenziata da una ricerca condotta da Mariani et al. (201145), dove si evince che l’Italia ha la quota a valore maggiore della Francia nei Paesi classificati come grandi importatori e minore nei Paesi classificati come piccoli importatori tradizionali e nei nuovi mercati emergenti, nei quali la Francia ha aumentato notevolmente la propria quota. Nel gruppo grandi importatori rientrano: Regno Unito, U.SA., Germania. In quello piccoli importatori tradizionali: Giappone, Belgio, Canada, Olanda, Svizzera, Austria, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Svizzera. nel gruppo piccoli importatori non tradizionali sono compresi cinquanta Paesi in tutti i continenti, includendo Hong Kong, Polonia, Brasile, Russia, Cina.
Grafico 2.10. Quote a valore del 2010 nell’esportazione di vini imbottigliati sul totale delle importazioni dei tre raggruppamenti di Paesi e variazioni ottenute dal 2004 al 2010, indicate con il simbolo ∆, da parte dell’Italia e della Francia.
Fonte: Mariani et al, (2012) e informatore Agrario n.11/2012
45 Questa ricerca è disponibile nella rivista Informatore agrario ed è stata presentata da E.Pomarici il
giorno 27 marzo 2012 al Vinitaly.
0 5 10 15 20 25 30 35 40
Grandi Importatori Piccoli importatori tradizionali
Piccoli importatori non tradizionali
Francia
Eportazioni % francesi, sul totale delle importazioni dei tre gruppi di Paesi.
- 0, 7 Δ - 7,9 Δ 13,3 Δ
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Fonte: Mariani et al, (2012) e informatore Agrario n.11/2012
I grafici sottolineano un aumento del valore delle esportazioni da parte dell’Italia in tutti tre i raggruppamenti di Paesi, a differenza della Francia, dove ha subito una diminuzione. L’Italia ha aumentato in modo massiccio il valore delle esportazioni verso i Grandi Paesi importatori, mentre si trova in difficoltà verso i nuovi Paesi bevitori di vino, dove il tasso di sviluppo dell’economia è molto elevato, contrariamente alla Francia che, invece, in questi ultimi Paesi ha aumentato le proprie quote, dimostrandosi leader mondiale. Si evince così una capacità dei vini francesi e dell’intero settore di aggredire e penetrare più efficacemente i nuovi Paesi in via di sviluppo.
Considerando le imprese vitivinicole italiane nello studio effettuato da Mediobanca nel 2012, utilizzando i dati del 2010 su 10746 società di capitali con un fatturato superiore a 25 milioni di euro, è emersa la crescita del fatturato estero dell’11,5% nell’anno 2010 rispetto a quello del 200947. Per di più la percentuale di fatturato dell’export è pari a 49,1% per le S.r.l. e S.p.a., invece, per le cooperative tale percentuale è di 43,3%. Inoltre, è da precisare che l’aggregato di queste società ha un tasso di rappresentatività del 53,3% in termini di export su un totale di 3,9 miliardi di euro (Indagine Mediobanca, 2012).
46 Questo aggregato di società è rappresentato da: 28 società cooperative, 75 S.p.a e S.r.l a controllo
italiano e 4 a controllo estero (Indagine Mediobanca, 2012).
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I dati confrontati derivano da misurazioni effettuate su un campione di imprese di 103.
0 5 10 15 20 25 30 35 40
Grandi Importatori Piccoli importatori tradizionali
Piccoli importatori non tradizionali
Italia
Esportazioni % italiane sul totale delle importazione dei dei gruppi di Paesi 4,2 Δ 3,8 Δ 3 Δ
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Grafico 2.11. Percentuale di export sul totale di fatturato delle società oggetto d’indagine distinte in: S.p.a. e S.r.l, società cooperative.
Fonte: Elaborazione dati Mediobanca, 2012
In questo grafico si nota una tendenza che si è capovolta e riguarda la percentuale di export sul totale del fatturato delle società cooperative che nell’anno 2004 era di circa il 44%, superiore a quello delle S.r.l. e S.p.a. che era di circa 40%. Infatti, oggi l’export delle società S.r.l. e S.p.a. è maggiore di quello delle cooperative, dimostrando un’inversione di tendenza che sta proseguendo anche quest’anno.
Le imprese oggetto dell’analisi hanno risposto anche ad un questionario, sulle attese per l’export nel 2012. Dalle risposte si evince che il 94% delle imprese prevede una crescita delle esportazioni con tassi, per il 55,7% di esse, superiori al 3% (Indagine Mediobanca, 2012). Un altro dato rilevante che emerge dalle interviste riguarda le figure professionali utilizzate per l’esportazione nei Paesi esteri. L’indagine, infatti, sottolinea che l’83,9% delle imprese intervistate si servono dell’intermediario per distribuire ed esportare i prodotti nei mercati stranieri (Ibidem) .
Tabella 2.7 Canali di vendita utilizzati all’estero in percentuale delle società oggetto di indagine nel 2011
S.p.a e s.r.l Cooperative Totale
Rete propria 5,4% 9,6% 6,4% Intermediario importatore 86,8% 76% 83,9% Altre 7,8% 14,4% 9,7% Fonte: Mediobanca, 2012 0,00% 10,00% 20,00% 30,00% 40,00% 50,00% 60,00% 2006 2007 2008 2009 2010 S.p.a e s.r.l. Cooperative Totale export
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All’evidenza dei dati dell’export delle principali aziende italiane e della bassa concentrazione del settore, è necessario analizzare la struttura del comparto per comprendere la composizione dell’offerta delle imprese che si posizionano e competono nei mercati esteri.
Il settore vitivinicolo è un comparto costituito da una pluralità d’imprese che ne determina un’elevata frammentazione e complessità. Questo si contrappone alla realtà dei Paesi del Nuovo Mondo caratterizzati da una forte concentrazione di imprese orientate a piani strategici internazionali pluriennali. Infatti, Pomarici (2012) in base ad uno studio effettuato da Malorgio et al. (2011) afferma che il settore vitivinicolo è composto da circa 103 imprese di grandi e medie dimensioni (fatturato superiore ai 25 milioni di euro) e da circa 9.000 imprese di piccole dimensioni (fatturato inferiore ai 25 milioni di euro). Inoltre, il ricercatore aggiunge che queste 9000 imprese rivolte al mercato finale ricevono il vino da 60.570 imprese di trasformazione le quali lavorano l’uva di circa 240.033 aziende48. Nonostante ciò Rea (2012) evidenzia la presenza di 383.654 aziende vitivinicole e di circa 30.000 imprese imbottigliatrici. Questi dati discordanti ci fanno intendere la complessità di analisi e l’elevata varietà delle imprese del settore, nel quale sono presenti una pluralità di modelli di governance come cooperative, aziende agricole, private e commerciali. Inoltre, si può intuire che l’elevata frammentazione del settore e l’intensità concorrenziale a livello internazionale placcano gli investimenti delle aziende all’estero non consentendo di occupare una posizione favorevole nei mercati internazionali e di raggiungere una posizione di rilievo nel canale distributivo. Per di più, sembra che tale frammentazione non permetta una pianificazione strategica all’internazionalizzazione pluriennale come effettuato dai grandi competitor stranieri.
Per comprendere com’è strutturato il comparto del vino e indentificare le tipologie di imprese operanti nel territorio, Pomarici (2012) ha suddiviso le imprese di trasformazione (66.570) in base alla capacità produttiva e alla tipologia di impresa. Esse comprendono le cantine agricole dove l’uva è autoprodotta; l’impresa semi-industriale nella quale la propria produzione è integrata con l’acquisto di uva da altri produttori; l’impresa industriale dove l’uva è interamente acquistata e la cooperativa nella quale
48 Dati provenienti dalla conferenza al Vinitaly del 27 Marzo 2012 “Mercato del vino: come affrontare la
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l’uva è conferita dai soci. Inoltre, le oltre 9.000 imprese collegate con il mercato finale, sono state anche classificate anche in base al fatturato.
Tabella 2.8. Struttura del settore vitivinicolo italiano49 suddiviso per: capacità produttiva; tipologia di cantina; fatturato.
Capacità produttiva (hl) N Peso % su prod.
<1000 63.536 8
1000-10.000 2.354 13
10.000-50.000 451 21
>50.000 229 58
Tipo di cantina N Peso % su prod.
Agricola 62.085 12 Mista o semi-industriale 2.123 9 Industriale 1.710 26 Cooperativa 652 53 Fatturato50 N Peso % su prod. 200 milioni 2 9
Tra 200 milioni e 25 milioni 101 46
< 25 milioni 9.000 45
Fonte: Malorgio et al. (2011); dati finanziari provenienti da Indagine Mediobanca 2011.
I risultati di questo studio mettono in evidenza come la maggior parte delle aziende vitivinicole di trasformazione abbiano una capacità produttiva inferiore ai 1000 ettolitri con un peso sulla produzione pari all’8%. Le aziende di trasformazione che invece hanno un elevato peso sulla produzione, sono quelle con una capacità produttiva superiore ai 50.000 ettolitri, anche se il loro numero è inferiore a tutte le altre e si attesta a 229.
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La tipologia di cantina più numerosa nel panorama vitivinicolo italiano è quella agricola ma con un basso peso sulla produzione pari al 12%. La forma cooperativa si dimostra la meno numerosa, ma ha un’elevata incidenza sulla produzione con il 53%.
Considerando il fatturato delle 9.103 aziende collegate al mercato finale, si delinea una bassa concentrazione del settore con solo due aziende che superano i 200 milioni di euro di fatturato. Queste aziende hanno anche una bassa incidenza sulla produzione totale delle imprese oggetto d’indagine pari al 9%. Si dimostra, invece, una situazione di equilibrio nell’incidenza percentuale sulla produzione da parte delle aziende con un fatturato tra i 200 milioni di euro e i 25 milioni di euro e quelle con un fatturato inferiore ai 25 milioni di euro.
Questi dati confermano ancora un’elevata complessità e frammentazione del settore caratterizzato da una massiccia presenza di piccole imprese che compongono gran parte della produzione del vino italiano.