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Il potere trasformativo delle prime relazioni: dallo sguardo alla sintonizzazione emotiva

ATTACCAMENTO, REGOLAZIONE DEGLI AFFETTI E RIPARAZIONE DEL SÉ IN ALLAN N SCHORE

2. Il potere trasformativo delle prime relazioni: dallo sguardo alla sintonizzazione emotiva

Allan Schore inizia l’argomento dell’attaccamento buono con un’immagine, quella de La prima carezza del bambino, meraviglio- so dipinto della pittrice Mary Cassatt, presentato all’inizio di que- sto capitolo, immagine di estrema bellezza e di rara intensità evo- cativa. In esso si evoca lo scambio di amore e di sensazioni fra la madre e il bambino, amore nella sua espressione più pura e asso- luta; le mani delicate e gli occhi trasognati del bambino che cono-

scono carezzando e osservando il volto materno, le mani che ab- bracciano e cingono altrettanto delicatamente il bambino, imma- gine di fusione interiore e fisica, unite da un collante spirituale as- soluto: lo sguardo.

Così la descrive Schore:

Questa immagine rappresenta una diade, due unità inter- dipendenti, sguardi tra due volti, uno di una donna adul- ta, l’altro di un bambino, ed è diventata una rappresenta- zione classica di una psicologia materna, pre-edipica. […]. Le due figure formano un gruppo compatto e unificato, in un’immagine che racchiude tutta l’intimità della relazione madre-bambino, convogliando il senso winnicottiano del- l’intenso coinvolgimento proprio della prima relazione e rappresentando un’immagine potente del legame di attac- camento concettualizzato da John Bowlby. Come riesce un artista a trasmettere queste sensazioni? Sì, la curva delle braccia suggerisce la formazione di un anello, il bambino tocca il volto della madre, la mano della madre si trova sul piede del bambino: un sistema chiuso di corpi intrecciati. Il particolare più significativo degli altri, però, è che le te- ste sono poste una accanto all’altra: ciò che unisce le due figure è l’incontro di sguardi diretti tra gli occhi9.

Come si è visto dai diversi studi sull’ontogenesi della mente è emerso come le prime relazioni e la loro qualità siano alla base del- la futura struttura mentale e psicologica dei soggetti. L’evento cen- trale, dunque, dello sviluppo emotivo dell’essere umano sta nella “creazione interattiva del legame di attaccamento e di comunicazio-

ne affettiva tra il bambino e sua madre”10, alla base della matura-

zione di specifiche connessioni strutturali del sistema nervoso cen- trale, specie delle aree prefrontali dell’emisfero destro, che a loro volta mediano gli aspetti interpersonali e intrapsichici.

Analizzando lo sviluppo sociale ed emotivo del primo anno di vita si è potuto comprendere come esso sia mediato, essenzialmen- te, dal canale visivo, e più in particolare dagli scambi visivi che in-

9 A. N. Schore, La regolazione degli affetti e la riparazione del sé, cit., p. 36. 10 Ivi, p. 37.

tercorrono negli sguardi fra il bambino e la madre, in cui si espli- citano i diversi gradi di espressività del volto materno in mutua in- fluenza reciproca con il bambino.

Inizialmente il dialogo madre-bambino si esprime attraverso una serie di scambi e di interazioni significative, fatti di sguardi ed espressioni del volto. Nell’accudimento e nella comunicazione re- ciproca lo sguardo materno si potenzia di un effetto riflesso che implica la dilatazione delle pupille, conferendo agli occhi un par- ticolare luccichio che attira ancor più il bambino il quale attua lo stesso meccanismo riflesso di dilatazione: “Le pupille, dunque, agiscono come dispositivi per la comunicazione interpersonale di tipo non verbale, rendendo possibili rapide comunicazioni a un li- vello inconscio”11. La sintonizzazione di emozioni positive fra ma-

dre e bambino sono poste alla base della capacità del bambino di acquisire e di strutturare la sua capacità di regolare gli affetti e di sentirsi “vivo” e “presente” nel mondo, vivificando il suo “esserci- nel-mondo”.

L’effetto delle esperienze di attaccamento producono nel bam- bino la rappresentazione mentale di uno schema, quello dell’im-

magine mentale della madre, o della prima figura di accudimento,

che si concentra essenzialmente sul viso. Il volto emotivamente espressivo della madre, positivo o negativo, viene fissato nella me- moria emotiva del bambino e mantenuto anche in sua assenza: la «madre icona»12, conservata nella memoria implicita procedurale

di tipo iconografico.

Il rispecchiamento visivo, dunque, illustra le interazioni or- ganizzate da costanti meccanismi di regolazione e le espe- rienze di interazioni sincronizzate reciprocamente sono fon- damentali per lo sviluppo affettivo del bambino13.

11 Ivi, p. 39.

12 A. N. Schore, I disturbi del Sé. La disregolazione degli affetti, Astrolabio, Ro- ma 2003, p. 30.

13 A. N. Schore, La regolazione degli affetti e la riparazione degli affetti, cit., p. 39. Corsivo mio.

Il livello di sintonizzazione della madre con il bambino avvie- ne, per lo più, sul riflesso degli stati interni del bambino, a un li- vello di comunicazione emotiva inconscia; la sintonizzazione non può essere, però, sempre continua e regolata alla perfezione, que- sto implica dei momenti normali di interruzione degli scambi co- municativi avvertiti come “rotture” momentanee del legame di at- taccamento. Gli stati di interruzione prolungati producono un ef- fetto ritenuto altamente tossico per il bambino, non in grado di comprenderli e di assimilarli correttamente, in considerazione di ciò di grande importanza è il ripristino delle condizioni di sinto- nizzazione emotiva e affettiva, ruolo che spetta alla figura princi- pale di accudimento e che va a potenziare le capacità resilienti del bambino stesso.

La durata degli intervalli di tempo in cui il bambino viene abbandonato a se stesso nella gestione di stati a intensa af- fettività negativa rappresenta un fattore importante che concorre alla predisposizione per la psicopatologia. La partecipazione genitoriale attiva nella regolazione degli stati affettivi è fondamentale per insegnare al bambino che è possibile passare da stati affettivi di tensione legata a un’iperattivazione emotiva o di ‘spegnimento’ da ipoatti- vazione, al ristabilimento di uno stato di affettività positi- va. Nel corso del primo sviluppo l’adulto fornisce la mag- gior parte della modulazione necessaria degli stati emotivi del bambino, soprattutto qualora si verifichino delle rottu- re e durante le fasi di transizione da uno stato all’altro: questa funzione, esercitata dall’adulto, permette lo svilup- po delle capacità di autoregolazione del bambino. Anche in questo caso, la chiave per il successo di questo processo è la capacità di monitorare i propri stati affettivi, soprattut- to di quelli a valenza negativa. In questi pattern di “rottu- re e riparazioni” (Beebe e Lachmann, 1994) la figura di ac- cudimento ‘sufficientemente buona’ che induce una rea- zione di stress nel bambino a causa di una perdita della sintonizzazione è in grado di evocare con il giusto tempi- smo la regolazione, sintonizzata dal punto di vista psico- biologico, degli stati emotivi che ha innescato nel bambino. La madre e il bambino in grado di ricreare un senso di conforto e di recuperare uno stato di sintonizzazione nego-

ziano a livello diadico una transizione tra stati affettivi, co- gnitivi e comportamentali. Questi meccanismi di recupero sottendono i meccanismi di “riparazione interattiva” (Tro- nick, 1989) in cui la partecipazione della figura di accudi- mento è responsabile della riparazione dei momenti di as- senza di sintonizzazione che si verificano durante gli scam- bi comunicativi della diade. In queste circostanze, la ma- dre che induce uno stress e uno stato negativo nel bambi- no diventa uno strumento per la trasformazione dell’emo- zione negativa in emozione positiva14.

Dal punto di vista neurobiologico il trasferimento a valenza po- sitiva di emozioni tra il bambino e la sua principale figura di accu- dimento influenzano la maturazione dei sistemi cerebrali a essi connessi, determinandone una progressiva organizzazione. A esse- re maggiormente influenzato, come detto in precedenza, è secon- do Schore la corteccia destra, dominante nell’elaborazione dell’in- formazione visiva, emotiva e prosodica, ovvero il tono e l’intensità vocale, e per il riconoscimento delle espressioni affettive non ver- bali, mediatore delle future competenze affettive e relazionali del bambino. Oltre a modificazioni strutturali di tipo neurobiologico, le interazioni positive generano significativi effetti anche sul piano psicobiologico nell’ambito della regolazione affettiva.

In sostanza, gli scambi reciproci di sguardi e la sintonizzazione regolare innescano scariche di endorfine nel cervello in fase di svi- luppo, endorfine che “sono le responsabili biochimiche della pia- cevolezza delle interazioni sociali e delle emozioni di attaccamen- to, dal momento che agiscono direttamente sui neuroni dopami- nergici nei centri sottocorticali deputati alla ‘ricompensa’ nel cer- vello del bambino, quei centri che amplificano il livello delle emo- zioni positive”15.

14 Ivi, pp. 42-43. (Nella citazione si fa riferimento ai testi di B. Beebe, F. M. La- chmann, “Rapresentations and internalization in infancy: Three principles of salience”, in Psychoanalytic Psychology, n. 11, 1994, pp. 127-165, e E. Z. Tro- nick, “Emptions and emotional communication in infants”, 1989, in Ameri- can Psychologist, n. 44, pp. 112-119).

Attaccamenti e legami “non sufficientemente buoni” implicano un diverso grado di compromissione nella capacità di regolare gli affetti, ma anche disturbi nella rappresentazione del sé e dell’altro; complessivamente le personalità che hanno avuto scarsi momenti di sintonizzazione affettiva nell’infanzia presentano un grado piut- tosto elevato di disorganizzazione psichica, coerente con l’incapa- cità di gestire lo stress e di uscire da stati emozionali negativi e a esacerbarne gli effetti e di deficit nel recupero dei meccanismi di riparazione interna.

Questa concettualizzazione è coerente con le recenti ipote- si secondo cui il fondamentale effetto a lungo termine del trauma e delle negligenze precoci consisterebbe nella per- dita della capacità di regolare l’intensità dei sentimenti, […] una disfunzione più evidente nel caso di risposte emotive più intense e durature […]16, come nel caso di

rabbia, vergogna, frustrazione, sovraeccitazione, paura o disperazione.

3. Lo sviluppo del Sé e le sue declinazioni: i disturbi dell’attacca-