• Non ci sono risultati.

La Presenza del passato e Progetto Venezia: il ruolo delle prime Biennali di Architettura

5 VENEZIA COM'ERA DOV'ERA?

5.4 La Presenza del passato e Progetto Venezia: il ruolo delle prime Biennali di Architettura

L'animata riflessione sull'interazione tra il nuovo e l'antico sorta a Venezia a partire dagli anni Cinquanta trova un numero crescente di occasioni operative nel ventennio successivo. Nel 1980 l'importanza assunta dalla riflessione architettonica in laguna viene sancita dall'inaugurazione della prima mostra Biennale di Architettura, che va ad affiancare la Biennale di Arti Visive come realtà autonoma. Il titolo scelto per questa prima manifestazione, diretta da Paolo Portoghesi, è, significativamente, La Presenza del Passato, ed essa si propone come una rassegna di realizzazioni post-moderne attraverso le quali celebrare “la resistituzione dell'architettura nel grembo della storia63”, ovvero la riscoperta della storia da parte

degli architetti dopo gli anni di censura stabiliti dal Movimento Moderno.

La scelta delle opere esposte è effettuata sulla base del dialogo con la storia, ovvero vengono invitati a partecipare quegli architetti modernisti che si siano lasciati alle spalle il culto del nuovo per accettare il ruolo imprescindibile che riveste la tradizione nella pratica architettonica. Il quadro dei partecipanti offre una panoramica di approcci personali anche molto diversi tra loro, che vanno a ricercare in maniera autonoma il proprio collegamento con il passato inserendosi nel variegato scenario del Postmoderno.

Il nucleo centrale dell'esposizione è ricavato negli spazi delle Corderie dell'Arsenale, ed è costituito dalla “Strada Novissima”, un percorso lineare composto da venti facciate effimere, realizzate artigianalmente da ciascuno dei venti architetti invitati a partecipare. Scopo dell'installazione è realizzare uno “spazio dell'immaginario” che riporti con ironia l'attenzione su un'urbanistica a misura d'uomo e sul ruolo centrale esercitato dalla strada e dall'antica piazza come punti di incontro e di scambio, elementi venuti a mancare nella rigida pianificazione

63 PORTOGHESI P., La fine del proibizionismo, in La presenza del passato, « Catalogo della Prima mostra internazionale di architettura, Venezia 27 luglio- 9 ottobre 1980» Venezia, 1980, p. 9.

modernista. La scelta di strutture provvisorie viene fatta in assonanza con la tradizione dell'arredo urbano provvisorio, che animava le città antiche in occasioni di feste o eventi particolari, permettendo di modificarne l'aspetto e reinventarlo di volta in volta. Le tematiche sollevate dall'esposizione sembrano perfettamente adeguate ad una città come Venezia, e il collegamento con essa è reso in più modi esplicito: la Strada Novissima viene chiamata così in assonanza della centrale Strada Nova e l'arredo effimero anche grazie alla presenza del Carnevale costituisce una delle tradizioni più tipiche della città.

La mostra si pone quindi fin da subito come crocevia delle ricerche internazionali più recenti, e come arena per un dibattito di alto livello scientifico che non offre soluzioni o prese di posizione ideologiche, ma si offre come osservatorio sulla produzione attuale64. Attraverso le Biennali, l'internazionalità si conferma uno

dei punti forti di Venezia, che sfrutta il suo naturale potere attrattivo per diventare un centro culturale di primo piano anche per quanto riguarda le ricerche architettoniche65. Nonostante questo ruolo ormai conclamato, nessuna iniziativa

viene intrapresa per mettere in pratica queste teorie all'interno della città, e l'unico vero progetto realizzato per cercare un dialogo con il territorio veneziano resta il Teatro del Mondo lasciato fluttuare da Aldo Rossi sulle acque del Bacino di San Marco66.

Questa singolare costruzione rivestita in legno recupera la tradizione dei teatri galleggianti del XVI secolo e allo stesso tempo rievoca le architetture raffigurate nei dipinti di Vittore Carpaccio; il teatro si presenta all'esterno come uno spazio cubico concluso, dotato di cupola a copertura piramidale e di due piccole torri laterali, concepito per confrontarsi nella sua materia effimera e nei suoi volumi moderni con le solide architetture monumentali della chiesa della Madonna della

64 Quella che Paolo Portoghesi chiama “la strategia dell'ascolto” in PORTOGHESI P., La fine del

proibizionismo... op. cit., p. 9.

65 LEVY A., Architecture on display: on the history of the Venice Biennale of Architecture, Londra, 2010, in particolare pp. 21- 65.

Salute, di Punta della Dogana o della Basilica. Fluttuando accanto ai principali simboli del paesaggio veneziano esso ne rimette in discussione la storia tra contrasti e rimandi formali, mettendola in condizione di un dialogo con il nuovo. Cinque anni dopo, la terza edizione della Biennale viene espressamente dedicata a Venezia e alla progettazione in loco. Il legame mancato tra la dimensione locale e il rilievo internazionale assunto dalla manifestazione viene esplicitamente ricercato nel 1985 con l'inaugurazione di Progetto Venezia.

Scopo di questa terza mostra non è soltanto porre Venezia al centro dell'attenzione dei progettisti contemporanei, ma anche denunciare la particolare vitalità progettuale che sembra animare il capoluogo in quel decennio. Questa Biennale segna quel particolare momento nella storia culturale della città in cui si coltiva realmente l'utopia di un ribaltamento della sua secolare musealizzazione, per rilanciarla ufficialmente in veste di laboratorio di idee67. L'operazione viene

condotta evitando grandi stravolgimenti, ma piuttosto attraverso interventi mirati destinati non solo alla zona insulare ma anche ai piccoli centri sulla terraferma, a cui sono chiamati a dare un contributo personale architetti più o meno affermati da ogni parte del globo.

I tre luoghi prescelti per la progettazione in laguna, il mercato di Rialto, il Ponte dell'Accademia e Ca' Venier dei Leoni, sono quelli che raccolgono il maggior numero di proposte rendendo conto di come nel Postmoderno un unico tema possa dare origine ad una gamma vastissima di soluzioni e di suggestioni. Sebbene la risposta degli architetti sia massiccia e nel complesso siano selezionati ed esposti centinaia di progetti su un totale di 1500 presentati, nessuno di questi è destinato ad una realizzazione. Tramite i progetti prescelti l'esposizione cerca di proporre soluzioni a dei problemi reali fornendo dei modelli operativi che suggeriscano la strada migliore per interagire con le sopravvivenze dell'antico. Il procedimento di selezione si propone di sintetizzare un catalogo di risposte possibili sulle quali

67 Terza mostra internazionale di architettura: Progetto Venezia, «Catalogo della mostra», Milano, 1985. BRUSATIN M., Sul Progetto Venezia della Biennale, in “Casa Vogue”, n. 156, 1954, pp. 178- 181.

discutere e ancora una volta avviare il dibattito. Un'esposizione nata all'insegna di una forte volontà di partecipazione attiva finisce quindi per risolversi ancora una volta in un dibattito a livello teorico, riducendo questo vasto materiale ad una banale proliferazione di immagini di una Venezia vagheggiata e poco realistica.