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Presenze femminili nelle più importanti antologie

Capitolo I VOCI DI DONNE NELLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEAITALIANA CONTEMPORANEA

1. Presenze femminili nelle più importanti antologie

I cambiamenti verificatisi negli ultimi trent'anni.

Nelle recenti antologie di poesia il numero delle voci femminili è generalmente ridotto. Il rilievo non è nuovo. Vengono infatti in mente le parole con le quali, nell'ormai lontano 1976, Biancamaria Frabotta presentava il volume Donne in poesia sottolineando la scarsa presenza di poetesse nelle antologie del dopoguerra. Così precisava in una nota:

“In generale la presenza delle donne nelle antologie della poesia italiana del dopoguerra è tradizionalmente quasi inesistente. Basterà qualche esempio: nessuna poetessa nella prima edizione

Lirica del novecento curata da L. Anceschi e S. Antonielli (Firenze, Vallecchi, 1953); una sola poetessa

nella prima edizione della Poesia italiana contemporanea curata da G. Spagnoletti (Parma, Guanda, 1959); tredici poetesse nell'ampissima raccolta di E.Falqui, La giovane poesia (Roma, Colombo 1956) che nella seconda edizione conta ben 140 poeti. Le cose non miglioreranno con l'avvento della neo-avanguardia e del Gruppo '63: il Manuale di poesia sperimentale di G.Guglielmi e E. Pagliarani (Milano, Mondadori, 1966) non conta presenze femminili.”1

Selezionando e presentando delle esperienze poetiche femminili ritenute interessanti la studiosa intendeva immettere nel dibattito critico un'energia nuova. L'idea che al lavoro poetico delle donne bisognasse dedicare più attenzione pareva destinata a diffondersi anche in ambito accademico, almeno a giudicare da alcune osservazioni formulate da importanti critici italiani all'inizio degli anni Ottanta. In uno scritto del 1981 Marco Forti dichiarava infatti:

“Il panorama si è fatto più vivo e sfaccettato, la presenza poetica femminile, da noi come altrove, si è fatta anche statisticamente più frequente [...]. Va da sé che a questa indubbia fioritura, non può non corrispondere una rinnovata attenzione critica che, indicato un filone più di prima creativo, cominci a connotarne la materia, a rilevarne i modi, i mezzi, le figure, a metterne in luce livelli di linguaggio entro il più vasto universo linguistico della poesia, ovviamente non soltanto femminile”2

In questa direzione si muoveva anche Giorgio Luti, il quale, riferendosi al campo più generale della scrittura, apriva con queste parole un convegno svoltosi a Empoli in quello stesso anno:

“Credo che sia mio compito esporre le ragioni di queste due giornate dedicate alla Donna nella

letteratura italiana del '900 per quanto ritenga che l'argomento prescelto non abbia bisogno di

giustificazioni. Le ragioni sono già evidenti nel titolo. Il rapporto tra la donna e la letteratura o, se vogliamo, tra la donna e la scrittura, è un tema che è venuto emergendo in questi ultimi dieci anni, imponendosi come un punto fondamentale nel processo culturale contemporaneo, proprio, direi, in relazione con l'affiorare in questi ultimi anni di tutta una vasta problematica di tipo socio-politico che si collega all'affermazione di un moderno e avanzato movimento femminista, culturalmente impegnato anche in Italia. D'altra parte la sempre più evidente e direi sofferta partecipazione della donna al contesto

1 Biancamaria Frabotta (a cura di), Donne in poesia, Savelli, Roma 1977, p. 18.

2 Marco Forti, Poesia al femminile, “Illustrazione italiana”, nuova serie, dicembre 1981 – gennaio 1982, anno I, n. 2, poi in Id., Il Novecento in versi, Il saggiatore, Milano 2004, p. 226.

della cultura italiana contemporanea è un dato di fatto innegabile che implica da parte di tutti la necessità di una meditata attenzione e di una analisi critica non superficiale.” 3

Nel corso degli ultimi trent'anni, in ambito poetico, tali auspici si sono realizzati solo in parte. Sebbene importanti progressi siano stati compiuti, l'attenzione per la scrittura poetica delle donne è rimasta in genere piuttosto bassa. Ciò emerge in tutta la sua evidenza se si esaminano le antologie di poesia pubblicate in Italia dalla metà degli anni Settanta a oggi.4 Come è noto, nel Novecento, le antologie costituiscono uno strumento critico che permette di fissare una certa immagine del panorama poetico e di tramandare un determinato gruppo di autori, di testi e dunque di valori.5 È evidente che la questione della formazione del canone e del posto che le donne vi occupano non si riduce ad un'esposizione di numeri e di cifre sulle quote femminili incluse nelle antologie. Parlare della creazione di una tradizione poetica implica infatti una riflessione approfondita sulla qualità estetica delle esperienze di scrittura e sul loro grado di rappresentatività di un determinato contesto storico e sociale. Eppure, anche da cifre statistiche e da dati numerici bisognerà partire per evitare di cadere in facili semplificazioni o di liquidare la 3 Giorgio Luti, Introduzione a La donna nella letteratura italiana del '900, “Empoli: rivista di vita cittadina”, n. 1, 1983, p. 7.

4 Sulle antologie di poesia del Novecento il dibattito è particolarmente ricco. Qui si indicano solo i saggi che hanno costituito il punto di partenza di queste riflessioni. Si cita in ordine di pubblicazione: Mario Besenghi, Le antologie poetiche tra il museo e il mercato, “Pubblico 1982”, pp. 117-136; Giovanni Palmieri, Antologie poetiche allo specchio e saggi sulla poesia, “Il verri”, n. 2-3 giugno 1997, pp. 158-170; Anna Nozzoli, Lo spazio dell'antologia: appunti sul canone della poesia del Novecento, “Archivi del nuovo” III, 1998, pp. 23-39; Salvatore Ritrovato, Il novecento incompiuto: le antologie di

poesia italiana contemporanea, in Bart Van den Bossche, Philiep Dossier, Koenraad Du Pont, Natalie

Dupré, Rosaro Gennaro, Isabelle Melis, Heidi Salaets (a cura di), “Innumerevoli contrasti d'innesti”: la

poesia del Novecento (e altro), vol. I, pp. 467-493; Niccolò Scaffai, Altri canzonieri. Sulle antologie della poesia italiana, (1903-2005), in Id., La regola e l'invenzione. Saggi sulla letteratura italiana del Novecento, Le Monnier Università, Firenze 2007, pp. 58-82. Sulle presenze femminili nelle antologie si

veda anche: Rebecca West, Who's in, who's out?, in Alessia Ronchetti, Maria Serena Sapegno (a cura di),

Dentro / fuori sopra / sotto. Critica femminista e canone letterario negli studi di italianistica, Longo

editore, Ravenna 2007, pp. 25-38.

5 “La storia della poesia del Novecento, la stessa possibilità di individuare linee e tendenze, la stessa riconoscibilità dei maggiori poeti, è stata spesso affidata alle antologie: le antologie sono state lo strumento privilegiato di sistemazione del quadro poetico, fin dall'inizio del secolo, a partire da quella militante de I poeti futuristi del 1912 e dai Poeti d'oggi di Papini e Pancrazi del 1920” (Giulio Ferroni,

Presentazione di Ciro Vitiello, Antologia della poesia contemporanea (1980-2001), Tullio Pironti

Editore, Napoli 2003, p. 5).

All'importanza delle antologie per la definizione del canone poetico si è riferito anche Romano Luperini “Nel Novecento il canone della poesia è più stabile e definito di quello della narrativa. [...] Si è sì registrato un vero e proprio terremoto nel trentennio che va dal 1950 al 1980, ma oggi la situazione risulta alquanto stabile e definita. D’altronde, una canonizzazione più rigida fa parte della tradizione del genere lirico, in cui, fra l’altro, un ruolo importante in tal senso compiono le antologie compilate da studiosi che godono di indiscusso prestigio. Proprio le antologie uscite nel trentennio sopra menzionato stanno lì a documentare come cambia e si istituisce un canone: esse infatti riflettono ma anche propongono e promuovono una certa tavola di valori” (Romano Luperini, saggio disponibile sul sito http://luperini.palumboeditore.it:8080/luperini_site/articoli_web/canone_novecento/view).

questione in modo frettoloso.

È opportuno valutare il fenomeno nella sua progressione storica e il punto di partenza dell'indagine può essere identificato nell'antologia ancora oggi più autorevole, quella pubblicata da Pier Vincenzo Mengaldo nel 1978.6 Curando il volume Poeti italiani del Novecento, il critico non poté escludere dalla sua selezione, comprendente una cinquantina di autori, una personalità poetica di estremo valore come Amelia Rosselli. Vennero invece accantonate delle autrici di sicuro rilievo, tra le quali, per fare solo due esempi, Antonia Pozzi (1912-1938) e Margherita Guidacci (1921-1992), probabilmente più interessanti, nel quadro della poesia italiana del Novecento, di autori come Giovanni Boine (1987-1917) e Giaime Pintor (1919-1943). Lo spazio concesso alle donne in questa prestigiosa antologia si riduceva al solo 1,96%. La presenza di una sola poetessa non manca oggi di destare stupore, anche perché l'impostazione dell'antologia,7 attenta all'originalità linguistica e stilistica delle singole voci più che alla formazione e allo sviluppo storico delle correnti letterarie, avrebbe certamente permesso un agile inserimento delle personalità poetiche femminili più significative.

Dopo la scelta antologica di Pier Vincenzo Mengaldo, la presenza delle poetesse è andata in linea di massima crescendo, seppur lentamente. I progressi più significativi hanno iniziato a manifestarsi alla fine degli anni Novanta e sono stati confermati con più decisione all'inizio del nuovo Millennio. Tra le antologie più recenti, che prendono in considerazione intervalli cronologici abbastanza lunghi e che godono di buona visibilità editoriali, le donne sono presenti con delle quote che si aggirano intorno al 14%. Tra i lavori critici più influenti, se ne possono isolare quattro. Bisogna in primo luogo far riferimento all'antologia di Niva Lorenzini, Poesia del Novecento italiano, il cui secondo volume, pubblicato nel 2002 con in titolo Dal secondo dopoguerra a oggi,8 comprende una percentuale di donne corrispondente al 14,28 % dei poeti selezionati.

6 Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Mondadori, Milano 1978.

7 È utile ricordare che la stessa impostazione dell'antologia suscitò all'epoca aspre polemiche, tra cui la ripetuta accusa di crocianesimo. Si veda in proposito: Andrea Afribo, Intervista a Pier Vincenzo

Mengaldo, “Nuova corrente”, n. 133 gennaio giugno 2004, pp. 107-125. In tale contributo vengono

indicati i principali commenti all'antologia di Mengaldo, tra i quali si ricordano qui: Edoardo Sanguineti,

Poeti in ordine sparso, “L'Unità”, 27 dicembre 1978, poi con il titolo Antologia contro Storia in Scribilli,

Feltrinelli, Milano 1985, pp. 243-245; Giacinto Spagnoletti, “Filologia e critica” III, 1978; Renato Barilli,

L'antologia della restaurazione, “Alfabeta”, 1, 1979 con replica di Mengaldo in “Alfabeta” 2, 1979;

Romano Luperini, I poeti italiani del Novecento: problemi di metodo e di merito, “Belfagor”, n. 2, 1979 pp. 189-204, con una risposta di Mengaldo Un'antologia e una recensione e una nuova Postilla di Luperini, “Belfagor”, n. 4, 1979, pp. 455-466.

8 Niva Lorenzini, Poesia del Novecento italiano. Dal secondo dopoguerra a oggi, Carocci, Roma 2002.

Due anni dopo, nel 2004, esce la seconda edizione accresciuta dei Poeti italiani del secondo Novecento (1945-2004),9 curata per la casa editrice Mondadori da Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi. Il volume accoglie il 12,67% di voci femminili. Molto più attenta alle nuove generazioni di poeti è invece l'antologia Parola Plurale: sessantaquattro poeti italiani,10 curata da un gruppo di otto giovani studiosi: Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaela Scarpa, Fabio Zinelli e Paolo Zublena. L'antologia pubblicata nel 2005 prende in considerazione i poeti nati a partire dal 1945 che hanno esordito dopo il 1973, in questo caso la presenza femminile arriva al 17,18%. Importante nel panorama critico attuale è l'antologia curata da Enrico Testa per la casa editrice Einaudi. In questo libro, intitolato Dopo la lirica: poeti italiani dal 1960 a oggi (2005), la presenza femminile si attesta intorno ad una quota di 11,62%.11 Ad un primo esame, i dati risultano essere senza dubbio migliori rispetto al passato, anche se non possono ispirare che tiepidi entusiasmi. Per comprendere meglio le dinamiche in atto è necessario interrogare il quadro più da vicino facendo riferimento ai dati presentati in appendice.12

È necessario in primo luogo constatare come nell'arco di trent'anni, il lento e incompiuto processo di affermazione femminile in poesia abbia conosciuto pesanti fasi di arretramento e di stallo. È il caso dell'antologia di Elio Gioanola. A metà degli anni anni Ottanta, lo studioso propone una scelta di autori che va dalla generazione di Gozzano a quella dei poeti della neoavanguardia rivelandosi assolutamente impermeabile alle scritture poetiche di donne, anche all'incontestabile intensità della poesia di Amelia Rosselli, peraltro coetanea di Edoardo Sanguineti che chiude il libro. Bisognerà poi ricordare che l'antologia, Poesia italiana del Novecento, curata da Edoardo Sanguineti per Einaudi nel 1969, continua ad essere riproposta senza aggiornamenti fino ad oggi (l'ultima ristampa risale al 2007), veicolando in tal modo un'idea della poesia del Novecento interamente al maschile.13 L'assenza di donne può 9 Maurizio Cucchi, Stefano Giovanardi, Poeti italiani del secondo Novecento (1945-1995), Mondadori, Milano 1996.

10 Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinelli, Paolo Zublena (a cura di), Parola plurale.

Sessantaquattro poeti italiani, Sossella editore, Roma 2005.

11 Enrico Testa, Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000, Einaudi, Torino 2005.

12 Si veda l'Appendice 1 inclusa in questa tesi.

13 Si ricorda che anche Franco Fortini, nel suo libro I poeti del Novecento pubblicato per la prima volta nel 1977, opera un rapido aggiornamento in nota per l'edizione del 1988, citando in modo scorretto

però manifestarsi anche in lavori più recenti, incentrati sulle nuove generazioni di poeti, come nei “Quaderni italiani” curati da Franco Buffoni tra il 1991 e il 2007. I primi due volumi della collana, risalenti rispettivamente al 1991 e al 1992, propongono i testi di nove autori nati per lo più negli anni Sessanta, tra questi nessuna donna.

Non si può non rilevare il fatto che i compilatori delle antologie siano generalmente uomini. Le poche eccezioni, tra i volumi con maggior impatto, comprendono Gina Lagorio che ha lavorato in coppia con Piero Gelli (1980),14 Niva Lorenzini (2002), Raffaella Scarpa e Cecilia Bello Minciacchi che però hanno operato in un'équipe composta da altri sei studiosi (2006). Nelle antologie curate da Gina Lagorio e da Niva Lorenzini spuntano alcune scelte inedite e interessanti: Elena Clementelli nel libro allestito da Gina Lagorio e Patrizia Vicinelli in quello di Niva Lorenzini. Ma anche in questi lavori di selezione critica il numero delle presenze femminili non sembra aumentare in modo vistoso. Singolare, da questo punto di vista, è invece l'antologia curata da Isabella Vincentini, che però non ha goduto di grande visibilità editoriale. L'operazione è piuttosto coraggiosa: nel 1986, lo stesso anno dell'antologia curata da Gioanola, Vincentini include, ne La pratica del desiderio. Giovani poeti italiani negli anni Ottanta,15 il 30% di voci femminili. Ma, oltre al genere del curatore, in questo caso devono essere considerati altri fattori.

La presenza femminile sembra infatti essere tendenzialmente maggiore quando la selezione viene effettuata a partire da intervalli temporali ristretti o all'interno di una specifica generazione di autori. In proposito dovranno dunque essere ricordati i buoni risultati raggiunti da Antonio Porta nel 1979. Solo un anno dopo la famosa antologia di Pier Vincenzo Mengaldo, Porta accoglieva nella sua Poesia italiana degli anni Settanta,16 il 13,74% di donne. Ma come non ricordare allora che già nel 1920 Giovanni Papini e Pietro Pancrazi, concentrandosi sui primi vent'anni del Novecento, proponevano una scelta di poeti in cui le donne costituivano l'8,69%? Si trattava di una quota piuttosto elevata rispetto al periodo, di fatto obliterata senza troppe difficoltà dalle successive operazioni critiche.

Una decisa apertura alle presenze femminili si registra nel caso di antologie riguardanti una determinata generazione. Negli ultimi dieci anni ne sono state

due poetesse: “Merinni” (I poeti del Novecento, Laterza, Roma 1988, p. 235) e “Frabocca” (Ivi, p. 236).

14 Gina Lagorio, Piero Gelli (a cura di), Poesia italiana del Novecento, vol. 2., Garzanti, Milano 1980.

15 Isabella Vincentini, La pratica del desiderio. Poesia degli anni Ottanta, Sciascia, Caltanisetta 1986.

pubblicate diverse relative ai poeti nati negli anni Settanta. Nonostante le difficoltà connesse ad una scelta effettuata tra autori ancora giovani dal futuro in parte incerto, ottimi risultati relativamente alla presenza femminile vengono ottenuti da due libri curati da Mario Santagostini I poeti di vent'anni17 e da Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi, Nuovissima poesia italiana18 che comprendono rispettivamente il 46,66% e il 38,9% di donne. Sono dati molto promettenti, che tuttavia non possono essere considerati come definitivamente acquisiti. Parallelamente a queste antologie infatti ne esistono altre sulla stessa generazione che confermano di nuovo una certa disattenzione per la poesia femminile. Basti pensare all'antologia curata da Giuliano Ladolfi nel 1999, L'opera comune: antologia di poeti nati negli anni Settanta19 che comprende solo l'11,76% di poetesse.

La posizione delle donne all'interno del canone sembra essere alquanto instabile. Quando i periodi considerati sono più lunghi, e dunque l'intento museale e canonizzante è più forte, la selezione si attua spesso a detrimento delle personalità femminili. In questo caso, oltre all'autorevolezza dei critici responsabili della ferrea selezione, conta naturalmente anche il peso della casa editrice presso la quale viene pubblicata l'antologia. È chiaro che Mondadori ed Einaudi possono incidere in modo determinante nella formazione del canone rispetto a editori locali a diffusione limitata.

L'immagine della poesia del Novecento fino agli anni Settanta sembra inoltre essere stata fissata in modo definitivo. Le porte dell'istituzione si socchiudono, ma l'accesso delle donne si attua per lo più in prospettiva futura. Non esiste, almeno per il momento, nessuna antologia che tenti di riflettere sul canone già consolidato per capire se alcune voci femminili, trascurate nonostante l'alta qualità dei loro testi, possano inserirsi dentro la tradizione già esistente in parte modificandola. Pare che le mappe interpretative una volta fissate non possano essere riformulate.20 Succede allora che nel 2003 la prestigiosa Antologia della poesia italiana, curata da Carlo Ossola e Cesare Segre per

17 Mario Santagostini (a cura di), I poeti di vent'anni, La Stampa, Brunello 2000.

18 Maurizio Cucchi, Antonio Riccardi (a cura di), Nuovissima poesia italiana, Mondadori, Milano 2004.

19 Giuliano Ladolfi, L'opera comune: antologia di poeti nati negli anni Settanta, Atelier, Novara 1999.

20 Alba Donati ricorda per esempio che “Debenedetti diceva che “il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna” del Diario di Algeria – siamo nel '44- chiudeva con l'ermetismo e apriva all'impegno civile. Vorrei solo ricordare Le donne una poesia della Pozzi scritta nel '35, nella quale sotto un cielo spezzato dalle sirene un gruppo di donne si abbraccia coraggioso e “Nella sera / guardan laggiù il primo morto / disteso sotto le stelle” (Alba Donati, Bollettino di guerra, in Giorgio Manacorda (a cura di),

la Biblioteca della Pléiade, per il volume Il Novecento21 non estenda la selezione oltre i limiti cronologici fissati da Pier Vincenzo Mengaldo, e, per quanto riguarda le presenze femminili, aggiunga il solo nome di Antonia Pozzi a quello di Amelia Rosselli. Una reticenza ancora maggiore a ripensare il canone poetico novecentesco caratterizza il primo volume della già citata antologia di Niva Lorenzini, Poesia Italiana del Novecento:22 nel periodo che va dalle avanguardie storiche alla seconda guerra mondiale non compare nessuna donna. Ada Negri (1870-1945) e Amalia Guglielminetti (1881-1941)23 che avevano ottenuto un acceso successo all'inizio del secolo sono state completamente cancellate. Certo, se la selezione procede considerando per lo più i principali esponenti di correnti e movimenti, non è facile dare spazio a voci poetiche femminili: postsimbolismo, crepuscolarismo, avanguardia futurista, avanguardia vociana, poesia orfica, poesia ermetica, quali poetesse inserire in questi ambiti?

Le grandi assenti e le voci ben radicate dentro il canone.

I nomi di valide poetesse tuttavia sembrano non mancare. Per le autrici di formazione tardo ottocentesca si è spesso parlato di scarsa raffinatezza letteraria e di esasperazione del dato sentimentale e autobiografico. Questi giudizi non possono essere estesi in modo automatico a tutte le poetesse del periodo,24 certo sono fuori luogo se applicati alle poetesse delle generazioni successive. Raffinatissimi sono i testi di Giovanna Bemporad (1922) e Cristina Campo (1923-1977). Se hanno scritto poco, pubblicando una sola raccolta di poesie, rispettivamente Esercizi (1948, ed. accresciuta

21 Carlo Ossola, Cesare Segre (a cura di), Antologia della poesia italiana, Il Novecento, Einaudi, Torino 2003.

22 Niva Lorenzini, Poesia italiana del Novecento, cit.

23 Amalia Guglielminetti è stata una figura solitaria, i cui versi provocarono all'epoca forte scandalo. Sulla sua opera si segnala in particolare lo studio di Marziano Guglielminetti, Amalia Guglielminetti. La

rivincita della femmina, Costa & Nolan, Genova 1987, ora ristampato, assieme ad altri saggi in Id., La Musa subalpina. Amalia e Guido, Pastonchi e Pitigrilli, Olschki, Firenze 2007. Sulla poetessa si veda

anche il profilo tracciato da Patrizia Guida in Letteratura femminile nel Ventennio fascista, Pensa, Lecce 2000, pp. 67-128 e 254-278.

24 Biancamaria Frabotta, Alle soglie di una perduta femminilità poetica: la Contessa Lara e Vittoria

1980)25 e Passo d'addio (1956),26 lo hanno fatto proprio a causa di un attaccamento quasi sacrale alla forma e di un'ossessiva ricerca dell'esattezza dell'espressione.27 Daria Menicanti (1914-1995) e Margherita Guidacci (1921-1992) sono state brevemente illuminate dai riflettori della critica, per essere poi ingiustamente accantonate senza troppo rumore. Spesso sconosciuta agli stessi addetti ai lavori risulta essere una delle voci più intense del Novecento: Fernanda Romagnoli (1916-1986) che è stata