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La svolta degli anni Settanta: l'aumento delle pubblicazioni e le antologie di poesia femminile.poesia femminile

Capitolo I VOCI DI DONNE NELLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEAITALIANA CONTEMPORANEA

3. La svolta degli anni Settanta: l'aumento delle pubblicazioni e le antologie di poesia femminile.poesia femminile

Gli anni Settanta costituiscono un periodo di grandi cambiamenti sociali che hanno inciso in profondità anche nel mondo della poesia. Tra i fenomeni da considerare vi è anche la diffusione del movimento femminista che aveva già messo le prime radici negli anni Sessanta. Si tratta di un'esperienza vasta e complessa, certo non riassumibile in poche righe. Basterà ricordare che per molte donne ha costituito l'occasione di prendere maggiore consapevolezza di sé, un incitamento a prendere la parola in un coro di voci prima solo maschili. Negli anni Settanta si assiste non a caso ad una massiccia proliferazione delle pubblicazioni e delle iniziative editoriali femminili.81 Vengono fondate delle case editrici femministe, in particolare Le edizioni delle donne (1972-1984) a Roma e La tartaruga (1975) a Milano. Nascono alcune riviste come “Donna Woman Femme” (1975) e “Leggere donna” (1980), mentre più tardi vedrà la luce “Legendaria” (1987). Si costituiscono delle associazioni e degli spazi culturali gestiti da solo donne per trovare sbocchi alternativi a quelli istituzionali gestiti in prevalenza da uomini. Molte di queste attività continuano ad esistere ancora oggi e una nuova spinta all'organizzazione è venuta negli anni Novanta dall'uso delle nuove tecnologie nel campo della comunicazione.82

Se si tiene presente questo quadro, non stupisce che dagli anni Settanta ad oggi, femministe o meno, le donne abbiano sentito sempre più il desiderio di affermarsi 80 Anche Maria Pia Quintavalla afferma che: “Quanto a descriverne uno specifico, azzarderei, (ma procedo per quanto io vi leggo, per affinità elettive): una maggiore libertà da cartelli e correnti (vedi le poetiche del Novecento), traducibile spesso in ricerca di soluzioni innovative [...]” (Questionario donne e

poesia, cf.in questa tesi p. 478).

81 Piera Codognotto, Francesca Moccagatta, Editoria femminista in Italia, Associazione Italiana Biblioteche, Roma 1997.

82 Vengono sfruttate le nuove potenzialità di Internet e viene messa in linea una rete informativa di nome Lilith nata negli anni Ottanta (www.retelilith.it). In ambito più specificatamente letterario nasce nel 1994 la Società italiana delle letterate, vengono creati degli archivi sulla scrittura femminile, in particolare in Toscana presso l'Archivio di Stato di Firenze, e avviati specifici programmi di dottorato, per esempio all'Università La Sapienza di Roma. Si veda a questo proposito anche il saggio di Claude Cazalé Bérard, Généalogies, genres et canons littéraires L’écriture des femmes en Italie comme espace

de liberté et d’utopie, in Guyonne Leduc (a cura di), Nouvelles sources et nouvelles méthodologies de recherche dans les études sur les femmes, Préface de Michelle Perrot, L'Harmattan, Paris 2004, pp.

anche in campo poetico. Il tentativo di rendere visibile la loro esperienza di scrittura è passato anche attraverso la pubblicazione di alcune antologie di poesia femminile.83 La prima importante antologia femminile s'intitola Donne in poesia ed è curata da Biancamaria Frabotta. Esce nel 1976 presso Samonà e Savelli,84 case editrice militante dove qualche anno prima la studiosa aveva già pubblicato il volume Femminismo e lotta di classe in Italia (1970-1973)85 e dove era già uscita un'antologia intitolata Poesia femminista, curata da Nadia Fusini e Mariella Gramaglia e dedicata in particolare alla poesia in lingua inglese.86

Come Biancamaria Frabotta avrebbe spiegato più tardi, la sua antologia nasceva anche in reazione al fortunato volume Il pubblico della poesia di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli, che, seppur meritevole di aprirsi alla poesia più recente, includeva ben poche poetesse.87 Donne in poesia è composto di tre parti: un saggio introduttivo è dedicato alla questione del rapporto tra donne e poesia, segue un'antologia di testi di importanti poetesse italiane, mentre alla fine vengono incluse le risposte ad un questionario inviato alle autrici antologizzate.88 Il quadro che ne risulta è particolarmente interessante. Biancamaria Frabotta affronta la complessità del problema, nelle sue implicazioni storiche e teoriche diffidando da facili semplificazioni. Sottolinea con forza la differenza tra le generazioni di poetesse che si sono formate negli ultimi decenni dell'Ottocento e quelle nate nel Novecento dove il dato 83 Prima degli anni Settanta si possono registrare solo due operazioni di questo tipo, condotte da uomini. Vi è il lavoro di Giovanni Scheiwiller, Poetesse del Novecento (Scheiwiller, Milano 1951) che però propone un numero ridotto di testi e di autrici, senza nessuna presentazione di tipo critico. Gaetano Salveti invece, nel suo Poesia femminile italiana (Edizioni del Sestante, Padova 1964), presenta le poetesse selezionate con tale sufficienza che ci si chiede come si sia ritrovato a curare un'antologia che lui stesso ritiene così poco significativa.

84 Si segnala che l'antologia di Biancamaria Frabotta è stata tradotta qualche anno fa in inglese:

Italian Women Poets, translated by Corrado Federici, Guernica, Toronto Buffalo 2002. Tale traduzione

sottolinea l'importanza e l'attualità del libro di Biancamaria Frabotta.

85 Biancamaria Frabotta, Femminismo e lotta di classe in Italia (1970-1973), Savelli, Roma 1974.

86 Nadia Fusini, Mariella Gramaglia, La poesia femminista. Antologia di testi poetici del Movement, Savelli, Roma 1974. L'antologia contiene dei testi poetici delle seguenti poetesse: Alta, Astra, Margaret Atwood, Anita Barrows, Ellen Bass, Rita Mae Brown, Carole Gregory Clemmons, Lucille Clifton, Jane Coooper, Mari Evans, Ruth Fainlight, Elisabeth Fenton, Jean Feraca, Nikki Giovanni, Judy Grahan, Susan Grifin, Angela Hambling, Sandra Hochman, Lenore Kandel, Shirley Kaufman, Maxine Kumin, Denise Levertov, Vassar Miller, Robin Morgan, Marge Piercey, Sylvia Plath, Adrienne Rich, Suzanne Berger Rioff, Sonia Sanchez, Anne Sexton, Sandi Stein, Jean Tepperman, Mona Van Duyn, Beatrice Walter.

87 “Sì, quella raccolta mi sembrava poco rappresentativa della poesia femminile. C'erano nuovi poeti e per questo era ammirevole, ma proprio allora cominciava un forte movimento femminile di cui non teneva conto” (Alba Donati, Intervista a Biancamaria Frabotta, “Il giorno”, 18 maggio 1993).

88 Le domande riguardano il rapporto esistente tra attività poetica e condizione femminile, chiedono di riflettere sull'esistenza di un'eventuale specificità femminile in poesia e invitano ad esprimere un giudizio sul femminismo e sulle sue battaglie politiche.

sentimentale non è più il solo centro tematico e il lavoro stilistico risulta essere molto consapevole. Le autrici antologizzate sono ventisei, nate tra gli anni Dieci e Quaranta, molte hanno già un solido percorso di scrittura alle spalle, come Margherita Guidacci e Maria Luisa Spaziani, altre sono ai loro primi promettenti esordi, come Patrizia Cavalli, con un solo libro edito, e Vivian Lamarque, all'epoca pubblicata soltanto su rivista.89

La mappatura della poesia femminile proposta da Biancamaria Frabotta è scandita in sezioni che lasciano intravedere come la poesia femminile si snodi attraverso le tappe di una crisi identitaria e di una ricerca di uscita. Se la prima sezione fotografa la scoperta della natura falsificante della propria identità, la seconda sezione documenta il doloroso tentativo di liberarsi dalle costrizioni mistificanti imposte a livello sociale. Questa liberazione non può che realizzarsi attraverso un'analisi disincantata del proprio mondo, da secoli limitato alla dimensione privata e autobiografica. L'ultima sezione di poesie è dedicata al tentativo di superare quella stessa sfera di esperienze per analizzare la realtà nella sua dimensione sociale e pubblica. Il percorso di lettura che Biancamaria Frabotta delinea all'interno della poesia femminile è quello della fondazione di una soggettività poetica nuova che parte dalla “demistificazione del mito femminile nella letteratura maschile pur riconosciuta universalmente grande”90 per accedere all'elaborazione del linguaggio dal forte potenziale utopico.

Oltre a questo lavoro, rilevante sia dal punto di vista storico-culturale che strettamente letterario, vengono pubblicate negli anni Settanta alcune antologie in cui i toni contestatari prevaricano sulla necessaria attenzione al lavoro formale. È il caso dell'antologia curata da Laura Di Nola con il titolo Poesia femminista italiana.91 I versi raccolti dalla curatrice sono quelli di un soggetto in rivolta che vuole rompere il suo destino d'esclusione ricorrendo ad una lingua fortemente antiletteraria. Le trentun poetesse incluse nell'antologia appartengono a diverse generazioni, con una netta prevalenza però delle autrici nate negli anni Quaranta. I testi sono ripartiti in sezioni tematiche, con titoli che richiamano, sotto forma di slogan riduttivi, alcuni punti chiave della ricca riflessione femminista di quegli anni: il quotidiano, le parole, il maschio, la

89 Vivian Lamarque, Sempre più mi sembri, "Paragone", 274, dicembre 1972 e Chiedere dove il tempo, "Nuovi Argomenti", 32, marzo-aprile 1973. La poetessa esordirà ufficialmente nel 1978 con la

pubblicazione della sequenza poetica L'amore mio è buonissimo in un quaderno collettivo (Vivian Lamarque, L'amore mio è buonissimo, “Quaderni della Fenice” n. 30, Guanda, Milano 1978) mentre solo nel 1981 uscirà la sua prima raccolta, Teresino (Vivian Lamarque, Teresino, Guanda, Milano 1981).

90 Biancamaria Frabotta, Introduzione a Donne in poesia, cit. p. 13.

maternità, il rapporto con la madre, la rivoluzione, l'ira, la morte della poesia. Oltre all'introduzione e alla sezione antologica vengono inclusi anche alcuni brevi saggi di Mariella Bettarini, Sandra Petrignani, Dacia Maraini e Biancamaria Frabotta che conferiscono maggiore consapevolezza teorica all'operazione.

L'antologia curata da Laura Di Nola, a differenza di quella allestita da Biancamaria Frabotta, è composta da versi fortemente diseguali dal punto di vista della qualità letteraria. Amelia Rosselli si trova affiancata, senza nessuna precisazione, a delle poetesse che trascurano il lavoro stilistico. L'intento politico prevale su quello letterario e in molti testi la presa di parola risulta essere dominata dalla sola necessità di esprimersi, per la quale, come afferma Jolanda Insana in una risposta al questionario distribuito nel corso di questa tesi, non c'è bisogno di ricorrere al verso. La funzione contestataria della raccolta emerge anche nell'ultimo passaggio dell'introduzione di Laura di Nola:

“Ho aggiunto un altro capitolo, per un mio bisogno di tipo razionale, su un argomento che non è trattato apertamente da molte poetesse, anche se riguarda una strada che tutte seguono in questo libro. Si chiama: la morte della poesia, a significare ormai il rifiuto del vecchio cliché poetico “femminile”, al quale si sovrappone una violenta poesia che ha il colore del sangue mestruale. L'urlo di chi vuole riprendersi la storia, con tutta la rabbia connessa a una perpetua esclusione.”92

Laura Di Nola tocca dei nodi problematici fondamentali per capire il rapporto tra donne e poesia nel secondo Novecento, anche se le risposte da lei avanzate in quegli anni possono parere, oggi, semplicistiche. Laura Di Nola, come già Biancamaria Frabotta attribuisce infatti grande importanza alla scoperta delle donne di trovarsi davanti ad una lingua poetica che le ha escluse e descritte in modo falsificante (parla di “vecchio cliché poetico femminile”). La via d'uscita proposta da Di Nola è quella della “morte della poesia”, del rifiuto delle sue forme eleganti e menzognere, della predilezione di una lingua violenta, diretta e disadorna (“che ha il colore del sangue mestruale”). In realtà una donna che scrive in modo consapevole sa bene che la sua situazione è ben più complessa e contraddittoria, perché fuori dalla ricerca stilistica non esiste possibilità di scrittura poetica.

Vale la pena di ricordare a questo proposito come il prevalere del moto politico di denuncia e dello scopo extraletterario sul lavoro formale fosse già evidente nella raccolta Donne mie che Dacia Maraini aveva pubblicato per Einaudi nel 1974. Il libro, che peraltro contiene alcuni interessanti ritratti femminili, è caratterizzato da un tono

fortemente didascalico e, nella prima parte, presenta alcuni consigli alle donne che vogliono emanciparsi. Nel componimento eponimo, la poetessa dichiara apertamente l'importanza per le donne che scrivono versi di concentrarsi sui contenuti lasciando da parte le questioni formali che hanno a che fare con il potere.93 Il punto di partenza è anche in questo caso il problema del potere della lingua poetica, del suo essere un'esperienza che cercando di esprimere il reale in forme perfette, ne nega o falsifica una parte. Non a caso per molte poetesse contemporanee la riflessione sul potere del linguaggio occupa un posto di primaria importanza. E certo, fatti i debiti distinguo, la trascuratezza formale dei testi di Dacia Maraini, immediatamente criticata da Pier Paolo Pasolini in una recensione,94 non può non essere messa in relazione con altre esperienze di scrittura di quel decennio di contestazioni che sembravano dover proclamare proprio l'estinzione della poesia, del suo essere lingua sublime, preziosa e selettiva.

La situazione si modifica negli anni Ottanta nel senso di uno stemperamento dei toni rivendicativi, anche grazie all'ottenimento di alcune conquiste in campo civile e sociale. Nell'ambito della scrittura si registra una più diffusa attenzione per il dato stilistico. L'accento viene messo sulla qualità della ricerca poetica nell'antologia Poesie d'amore. L'assenza, il desiderio95 curata da Francesca Pansa e Marianna Bucchic nel 1986. Anche 93 Si cita integralmente la poesia Donne mie: ““Le poesie delle donne sono spesso / piatte, ingenue, realistiche e ossessive”, / mi dice un critico gentile dagli occhi a palla. / “Mancano di leggerezza, di fumo, di vanità, / sono tutte d'un pezzo come dei tubi, / non c'è garbo, scioltezza, estro; / sono prive dell'intelligenza maliziosa / dell'artificio, insomma non raggiungono / quell'aria da pomeriggio limpido dopo la pioggia”. // Forse è vero, gli dico. Ma tu non sai / cosa vuol dire essere donna. Dovresti / provare una volta per piacere anche se / è proibito dal tuo sesso di pane e ferro. / Ride. Strabuzza gli occhi. “A me non importa / se sia donna o meno. Voglio vedere i risultati / poetici. C'è chi riesce a fare la ciambella / con il buco. Se è donna o uomo cosa cambia?” // Cambia, amico dagli occhi verdi, cambia; / perché una donna non può fare finta / di non essere donna. Ed essere donna / significa conoscere la propria soggezione, significa vivere e respirare la degradazione / e il disprezzo di sé che si può superare / solo con fatiche dolorose e lagrime nere. / : è per questo che tante si rifugiano / nella passività, nell'ordine costituito, / perché hanno paura di quella fatica e / di quelle lacrime che sono necessarie per / riscattare la propria umanità perduta / come un dente di latte, chissà quando, / nel processo sibillino della crescita sociale. // Una mattina un padre generoso ha / legato il tuo dente al pomello della porta / che poi ha spalancato con un calcio e / addio dente di miele che ti faceva bambina / e ancora inconsapevole del ruolo pacato / e gelido che ti aspetta ora come un / cappotto fiorato appeso nell'ingresso e / se vai fuori devi indossarlo se no / rischi di morire assiderata e pesta. // Una donna che scrive poesie e sa di / essere donna, non può non tenersi attaccata / stretta ai contenuti perché la sofisticazione / delle forme non è mai del tutto sua. // La sua voce sarà forse dura e terragna / ma è la voce di una leonessa che è stata tenuta pecora per troppo tempo assennato. / È una voce fiacca, grezza e mutilata / che viene da lontano, da fuori della / storia , dall'inferno degli sfruttati. / Un inferno che non migliora la gente / come si crede, ma la rende pigra, malata e nemica di se stessa.” (Dacia Maraini, Donne mie, Einaudi, Torino 1974, pp. 28-30).

94 Pier Paolo Pasolini, Un maschio italiano che ha fatto il suo tempo, “Tempo”, 14 giugno 1974, ora in Id., Descrizioni di descrizioni, in Saggi sulla letteratura e sull'arte, vol. 2, Mondadori, Milano 1999, pp. 2065-2071. L'articolo pasoliniano, per molti versi acuto, non è esente da contraddizioni.

95 Francesca Pansa, Marianna Bucchic (a cura di), Poesie d'amore. L'assenza, il desiderio, Newton Compton, Roma 1986.

se la scelta del tema conduttore del libro rischia di intrappolare la lettura in stereotipi, l'operazione è tuttavia interessante innanzitutto per l'editore, Newton Compton, che garantisce una buona diffusione nazionale in edizione tascabile, ma anche perché le trentasei poetesse vengono presentate ognuna da un noto critico letterario. Si tratta di un apprezzabile tentativo di far incontrare critica e poesia femminile che certo avrebbe avuto risultati assai più rilevanti se le presentazioni fossero state più informate e ricche di dettagli.

Negli anni Ottanta vengono create anche alcune manifestazioni per rendere conto dell'attività poetica femminile e darle maggiore visibilità. La più importante rassegna è senza dubbio quella che la poetessa Maria Pia Quintavalla organizza per il Comune di Milano tra il 1985 e il 1989. Dalla manifestazione è nata un'omonima antologia Donne in poesia. Incontri con le poetesse italiane, stampata nel 1988 e poi ripubblicata in edizione accresciuta nel 199296. Questa seconda edizione è quella che ha avuto maggior diffusione e comprende trentasette poetesse di diverse generazioni. Numerose sono le autrici nate negli anni Quaranta, ma vengono incluse anche alcune maestre degli anni Venti e Trenta come Margherita Guidacci, Maria Luisa Spaziani e Amelia Rosselli. La più giovane poetessa, che peraltro chiude il volume è Marina Pizzi (1955). Maria Pia Quintavalla dichiara nella prefazione all'antologia:

“Il titolo rimanda ad un'antologia, edita Savelli nel 1977 e curata da B.M. Frabotta, mantenendo di due decenni così diversi da sembrare antitetici, il suo essere due cose insieme: antologia letteraria e femminile. Taglio quest'ultimo che risultò tutt'altro che riduttivo, se mai accrescitivo di interessi sulle autrici italiane.

Questo libro parla del presente letterario mostrandone un lato, quello delle sue poetesse. Ma non ci sono, mi sembra, poiché ci sono già state le ragioni di un momento di identità collettiva come primario e che segnò un'epoca, fertilissima anche nella saggistica e nella critica letteraria, sull'argomento.

Ora si è già credo, oltre, nell'indicare l'opera delle poetesse qui rappresentate, cui questo libro rimanda, perché nel frattempo c'è stata l'assunzione del solitario e personale lavoro di definizione delle proprie scelte poetiche [...]”.97

La curatrice della raccolta ribadisce il carattere letterario dell'operazione e sottolinea come il momento collettivo dominante nelle pubblicazioni degli anni Settanta non sia più fondante avendo lasciato il posto al lavoro stilistico individuale. L'antologia di Maria Pia Quintavalla non è infatti divisa in sezioni capaci di scandire le tappe di una ricerca di identità: le poetesse sono presentate secondo semplice ordine alfabetico. Ad ognuna vengono dedicate due o tre pagine dove sono associati a una foto e a una nota

96 Maria Pia Quintavalla (a cura di), Donne in poesia. Incontri con le poetesse italiane, Campanotto, Pasian di Prato 1992.

completa di utili riferimenti bibliografici. L'intento principale dell'antologia è infatti quello di far circolare testi e informazioni, rendere note delle scritture poetiche consapevoli:

“Inoltre i testi poetici dell'antologia credo indichino con chiarezza un momento di particolare forza poetica e maturità raggiunto dalle autrici italiane contemporanee, non in quanto improbabile gruppo, ma per l'alta qualità della poesia.”98

Gli anni Novanta rappresentano un periodo di passaggio, di sedimentazione e articolazione anche teorica all'interno del femminismo. Parallelamente si fa sempre più visibile il problema della trasmissione della lezione del femminismo alle nuove generazioni.99 Bisogna aspettare la fine degli anni Novanta perché escano altre importanti antologie di poesia femminile. Tra il 1998 e il 2000 sulla rivista “Poesia” pubblicata dall'editore Crocetti viene pubblicata a puntate un'antologia curata da Mariella Bettarini, poetessa, e direttrice della rivista “Salvo imprevisti”, poi diventata “Area di Broca”.100 Mariella Bettarini si occupa del periodo che va dal 1963 al 1997, presenta delle esperienze poetiche giudicate interessanti per la loro carica espressiva indipendentemente dalle case editrici che le accolgono.101

Il percorso disegnato da Mariella Bettarini parte da Amelia Rosselli e da Elsa Morante, “due antesignane e “portavoci” del cambiamento storico, perciò linguistico letterario”102 e considerate come primi punti di riferimento per le poetesse delle generazioni successive. Dopo gli anni Settanta, dominati dalla rivolta contro una lirica effusiva oppure ipercelebrale, le presenze femminili in poesia si fanno sempre più numerose nel corso degli anni Ottanta. Oltre alla maggior consapevolezza stilistica, Mariella Bettarini riconosce alla poesia femminile di quegli anni grande energia ed ironia. Questo processo trova compimento negli anni Novanta dove, secondo la curatrice, la produzione femminile si fa sempre più ricca e duttile. Il successo delle prime puntate della scelta antologica determina l'aggiunta di altre tre parti.103 Vengono

98 Ibidem.

99 Si rinvia in proposito al libro di Marina Cacace, Femminismo e generazioni, Baldini Castoldi, Milano 2004.

100 La rivista “Salvo imprevisti” con sottotitolo “quadrimestrale di poesia e altro materiale di lotta” è stata fondata nel 1973 da Mariella Bettarini e Silvia Batisti. Si tratta di una rivista autogestita e