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GRAFICO 2.6 -IL CICLO DI VITA DELLA RELAZIONE CON IL CLIENTE

2.11 la pressione fiscale

La pressione fiscale è uno dei contribuenti maggiori alla chiusura dei negozi tradizionali che, non riescono più a coprire i costi con i guadagni, perché una alta percentuale è composta di tasse e contributi vari, lasciando poco margine con cui vivere; la situazione è aggravata se l’azienda possiede

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dipendenti. Per un commerciante, la pressione tributaria, fiscale e contributiva si aggira attorno al 60% questo significa che solo il 40% del guadagno effettivo del lavoratore rimane a lui, mentre il resto lo trattiene lo stato.128Le tasse e i contributi da pagare per un’attività sono elevati e ora si

andranno a dimostrare quali sono. Per prima cosa si pagano di tasse:

1) tasse legate all’attività: riguardano tutte le tasse e i contributi all’ordine da pagare quando si ha un’attività; tra queste rientrano le spese mensili del commercialista, le bollette sul locale, quali acqua, luce, gas, la Tari129, la Tasi, l’Imu del locale130. Queste tasse collegate

all’attività in sé quindi corrispondono circa a un 15% del guadagno e variano a seconda della dimensione della superficie di vendita, al numero di persone di vendita e al reddito.

2) Contributi all’imps a carico del lavoratore131: l’imps è l’istituto nazionale della previdenza

sociale ed è il principale sistema di fondo pensionistico italiano. I contributi da versare si dividono in fissi e a percentuali. Quelli fissi sono pagabili in 4 rate (16 maggio, 20 maggio, 16 novembre e 16 febbraio dell’anno successivo). La quota fissa è calcolata in base al reddito: per i commercianti il cui reddito è inferiore a 15548 € l’aliquota è del 23,9%, per un ammontare di quota di 3715.9 € all’anno fissi, senza sconti. Quando il reddito invece è superiore a questa soglia si pagano in aggiuntiva i contributi a percentuale, calcolati sulla totalità dei redditi d’impresa, in base all’eccedenza del minimale: ci sono due fasce; per i redditi dichiarati fino al 4612300 si paga il 23,64% in più per la parte eccedente, per quelli superiori alla cifra detta il 24.69%. i contributi eccedenti il minimale devono essere versati quando di vera l’irperf dell’anno in corso e un acconto nell’anno successivo.

3) Tassazione a carico del lavoratore: l’irpef132 è l’imposta sul reddito sulle persone fisiche ed è

la principale forma di entrata dello stato che si calcola sul reddito dei lavoratori autonomi, dipendenti ecc. l’imposta è progressiva, ossia aumenta la sua portata in base al reddito della persona e si basa su cinque scaglioni, grazie al metodo delle aliquote crescenti133:

-reddito fino a 15.000: aliquota del 23% del redito

128scenarieconomici (luglio 2013), Simulazione della pressione fiscale e contributiva reale su un professionista,

commerciante e artigiano, disponibile su https://scenarieconomici.it/esclusivo-simulazione-della-pressione-fiscale-e- contributiva-reale-su-un-professionista-un-commerciante-ed-un-artigiano-tra-66-e-72/

129calcolo tari sui rifiuti (novembre 2017), disponibile su http://biblus.acca.it/calcolo-tari-tassa-sui-rifiuti/ 130 tuttoimu.it, calcolatore imu completo, disponibile su http://www.tuttoimu.it/app/calcolo-imu.html 131Circolare numero: 27, Roma 12/02/2018, disponibile su

https://www.informazionefiscale.it/IMG/pdf/circolare_numero_27_del_12-02-2018.pdf 132 cos’è l’irpef e come funziona, disponibile su https://www.irpef.info/irpef.html

133 Scaglioni e aliquote irpef, disponibile su fisco e tasse, https://www.fiscoetasse.com/approfondimenti/12069- scaglioni-e-aliquote-irpef.html

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-reddito da 15001 a 28000: 3450 € più aliquota 27% sulla parte eccedente i 15000 -reddito da 28001 a 55000: 6960 € più aliquota 38% sulla parte eccedente i 28000 -reddito 55001-75000: 17220€ più aliquota 41% sulla parte eccedente i 55.000 -reddito oltre i 75000: 25420€ più aliquota 43% sulla parte eccedente i 7500

Per presentare la base imponibile su cui verrà calcolata poi l’Irpef il lavoratore deve presentare il modello 730 e il modello dei redditi e dedurre le spese detraibili e deducibili dei figli a carico e della moglie se a carico, in questo modo viene presentata la base imponibile e ciò che il contribuente deve versare. Facendo però una media l’iperf corrisponde al 37%.

4) Irap134: è un’imposta regionale sulle attività produttive e si danno i contributi direttamente

alle regioni per spese regionali e colpisce il reddito prodotto dalle attività produttive135.

L’imposizione percentuale dell’aliquota varia da regione a regione e viene pagata secondo il modello dell’F24. La percentuale sul reddito ammonta comunque circa al 3.9%

5) Tasse indirette: a differenza delle tasse dirette che colpiscono il reddito delle persone, le tasse indirette invece colpiscono la ricchezza nel momento in cui viene spesa tramite quindi gli acquisti. La principale tassa indiretta è l’Iva136, e per vedere quanta iva si versa all’erario

un commerciante deve fare la differenza tra l’iva a debito e quella a credito. L’iva viene calcolata da un commerciante con un metodo, denominato ‘liquidazione dell’iva’ ossia da tutte le fatture emesse e da tutte le fatture d’acquisto si detrae l’iva, ma l’imprenditore in sé non la paga perché è un’imposta che grava sul consumatore finale, il commerciante si occupa solo di fare da tramite. Le ulteriori tasse indirette sono le ascisse sui carburanti, imposte, bolli sui mezzi aziendali ecc.

Su una percentuale di guadagno del 100% il commerciante quanto guadagna137

effettivamente e quanto invece intasca l’erario? Ricapitolando: -16% (bollette connesse all’attività) -23,9% (imps), -28% (irpef circa, dipendendo poi dal scaglione di riferimento), - 3.9% (irap) =

134Subioli G., L’Irpef, quando e come si paga, disponibile su http://www.intrage.it/Fisco/irap 135Decreto Legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, disponibile su

http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/97446dl.htm

136 Imposte dirette e indirette, disponibile su https://www.to.camcom.it/book/export/html/6127

137 Il guadagno si riferisce ai soldi che incassa il venditore al netto dei costi economici sostenuti durante l’anno per

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100-(23.9+27+15+3.9) =100-69.8= 30.2 che rimane di guadagno circa nelle tasche del commerciante a fronte del circa 70% di pressione fiscale, tributaria ossia di costo del lavoro del commerciante che va in tasse e contributi. Con il 30% del suo guadagno il commerciante deve vivere, pagare le bollette della sua casa, mandare a scuola i figli, avere un pasto, e riuscire a fare andare avanti l’attività.

Come si è visto non è solo l’apertura dei grandi centri commerciali a far morire i commercianti ma anche l’imposizione fiscale. Come dice Confesercenti nel 2017 hanno chiuso più di 10.000 aziende a dettaglio, e la maggior parte di questi erano negozi alimentari di paesi e abbigliamento. La pressione fiscale a carico dei commercianti, che si aggira come visto circa al 69% ha costretto i venditori ad alzare i prezzi dei beni venduti, più della concorrenza delle grandi catene portando a prezzi sempre meno competitivi, perdita di clientela e sopravvivenza difficile. Secondo uno studio pubblicato dalla commissione europea di Bruxell138, solo riducendo il carico burocratico i piccoli negozi potrebbero

aumentare del 3% la loro produttività. Se il settore dei piccoli dettaglianti, quello composto da oltre 3,5 milioni di aziende, sta calando quello delle grandi superfici sta aumentando e a Bruxelles è stato lanciato un piano di proposte per riuscire a rilanciare il settore del dettaglio, caratteristico dell’economia dello stato europeo, puntando su innovazione, semplificazione e commercio online. Le attenzioni ricevute da Bruxell per questo settore è perché il settore del commercio a dettaglio, genera il 4.5% del valore aggiunto dell’Europa, con l’8.6% di occupati al suo interno: restrizioni minori possono aumentare la domanda e far risalire il settore, per questo motivo con la strategia del 2015 del mercato unico139 si sono attuate politiche per ridurre le restrizioni in questo settore,

creando un piano d’azione europeo per il commercio al dettaglio140 che si configura in 3 punti

principali:

• semplificare l’apertura di una superficie nel settore del commercio al dettaglio: oggi i tempi burocratici per accedere al mercato del lavoro non sono molto dispendiosi in termini monetari ma bensì in termini temporanei, i tempi di apertura con cui un commerciante può accedere al mercato è molto lungo, quello che Bruxell ha proposto è di migliorare la conformità alla direttiva sui servizi, semplificando le procedure di immissione nel settore,

138Commissione europea (2016), documento di lavoro dei servizi della commissione, disponibile su

http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Correlati/Documenti/No tizie/2016/02/cr2016_italy_it.pdf

139testo unico, disponibile su http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5909_it.htm

140comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e

al comitato delle regioni piano d'azione europeo per il commercio al dettaglio, disponibile su https://eur- lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2013:0036:FIN:IT:PDF

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senza creare problemi pubblici, territoriali ecc. Le procedure locali quindi devono essere più semplici più veloci e trasparenti anche per incentivare i giovani volenterosi a addentrarsi nell’imprenditorialità commerciale.

• ridurre i vincoli alle attività svolte quotidianamente dai negozi: la commissione ha individuato delle pratiche per creare un commercio al dettaglio nuovo, incentivando l’e- commerce, le promozioni, le modalità di vendita e i relativi canali, gli orari di apertura, riduzione dell’imposizione fiscale per pareggiare la competitività con i grandi centri della grande distribuzione organizzata

• adottare nuovi approcci per promuovere la vitalità nei centri paesani: i paesi fuori dalle grandi città si stanno svuotando, come così calano i servizi commerciali offerti, la commissione europea ha pubblicato una guida con suggerimenti rivolti alle autorità pubbliche di ogni stato membro che si possono adattare a esigenze locali per rivitalizzare il

commercio a dettaglio.141

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CAPITOLO TRE: LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA