• Non ci sono risultati.

Primi effetti del processo di riforme

le riforme del sistema universitario

9.4 Primi effetti del processo di riforme

L’aumento delle immatricolazioni, avviato a partire dagli anni Sessanta, non cessa nei decenni successivi: il numero di iscritti passa da 1.060.274 dell’a.a. 1980/1981 a 1.810.101 dell’a.a. 2006/07 e, in termini relativi, cre- sce la quota di diciannovenni iscritti all’università, passando da 26,6% del 1980-1985 a 54,5% del 2000-2006 (Tab. 9.3). Mettendo in relazione i fattori che influenzano l’andamento delle immatricolazioni (dinamica demografica, tasso di scolarizzazione secondaria e tasso di passaggio), emerge che l’espan- sione del numero di immatricolati è dovuta principalmente all’aumento del tasso di scolarizzazione secondaria, ossia della percentuale di diciannovenni che consegue il diploma di maturità rispetto al totale della popolazione di- ciannovenne (Catalano e Silvestri, 1992). Tra il 1980 e il 2006 la quota di diplomati sul totale diciannovenni, infatti, è più che raddoppiata, passando dal 38,9% del 1980-1985 al 75,6% del 2000-2006. La dinamica demografica e l’andamento del tasso di passaggio, infatti, non hanno una correlazione diretta con l’aumento delle immatricolazioni, dato che mentre aumentano le iscrizioni all’università, si registra, a partire dal 1986, un costante declino della popolazione di diciannovenni e il tasso di passaggio presenta valori altalenanti (compresi tra il 75% e il 60%).

Tabella 9.3. TassI DI ParTEcIPaZIonE al sIsTEma DI IsTrUZIonE sEconDarIa E TErZIarIa. 1980-2006. Valori %

Maturi

su 19enni Immatricolati su 19enni Immatricolati su maturi

1980-1985 38,9 26,6 68,5

1986-1990 44,5 33,3 74,8

1991-1995 57,3 42,0 73,2

1995-2000 69,8 45,3 64,8

2000-2006 75,6 54,5 72,2

IlsIstemaunIversItarIoIn toscana - regIone toscana - rapporto 2010

158

Da un’analisi più approfondita sugli effetti della riforma, a partire dall’anno accademico 2001/02 (anno di avvio generalizzato del Nuovo Ordinamento), emerge che il numero di immatricolati aumenta fino al 2004/05 per poi dimi- nuire progressivamente, così come il rapporto tra immatricolati e 19enni che, dopo anni di aumento costante, subisce una diminuzione, passando dal 56% nell’a.a. 2005/06 al 53% nell’a.a. 2006/07. Tale riduzione avviene nonostante continui a aumentare la quota di maturi sui diciannovenni. Allo stesso tempo, si registra negli ultimi anni, una riduzione del tasso di passaggio dalla scuola all’università, come riportato nella tabella 9.4, da 72,6% a 68,5%.

Tabella 9.4. TassI DI ParTEcIPaZIonE al sIsTEma DI IsTrUZIonE sEconDarIa E TErZIarIa. 2001-2007

19enni Maturi Immatricolati Totale iscritti % maturi su

19enni % immatricolati su 19enni % immatricolati su maturi 2001/02 624.373 445.756 319.264 1.722.457 73,0 51,1 70,1 2002/03 605.191 443.842 330.802 1.768.295 73,3 54,7 74,5 2003/04 598.432 454.061 338.036 1.814.048 75,9 56,5 74,4 2004/05 593.327 454.240 331.893 1.820.221 76,6 55,9 73,1 2005/06 578.316 446.584 324.184 1.823.886 77,2 56,1 72,6 2006/07 579.441 449.651 308.185 1.810.101 77,6 53,2 68,5

Fonte: comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario Per quanto riguarda la problematica della riduzione dell’incidenza dei fuori corso, che costituisce uno degli obiettivi dichiarati della riforma della didat- tica, è interessante su questo fronte valutare l’efficacia dell’introduzione di due livelli di laurea e del sistema 3+2. Tuttavia, prima di presentare i dati disponibili, è necessario precisare che, soprattutto per quanto riguarda i pri- mi anni a partire dall’a.a. 2001/02, i dati non descrivono adeguatamente gli effetti della riforma poiché sono viziati dai trasferimenti degli studenti che sono passati dal Vecchio al Nuovo Ordinamento73.

Osservando, quindi, i dati che riguardano l’incidenza complessiva degli iscritti fuori corso, che considera tutti gli iscritti indipendentemente dal cor- so di laurea e dall’ordinamento, emerge che il sistema del 3+2 non ha pro- dotto effetti rilevanti74. Se osserviamo, invece, i dati relativi unicamente agli

iscritti fuori corso per i corsi di laurea del Nuovo Ordinamento emerge che l’incidenza di fuori corso assume valori significativamente più bassi ma in tendenziale aumento (Tab. 9.5).

Per quanto riguarda gli abbandoni, che costituiscono un meccanismo di se- lezione in itinere tramite la fuoriuscita degli studenti dal percorso univer- sitario, anche in questo caso, emerge che le riforme non hanno prodotto al momento un’inversione di tendenza significativa. Infatti, l’incidenza delle mancate reiscrizioni al 2° anno (che può essere considerata una buona rap- presentazione del tasso di abbandono) risulta, nel corso degli anni di attua- zione del Nuovo Ordinamento, fondamentalmente invariata, mantenendosi intorno al 20% (Tab. 9.6).

73 Inoltre, l’introduzione del Nuovo Ordinamento rispetto alla questione dei fuori corso co-

mincia a manifestare i suoi effetti (sebbene permanga la problematica dei trasferimenti) a partire dall’anno accademico 2003/04, anno in cui i primi iscritti al corso di laurea triennale del nuovo ordinamento potrebbero risultare fuori corso (in quanto al 4° anno del triennio).

74 Infatti, analizzando gli effetti delle riforme, emerge che l’incidenza media dei fuori corso nel pe-

riodo precedente all’introduzione del Nuovo Ordinamento (1995/96-2000/01) assumeva un va- lore di 37,52%, mentre nel periodo successivo (2001/02-2006/07) assume un valore di 37,6%.

lerIformedelsIstemaunIversItarIo

Tabella 9.5. IncIDEnZa DEGlI IscrITTI FUorI corso. 1992-2007. Valori %

Anni

Incidenza degli iscritti fuori corso totale Nuovo e Vecchio Ordinamento

Incidenza degli iscritti fuori corso per i corsi Nuovo ordinamento

Corsi di laurea

triennale Corsi di laurea specialistica e specialistica a ciclo unico

1992/93 31,6 - - 1993/94 30,3 - - 1994/95 32,5 - - 1995/96 33,7 - - 1996/97 34,1 - - 1997/98 35,6 - - 1998/99 37,5 - - 1999/00 42,4 - - 2000/01 41,8 - - 2001/02 37,3 1,9 7,7 2002/03 36,2 7,5 9,9 2003/04 36,8 12,5 11,9 2004/05 39,7 22,3 11,3 2005/06 38,5 27,7 12,9 2006/07 36,9 31,8 14,9 Fonte: IsTaT Tabella 9.6. InDIcaTorI rIGUarDanTI la rEGolarITà DEGlI sTUDI DUranTE Il

PErcorso UnIVErsITarIo. Valori %

Iscritti regolari

su totale iscritti Incidenza delle mancate reiscrizioni al 2° anno iscritti “inattivi”Incidenza degli

1998/99 56,3 20,9 19,1 1999/00 56,0 19,2 18,3 2000/01 55,0 18,3 16,7 2001/02 57,2 19,3 20,5 2002/03 58,0 20,3 20,1 2003/04 58,8 19,2 18,5 2004/05 56,0 20,7 21,2 2005/06 57,7 20,3 21,1

Fonte: comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario Inoltre, la presenza di un meccanismo di selezione in itinere è comprova- ta dal fatto che sebbene negli ultimi decenni ci sia stato un aumento delle immatricolazioni questo non ha determinato un corrispettivo aumento del numero di laureati.

Come riportato nel grafico 9.7, la percentuale di laureati sulla popolazione dei venticinquenni, seppur in tendenziale aumento, assume valori modesti: infatti, se è vero che 5 diciannovenni su 10 si iscrivono all’università, sol- tanto 2 venticinquenni su 10 conseguono un titolo di laurea. Questo divario è dovuto, appunto, a un meccanismo di selezione in itinere per cui non tutti coloro che si immatricolano terminano nei tempi previsti il percorso di stu- di, alcuni poiché abbandonano l’università, altri poiché risultano fuori corso laureandosi oltre i 25 anni.

IlsIstemaunIversItarIoIn toscana - regIone toscana - rapporto 2010 160 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60%

Laureati su 25enni Immatricolati su 19enni

Fonte: elaborazione dati IsTaT-cnVsU Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, l’introduzione dell’autonomia, ha inciso profondamente sulla composizione del finanziamento all’università. Uno degli obiettivi delle riforme è stato appunto quello di aumentare la ca- pacità di autofinanziamento degli Atenei, osservando, quindi, l’evoluzione della quota del finanziamento privato in rapporto al finanziamento totale, emerge, infatti, che la componente privata è significativamente aumentata nell’ultimo ventennio, passando dal 14% del 1986 al 35% del 2005, come riportato nel grafico 1.8 (con una parallela riduzione della quota di finanzia- mento pubblico che è passata dall’86% al 65%) (Graf. 9.8).

1988 1987 1986 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 0% 10% 20% 30% 40% 50%

Fonte: elaborazione dati IsTaT-mIUr Il finanziamento privato è composto dalla contribuzione studentesca e dal finanziamento agli Atenei da parte di soggetti privati: entrambe le compo- nenti nell’arco di tempo osservato sono aumentate. L’autonomia degli Ate- nei, infatti, ha determinato una maggiore presenza dei privati nel sistema universitario, grazie alla possibilità per le università di stipulare accordi e convenzioni con questi ultimi e tramite l’introduzione all’interno dei piani di studio di stages formativi. Inoltre, per quanto riguarda la contribuzione studentesca, come emerge dal grafico 1.9, nell’ultimo ventennio abbiamo as- sistito a un aumento considerevole delle tasse universitarie75 (Graf. 9.9).

75 Secondo l’Ufficio di statistica del MIUR (Notiziario statistico 4/2009) nell’ultimo triennio,

2005-2008, la contribuzione media per gli studenti iscritti negli Atenei statali è aumentata del 14,8%, passando da 757,42 euro per l’anno accademico 2005/06 a 869,71 euro per l’anno accademico 2007/08. Grafico 9.7 anDamEnTo DEI TassI DI ParTEcIPaZIonE all’UnIVErsITà. PErcEnTUalE DI ImmaTrIcolaTI sU DIcIannoVEnnI E DI laUrEaTI sU VEnTIcInQUEnnI. 1988-2006 Grafico 9.8 anDamEnTo DElla QUoTa DI FInanZIamEnTo PrIVaTo sUl ToTalE. 1986-2005

lerIformedelsIstemaunIversItarIo 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 0 200 400 600 800

Fonte: elaborazione dati IsTaT-mIUr Un altro ambito su cui hanno inciso le riforme universitarie è la didattica. Gli Atenei hanno rinnovato la propria offerta formativa, con una ridefini- zione dei corsi esistenti e la creazione di nuovi. Perseguendo gli obiettivi di creare una maggiore corrispondenza tra contenuti didattici e richieste del mercato del lavoro, di diversificare l’offerta formativa e parallelamente di incentivare una dinamica competitiva tra gli Atenei, sono stati modificati programmi e piani di studio. Uno degli effetti di tale ridefinizione è stato il consistente aumento del numero di corsi di laurea, che dal 2000 al 2006 è più che raddoppiato, come riportato nella tabella 9.10.

Tabella 9.10. nUmEro E % DI corsI DI laUrEa PEr TIPoloGIa. 2000-2006

Tipologia di corso V.a.2000/01% V.a.2001/02% V.a.2002/03% V.a.2003/04% V.a.2004/05% V.a.2005/06% Laura vecchio ordinamento 1.273 52,1 157 40,1 84 2,2 81 1,8 65 1,2 45 0,8 Diploma vecchio ordina. 968 39,6 194 6,0 7 0,2 4 0,1 2 0,0 0 0,0 Scuole dirette a fini speciali 21 0,9 10 0,3 4 0,1 4 0,1 1 0,0 1 0,0 Laurea di 1° livello 182 7,4 2.726 84,3 3.024 79,2 3.068 67,6 3.089 57,2 3.082 55,1 Laurea specialistica - - 7 0,2 533 14 1.204 26,5 2.064 38,2 2.281 40,8 Laurea special. a ciclo unico - - 140 4,3 168 4,4 178 3,9 179 3,3 182 3,3 TOTALe 2.444 100,0 3.234 100,0 3.820 100,0 4.539 100,0 5.400 100,0 5.591 100,0

Fonte: comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario L’applicazione della riforma oltre ad aver determinato una proliferazione dei corsi di laurea ha impattato sulla qualità della didattica. Infatti, i corsi di lau- rea sono stati modificati nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento da un lato compattando l’offerta didattica in tre anni rispetto ai quattro del preceden- te ordinamento, dall’altro inserendo nel piano di studi materie con contenuti professionalizzanti. Ciò ha comportato un aumento del numero di esami an- nuali (con scadenze semestrali, o talvolta trimestrali, attraverso il sistema dei moduli) e una riduzione degli spazi di approfondimento (dati i ritmi di studio e la riduzione del carico di studi per materia) che ha inciso sulla capacità del sistema universitario di garantire una adeguata preparazione culturale76.

76 Civalleri, commentando la allora recente riforma Zecchino, sostiene che: “la compressio-

ne dei corsi di cultura generale nel 1° triennio, dovuta alla necessità di impartire, almeno formalmente, un minimo d’istruzione professionale, farà scadere inevitabilmente il livello culturale degli studenti: costoro, d’altra parte, alle prese con corsi dimezzati a «moduli», sosterranno, in ciascun anno di corso, un numero di esami più o meno doppio di prima. Si raggiungerà così il risultato, che a prima vista parrebbe impossibile, di creare un’Università parecchio più difficile ed altrettanto meno qualificata” (Civalleri, 2000).

Grafico 9.9 anDamEnTo DElla

conTrIBUZIonE mEDIa PEr IscrITTo

1987-2005 in euro a prezzi costanti (2005)

IlsIstemaunIversItarIoIn toscana - regIone toscana - rapporto 2010

162

9.5 Gli ultimi provvedimenti normativi dalla Moratti alla