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Il primo marzo, invece passava all'’eten i tà Suor Emma Ferrerò, religiosa di ottimo spirito di cui diamo alcuni cenni

Nel documento D. MAZZARELLO MARIA (pagine 122-128)

La morte visita l'istituto - Devozione alla Passione del Salvatore - Previsione e carità della S anta M adre

4. Il primo marzo, invece passava all'’eten i tà Suor Emma Ferrerò, religiosa di ottimo spirito di cui diamo alcuni cenni

biografici un po’ distesi, perchè guadagnata a Dio ed alla reli­

gione da Santa Maria Mazzarello.

CAPO X II 119

Bambina, orfana della madre, era stata in una pia casa di educazione in Torino di dove il padre, che era fotografo, l'aveva tolta a 15 anni e la conduceva a conversazioni, a feste e divertimenti, non curandosi che di vederla ben accolta nella società. Tre anni dopo venne un rovescio di fortuna. Allora desiderò che la figliuola prendesse la patente da maestra, e pregò Don Bosco a volergliela accettare a Mornese con altre due figliuole. Il Santo, udito il caso pietoso, acconsentì.

Le tre sorelle entrarono nella casa di Mornese, ove Emma specialmente attirò subito lo sguardo su di sè, non solo per la delicatezza della persona e l’avvenenza del volto, ma per un certo umor nero che di tanto in tanto la travagliava e la rendeva impaziente, maligna e la spingeva a credersi la crea­

tura più disgraziata sotto la cappa del cielo.

Ogni attenzione, ogni premura non serviva, spesso, che a renderla vieppiù irritabile. Non voleva aprirsi con alcuno, non voleva saperne nè di preghiera nè di Sacramenti, e non pensava che al proprio abbigliamento, a incipriarsi, a imbel­

lettarsi, ad arricciarsi i capelli.

Le superiore, sia per vedere di cattivarsene l’animo, sia per separarla dalle compagne, le concedevano di andare in camera, ed ella passava delle ore a rovistare il suo baule e a deliziarsi dei suoi gingilli ed ornamenti. Di più, teneva na­

scostamente corrispondenza con un giovane che le mandava lettere scritte in parte col limone e inviandole innocenti fo­

tografie di bambini qualificati per parenti, le quali include­

vano nel cartoncino lettere che dovevano sfuggire alla vigi­

lanza delle superiore. Il contegno della povera giovane dive­

niva ogni giorno sempre più così strano che le suore, inca­

ricate delle educande, domandavano che fosse allontanata, parendo che fosse una giovane perduta.

La Madre invece pronosticò che sarebbe diventata buona, e non la perdeva di vista e spiava tutti i momenti opportuni per dirle una buona parola.

Un giorno arriva all’indirizzo di Emma una lettera con entro accluso il ritratto di una signorina, che si diceva sua

120 PARTE TERZA

antica maestra. L ’assistente, Suor Enrichetta Sorbone, la por­

ta alla Madre che era in cucina, domandandole se doveva con­

segnarla all’Emma o no. La Madre guarda, esita alquanto, poi dice che non le par bene di consegnarla e la getta sul fuoco. Ed ecco, con suo stupore, che la fotografia, al contat­

to delle fiamme si apre e lascia scorgere uno scritto. Subito la ritira e legge : « Che fai fra coteste nuove maestre? L o credo benissimo che finirai per perdere la testa! Mia cara.

Emma, fuggi! So che non hai ancora i mezzi per ritornare...

Un bel giorno mentre le tue esimie maestre saranno in chie­

sa, tu potrai abbandonarti al volo della libertà. Qui a Pine- rolo ce la godiamo un mondo, e tutti lamentano la lontanan­

za di Emma! Tu eri e tornerai ad essere il nostro sole... ».

E le si indicavano i mezzi per una fuga romantica.

La Madre pregò e fece pregare molto dalla comunità e dal­

le educande (1), e raddoppiò di cure per guadagnare quel­

l’anima, e tanto disse e tanto fece che la giovane promise che a Natale si sarebbe confessata, cosa che non faceva più chi sa da quanto tempo. E mantenne la parola e migliorò il suo tenor di vita.

Un giorno, dopo una fervorosa Comunione, si presentò' alla superiora e le disse: « Madre, mi accetterebbe tra le sue figlie? Mi pare che farei di tutto per mostrarmene m eno indegna! ».

Era la prima volta che la chiamava col nome di Madre!

Questa la guarda stupita, si sente commossa e le dice di sì, purché mantenga i suoi propositi. La giovane promette, do­

manda di andare un momento in camera, fa portare in cor­

tile il suo baule attorno al quale aveva perduto tante ore, e, alla presenza delle superiore e compagne, in ricreazione, to­

glie carte, fiori, gingilli, ne fa un mucchio e dà loro fuoco.

Poi si volge alla Madre e le dice: «Ora posso dire di essere tutta sua ».

(1) P r o c . A p ., p a g g . 2 3 6 e 237.

C a p p e ll a - S a n tu a r io d i M a r i a A u silia tric e d ella C asa m a d r e d i N izza M o n f e r r a t o c o m e era ai t e m pi di M. M a z z a rello

CAPO X II 121

Un giorno a passeggio saltò in un fosso pieno di fanghi­

glia; col loto si spalmò le guance e disse : « Ecco che cosa meriterei! » (1).

Vestì l’abito delle aspiranti, e, superata felicemente la prova, domandò ed ottenne di fare la vestizione religiosa il 20 agosto 1878. « In quell’occasione — ci diceva Madre En- richetta Sorbone — offrì a Dio le mani e gli occhi che ave­

va bellissimi ». — Interrogata del motivo rispose che gli oc­

chi le avevano fatto amar troppo le vanità del mondo e per l’avvenire li voleva conservare puri per contemplare più da vicino Maria Ausiliatrice in Cielo, e le mani, anch’esse mo­

tivo di vanità, perchè delicate e bianchissime, voleva impie­

garle nei più grossolani servigi.

Chi l’aveva conosciuta prima, un giorno le disse: «Suor Emma, un po’ di riguardo a quelle mani! ».

Ed ella sorridendo : « È ben giusto che facciano un po’

di penitenza per tanti peccati che mi fecero commettere ».

Fu studiosa della santa Regola, esattissima nell’osservar- la; specialmente badava a non perdere un momento di tem­

po, a serbare il silenzio e a tenersi alla presenza di Dio. La pace del cuore le si rifletteva sul volto, e la sua avvenenza sembrava aver preso alcunché di celestiale.

— Emma a che pensi? — le domandava talora incontran­

dola la sua antica assistente.

Ed ella con ingenuità:

— Madre, penso al Signore.

Dopo due anni di vita religiosa le venne uno sbocco di sangue. Il medico disse che un secondo poteva mandarla al sepolcro. La Madre dispose, che, prima di andare a letto ri­

cevesse i Sacramenti. Nella notte un secondo sbocco la ri­

dusse in fin di vita. Interrogata se le piaceva di più vivere o morire, rispose che per lei era lo stesso e soggiunse: « Se vi­

vo, vivo per Gesù; se muoio muoio per lui ».

( I ) P r o c , A p .. p a g g . 2 3 7 e 23 8 ; e P r o e . O rd ., p a g . 2 76.

122 PARTE TERZA

Durò tuttavia ancora otto giorni, sempre calma, rasse­

gnata, serena. Ammirabile fu l’ultima sua Comunione! « Le si portò il Viatico e siccome era assopita per il male, non capì nulla; ma appena ricevuta l’Ostia, quasiché Gesù fosse andato a risvegliare la sua sposa per la partenza, subito rin­

venne s’accorse d’aver fatta la santa Comunione, e doloro­

samente lagnandosi perchè non l’avevano avvertita, non fi­

niva dal ripetere: «Povero Gesù! e perchè non mi avete det­

to che veniva? Ed ora ecco l’ho ricevuto senza apparecchio, povero mio Gesù! ».

Ma si tranquillizzò subito, allorché il sacerdote le disse:

« Datevi pace! Egli è padrone di venire quando vuole ».

Benediceva Dio che, per mezzo delle disgrazie di famiglia, l’aveva chiamata alla religione, e, in ultimo, con vero eroi­

smo di carità fece offerta di tutto il suo bene alle anime del Purgatorio.

Alla domanda del sacerdote se volesse andare in Paradiso per unirsi per sempre al Signore, rispose: « Sì, Padre » fis­

sò il Crocifisso che il sacerdote teneva in mano, abbassò il capo e spirò santamente l’anima bella.

5. Quella sera vi era pure neH’infermeria un’altra suora

Nel documento D. MAZZARELLO MARIA (pagine 122-128)