(1878 -1879)
1. D on B o sco fa stam pa re le C ostitu zion i (d ic e m b r e 1878). — 2. Sua lettera d i p re fa zio n e . — 3. U n ’esp ression e o scu ra corretta . — 4. L a M adre r ice v e l ’in v it o d i a b b a n d on a re M orn ese e d i stabilirsi a Nizza. — 5. Sua p en a e sua o b b e d ie n za (4 fe b b r a io 1879) - U na p re d izio n e avverata. — 6. A ffliz io n e In p aese p er la par
ten za della M adre. — 7. Stim a d i D on L e m o y n e e d elle su ore p e r la M adre.
1. Il Santo aveva intanto preparato un preziosissimo re
galo alle sue figlie, col fare stampare la Regola, attorno alla quale aveva speso gran parte del suo tempo così prezioso, e nella quale aveva trasfuso tanto del suo spirito e del suo cuo
re. Il libriccino in 64°, di pag. 64 portava il seguente titolo:
REGOLA E COSTITUZIONI
per l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, aggregate alla Società Salesiana.
Aveva il motto: Laudabit usque ad mortem anima mea Dominum. L ’anima mia loderà il Signore fino alla morte
(Eccli., 51, 8) e l’immagine di Maria Ausiliatrice.
2. Il Santo le faceva precedere dalla lettera seguente:
Alle Figlie di Maria Ausiliatrice
Mercè la bontà del nostro Padre celeste l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, al quale fortunatamente appartenete, prese da qualche tempo un grande sviluppo. Nello spazio di pochi anni noi
CAPO VI 47
abbiamo potuto inaugurare un buon numero di case in Piemonte, in Liguria, in Francia, anzi nelle più lontane regioni d’America.
Finché l’istituto era concentrato nella casa-m adre di Mornese, alcune copie delle Regole manoscritte potevano bastare a che ogni propria vita a servizio del prossimo, specialmente all’educazione delle povere fanciulle. Anzi di più: lo stesso Istituto fu, con Decreto spe
Intanto io colgo volentieri questa propizia occasione per racco
mandarvi, che, nelle vostre preghiere, abbiate ognora presente l’ani
ma del molto reverendo Don Domenico Pestarino, primo direttore Salesiana, alla quale siete aggregate, e non vogliatevi dimenticare di me che vi desidero ogni felicità.
48 PARTE TERZA
La Vergine Ausiliatrice ci protegga e difenda in vita e in morte e colla sua potente intercessione, ci ottenga dal suo divin Figliuolo- la bella grazia di trovarci un giorno tutti insieme raccolti sotto il suo manto nell’eterna Beatitudine.
T o r in o , F e s ta d ell’ Im m a cola ta C on cezion e, 1878
Sac. G i o v a n n i Bosco
3. Le parole del Santo rispetto a Don Pestarino : « del quale il Signore si servì per gettare le fondamenta di questo Isti
tuto », non volevano dire che egli ne fosse il fondatore, ma alludevano solamente alla parte da lui avuta nel fondare la Pia Unione delle Figlie dell’immacolata, da cui egli, Don Bo
sco, aveva preso quelle che sembravano più atte per fondare l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Però quelle parole erano ambigue e potevano far supporre, in chi non conoscesse bene la storia dell’ istituto di queste, che Don Pestarino ne fosse il vero fondatore: perciò nelle edizioni posteriori il Santo le modificò in questo modo : « del quale il Signore si servì per dare sviluppo a questo Istituto» (1).
Sta però sempre la sua conclusione che « le Figlie di Maria Ausiliatrice devono serbare per Don Pestarino, loro primo
direttore, la più viva gratitudine ».
Queste Costituzioni furono poi ancora qua e là modificate da Don Bosco, secondo che richiedeva l’esperienza delle cose e lo sviluppo dell’ istituto; ma sostanzialmente rimasero sem
pre le stesse.
L ’ultima edizione fatta, lui vivente, è quella del 1884 che noi riportiamo nell’appendice della vita della nostra eroina, stampata nel 1913, affinchè ogni Figlia di Maria Ausiliatrice potesse avere sott’occhio la Regola originale che il Santo Fon
datore avevo dato e che ora tralasciamo.
Riportiamo però in appendice al presente capo alcuni tratti speciali e caratteristici, i quali qualche signorina trovò così belli e corrispondenti al suo ideale che si sentì spinta a dare il suo nome all’ istituto.
(1) Si p u ò av ere u n ’id ea d e ll’op era en com iabilissim a di D on P esta rin o le g g e n d o la sua Vita.
CAPO VI 49>
4. Intanto nella casa di Nizza Monferrato il lavoro cresceva, ogni giorno, e Don Bosco disponeva che altre suore venissero
in aiuto dalla casa - madre, e insieme che si preparassero i dormitori per ricevere anche le postulanti, le quali non pote
vano resistere all’aria troppo forte di Mornese.
Così, a poco a poco, la maggior parte delle suore, delle novi
zie e delle postulanti si trovarono a Nizza, e a Mornese non rimanevano che le suore più robuste per i lavori pesanti, le ammalate che tenevano il letto, la superiora e il direttore.
Allora Don Bosco manifestò il desiderio che la Madre an
dasse anch’ella a Nizza; stabilisse colà la sua dimora e che la casa di Nizza fosse per l’avvenire la casa - madre dell’istituto.
5. La Madre, pur sempre accondiscendentissima a ogni mi
nimo desiderio di Don Bosco, in questa occasione ebbe a sof
frire non poco. Lasciare definitivamente Mornese? Nizza è un.
bel soggiorno, il clima è più mite, la casa più grande, più co
moda, più vicina alla ferrovia, più vicina a Torino, in un gior
no si. va e si viene; ma non è Mornese!
Qui sono nata, qui sono i miei vecchi genitori, i parenti, le amiche d’infanzia, tutte le più care memorie; qui vi è la casa, in cui sono stata allevata e ho appreso il santo timor di Dio;
vi è la chiesa in cui sono stata battezzata, ho imparato i primi elementi della dottrina cristiana e mi sono accostata la prima volta a ricevere il mio Gesù.
Vi sono i campi in cui ho lavorato fanciulla fortificandomi le membra ed espandendo il mio cuore a Dio! Qui ho visto nascere la Pia Unione dell’Immacolata, a cui ho dato delle pri
me il nome, e vivono ancora delle mie compagne; qui ho visto' nascere e svolgersi il nostro Istituto; qui ho accolto le prime fanciulle del paese, poi quelle che la divina Provvidenza mi mandava da lontano; qui ho fatto la mia professione religiosa;
ho in mano il cuore delle madri di famiglia e delle loro figliuo
le e posso far del bene ai miei compaesani; qui vi è il campo
santo dove riposano i miei parenti, il nostro primo benefat
tore, Don Pestarino, parecchie consorelle che hanno avuto
3
.'50 PARTE TERZA
comuni con noi le speranze e le trepidazioni e hanno con noi divise le gioie e i dolori; si diceva che qui il nostro nido sareb
be stato eterno... e tutto questo si deve abbandonare ora, alla mia età di quarantanni passati? Chi si occuperà delle fan
ciulle e delle madri di famiglia?
Tutti questi pensieri in modo confuso, ma vivo, si affaccia
rono alla mente della Madre, all’annuncio di abbandonare Mornese, e il suo cuore sensibilissimo provò uno schianto in
dicibile. Ma, riavutasi ben subito, represse prontamente e con energia ogni affezione umana, e, avvezza a considerare nella volontà dei superiori la voce di Dio, si dispose alla parten
za (1); e certo non senza un vivo desiderio che le Figlie di Maria Ausiliatrice potessero continuare a far del bene nel suo paesello nativo, e certo con l’augurio che in tempo non lontano l’opera salutare che si veniva ad interrompere, fosse ripresa.
I genitori erano buoni e religiosi, ma non vedevano senza rincrescimento la figlia trasferirsi altrove. Ed ella a dir loro:
« No, è necessario per il bene dell’ istituto, che io vada; e d’al
tra parte anch’io sono religiosa e devo andare dove l’ubbi
dienza mi manda ».
Madre Sorbone depose : « Ero presente quando per ordine di Don Bosco la Serva di Dio si trasferì da Mornese a Nizza Monferrato e fui particolarmente edificata per la prontezza della sua ubbidienza, malgrado ciò le costasse non lieve sacri
ficio » (2).
Suor Manetta Rossi depose pure : « Ricordo che mentre era
vam o ancora a Mornese, la Madre disse a me e a qualche altra suora: ” Ve lo dico in confidenza: verrà un tempo in cui il Capitolo sarà trasportato a Torino » (3).
La parola della Madre si è pienamente avverata nel 1929 in cui il Consiglio Generalizio delle suore si stabilì a Torino.
(1) P ro c . Ord., p ag. 368.
(2) P ro c . A p ., art. 67.
(3) P ro c . A p ., pag. 407.
CAPO VI 51
6. Anche i mornesini provarono pena quando seppero che
la Madre sarebbe andata a stabilirsi a Nizza, perchè, deposero- i suoi compaesani : « Era superiora, ma appariva molto umile, non dandosi alcuna importanza » (1); « tutti le volevano bene perchè si faceva voler bene da tutto il paese » (2). E una sua ex - allieva del laboratorio : « Era tenuta in buon concetto e da me in conto di un angelo. Finché stette a Mornese, ho con
statato per esperienza mia, e per testimonianza d’altri, che menava una vita edificantissima e che si adoperava molto per il bene spirituale delle fanciulle del paese; che aveva una buo
na parola per tutti, e che anche visitava e consolava gli infer
mi (3); ho udito dire che si adoperava per esortare e indurre' gli infermi da essa visitati alla pazienza e alla rassegnazione ».
Partì e arrivò a Nizza il 4 febbraio 1879, accolta con vero' trasporto di gioia dalle sue figlie.
7. Don Lemoyne aveva tanta stima della superiora che:
disse a Madre Petronilla, come la stessa ci raccontò più volte:
« La sua camera (in Mornese) si conservi tal quale l’ha la
sciata; nessuno vada ad occuparla e da essa non si porti via
nulla, nulla affatto ».
Codesta stima era, del resto, condivisa dalle suore, le quali, depose Madre Petronilla: «dovendosi separare dalla Madre- per andare in Francia o in America volevano portare con sè dei suoi capelli o qualche cosa da lei usata che ritenevarìo come reliquie. E quando io con altre siamo andate a Nizza a.
preparare la casa, il direttore Don Chicco, ora morto, ci disse:
« Sentite le belle cose che scrive Don Costamagna : e mi disse- che scriveva che la Madre può dirsi la crema della virtù » (4).,
(1) P r o c . Ord., p ag. 111.
(2) P ro c . Ord., p ag. 112.
(3) P ro c . A p ., p ag g. 122 e 171.
(4) P ro c . Ord., p agg. 481 e 482.
A PPE N D IC E A L CAPO VI, N. 3
Le Regole o Costituzioni dell’istituto delle Figlie di Maria Ausi- liatrice date dal Santo Fondatore erano precedute, come quelle dei
Salesiani, da alcune considerazioni sullo stato religioso.
Erano divise in diciotto Titoli, e nel primo « Su lo scopo dell’isti
tuto » si diceva:
« 1. Lo scopo dell’ istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice è di attendere alla propria perfezione e di coadiuvare alla salute del prossimo, specialmente col dare alla fanciulle del popolo una cristiana
•educazione.
4. Potranno altresì aprire educatori preferibilmente, per zitelle di umile condizione, alle quali non insegneranno che quelle scienze e u no stato angelico, giacché le vergini sono chiamate Angeli della terra.
In secondo luogo perchè la loro vocazione, per essere bene ese
guita, richiede un totale distacco interno ed esterno da tutto ciò che non è Dio. Egli è per questo che esse fanno Voto di castità, col quale
APPENDICE AL CAPO VI 53;
rà nella osservanza delle Costituzioni, specialmente in ciò che riguar
da il Voto di castità, povertà ed ubbidienza. In ogni cosa sia loro di modello, affinchè si adempiano tutte le prescrizioni della Regola. Le si raccomanda pure d’inspirare alle novizie lo spirito di mortificazio
ne, ma di usare una grande discrezione nelle mortificazioni esterne, affinchè non indeboliscano le loro forze da rendersi inette agli uffici dell’istituto.
4. Vegli attentamente sulle imperfezioni delle novizie, e ricorra sovente a Dio, affinchè la illumini a discernere i difetti del naturale affinchè fatta professione, riescano abili strumenti della gloria di Dio- e della salute delle anime.
7. Quello che fu detto della maestra delle novizie, va in parte applicato all’assistente o maestra delle postulanti. Questa, -soprattut
to nei primi giorni della prova, sia loro di consolazione e di conforto » .
ficazione interna ed esterna; rigorosa osservanza di povertà.
3. Ubbidienza di volontà, di giudizio, e umiltà nell'accettare
•54 PARTE TERZA
■cammineranno con la massima compostezza e modestia, non fissando mai nè le persone, nè le cose che incontrano, dando tuttavia il saluto coll'inchino del capo a chi le saluta, e alle persone ecclesiastiche se loro passassero vicine.
9. Nella casa e fuori adopereranno sempre un parlare umile, non sostenendo mai il proprio sentimento, evitando soprattutto ogni parola aspra, pungente, di rimprovero, di vanità relativamente a se stesse, od a riguardo di quel bene che il Signore si degnasse cavare dalle opere loro, facendo tutte le azioni private e comuni pel solo gusto di Dio. Non parleranno mai di nascita, di età o di ricchezze, se nel mondo ne avessero avute. Non alzeranno la voce parlando con chicchessia, quando anche fosse tempo di ricreazione.
10. Dei ministri di Dio parleranno sempre con grande rispetto:
e quando taluna avesse qualche osservazione a fare in proposito, la confiderà solamente ai suoi superiori. Consimile riguardo1 useranno parlando delle proprie superiore e delle religiose di altre Congrega
zioni, nonché delle stesse consorelle uscite dall’istituto.
11. Quando avranno a discorrere con persone di sesso diverso, terranno un parlare affabile, misto di spontanea gravità, perchè se sono di condizione superiore alla loro, per es., ecclesiastici, così vuole il rispetto dovuto al loro stato; se sono laici, così richiede il decoro
APPENDICE AL CAPO VI 55
conservando sempre una imperturbabile tranquillità di spirito in.
mano di quel Signore, che è Padre amoroso, sì nel conservare la salute, sì nell’affliggerci con malattie e dolori.
Per avvalorarle viemaggiormente nello spirito, alle inferme obbli
gate a letto si darà la santa Comunione una o più volte alla setti
mana, ove il genere di malattia e il luogo lo permetta.
14. Le suore procureranno di tenersi sempre strettamente unite- col dolce vincolo delle carità, giacchè sarebbe a deplorarsi se quelle che presero per iscopo l’imitazione di Gesù Cristo, trascurassero l’os
servanza di quel comandamento che fu il più raccomandato da lui, sino al punto di chiamarlo il suo precetto.
Adunque oltre lo scambievole compatimento e l'imparziale- dilezione, resta pure prescritto che, se mai accadesse ad alcuna di tutte si aiuteranno e solleveranno con dimostrazioni di benevolenza e di santa amicizia, nè si lasceranno mal vincere da alcun senti
mento di gelosia le une contro le altre...
16. Desiderino e procurino efficacemente di fare al prossimo
tutto quel bene che loro sia possibile, intendendo sempre di aiutare- e servire nostro Signore Gesù Cristo nella persona dei suoi poveri,, specialmente coll’assistere, servire, consolare le consorelle malate ed afflitte, e col promuovere il bene spirituale delle fanciulle dei paesi
quelle espressioni cordiali, che dimostrano il dispiacere che ne pro
vano nel ricusarlo. Così pure nelle conversazioni, specialmente con persone estranee all’istituto ed inferiori, usino accortezza a far ca
dere il discorso ora su Dio, ora sugli oggetti di religione, ora su qualche virtù o fatto edificante. Così operando potrà ognuna nella sua pochezza essere sale e luce del prossimo, e meritarsi l’elogio- che la Chiesa fa a Santa Caterina da Siena, vale a dire che niuna persona si partiva da lei senza essere migliorata ».
CAPO V I I