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1. INTRUDUZIONE

1.3 RIPRODUZIONE IN CATTIVITÀ

1.3.10 PRINCIPALI CAUSE DI MORTALITÀ EMBRIONALE

Come accennato in precedenza, il primo passo deve essere sempre quello di distinguere le uova non fertili dalle uova il cui embrione è morto precocemente. Questa distinzione non si presenta di facile esecuzione dopo 24 giorni d’incubazione a causa dello stato avanzato di degenerazione del disco germinale; per questo motivo, riconoscere un uovo fecondato da uno non fecondato, nella normale pratica presenta notevoli difficoltà, difficoltà che però possono essere in parte superate effettuando la prima speratura e l’esame dell’uovo il più precocemente possibile (8 giorni). Per una corretta distinzione si rimanda al paragrafo 1.3.8.

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La mortalità embrionale durante il periodo d’incubazione è spesso imputabile ad una errata conduzione della stessa. In particolare gli errori più comuni sono legati alla errata temperatura di incubazione, umidità e ventilazione. Riportiamo di seguito una descrizione più dettagliata di queste varianti, essendo quelle che si ritrovano più spesso tra le cause di mortalità embrionale in ogni fase d’incubazione.

TEMPERATURA

Durante tutto il periodo d’incubazione, i fabbisogni dell’embrione variano in relazione allo sviluppo dello stesso. Nei primi giorni d’incubazione, la temperature dell’embrione è più bassa di quella erogata dalla macchina, la produzione di calore endogeno si può ritenere trascurabile e l’uovo tramite perdita di vapore acqueo, diminuisce la sua temperatura. Man mano che l’embrione si sviluppa, aumenta la sua produzione di calore e supera la perdita di calore per evaporazione. Avvicinandosi alla fine dell’incubazione, la temperatura del guscio dell’uovo può raggiungere livelli elevati. È bene controllare continuamente i parametri microclimatici, in modo che non vi sia una temperatura ideale all’interno della macchina incubatrice. Una corretta ventilazione permette di avere un calore omogeneo in ogni sua parte. In caso di surriscaldamento, si consiglia di aumentare la ventilazione, poiché questa condizione può portare o a mortalità embrionale tardiva, o, se l’embrione supera lo shock termico e riesce a schiudere, può alterare negativamente l’incremento ponderale e l’indice di conversione alimentare del pulcino (Romboli et al., 2008).

UMIDITÀ

L’umidità relativa, ovvero la percentuale di vapore acqueo nell’aria ad una determinata temperatura, influisce il tasso di evaporazione dell’uovo ed è strettamente correlato alla temperatura ed alla ventilazione. Per verificare che sia corretta bisogna far riferimento alla perdita di peso dell’uovo e all’aumento della

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camera d’aria di quest’ultimo durante l’incubazione. Valori di umidità errati possono provocare morte embrionale in diversi momenti d’incubazione oppure portare alla nascita di pulcini disvitali (Romboli et al., 2008).

VENTILAZIONE

La ventilazione è un parametro molto importante nell’incubazione, poiché è strettamente correlato all’umidità, alla composizione dell’aria e alla temperatura. Mantenere una corretta ventilazione all’interno della macchina incubatrice permette di abbassare inoltre la carica batterica (Romboli et al., 2008).

1.4 FASE CRITICA, OPERAZIONE E CAUSE DI MORTALITÀ

Di seguito, vengono presentate le principali cause di mortalità embrionale descritte in bibliografia; queste, in particolare, vengono presentate mettendole in relazione:

a) in primo luogo alla “operazione” di allevamento (ad esempio, lavaggio e disinfezione, gestione dei riproduttori, ecc.) le cui non idonee modalità di “conduzione” possono averne favorito l’insorgenza;

b) in secondo luogo, alla fase di gestione delle uova (pre-incubazione e/o incubazione vera e propria) in cui la “causa” stessa può determinare mortalità. La numerazione utilizzata in questa presentazione, rispecchia quella del quadro sinottico “Determinazione delle Cause di Morte” (DCM), strumento operativo messo a punto e descritto più avanti (Paragrafo 3.6.1).

DCM 1

- uova non fertili - quando in allevamento si riscontra un numero elevato

di “uova non fertili”, le cause sono da imputare principalmente a:

DCM 1.1 - riproduttori - errori di gestione dei riproduttori e i controlli dovranno

essere indirizzati principalmente:

DCM 1.1.1 - proporzione tra maschi e femmine – il rapporto tra soggetti di sesso

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ottenuto solo tenendo conto delle caratteristiche etologiche degli animali presi in considerazione. Per quanto riguarda il fagiano, in natura esso tende a formare un piccolo harem e pertanto, anche in allevamento, si consiglia di mantenere un rapporto di 5-7 femmine per ogni maschio, quindi, nel caso si allevino i fagiani in colonia, il rapporto consigliato è di 7-8 maschi e 50 femmine (Bagliacca et al. 1990). La tecnica di allevamento in colonia, rispetto a quella in famiglie, permette di avere a disposizione più maschi nello stesso parchetto, questo porta ad un notevole vantaggio, infatti la scarsa fertilità o il ritardo del periodo riproduttivo di un maschio, può essere compensata dagli maschi. Nell’allevamento in famiglie, invece, la presenza di un maschio scadente può compromettere la fertilità di tutto il parchetto (Bagliacca et al. 1990). Al contrario, sia la pernice che la starna, in natura tendono a formare coppie “fisse”; di conseguenza, in questo caso, è consigliabile mantenere un uguale numero di maschi e di femmine (www.wikipedia.org; Bagliacca et al., 2008) anche se è possibile adottare, per quanto riguarda la pernice un rapporto di 3 femmine per ogni maschio (Paci et al., 1992).

DCM 1.1.2 - alimentazione dei riproduttori – la somministrazione di diete bilanciate e la

corretta preparazione dei mangimi, contribuisce ad una buona produzione quali- quantitativa di sperma. A tale scopo, su un campione di riproduttori, può essere utile effettuare dei controlli ponderali per assicurarsi che essi assumano la razione in maniera adeguata e non siano quindi né sovra né sottoalimentati; è stato infatti dimostrato, ad esempio, che nelle galline sovralimentate si osserva un peggioramento delle performance riproduttive, con diminuzione sia della fertilità, sia della schiusa delle uova per mortalità embrionale negli ultimi stadi di sviluppo (Romboli et al., 2008). Simili risultati, sono riscontrabili anche in caso di mancata copertura dei fabbisogni vitaminico-minerali (Fronte, dati non pubblicati, 2011; Bagliacca et al., 2008). Inoltre, nel caso siano presenti più maschi, è bene assicurarsi che la dimensione della mangiatoia sia adeguata a permettere l’accesso al cibo a tutti

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contemporaneamente evitando così possibili combattimenti o che ad alcuni soggetti venga impedito l’accesso al cibo (Appunti lezioni Prof. Bagliacca).

DCM 1.1.3 - densità di allevamento – un’eccesiva densità di soggetti all’interno delle voliere, o anche la presenza di più maschi in spazi ristretti, può aumentare l’aggressività di questi ultimi. Per quanto riguarda il fagiano, la superficie minima consigliata è di 0,5-1 m2 per capo; ad esempio, se in allevamento è presente una colonia formata da circa 50 femmine e 7-8 maschi, la superficie minima consigliata sarà di circa 30 m2 (Appunti lezioni Prof. Bagliacca). Nel caso non si rispettino le superfici messe a disposizione dei soggetti, l’aggressività dei maschi potrebbe aumentare soprattutto nel periodo della riproduzione, quando frequenti combattimenti possono comportare anche perdita d’interesse verso la femmina da parte del maschio stesso. Inoltre, i combattimenti determinano spesso ferite che, talvolta, possono anche impedire l’accoppiamento. Alla luce di ciò, si consiglia di separare i diversi harem, nel caso del fagiano, o le coppie, nel caso della pernice e delle starna, e possibilmente impedire la vista di colonie e/o coppie contigue mediante l’uso di teli schermanti (Appunti lezioni professor Bagliacca; www.wikipedia.org).

DCM 1.1.4 - età del maschio e/o sterilità - patologie, malformazioni o un’età avanzata,

possono far si che l’animale si accoppi ma non sia fertile. È ben noto che i soggetti più giovani siano caratterizzati da un tasso di fertilità maggiore di quelli più “vecchi”; nel genere Gallus gallus, ad esempio, il picco di fertilità si ha tra la 30° e la 35° settimana di età, mentre in seguito la concentrazione spermatica diminuisce e nella femmina peggiora la qualità dell’uovo (Cerolini et al., 2008). Nel caso delle pernici e più in generale della selvaggina, si consiglia quindi di scegliere riproduttori giovani e comunque non più vecchi di 3 anni (Fronte et al., 2010). Inoltre, una pratica molto utile è quella di numerare le uova al momento della raccolta con il numero del parchetto, o della gabbia, in cui sono state deposte, permettendo così

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l’individuazione del maschio sterile che andrà sostituito (Appunti lezioni Prof. Bagliacca).

Un ridotto tasso di schiusa delle uova incubate, può essere dovuto, oltre che ad una ridotta fertilità delle uova stesse (ad esempio per sterilità del maschio), anche a fenomeni di mortalità durante la fase di stoccaggio pre-incubazione delle uova. Di seguito si descrive quest’ultimo caso.

DCM 2 - pre-incubazione

– già prima dell’inizio del processo di incubazione,

cioè durante lo stoccaggio delle uova, è possibile che si verifichino casi di mortalità embrionale; all’esame macroscopico, queste uova presentano le caratteristiche tipiche delle uova non incubate (giorno 0) e di cui una descrizione più dettagliata sarà effettuata nell’ambito del “Manuale di Osservazione dello Sviluppo Embrionale” (MOSE). La distinzione dalle uova non fertili, come è stato già ampiamente descritto in precedenza, non è facile. Comunque, una volta verificato che si tratta di uova fertili ma con embrione morto prima o contestualmente all’inizio dell’incubazione, si potrà passare all’analisi delle possibili cause di mortalità embrionale specificamente legate a questo stadio di sviluppo. Anche in questo caso, le cause di morte possono essere diverse:

DCM 2.1 - stoccaggio - come già accennato in precedenza, il periodo di tempo che

intercorre tra la deposizione dell’uovo e l’inizio dell’incubazione, viene denominato stoccaggio. Lo stoccaggio deve avvenire in condizioni ideali per la conservazione dell’uovo e, quindi, per la sopravvivenza dell’embrione; gli aspetti salienti relativi a questa “operazione” sono di seguito descritti.

DCM 2.1.1 - durata dello stoccaggio - influisce sulla sopravvivenza dell’embrione; se

prolungato può determinare una eccessiva perdita di peso dell’uovo per eccessiva perdita di acqua e, di conseguenza, anche una maggiore mortalità embrionale (Souveur, 1988). Lo stoccaggio non dovrebbe superare i 10-14 giorni per evitare stress agli embrioni (Christensen et al., 2002). Nelle normali condizioni di allevamento, lo

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stoccaggio deve avere una durata non superiore a 7 giorni; nonostante ciò, in casi del tutto eccezionali come ad esempio all’inizio o alla fine della stagione riproduttiva, questo periodo può essere prolungato fino ad un massimo di 14 giorni allo scopo di ottenere un numero sufficiente di uova da incubare (Appunti lezioni Prof. Bagliacca). Per ulteriori dettagli in merito si rimanda all’apposito paragrafo sullo stoccaggio (Par. 1.3.5).

DCM 2.1.2 - temperatura di stoccaggio – il ruolo principale che la temperatura riveste

durante lo stoccaggio pre-incubazione delle uova è quella di mantenere la dormienza dell’embrione fino al momento dell’immissione nell’incubatoio. Lo sviluppo embrionale infatti si arresta quando l’uovo viene tenuto in un range di temperatura tra i 20 e i 21 °C, range per questo denominato “zero fisiologico” (Fasenko, 2007; Meijerhof, 1992; Proudfoot et al., 1990). Per una buona e “sicura” conservazione dell’embrione, per lunghe conservazioni (oltre i 7 giorni) è consigliata una temperatura di 12-15 °C, per conservazioni più brevi (3-7 giorni) è consigliata invece una temperatura di 16-18 °C (Souveur, 1988). Anche in questo, per ulteriori dettagli si rimanda all’apposito paragrafo sullo stoccaggio (Par. 1.3.5).

DCM 2.1.3 - ventilazione e umidità – in camera di stoccaggio, questi due fattori

svolgono un ruolo strettamente interconnesso in quanto entrambe “interagiscono” con la temperatura. Se questi parametri non sono correttamente gestiti, si andrà incontro ad un eccessiva perdita di acqua da parte dell’uovo e, di conseguenza, ad un aumento della mortalità embrionale (Sauveur, 1988). Per contro, anche una eccessiva umidità ambientale (e probabilmente ridotta ventilazione) potrebbe causare condizioni ambientali sfavorevoli ad una buona conservazione dell’uovo. Infatti, in queste condizioni, è assolutamente necessario evitare che si formi un velo di “condensa” sulla superficie delle uova che potrebbe a sua volta comportare una eccessiva e dannosa proliferazione batterica (Appunti lezioni Prof. Bagliacca).

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DCM 2.2 - riproduttori – come lo stoccaggio delle uova, anche la gestione dei

riproduttori può essere coinvolta e avere riflessi nella schiusa delle uova e molti sono gli aspetti da tenere in considerazione in merito a ciò.

DCM 2.2.1 - sanità - lo stato sanitario dei riproduttori è molto importante in quanto

alcuni patogeni possono essere trasmessi per via verticale; quasi tutte le condizioni patologiche dei riproduttori, riducono e in alcuni casi compromettono, la vitalità dell’embrione. Per questa ragione, è necessario adottare tutte le misure di profilassi ed intervenire con terapie mirate laddove si richiede. Da questo punto di vista, risulta indispensabile il contributo del veterinario e l’adozione di idonei piani di profilassi vaccinale.

DCM 2.2.2 - età dei riproduttori - vedi punto DCM 1.1.4

DCM 2.2.3 - alimentazione – la composizione chimica dell’uovo è fortemente

influenzata dall’alimentazione dei riproduttori e quindi, se questi non vengono alimentati in correttamente, il tenore di alcuni importanti nutrienti nell’uovo potrebbero risultare insufficienti a coprire i fabbisogni di accrescimento dell’embrione (Fronte et al., 2011; Bagliacca et al., 2008; Meijerhof, 1992).

DCM 2.3 - lavaggio e disinfezione - l’igiene deve essere assicurata durante tutto il

ciclo d’incubazione. Di seguito si riportano i potenziali punti critici.

DCM 2.3.1

-

lavaggio e disinfezione uova - prima di procedere alla conservazione delle

uova, ovvero prima che le stesse siano messe a stretto contatto, si possono eseguire diversi trattamenti disinfettanti per ridurre la carica batterica dalle uova contaminate; infatti, queste, una volta stoccate nello stesso ambiente, ventilato e a “stretto” contatto, potrebbero costituire fonte di contaminazione orizzontale (Sauveur, 1988). Inoltre è importante l’eliminazione dei batteri saprofiti, i quali non sono patogeni per l’embrione, ma potrebbero entrare in “competizione” con quest’ultimo in quanto vanno ad utilizzare le stesse sostanze trofiche che così non sarebbero più disponibili

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per lo sviluppo e la crescita dell’embrione (Appunti lezioni Prof. Bagliacca). Per maggiori dettagli si rimanda al paragrafo 1.3.3.

DCM2.3.2 - lavaggio e disinfezione locali - in tutti i locali che vengono utilizzati devono

essere mantenuti elevati standard igienici; è consigliabile che ogni operazione venga condotta in locali diversi; in questo caso, quindi, sarebbe consigliabile disporre di una camera di arrivo delle uova, una per lo stoccaggio, una per l’incubazione e una per la schiusa. Al termine di ogni ciclo, inoltre è consigliabile procedere, con il metodo “tutto vuoto”, ad una disinfezione completa di locali (Sauveur, 1988). Anche in questo caso, per maggiori dettagli, si rimanda al paragrafo 1.3.3.

DCM 2.3.3 - lavaggio e disinfezione attrezzature - tutte le attrezzature possono essere

potenziali vettori di patogeni; per attrezzature si intende tutto ciò che in qualche modo viene a stretto contatto con le uova e cioè, ad esempio, vassoi porta-uova, speratrice, eventuali secchi e/o contenitori vari, ecc. Dopo l’utilizzo delle attrezzature si consiglia di effettuare un lavaggio adeguato (Sauveur, 1988). Per approfondimenti, si rimanda al paragrafo 1.3.3.

DCM 2.3.4 - lavaggio e disinfezione incubatrice - le uova permangono all’interno

dell’incubatrice per la maggior parte del tempo del cosiddetto periodo di incubazione, ed all’interno di questo avviene pressoché tutto lo sviluppo embrionale. Prima dell’inizio di ogni ciclo, quando l‘incubatrice è vuota, si consiglia una disinfezione completa tramite fumigazione, da eseguire secondo quanto descritto nell’apposito paragrafo (1.3.6); questa potrà essere effettuata proficuamente anche per i locali che ospitano l’incubatrice oltre che per la schiuditrice stessa.

DCM 2.4 - trasporto – anche il trasporto delle uova dalla sala di stoccaggio alla

incubatrice rappresenta una operazione a cui prestare particolare attenzione.

DCM 2.4.1 – uova – è importante che tutte le operazioni appena descritte siano

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particolare i passaggi dalla camera di stoccaggio alla camera di incubazione, come anche la sistemazione delle uova all’interno dell’incubatrice, sono operazioni critiche in cui, ogni shock fisico, può danneggiare l’uovo sia in maniera visibile (ad esempio rottura del guscio), o in maniera non rilevabile (shock agli embrioni), determinando così mortalità embrionale.

A questo punto le uova iniziano il processo di incubazione che avrà termine con la schiusa. Come osservato in bibliografia, questo periodo comprende alcune fasi in cui il rischio “mortalità” è particolarmente alto ed è principalmente di queste che ci occuperemo di seguito. Per quanto riguarda invece i “giorni” di incubazione o fasi di sviluppo non specificati, caratterizzati da una minore incidenza della mortalità, eventuali “episodi” potranno essere ricondotti alle cause descritte per la fase più prossima (precedente o successiva).

Per quanto riguarda il periodo d’incubazione “propriamente detto”, abbiamo ritenuto utile dividerlo in cinque principali fasi critiche, di seguito descritte, che si aggiungono alle precedenti “Uova non fertili” e “pre-incubazione”.

DCM 3 -1° e 2°

giorno d’incubazione

Se la morte dell’embrione avviene durante il primo giorno di incubazione, l’uovo non presenta segni di crescita embrionale; piuttosto, sarà possibile osservare il blastoderma sulla superficie del tuorlo; al secondo giorno, invece, si possono vedere le membrane degenerate ma non ancora la presenza di sangue; questa mortalità precoce può essere causata da diversi fattori:

DCM 3.1 - i riproduttori - mortalità embrionali precoci, cioè nei primi stadi di

incubazione, possono trovare la loro origine nella non idonea conduzione di operazioni svolte in fasi precedenti. È questo per esempio il caso della gestione dei riproduttori, la cui non corretta conduzione può determinare, oltre che produzione

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di uova non fertili, mortalità durante lo stoccaggio delle uova o durante l’incubazione.

DCM 3.1.1 – eventi stressanti - gli eventi stressanti rappresentano una delle possibili

cause di mortalità; questi, possono verificarsi in conseguenza a particolari operazioni condotte a carico dei riproduttori quali ad esempio, prelievi di sangue, operazioni di manutenzione particolarmente rumorose condotte nei pressi del sito di allevamento dei riproduttori, ecc. In questo caso, sull’uovo è possibile rilevare una tipica chiazzatura della membrana vitellina (AA.VV, 2003).

DCM 3.2- raccolta uova – le modalità di raccolta delle uova appena deposte, è

anch’essa una operazione che merita particolare attenzione.

DCM 3.2.1 – frequenza - la frequenza con cui le uova devono essere raccolte può

variare a seconda di diversi fattori ma, in ogni caso, questa dovrebbe essere effettuata almeno una volta al giorno; a seconda della specie allevata, si dovrà tenere conto dei diversi momenti del giorno in cui avviene la deposizione (Casanova, 1981) e della temperatura ambientale; quest’ultima, in particolare, se troppo elevata come accade solitamente d’estate, dovrà essere accompagnata da un aumento del numero di raccolte giornaliere (Bagliacca et al, 2008). Per maggiori informazioni in merito, si rimanda comunque al paragrafo 1.3.4., punto in cui il tema è più ampiamente discusso.

DCM 3.3 - stoccaggio

DCM 3.3.1 - durata dello stoccaggio – si rimanda al punto DCM 2.1.1 DCM 3.4 - igiene e disinfezione

DCM 3.4.1 - all’interno dell’incubatrice – la conduzione di una fumigazione o

disinfezione-lavaggio non corretti prima dell’immissione delle uova in incubatrice, può far sì che patogeni potenzialmente pericolosi per la sopravvivenza dell’embrione

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possano non essere del tutto eliminati. Per questo motivo, si consiglia di controllare se i dosaggi di formalina utilizzati comunemente, o anche in casi specifici, siano stati quelli corretti. Si ricorda che è bene non fumigare tra le 24 e le 96 ore dall’inizio d’incubazione e anche di accertarsi di aver eseguito correttamente il lavaggio delle uova stesse (Sauveur,1988).

DCM 3.4.2 - presenza di uova sporche - è sempre indispensabile eliminare le uova col

guscio sporco per evitare contaminazioni delle altre uova all’interno dell’incubatrice; se si ritiene possibile si può evitare di eliminarle se sottoposte a lavaggio (Sauveur, 1988). Per ulteriori dettagli, si rimanda al DCM 2.3.1.

DCM 3.5 - incubazione –

DCM 3.5.1 - temperatura d’incubazione - all’interno dell’incubatrice, la temperatura

deve essere mantenuta costante ed adeguata in relazione alle specie prese in considerazione. Una temperatura errata, ad esempio troppo elevata, può determinare un eccesso di perdita d’acqua per evaporazione; se troppo bassa, al contrario, si potrebbe rallentare lo sviluppo dell’embrione. Inoltre una temperatura non costante, magari causata da interruzione del funzionamento dell’incubatrice, può provocare shock termici alle uova e aumentare così i casi di mortalità embrionale (Lourens et al., 2005). Altri dettagli sono forniti nel paragrafo 1.3.6.

DCM 4 - dal 3° al 5° giorno d’incubazione

- in questi giorni le uova

presentano un contenuto più denso, quasi “cremoso” ed in tutte le uova è presente e visibile l’anello vascolare; le cause di morte in questa fase sono da imputare principalmente a:

DCM 4. l - incubazione:

DCM 4.1.1 - temperatura d’incubazione – i casi più comuni di mortalità anomala

riferiti, a questa fase di incubazione, sono da attribuire a temperatura troppo elevata, troppo bassa o comunque non costante, rilevata all’interno dell’incubatrice. Per

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ulteriori dettagli in merito, si rimanda al DCM 3.5.1 dove l’argomento è stato ampiamente e dettagliatamente trattato.

DCM 4.1.2 - frequenza dei “voltaggi” - una insufficiente frequenza dei voltaggi delle

uova all’interno dell’incubatrice, può provocare aderenze tra le membrane e conseguentemente una errata formazione degli annessi embrionali; inoltre il voltaggio costante e continuo delle uova, garantisce una temperatura costante su tutta la superficie dell’uovo (Romboli et al., 2008; www.avianweb.com). A tal fine, è consigliabile azzerare ogni giorno il contagiri dell’incubatrice in maniera che sia possibile verificarne più agevolmente il funzionamento (Appunti lezioni Prof. Bagliacca). Ulteriori dettagli sono riportati nel paragrafo 1.3.6.