4.3. Back-‐end dell’innovazione 176
4.3.1. Product process Development 176
Come già detto all’inizio del seguente capitolo, la fase di back-‐end
dell’innovazione comprende:
• lo sviluppo del prodotto/servizio;
• lo sviluppo del processo
• lo sviluppo del modello di business
• il lancio
• i continui miglioramenti
4.3.1. Product process Development
Nella fase di Back end prende avvio il New Product Development Process, cioè il processo che converte un’idea di prodotto in un prodotto vendibile attraverso un processo produttivo industrializzato.
“Un’idea di prodotto che emerge dal complesso delle attività svolte nel front-‐end of innovation è la forma embrionale di un nuovo prodotto e consiste in una visione ad alto livello di soluzione che si pensa di offrire per rispondere alle opportunità di mercato; è il seme che in futuro potrebbe crescere e trasformarsi in un’innovazione di successo; è la descrizione verbale/ o visiva di un nuovo prodotto che sintetizza a grandi linee, i benefici per gli utilizzatori e clienti, la forma e le tecnologie ipotizzate” (Stefano Biazzo).
La parte finale dell’imbuto, quindi, riceve le idee che sono state selezionate e ritenute importanti durante la fase di front end.
Il Back end si può suddividere in due fasi distinte:
• La fase di Concept Development, cioè la fase di sviluppo del concept, in cui avviene la definizione del prodotto;
• La fase di progettazione di dettaglio del prodotto e del suo processo (cioè il sistema logico produttivo).
Il product concept costituisce il punto di partenza per la progettazione di dettaglio e la sua creazione necessita della valutazione dei bisogni dei clienti, dei rischi, dei prodotti dei competitor, delle opportunità tecnologiche, dell’ambiente normativo dove il prodotto andrà collocato.
Lo scopo di questa fase è quello di dettagliare e concretizzare l’idea, trasformandola in un concept di prodotto contenente, da un lato, gli attributi del prodotto ( quali le caratteristiche generali, la funzionalità, il target di mercato, la value proposition, la forma e l’architettura preliminare e le performance critiche attese) e dall’altro lato, le le ipotesi di costi, ricavi ed investimenti (cioè il potenziale economico , in termini di ricchezza, del prodotto lungo il suo ciclo di vita).
Nella progettazione di dettaglio, invece, si ha la trasformazione del concept in un oggetto producibile e commercializzabile.
L’efficacia legata allo sviluppo del concept dipende fortemente da questi quattro fattori:
1. L’individuazione dei bisogni dei clienti-‐target;
2. L’anticipazione dei problemi di produzione (front-‐loading della producibilità) 3. Sperimentazione: essa serve per fronteggiare gli alti livelli di incertezza e di
turbolenza (tecnologica e di mercato) che caratterizzano il processo di sviluppo prodotto. Grazie ai costi sempre più bassi, relativi alla prototipazione virtuale , i processi riescono a raggiungere un’ alta intensità di sperimentazione; i prototipi dovrebbero esser utilizzati in modo anticipato rispetto alle prassi tradizionali (front-‐loaded prototyping).
4. Divergenza: per poter esser efficiente, un processo di sviluppo del concept deve esser in grado di poter generare concept alternativi, dove andare poi a selezionare quello “vincente”.
Per quanto riguarda la progettazione di dettaglio, invece, essa fa affidamento a tutte le attività ingegneristiche riguardanti lo sviluppo tecnico del prodotto e del processo produttivo.
prodotto ed al settore industriale, può esser schematizzato attraverso quattro attività chiave:
• Progettazione a livello di sistema. Quest’attività è volta a definire l’architettura di dettaglio del prodotto, cioè a definire le componenti ed i sottosistemi del prodotto. In questa fase, quindi: si definiscono le specifiche funzioni per ognuno dei sottosistemi del prodotto; si crea il layout del prodotto e si disegna un primo diagramma di flusso per il processo produttivo.
• Progettazione dei sottosistemi. In questa fase si definiscono la geometria ed i materiali delle singole componenti del prodotto e si ordinano ai fornitori le parti standardizzate, non prodotte internamente. Il risultato di questa attività è una documentazione tecnica (file e disegni) relativa: alle componenti del prodotto e alle sue lavorazioni, alle specifiche delle parti da acquistare ed al processo produttivo del prodotto.
• Sperimentazione e miglioramento. In questa fase si costruiscono e si valutano i diversi prototipi del prodotto, sia fisici che analitici, attraverso i modelli geometrici tridimensionali e le simulazioni al computer.
• Avviamento della produzione. Durante quest’attività avviene la costruzione attraverso il sistema produttivo previsto.
La seconda fase del ciclo di vita dell’innovazione prevede, quindi, l’accelerazione e l’industrializzazione del processo di sviluppo del prodotto, tramite la differenziazione dei processi di sviluppo in base alle caratteristiche dei prodotti, la ricerca di efficienza del processo di sviluppo, l’ottimizzazione del rapporto tempi/qualità/costi. Per esempio, nel settore dell’auto, i modelli luxury necessitano di budget e tempi di sviluppo maggiori del 30% rispetto ai modelli standard ed oggigiorno esistono le development factory che, partendo dai piani di prodotto, dai piani tecnologici e dagli obiettivi di standardizzazione dell’innovazione, attuano dei processi di sviluppo che ottimizzano costi e tempi di realizzazione anche tramite la dislocazione geografica delle attività con minor valore aggiunto in aree con costi minori della manodopera o attraverso modelli
4.3.2. Innovare Attraverso il modello di business
La fase di Development non rigurada solamente il processo di sviluppo di nuovi prodotti, ma anche il processo di sviluppo del modello di business.
Infatti, alcune delle innovazioni di maggior successo del nostro tempo riguardano le innovazioni del modello di business che rompono le norme dell’azienda o dell’ industria in modo significativo e forse anche radicale, in modo da:
• Servire gruppi di clienti insoddisfatti; • Fornire benefici nuovi o diversi;
• Fornire e/o estrarre valore in modo non convenzionale.
Si prenda come esempi il peer-‐to-‐peer di eBay, la piattaforma iPhode/ iTunes di Apple, il modello di IKEA di assemblare da se i mobili, o gli aggiornamenti della linea di prodotto continuativi di Zara.
Tutti questi sono esempi di diversi modelli di business che creano notevole nuovo valore per i propri clienti ed azionisti. Ciò che è chiaro da questi esempi è che vanno al di là dell’ innovazione di prodotto o dell'innovazione tecnologica. Essi, infatti, creano nuova ricchezza, spingendo i confini di una o più dimensioni dell’azienda/modello di business in modo sostenibile e profittevole.
Per fare un esempio, si veda il caso di Apple. La svolta di Apple non è stata quella di fare una buona progettazione del prodotto, ma quella di creare un modello di business rivoluzionario (che ha permesso alle persone di trovare e scaricare legalmente file musicali di alta qualità con estrema facilità, di trasferirli in diversi modelli di iPod, e di creare alcune copie per i loro amici in un numero limitato di CD).
Il modello di business è un quadro concettuale che serve ad identificare come un’organizzazione crea, diffonde ed estrae valore. Esso comprende, in genere, un insieme di componenti integrate, ognuno dei quali può essere visto come un opportunità d’ innovazione e di vantaggio competitivo.
Al fine di innovare il livello di modello di business, è necessario prima scompattarlo in singoli componenti e capire come tutti i pezzi si incastrino in