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LA DISCREZIONALITÀ NELL’ESERCIZIO DEL POTERE

6. Profili problematici (cenni)

L’analisi delle sentenze della Corte di Cassazione su riportate portano ad una riflessione relativa al rapporto tra l’orientamento della Corte stessa e la giurisprudenza amministrativa.

Tale rapporto potrebbe creare delle difficoltà specialmente relativamente alla giurisdizione di legittimità; il punto è questo: il codice del processo del 2010 ha previsto un sistema di azioni complesso essendo possibili diversi mezzi di

tutela per gli interessi dei privati che si sentano in qualche modo lesi da un atto della Pubblica Amministrazione (sistema molto simile a quello della tutela del processo civile).

In questo contesto sono stati assegnati ampi poteri al giudice amministrativo, il quale può trovarsi a sconfinare i limiti della giurisdizione di legittimità tradizionale, superando in tal modo i limiti esterni della sua giurisdizione. A tal proposito, basti menzionare una decisione del Consiglio di Stato, immediatamente successiva all’entrata in vigore del codice del processo amministrativo (la sentenza n. 2755/2011), in base alla quale addirittura il giudice potrebbe disporre del potere di annullare un atto amministrativo a prescindere dalla domanda di parte e viceversa.

In ogni caso, nonostante tali “pericoli”, è pacifico affermare che il giudice amministrativo in determinati casi, specialmente in alcuni simili a quelli riportati tra gli esempi, è chiamato ad individuare un equilibrio legittimità/merito molto labile e complicato da trovare e non è escluso che si verificheranno ancora violazioni, tanto da “fare entrare in partita” la Corte di Cassazione.

Conclusioni

Il presente lavoro di tesi ha cercato di mettere in luce e approfondire un aspetto particolarmente importante e anche difficoltoso da trattare del diritto amministrativo, sia in senso statico che dinamico – processuale: il vizio di legittimità dell’eccesso di potere, con un occhio di riguardo al ruolo che può rivestire in ambito giurisdizionale. In particolare il difficile rapporto tra il sindacato del giudice amministrativo, relativo ai procedimenti discrezionali della Pubblica Amministrazione, i quali non possono essere sindacati nel merito per ciò che riguarda le scelte effettuate dal soggetto agente.

Si è studiato, quindi, uno specifico aspetto dell’eccesso di potere, quello giurisdizionale per sconfinamento nel merito: il rapporto tra la discrezionalità amministrativa ed il controllo dell’organo giudicante, partendo prima da un’analisi storica attraverso la ricostruzione di due decisioni (CdS n. 3/1993 e T.A.R. Lazio n. 21/7984) particolarmente emblematiche circa il problema che si è voluto trattare. Portando avanti ancora un’analisi storica, ci si è poi posti il problema proprio della definizione che si vuol dare all’espressione “eccesso di potere giurisdizionale”, esaminando quella che autorevole dottrina ha voluto darle, fino ad arrivare ai giorni nostri con il codice del processo amministrativo che ha, in qualche modo, dato una risposta.

Conclusa l’introduzione storica, si è passati finalmente al fulcro del problema: come poter tracciare una linea di confine per il giudice amministrativo, in modo che non cada nel vizio di eccesso di potere, andando a sindacare nel merito le scelte della Pubblica Amministrazione e, soprattutto, se tale confine sia realmente tracciabile. Attraverso l’esame di alcune decisioni della Corte di Cassazione, soprattutto relative al procedimento di concorso pubblico nel quale vi è un confine labilissimo tra sindacato strettamente di legittimità e di merito, si è concluso quanto sia in effetti difficile, se non quasi impossibile,

poter segnare un limite per il giudice amministrativo che sia stato chiamato a sindacare un provvedimento espressione del potere discrezionale dell’autorità agente. Sicuramente ci sono dei margini che non possono essere travalicati, i quali quindi non creano particolari problemi, ma in altri casi è quanto mai inverosimile poter indicare in via generale degli estremi al giudice.

Si è disegnata, quindi, una linea di tendenza seguita dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione in materia, la quale ritiene ammissibile un sindacato che vada anche ben oltre il controllo di mera coerenza logica tra le argomentazioni portate nella motivazione di un provvedimento amministrativo, potendo quindi il giudice andare oltre senza per ciò intaccare la sfera del merito.

Arrivati, infatti, a questa conclusione si lascia aperto un ulteriore aspetto problematico che si evidenzia attraverso l’analisi delle decisioni studiate, le quali aprono ad una riflessione relativa al rapporto tra l’orientamento della Corte e quello della giurisprudenza amministrativa: il punto è che attraverso il codice del processo amministrativo sono stati conferiti ampi poteri al giudice amministrativo per la tutela degli interessi dei privati, essendo per questi ultimi accessibili numerosi mezzi di tutela. In tale contesto questi ampi poteri consentono al giudice di travalicare i limiti della tradizionale giurisdizione di legittimità e ciò potrebbe comportare il rischio che il giudice superi sempre più frequentemente i margini entro i quali attenersi; egli è chiamato ad un difficile compito: tracciare un equilibrio tra ciò che gli è consentito e i limiti della sua giurisdizione, molto complicato da raggiungere, con la probabilità che si verificheranno casi di violazione del limite esterno di giurisdizione, tali da far entrare nuovamente in gioco la Corte di Cassazione.

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Ringraziamenti

Desidero ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura di questa tesi con suggerimenti, critiche, osservazioni e supporto: a loro va la mia gratitudine, anche se a me spetta la responsabilità per ogni errore contenuto in questa tesi.

Ringrazio anzitutto la Professoressa Luisa Azzena, Relatrice, ed il Professor Salvatore Vuoto, Co-relatore: senza la loro guida questa tesi non esisterebbe.

Proseguo con il personale degli archivi e delle biblioteche consultate..

Infine i ringraziamenti più personali: non sono mai stata molto brava nel tradurre in parole l’affetto che provo per le persone che mi circondano, ma alle volte è importante farlo e quale migliore occasione di questa.

Grazie mamma e grazie babbo, non smettete mai di accompagnare il mio cammino e a incoraggiare le mie scelte.

Grazie anche alle mie sorelle e ai miei fratelli, Beatrice, Cecilia, Simone e Giacomo: siete comunque un modello da seguire per la più piccola.

Grazie Federica, un’altra sorella, che col suo supporto a distanza è la più vicina e la più speciale di tutte le amicizie: sei preziosa e lo sei stata anche in questo caso.

Un ringraziamento agli amici, quelli di vecchia data e quelli conosciuti da poco: insieme alla mia famiglia mi aiutate ad essere felice ogni giorno.

Grazie nana mia: sei stata fondamentale anche tu nel sopportare le mie ansie e i miei attacchi di isteria pre esame e nell’ascoltarmi sempre mi sei vicina in ogni momento. Grazie Nicola: sei arrivato alla fine di questo lungo cammino, ma sei stato fondamentale in ogni sua parte riuscendo a rendendomi serena, sopportandomi e standomi sempre e comunque accanto, sei la parte migliore di tutto questo.

Tutte queste persone, insieme e in modi e misure diverse, hanno contribuito a formarmi come sono e quindi hanno corso e tagliato con me il traguardo. Grazie di cuore.