6.1 FACOLTÁ DI GEOLOGIA
6.2.10 Programma attualmente in vigore
Nel marzo 2009, una missione dell’Ufficio Tecnico Centrale si dislocò a Maputo per presentare il prolungamento annuale dell’intervento ponte e concordare con le autorità accademiche gli obiettivi e le aspettative relative al nuovo intervento triennale in programmazione.
Il documento elaborato in quella occasione38 analizzava i punti deboli del settore agricolo nazionale, sostanzialmente invariati da decenni, nella
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Programma: Cooperazione universitaria italo-mozambicana – Supporto
sotto-utilizzazione del potenziale agricolo del paese a causa dell’arretratezza tecnologica e delle infrastrutture, nel basso livello di ricerca nel settore agricolo, nell’insufficiente legame tra le istituzioni di ricerca e gli operatori economici e nella scarsa divulgazione delle nuove tecniche tra gli agricoltori.
L’analisi della situazione della Facoltà di Agronomia sviluppata in quella sede evidenziava una notevole flessione degli iscritti negli ultimi anni, dovuta a varie cause, tra cui, probabilmente, la scarsa remunerabilità del settore sul piano sociale ed economico. Da ciò derivava anche l’esodo dei docenti più esperti verso professioni meglio pagate, lasciando la docenza in mano a professori giovani e privi di esperienza. Questa carenza era particolarmente sentita nel Dipartimento di Protezione Vegetale, da sempre obiettivo della cooperazione italiana. Permaneva, pertanto, il problema della autosufficienza in questo settore, che sembrava dovesse essersi risolta già alla metà degli anni Novanta, quando la facoltà dichiarò di non aver più bisogno di appoggio nell’ambito della docenza.
Allo scopo di venire incontro alla domanda esterna di consulenze e di ricerca, creando le basi di una attività che potesse far affluire maggiori risorse, la facoltà proponeva di creare un centro di servizi per consulenze esterne, Centro de Estudos sobre Recursos Naturais (CERN).
Le priorità da tenere presenti nella formulazione del successivo intervento venivano individuate, pertanto, nella formazione delle risorse umane ad alto livello sia nel settore della docenza che in quello della gestione delle tecnologie informatiche e dei laboratori, nel potenziamento della ricerca, nell’erogazione di servizi attraverso il CERN, nella partecipazione a consorzi misti università-impresa e nella costituzione di legami internazionali. Come in tutte le altre facoltà interessate dalla cooperazione italiana, inoltre, si sottolineava la necessità di introdurre politiche di genere per favorire la presenza femminile a tutti i livelli: docente, ammi- nistrativo, studentesco.
L’ultimo accordo bilaterale, basato sulle conclusioni della suddetta riunione preparatoria e denominato Supporto all’Università Eduardo Mondlane per la riforma accademica, l’innovazione tecnologica e la
ricerca scientifica, è stato firmato nel 2011, ma attualmente non è ancora operativo.
Per gli obiettivi generali del programma si rimanda al capitolo 5°, La cooperazione italo-mozambicana nel campo universitario.
6.2.11 Conclusioni
La cooperazione con la Facoltà di Agronomia è, come abbiamo visto, una delle più antiche messe in atto tra Italia e Mozambico. Analizzando il suo percorso, abbiamo potuto rilevare come il suo andamento abbia conosciuto fasi alterne. L’intervento di assistenza alla docenza, di cui la Facoltà aveva un estremo bisogno nella fase iniziale di mancanza di risorse umane, ha indubbiamente offerto un contributo significativo, mostrando il suo punto debole nella irregolarità della presenza dei docenti e nella mancata offerta di borse di studio di specializzazione. Il conseguimento di master e dottorati in paesi diversi dall’Italia da parte dei giovani laureati della Facoltà ne ha favorito il distacco dalla matrice originaria italiana, che pur tanta parte aveva avuto nella loro formazione di base. L’unica persona che ha conseguito un dottorato in Italia, al suo rientro a Maputo, ha abbandonato l’ambito della ricerca, preferendo accettare un ben più remunerato incarico amministrativo in seno all’università stessa.
L’erogazione dei fondi da parte della cooperazione, che pure è stata consistente, ha spesso subito ritardi tali da rendere difficile lo svolgimento dei programmi. Gli acquisti di attrezzature, non esenti dal sospetto di motivazioni clientelari, si sono spesso rivelati poco vantaggiosi a causa della frequente mancanza di manuali d’uso, di pezzi di ricambio e di personale che avesse la competenza per montarli, come nel caso di una camera climatica, rimasta inutilizzata per anni. Anche il mancato coordinamento con gli interventi delle cooperazioni di altri paesi ha costituito un incomprensibile spreco di risorse.
Sotto questo punto di vista gli interventi della cooperazione hanno mostrato un aspetto poco accurato che non ha potuto non riflettersi
sull’efficacia della sua azione, nonché sulla immagine mostrata dall’Italia.
Dal canto suo, la Facoltà di Agronomia della Università Eduardo Mondlane non è stata esente da negligenze, non presentando per tempo le documentazioni richieste, non disponibilizzando gli studenti per le attività di formazione, non esibendo un atteggiamento propositivo relativamente ai programmi sviluppati e mostrando alla fine di avere come interesse principale il reperimento di risorse, pur non avendo, talvolta, un chiaro progetto sul loro utilizzo.
Anche lo scarso numero di laureati era dovuto, in buona parte, a un atteggiamento irresponsabile da parte mozambicana, dato che i docenti della Facoltà ostacolavano in tutti i modi la conclusione del percorso educativo degli studenti, in cui vedevano una minaccia alla loro posizione di privilegio, temendone la concorrenza una volta che fossero stati immessi nel mercato del lavoro.
Un indubbio merito della cooperazione italiana fu quello di tentare di spezzare questa logica perversa, riducendo il numero degli studenti respinti, mediante un’assistenza più capillare verso gli stessi, tesa a far loro superare le difficoltà, spesso derivate da una preparazione scolastica di base estremamente carente.
In un rapporto del 1995 sul “progetto girasole”, redatto da alcuni docenti italiani, si trova questo duro giudizio relativo alla Facoltà in questione:
La Facoltà di Agronomia di Maputo si rivela ancora una volta una struttura arcaica-tribale, tipica dei paesi marxisti, e accentratrice per tutti quegli aspetti organizzativi e burocratici che non richiedono il minimo sforzo. Si blocca tutto quando il vertice è assente e l’istituto di delega non è conosciuto. Viceversa si rimanda, o si demanda a giovani laureati o, ancor meglio studenti, i lavori tecnici scientifici che richiedono sforzo e impegno anche intellettivi, tenacia e perseveranza39.
L’aspetto più positivo dell’intervento e la sua grande svolta è stato, senza dubbio, quello della ricerca attraverso i progetti relativi al miglioramento
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Rapporto all’ambasciata d’Italia a firma prof A. Olivieri, Udine, G.P. Vannozzi, Udine e A. Zazzerini, Perugina, 15 agosto 1995, AMUTLM.
genetico del girasole e del feijao nhemba, con il loro grande potenziale di impatto pratico sull’incremento della qualità alimentare della popolazione mozambicana.
La produzione di ibridi è stata molto fruttuosa, con la creazione di ben 52 varietà sperimentali, così come la ricerca nell’ambito della protezione delle piante dalle malattie e dai parassiti e il sostegno agli agricoltori in questo settore. Vi è stato, poi, un aumento nella produzione di tesi con base nella ricerca.
Pur con il suo innegabile successo, anche questo settore presenta zone d’ombra, identificabili nella scarsa integrazione dell’intervento con i settori economici di riferimento che ha limitato grandemente i vantaggi che avrebbe potuto trarne il paese.
Già nel 1996, la relazione di un esperto italiano metteva in luce come, a causa di una gestione poco accurata del progetto, la media-grande impresa cui era destinata la creazione di varietà ibride vedesse già in alcune ditte sementiere dell’Africa del Sud la sorgente di varietà pregiate da utilizzare40.
La partecipazione di alcuni organismi statali ai progetti di ricerca andrebbe, pertanto, incrementata e resa maggiormente efficace, togliendola dall’ambito della mera contiguità burocratica. La maggiore operatività pratica del Centro di Biotecnologie, con il suo approccio integrato tra diversi ambiti della ricerca e la sua vocazione alla risoluzione dei problemi pratici del paese, potrebbe fornire una risposta adeguata al problema.
Infine, una riflessione sorge spontanea sul ritorno economico all’Italia relativamente al suo intervento nel settore agricolo forestale. Che la cooperazione allo sviluppo debba essere o meno un mezzo per ottenere in cambio vantaggi economici per il paese che la offre, rimane una questione antica e che si presta a interpretazioni differenti. Quello che è certo è che, soprattutto nell’ambito di una facoltà come quella di Agronomia e Silvicoltura, oltre a far acquisire le competenze tecniche del settore, la cooperazione dovrebbe essere in grado di favorire la presa di coscienza relativa allo sviluppo sostenibile delle aree rurali, alla
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Relazione di fine missione del Prof Massimo Olmi, coordinatore del progetto, agosto dicembre 1996, AMUTLM.
protezione del territorio, dell’habitat e alla tutela delle risorse ambientali, obiettivi chiaramente espressi nella maggior parte degli accordi di coope- razione. Non pare che questo obiettivo sia stato però raggiunto, visto che quello a cui assistiamo attualmente è lo sfruttamento selvaggio delle risorse forestali del Mozambico messo in atto soprattutto da parte della Cina, ma anche da operatori mozambicani, che ha già posto seri interrogativi sul futuro delle foreste locali41. L’Italia, dal canto suo, non ha sviluppato nessun interesse economico rivolto al settore del legno. Alle intuizioni e agli studi effettuati da esperti italiani nel settore forestale, come anche in quello geologico di cui è gia stato dato conto, non ha corrisposto poi un coinvolgimento economico da parte del nostro paese.
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A questo proposito si vedano le inchieste del giornalista mozambicano Estacio Valoi, al suo sito: http://www.valoie.blogspot.com.br/, consultato nel dicembre 2012. Si veda anche il servizio sul sito della BBC, “ China smuggles Mozambique timber EIA”, del 7 febbraio 2013: http://www.bbc.co.uk/news /world-africa -21366123, consultato il 7 febbraio 2013.