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I Programmi Operativi Regionali

Nel documento Rapporto sugli strumenti finanziari (pagine 52-57)

Riquadro 1.1 – Alcuni concetti chiave sulla questione centrale del patrimonio bancario

2. Programmazione degli strumenti finanziari 49

2.2 I Programmi Operativi Regionali

Nei POR sono previsti strumenti finanziari per un totale di 2,28 miliardi di euro (cfr.

tavola 2.2 e figure 2.3-2.4), di cui oltre la metà nelle Regioni più sviluppate (1,17 miliardi), poco meno nelle cinque meno sviluppate (963 milioni) e il rimanente nelle tre in transizione (145 milioni). Le Regioni che hanno programmato l’ammontare maggiore di risorse attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari in valore assoluto sono Lombardia (442 milioni), Puglia (440) e Calabria (239), seguite da Lazio (181), Piemonte (171), Sicilia (155), Sardegna (109) e Toscana (107). Campania, Emilia-Romagna, Liguria e Umbria totalizzano ciascuna tra 50 e 90 milioni, mentre Basilicata, Marche, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia tra 30 e 40, e infine Veneto 13 e Molise 6. Come già accennato, per la Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano allo stato attuale non risulta programmato alcuno strumento finanziario. Tuttavia, la Provincia autonoma di Trento

Regioni più sviluppate 1.188 mln € (1.174 POR + 14 PON) 7,6% delle risorse totali

Regioni meno sviluppate 2.306 mln €

(963 POR + 1.342 PON) 6,8% delle risorse totali

Regioni in transizione 310 mln € (145 POR + 165 PON) 10,8% delle risorse totali

ha avviato alla fine del 2019 la predisposizione della valutazione ex ante per verificare la possibilità di attivare strumenti finanziari, anche con risorse proprie, come progetto pilota in vista del prossimo ciclo di programmazione.

Rispetto al totale delle risorse dei POR, la Lombardia si conferma la Regione che utilizza la quota maggiore di strumenti finanziari (23 per cento), con un ampio margine rispetto a tutte le altre Amministrazioni che non superano il 10 per cento. Tra queste Calabria, Lazio, Piemonte, Liguria, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Toscana si posizionano tra il 7 e il 10 per cento. Continuando ad esaminare la situazione in termini percentuali seguono intorno al 5-6 per cento Puglia, Emilia-Romagna, Molise, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Marche, con il 3 per cento Sicilia e, e infine tra 1 e 2 per cento Campania e Veneto.

Tavola 2.2 – Strumenti finanziari nei POR (milioni di euro, ottobre 2019)

Regione

(*) Compreso il cofinanziamento nazionale. (**) Non comprese nel totale degli strumenti.

Fonte: nostre elaborazioni su dati SFC2014.

Figura 2.3 – Strumenti finanziari nei POR, per forma tecnica e per tipologia di Regione (milioni di euro, ottobre 2019)

Fonte: nostre elaborazioni su dati SFC2014.

Figura 2.4 – Strumenti finanziari nei POR, per Regione (ottobre 2019)

Milioni di euro

Quota % sul totale delle risorse dei POR

Fonte: nostre elaborazioni su dati SFC2014.

Risorse S.F.

nei POR 2.283 mln

Risorse S.F.

nei POR 2.283 mln

Regioni più sviluppate Regioni in transizione Regioni meno sviluppate

Regioni più sviluppate Regioni in transizione Regioni meno sviluppate

Riguardo alla tipologia dei Fondi utilizzati, nella maggioranza delle Regioni gli strumenti finanziari riguardano esclusivamente il FESR (1,93 miliardi, pari all’85 per cento, compreso il cofinanziamento nazionale). Solo sette utilizzano anche risorse relative al FSE (349 milioni, il 15 per cento), e tra queste Puglia e Calabria – che hanno entrambe scelto un unico POR plurifondo, tenendo insieme le risorse FESR e FSE – sono le uniche con importi rilevanti (rispettivamente 200 e 71 milioni), oltre al Lazio (35).

I dati illustrati mostrano che il potenziale degli strumenti finanziari non risulti ancora ampiamente utilizzato nelle politiche di inserimento occupazionale e sociale finanziabili dal FSE, dal momento che vari strumenti – a partire dal microcredito – potrebbero offrire un sostegno temporaneo a soggetti in momentanea difficoltà e a persone che intendono avviare o sviluppare attività in proprio, magari dopo un percorso formativo.

Tra le possibili cause di questo fenomeno si ipotizza possa incidere una limitata conoscenza di tale strumentazione tecnica tra quanti operano nel segmento delle politiche sociali e formative. Nella Pubblica Amministrazione il tema incentivi e strumenti finanziari appare maggiormente conosciuto da quanti operano nel settore delle politiche per la competitività delle imprese.

Distinguendo per forma tecnica, la maggior parte delle risorse è destinata ai prestiti (1,23 miliardi) e alle garanzie (760 milioni), mentre poco è utilizzato per il capitale di rischio (259) e ancora meno per abbuoni (36). Questa articolazione appare la medesima in tutte le categorie di Regioni: quelle più sviluppate utilizzano 676 milioni di prestiti, 332 di garanzie, 143 di capitale di rischio e 23 di abbuoni; quelle meno sviluppate 478 milioni di prestiti, 392 di garanzie e 93 di capitale di rischio; infine, quelle in transizione 74 milioni di prestiti, 36 di garanzie, 22 di capitale di rischio e 13 di abbuoni.

Poche Regioni investono in modo consistente in strumenti di capitale di rischio (cfr.

figura 2.5), che ha una quota intorno al 40-50 per cento in Campania (41 milioni), Lazio (73) e Umbria (19). La quota dei prestiti, oltre al 100 per cento del Molise (ma su soli 7 milioni), è molto elevata in Toscana (98 milioni) e Lombardia (364) con circa l’80-90 per cento delle risorse, e in misura minore ma comunque uguale o superiore al 50 per cento in Calabria (167), Sardegna (63), Emilia-Romagna (43) e Puglia (220). Le garanzie hanno invece una quota del 100 per cento in Veneto (ma su soli 13 milioni), oltre l’80 per cento in Abruzzo (25 milioni) e Friuli-Venezia Giulia (20), circa il 60-70 per cento in Sicilia (103) e Marche (24), e intorno al 50 per cento in Piemonte (79 milioni), Liguria (30), Puglia (che ne prevede di più in valore assoluto, ben 200 milioni) ed Emilia-Romagna (35). Infine, gli abbuoni sono programmati solo in tre Regioni, con una quota consistente del 30 per cento unicamente in Liguria (ma in valore assoluto sono 20 milioni).

Queste scelte programmatiche, concentrandosi sugli strumenti di prestito e garanzia attraverso l’utilizzo di risorse pubbliche e cioè puntando ad incrementare e favorire la concessione di “prestiti” da parte degli intermediari finanziari, sembrano per alcuni aspetti riflettere il sistema finanziario italiano bancocentrico (cfr. paragrafo 1.1).

Nel paragrafo 4.2, invece, si descrive la strategia e le azioni positive in atto per una maggiore convergenza strategica e operativa degli strumenti finanziari.

Se aggiungiamo al quadro sin qui descritto le sovvenzioni rimborsabili (cfr. tavola 2.2) – che come esplicitato sono, per alcuni versi, affini agli strumenti finanziari – vediamo come solo la Puglia li utilizzi in modo significativo, con 1,4 miliardi, pari a tre volte l’importo degli strumenti finanziari programmati, mentre la seconda Regione in questa classifica, il Piemonte, ne impiega 271 milioni, che pure rappresentano un ammontare superiore a quello dei propri strumenti finanziari. Le altre quattro Regioni che

prevedono sovvenzioni rimborsabili (Sardegna, Campania, Calabria e Liguria) totalizzano meno di 40 milioni, comunque con valori inferiori rispetto agli strumenti finanziari da loro programmati.

Figura 2.5 – Strumenti finanziari nei POR, per forma tecnica (% ottobre 2019)

Fonte: nostre elaborazioni su dati SFC2014.

Confrontando questi dati aggiornati a ottobre 2019 con quelli riferiti a luglio 2018 e riportati nella precedente edizione del Rapporto, emergono minime differenze dovute alle riprogrammazioni avvenute nel periodo trascorso. Le variazioni riguardano sei Regioni, di cui quattro hanno ridotto le risorse destinate agli strumenti finanziari (in particolare 9 milioni in meno le Marche) e altre due le hanno aumentate (10 in più la Basilicata e 7 il Molise, che non aveva risorse programmate).

Senza entrare nel merito delle singole operazioni di riprogrammazione, appare coerente con la tipologia di intervento che gli strumenti finanziari siano inseriti nei POR ove raggiungano una dimensione minima che possa:

• giustificare il costo economico e amministrativo per la loro implementazione;

• produrre un effetto apprezzabile sul gap di mercato messo a fuoco nella valutazione ex ante anche se va evidenziata l’esperienza di alcune Regioni che cofinanziano tali strumenti oltre che con le risorse comunitarie anche con quelle della politica nazionale di coesione (es. FSC) o con risorse proprie regionali (es. Emilia-Romagna, Veneto, Sardegna, Lazio, ecc.) massimizzandone gli effetti sul territorio.

Nel documento Rapporto sugli strumenti finanziari (pagine 52-57)